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La zona è un’area protetta dal 2008, per il suo interesse storico e naturalistico.
Segni di antichi percorsi di crinali etruschi mostrano l’ antica viabilità del territorio






Abbadia di San Michele Arcangelo a Passignano

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L’Abbadia di San Michele Arcangelo di Passignano è un luogo ricco di storia  situata in una posizione favorita dalla natura che si può raggiungere con una  piacevole camminata. Situata  su una  collina del Chianti in Val di Pesa una chiesa e un convento sono  raccolti da una cinta muraria quattrocentesca. Attualmente  è condotta dai monaci vallombrosani   che, dopo diversi passaggi di proprietà e destinazioni, sono tornati a custodire  la tomba del fondatore  della loro regola Giovanni  Gualberto che vi morì nel 1073.
Nato proprio in un castello di questa zona  nel 985  nella famiglia fiorentina dei Visdomini, quasi un antesignano di San Francesco, il futuro monaco da lì partì  per la sua scelta di vita  che nel 1038 lo vide fondatore a Vallombrosa di  una nuova regola monastica.
La regola di questo ordine si basò sulla dedizione totale alla preghiera, con il distacco dalle attività lavorative, ed ebbe l’approvazione di Papa Vittore II  nel 1055 e  la successiva  protezione apostolica  offerta da Urbano II nel 1090.
L’ordine si diffuse.
A Passignano intorno al X secolo c’era una piccola comunità monastica  e fu quella nel 1046  la prima ad accogliere la riforma di  Giovanni Gualberto.
Fatto santo da papa Celestino III nel 1193  il monaco continuò ad esercitare una preziosa influenza per la devozione che attirava pellegrini ad  onorare la sua tomba per la quale arrivarono donazioni e lasciti che contribuirono  alla creazione di questa  abbazia che oggi possiamo ammirare.
Figure di importanti abati si sono succedute dopo di lui e il prestigio della abbazia crebbe.   Ma proprio per la sua importanza il luogo ha dovuto subire nel corso dei secoli ai problemi  dei vari  tempi, come lo scisma creato dalla doppia elezione papale di Alessandro III e l’antipapa Pasquale III, come le controversie per la distribuzione di fondi destinati al monastero che invece venivano distribuiti al popolo per sostenere sommosse contro l’imperatore di Costantinopoli.   Conflitti nacquero anche intorno alla canonizzazione del fondatore, alla proprietà delle reliquie, al controllo del rispetto della regola e alla correttezza delle esenzioni fiscali.
Sulla vita del monastero ebbero ripercussioni anche la lotta fra Guelfi e Ghibellini. Le nomine degli abati sono state ulteriore elemento di giochi di potere a seconda delle influenze che questi avevano con il mondo politico e religioso.
Già dal XIV secolo il monastero era molto ricco e impiegò risorse per la costruzione  e le decorazioni delle sue strutture.Il complesso  che oggi troviamo è a pianta quadrangolare, fortificato dalla cinta muraria con torri d’angolo risalenti nelle parti più antiche al secolo XIII. 

Una tradizione riguarda un crocifisso  scolpito in legno che si trova nella cappella a destra dell’altare maggiore dedicata a San Sebastiano e San Atto. Il crocifisso è del XV secolo ed è ritenuto miracoloso

 ………entro una nicchia, si conserva un Crocifisso scolpito in legno, per il quale il popolo di Passignano ha una grande venerazione. Si scopre una volta all'anno, cioè il martedì di Pentecoste, nel qual giorno la venerabile Compagnia di San Donato in Poggio viene a portargli un'offerta in cera. Intorno a questo Crocifisso non esiste memoria scritta. Ma è tradizione popolare che tornando la Compagnia di Passignano da San Lucchese presso Poggibonsi, fu sopraggiunta in vicinanza del ponte di Legnoli da uno spaventoso temporale, che la costrinse a fermarsi, per cercare rifugio sotto le querce. Si vuole che dove si fermarono i fratelli col crocifisso in parola non cadesse neppure una goccia d'acqua [...]. Il fatto prodigioso non si sa bene quando accadesse: si dice circa il 1600...,"  (Fornaciari G.   )
  


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Basilica di Santa Croce nel Refettorio 

La vita di San Giovanni Gualberto

di Giovanni del Biondo



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Una delle tante testimonianze della vita dell’ordine vallombrosano si trova a Firenze sotto la chiesa di 
Santa Trinita  con una cripta, un edificio romanico molto sobrio , con colonnine di marmo verde su base in marmo bianco, era dedicata a Santa Maria dello Spasimo. 
Nel 1492 Il pittore Neri di Bicci  affrescò
 La vita di San Giovanni Gualberto 
per una cappella della Chiesa di Santa Trinita


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La chiesa
ad un’unica navata è a croce latina, caratterizzata a metà della navata dal coro  monastico,  realizzato nel 1549, ai lati del quale si trovano le tavole di Michele Ridolfo del Ghirlandaio con la rappresentazione degli arcangeli e della natività.
La cappella centrale è stata disegnata e affrescata da Domenico Cresti che viene ricordato come il Passignano; è dedicata  all’arcangelo Michele  mentre quella di sinistra, nella quale è custodito il sepolcro del santo è di Giovanni Allori. La pietra del sepolcro originale è collocata nella parete del campanile, dove è anche l’ingresso alla scala a chiocciola che conduce alla cripta.
Testimonianza e fondamento della parte originale della struttura la cripta è un piccolo ambiente con abside coperto da volticciole a crociera  impostate su quattro colonne con semplici capitelli. Uno scritto al centro indica il luogo del primo seppellimento del santo.
Varie ristrutturazione hanno cambiato l’assetto della chiesa ma mantenuto e protetto l’attività di molti artisti che sono stati chiamati a raccontare momenti rappresentativi della storia dell’abbazia .

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 Il monastero 
si trova di fronte alla chiesa. Il portale quattrocentesco è originale, realizzato da maestri settignanesi Adrea di Neri e Mariotto da Settignano.
Della parte originaria non è rimasto niente a causa di incendi e distruzioni, solo nelle cantine si trovano volte con sottarchi valutabili al XIII secolo.
Il plesso nel corso dei secoli ha avuto vari rifacimenti fino anche a diventare residenza  privata. Il chiostro è stato costruito nel 1470 e al tempo era affrescato con storie della Vita di San Benedetto delle quali non tutte sono rimaste.
La grande sala del refettorio ha il quasi obbligatorio quadro con l’ultima cena , e questa è di Domenico Ghirlandaio, oltre ad altri dipinti che furono affidati a Bernardo Rosselli.
.


Fuori dalle mura della Abbazia c’è un piccolo borgo protetto con una casa torre del secolo XII e la Chiesa di San Biagio costruita nel periodo tra il romanico e il gotico. All’interno ci sono affreschi della scuola del Ghirlandaio.

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