Sulla Via deli Dei - Esperienza di Giacomo Garrisi di Firenze
Volentieri pubblichiamo il racconto di Giacomo che ha fatto a piedi un importante tratto della Via degli Dei da Bologna verso Fiesole
La mia esperienza con la “Via degli Dei”
L’idea di intraprendere questo cammino mi è venuta dal desiderio di fare una vacanza d'estate a contatto con la natura e in piena indipendenza. Avevo voglia di staccare dal mondo civilizzato e passare qualche giorno a camminare per boschi e radure dormendo in tenda. Siccome era la mia prima esperienza di lungo cammino per più giorni consecutivi ho deciso di non andare da solo (nonostante la tentazione di vivere un’esperienza “monastica” fosse forte) e ho chiesto ad un amico fidato e soprattutto allenato di accompagnarmi.
Avevamo intenzione di dividere il cammino in 5 notti in tenda piantandola un po’ dove ci pareva al tramonto, e smontandola subito all’alba per ripartire.
Abbiamo iniziato ad organizzarci più o meno una settimana prima della partenza utilizzando una guida che credo ci abbia aiutato molto, soprattutto perché indicava nel percorso tutte le fontane, i punti “buoni” per piantare la tenda, gli alimentari eccetera, in modo da rendere flessibile il nostro itinerario e scegliere sul momento dove fermarsi per le pause.
Tutta l’organizzazione tuttavia è stata mandata in fumo dalla nostra inesperienza, che ci ha portato ad esagerare con i km. In particolare il primo giorno avevamo intenzione di dormire ai piedi del monte Adone (prima tappa canonica della via), ma ci siamo trovati a fare la sosta per il pranzo molto vicino a questo punto. Siccome ci sentivamo poco stanchi nonostante i 20 km fatti, abbiamo deciso di tirare dritto per altri 20 km fino a quella che sarebbe dovuta essere la tappa del giorno dopo, ovvero Monzuno.
Questa scelta comportava il perdersi la vista dalla cima di Monte Adone, ma motivati e forse troppo esaltati dal desiderio di mettersi alla prova abbiamo preferito tentare di “bruciare le tappe” nel minor tempo possibile. Quindi ci siamo incamminati a passo svelto decisi ad arrivare a Monzuno entro le 18. Per tagliare abbiamo preso la strada provinciale che comunque ci ha dato una bella vista ma ci ha distrutto i piedi a causa dell’asfalto duro e della pendenza che in molti tratti era del 15%. Siamo stati messi a dura prova e infatti il nostro orario di arrivo è slittato di circa 2 ore, e quando siamo arrivati non ci reggevamo più in piedi. Ci eravamo scordati anche che a Monzuno non c’erano posti per piantare la tenda, quindi ci siamo trovati a dormire in un ostello [Ostello degli Dei] dove abbiamo avuto il privilegio di fare la doccia. Nel paesino abbiamo trovato abitanti molto accoglienti che ci hanno suggerito dove mangiare e si sono stupiti dopo aver sentito il nostro percorso un po’ esagerato, infatti si chiedevano come avremmo fatto a camminare il giorno seguente.
I loro dubbi erano più che leciti perché il giorno dopo, con più di 10 ore di sonno le nostre gambe non erano affatto riposate. Nonostante tutto non ci siamo fatti scoraggiare e abbiamo percorso la tappa successiva doloranti nel fisico ma soddisfatti e felici nello spirito. Ce la siamo presa più con calma e ci siamo goduti i boschi appenninici, accompagnati anche da diversi camminatori che condividevano il nostro percorso. A questo punto eravamo mezza giornata avanti rispetto alla tabella di marcia considerando i 40 km di follia del giorno prima, ma questo vantaggio si è ridotto quando abbiamo trovato una radura a dir poco paradisiaca nei pressi del “passo del passeggiere” verso le ore 16. Avevamo tutto il tempo per arrivare al passo della futa, la nostra tappa prevista per la giornata, ma affascinati dall’atmosfera di quella radura [foto sopra] e dalla possibilità di dormire in mezzo al nulla rispetto al farlo in un campeggio, abbiamo scelto di piantare la tenda lì. Quando la luce ha iniziato a sparire siamo andati a dormire, mossi anche dal forte vento e dalla nube temporalesca che era a pochi passi da noi. Cercando poi su internet abbiamo visto che un’ora prima quella stessa nube aveva causato molti danni in Emilia Romagna, e quando si è spostata su di noi abbiamo temuto il diluvio universale. L’albero sotto la copertura del quale ci eravamo sistemati ha smorzato la pioggia che è arrivata lieve sulla tenda, e abbiamo resistito anche al forte vento. La ricompensa per questa notte in balia della tempesta è stata l’alba del terzo giorno, una delle cose che ricorderò di più di questa esperienza.
Dopo questa visione ci siamo rimessi in cammino verso S.Piero a Sieve, tratto durante il quale abbiamo pagato la nostra impresa del primo giorno con la salute delle gambe. Soprattutto le ginocchia hanno iniziato a vacillare già all’inizio della prima discesa di 9 km con 700 m di dislivello e io avevo iniziato a sentire un dolore al ginocchio sinistro. Essendo in mezzo al bosco non avevamo altra scelta che continuare a camminare, quindi mi sono portato dietro questo dolore per tutta la discesa. Inutile dire che alla fine di questa il dolore era diventato lancinante, ed era inutile sperare di recuperarlo con il riposo. Quindi arrivati a Galliano, a 7 km da San Piero, abbiamo deciso che era meglio fermarci per evitare di farci male seriamente e con un po’ di vergogna abbiamo chiesto di farci riportare a casa in macchina. La nostra avventura si concludeva quindi dopo 80 km percorsi in 2 giorni e mezzo, 2/3 del percorso nella metà del tempo.
Sulla base della mia mezza esperienza posso consigliare a chi vuole viverla di organizzarsi prima e seguire uno schema preciso che divida lo sforzo nei giorni decisi, per evitare di fare il nostro stesso errore. Rimane comunque importante per me la flessibilità, perché se non si è flessibili nel fermarsi quando si è veramente stanchi non ci si gode quella che deve essere più una vacanza che un allenamento, e presi dalla foga di arrivare alla tappa si perde quella che è la bellezza del camminare nei boschi, caratteristica unica della via degli dei, come credo lo sia di molti degli altri cammini che ho intenzione di percorrere.
Giacomo Garrisi
Luglio 2023
L’idea di intraprendere questo cammino mi è venuta dal desiderio di fare una vacanza d'estate a contatto con la natura e in piena indipendenza. Avevo voglia di staccare dal mondo civilizzato e passare qualche giorno a camminare per boschi e radure dormendo in tenda. Siccome era la mia prima esperienza di lungo cammino per più giorni consecutivi ho deciso di non andare da solo (nonostante la tentazione di vivere un’esperienza “monastica” fosse forte) e ho chiesto ad un amico fidato e soprattutto allenato di accompagnarmi.
Avevamo intenzione di dividere il cammino in 5 notti in tenda piantandola un po’ dove ci pareva al tramonto, e smontandola subito all’alba per ripartire.
Abbiamo iniziato ad organizzarci più o meno una settimana prima della partenza utilizzando una guida che credo ci abbia aiutato molto, soprattutto perché indicava nel percorso tutte le fontane, i punti “buoni” per piantare la tenda, gli alimentari eccetera, in modo da rendere flessibile il nostro itinerario e scegliere sul momento dove fermarsi per le pause.
Tutta l’organizzazione tuttavia è stata mandata in fumo dalla nostra inesperienza, che ci ha portato ad esagerare con i km. In particolare il primo giorno avevamo intenzione di dormire ai piedi del monte Adone (prima tappa canonica della via), ma ci siamo trovati a fare la sosta per il pranzo molto vicino a questo punto. Siccome ci sentivamo poco stanchi nonostante i 20 km fatti, abbiamo deciso di tirare dritto per altri 20 km fino a quella che sarebbe dovuta essere la tappa del giorno dopo, ovvero Monzuno.
Questa scelta comportava il perdersi la vista dalla cima di Monte Adone, ma motivati e forse troppo esaltati dal desiderio di mettersi alla prova abbiamo preferito tentare di “bruciare le tappe” nel minor tempo possibile. Quindi ci siamo incamminati a passo svelto decisi ad arrivare a Monzuno entro le 18. Per tagliare abbiamo preso la strada provinciale che comunque ci ha dato una bella vista ma ci ha distrutto i piedi a causa dell’asfalto duro e della pendenza che in molti tratti era del 15%. Siamo stati messi a dura prova e infatti il nostro orario di arrivo è slittato di circa 2 ore, e quando siamo arrivati non ci reggevamo più in piedi. Ci eravamo scordati anche che a Monzuno non c’erano posti per piantare la tenda, quindi ci siamo trovati a dormire in un ostello [Ostello degli Dei] dove abbiamo avuto il privilegio di fare la doccia. Nel paesino abbiamo trovato abitanti molto accoglienti che ci hanno suggerito dove mangiare e si sono stupiti dopo aver sentito il nostro percorso un po’ esagerato, infatti si chiedevano come avremmo fatto a camminare il giorno seguente.
I loro dubbi erano più che leciti perché il giorno dopo, con più di 10 ore di sonno le nostre gambe non erano affatto riposate. Nonostante tutto non ci siamo fatti scoraggiare e abbiamo percorso la tappa successiva doloranti nel fisico ma soddisfatti e felici nello spirito. Ce la siamo presa più con calma e ci siamo goduti i boschi appenninici, accompagnati anche da diversi camminatori che condividevano il nostro percorso. A questo punto eravamo mezza giornata avanti rispetto alla tabella di marcia considerando i 40 km di follia del giorno prima, ma questo vantaggio si è ridotto quando abbiamo trovato una radura a dir poco paradisiaca nei pressi del “passo del passeggiere” verso le ore 16. Avevamo tutto il tempo per arrivare al passo della futa, la nostra tappa prevista per la giornata, ma affascinati dall’atmosfera di quella radura [foto sopra] e dalla possibilità di dormire in mezzo al nulla rispetto al farlo in un campeggio, abbiamo scelto di piantare la tenda lì. Quando la luce ha iniziato a sparire siamo andati a dormire, mossi anche dal forte vento e dalla nube temporalesca che era a pochi passi da noi. Cercando poi su internet abbiamo visto che un’ora prima quella stessa nube aveva causato molti danni in Emilia Romagna, e quando si è spostata su di noi abbiamo temuto il diluvio universale. L’albero sotto la copertura del quale ci eravamo sistemati ha smorzato la pioggia che è arrivata lieve sulla tenda, e abbiamo resistito anche al forte vento. La ricompensa per questa notte in balia della tempesta è stata l’alba del terzo giorno, una delle cose che ricorderò di più di questa esperienza.
Dopo questa visione ci siamo rimessi in cammino verso S.Piero a Sieve, tratto durante il quale abbiamo pagato la nostra impresa del primo giorno con la salute delle gambe. Soprattutto le ginocchia hanno iniziato a vacillare già all’inizio della prima discesa di 9 km con 700 m di dislivello e io avevo iniziato a sentire un dolore al ginocchio sinistro. Essendo in mezzo al bosco non avevamo altra scelta che continuare a camminare, quindi mi sono portato dietro questo dolore per tutta la discesa. Inutile dire che alla fine di questa il dolore era diventato lancinante, ed era inutile sperare di recuperarlo con il riposo. Quindi arrivati a Galliano, a 7 km da San Piero, abbiamo deciso che era meglio fermarci per evitare di farci male seriamente e con un po’ di vergogna abbiamo chiesto di farci riportare a casa in macchina. La nostra avventura si concludeva quindi dopo 80 km percorsi in 2 giorni e mezzo, 2/3 del percorso nella metà del tempo.
Sulla base della mia mezza esperienza posso consigliare a chi vuole viverla di organizzarsi prima e seguire uno schema preciso che divida lo sforzo nei giorni decisi, per evitare di fare il nostro stesso errore. Rimane comunque importante per me la flessibilità, perché se non si è flessibili nel fermarsi quando si è veramente stanchi non ci si gode quella che deve essere più una vacanza che un allenamento, e presi dalla foga di arrivare alla tappa si perde quella che è la bellezza del camminare nei boschi, caratteristica unica della via degli dei, come credo lo sia di molti degli altri cammini che ho intenzione di percorrere.
Giacomo Garrisi
Luglio 2023
Per approfondire sulla rete, sia come tracciato gps, sia per descrizione delle tappe e le accoglienze:
www.viadeglidei.it
www.ilmovimentolento.it
it.wikiloc.com
www.lavia.cc
... e molto altro.
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