San Giuliano l'Ospitaliere
Il personaggio di San Giuliano, detto l’Ospitaliere, è stato rappresentato da pittori importanti e alcuni di questi quadri si trovano a Firenze: un dipinto di Masolino si trova nella bella e antica chiesa di Santo Stefano al Ponte, vicino al Ponte Vecchio.
Il santo è rappresentato come un giovane elegantemente vestito con una spada nella mano destra. Il quadro era destinato alla devozione privata e faceva parte di un trittico nel quale aveva lavorato anche Masaccio. Sempre a Firenze nella Chiesa di San Niccolò
Oltrarno si trova una tavola dipinta ad olio di Alessandro Fei, mentre al Museo d’Arte Medievale e Moderna di Arezzo una terracotta invetriata del 1490 ca. [proveniente dal Convento di Sargiano della bottega di Andrea della Robbia] mostra nella predella una scena
della vita del santo. L’attributo che in tutte queste opere viene usato per rappresentare il personaggio è sempre una spada come se questo fosse il simbolo fondamentale per la definizione della santità di Giuliano.
Per conoscere la storia di questo santo possiamo basarci su un’altra eccezionale opera d’arte: una grande vetrata nella Cattedrale di Rouen racconta in 34 riquadri gli avvenimenti fondamentali della sua vita. Tale vetrata ispirò lo scrittore Gustave Flaubert, nativo appunto di Rouen, che, impressionato da tali immagini, scrisse un racconto sulla “leggenda di San Giuliano Ospitaliere”. Si narra che Giuliano, ancora giovanetto, si dedicasse in modo crudele alla caccia; un giorno, cacciando un cervo, questo, prima di essere ucciso, predisse a Giuliano che sarebbe venuto il giorno in cui la sua furia omicida si sarebbe rivolta verso i suoi genitori. Atterrito dall’ eventualità di questa sorte il ragazzo lasciò la casa e vagò a lungo cercando di costruirsi un nuova vita. Ormai adulto e ricco di fama e onori, viveva sereno con la sua bella e giovane moglie, ma un giorno fu rintracciato dai suoi inconsolabili genitori che giunsero alla sua casa in un momento in cui lui era assente. La giovane sposa li accolse con gioia o offri loro con la massima ospitalità la propria camera matrimoniale. Rientrato di notte, al buio, Giuliano trovò nel suo letto due persone e accecato dalla gelosia di un palese tradimento alzò la spada e uccise i due vecchi che dormivano. La terribile tragedia portò Giuliano ad abbandonare il suo castello e seguito dalla moglie a dedicarsi ad una vita di espiazione. Dopo molte peregrinazioni si fermò presso la riva di un fiume per offrire aiuto ai pellegrini e ai viandanti nel passare da una riva all’altra.
Da qui nasce la figura dell’ ospitaliere. Il sostegno ai pellegrini e ai viandanti per attraversare il fiume, l’accoglienza e l’ospizio nella sua capanna per i bisognosi saranno il riscatto della sua sfortunata vita che lo porteranno a guadagnarsi il merito della sua santità. Questa leggenda ha origini molto antiche e si trova citata in un’opera di un monaco francese del IX secolo dove si parla di un Giuliano francese o forse belga del VII secolo. Anche la Leggenda Aurea di Jacopo da Varazze riporta il racconto che riscontra quasi fedelmente la rappresentazione della meravigliosa vetrata della Cattedrale francese. La città di Macerata celebra il culto di San Giuliano, già dal VIII secolo, in un antica Pieve che, molti secoli dopo, diventerà la cattedrale della città, e per la sua tradizione indica nel fiume Potenza il luogo dove operava San Giuliano.
Il santo, eletto a patrono, viene rappresentato in numerosi affreschi nelle sue chiese, sulle porte d'accesso intorno alle mura, nell'antico sigillo dell'università, nei palazzi signorili, negli stendardi. A Roma si trova la Chiesa Reale Belga San Giuliano dei Fiamminghi, della cui opera di ospitalità si hanno notizie fin dal secolo VIII.
Molte sono le citazioni e la venerazione di questa figura, ricordiamo a Firenze l’opera di Cristofano Allori, ‘Ospitalita' di S. Giuliano’, a Palazzo Pitti.
Donata Cioni
Il santo è rappresentato come un giovane elegantemente vestito con una spada nella mano destra. Il quadro era destinato alla devozione privata e faceva parte di un trittico nel quale aveva lavorato anche Masaccio. Sempre a Firenze nella Chiesa di San Niccolò
Oltrarno si trova una tavola dipinta ad olio di Alessandro Fei, mentre al Museo d’Arte Medievale e Moderna di Arezzo una terracotta invetriata del 1490 ca. [proveniente dal Convento di Sargiano della bottega di Andrea della Robbia] mostra nella predella una scena
della vita del santo. L’attributo che in tutte queste opere viene usato per rappresentare il personaggio è sempre una spada come se questo fosse il simbolo fondamentale per la definizione della santità di Giuliano.
Per conoscere la storia di questo santo possiamo basarci su un’altra eccezionale opera d’arte: una grande vetrata nella Cattedrale di Rouen racconta in 34 riquadri gli avvenimenti fondamentali della sua vita. Tale vetrata ispirò lo scrittore Gustave Flaubert, nativo appunto di Rouen, che, impressionato da tali immagini, scrisse un racconto sulla “leggenda di San Giuliano Ospitaliere”. Si narra che Giuliano, ancora giovanetto, si dedicasse in modo crudele alla caccia; un giorno, cacciando un cervo, questo, prima di essere ucciso, predisse a Giuliano che sarebbe venuto il giorno in cui la sua furia omicida si sarebbe rivolta verso i suoi genitori. Atterrito dall’ eventualità di questa sorte il ragazzo lasciò la casa e vagò a lungo cercando di costruirsi un nuova vita. Ormai adulto e ricco di fama e onori, viveva sereno con la sua bella e giovane moglie, ma un giorno fu rintracciato dai suoi inconsolabili genitori che giunsero alla sua casa in un momento in cui lui era assente. La giovane sposa li accolse con gioia o offri loro con la massima ospitalità la propria camera matrimoniale. Rientrato di notte, al buio, Giuliano trovò nel suo letto due persone e accecato dalla gelosia di un palese tradimento alzò la spada e uccise i due vecchi che dormivano. La terribile tragedia portò Giuliano ad abbandonare il suo castello e seguito dalla moglie a dedicarsi ad una vita di espiazione. Dopo molte peregrinazioni si fermò presso la riva di un fiume per offrire aiuto ai pellegrini e ai viandanti nel passare da una riva all’altra.
Da qui nasce la figura dell’ ospitaliere. Il sostegno ai pellegrini e ai viandanti per attraversare il fiume, l’accoglienza e l’ospizio nella sua capanna per i bisognosi saranno il riscatto della sua sfortunata vita che lo porteranno a guadagnarsi il merito della sua santità. Questa leggenda ha origini molto antiche e si trova citata in un’opera di un monaco francese del IX secolo dove si parla di un Giuliano francese o forse belga del VII secolo. Anche la Leggenda Aurea di Jacopo da Varazze riporta il racconto che riscontra quasi fedelmente la rappresentazione della meravigliosa vetrata della Cattedrale francese. La città di Macerata celebra il culto di San Giuliano, già dal VIII secolo, in un antica Pieve che, molti secoli dopo, diventerà la cattedrale della città, e per la sua tradizione indica nel fiume Potenza il luogo dove operava San Giuliano.
Il santo, eletto a patrono, viene rappresentato in numerosi affreschi nelle sue chiese, sulle porte d'accesso intorno alle mura, nell'antico sigillo dell'università, nei palazzi signorili, negli stendardi. A Roma si trova la Chiesa Reale Belga San Giuliano dei Fiamminghi, della cui opera di ospitalità si hanno notizie fin dal secolo VIII.
Molte sono le citazioni e la venerazione di questa figura, ricordiamo a Firenze l’opera di Cristofano Allori, ‘Ospitalita' di S. Giuliano’, a Palazzo Pitti.
Donata Cioni