1
Codex Calixtinus
Composto durante il pontificato di Callisto 1119 – 1124 il codice consta di cinque libri, è riccamente miniato e riprodotto in molte copie
Il primo libro della raccolta è una antologia liturgica, con molti testi corredati di notazione musicale tutti dedicati alla venerazione di San Giacomo. La preziosa caratteristica di questi brani si fonda sull’intreccio di monodia e polifonia in alternanza, talvolta soggetta alle specificità formali dei testi liturgici. Tutti a due voci, i brani presentano però una varietà di stilemi musicali nuovi rispetto alle consuetudini dell’epoca, che accomunano e differenziano il Calixtinus da altri manoscritti coevi sempre di area francese, come quelli di San Marziale. Sono 266 carte di pergamena che riportano anche i nomi degli autori.
Il celebre brano musicale conductus Congaudeant Catholici, è ritenuto il primo brano polifonico a tre voci. Le linee melodiche cantate simultaneamente producono delle dissonanze inconsuete, ma non sconosciute alla musica medievale, soprattutto posteriore.
Il secondo libro tratta dei miracoli che tanti fedeli hanno attribuito a San Giacomo, è ricco quindi di manoscritti provenienti da chiese e monasteri di molti paesi.
Il terzo libro riguardata la traslazione del corpo del santo che morto a Gerusalemme, è arrivato in Galizia.
Il quarto porta anche il nome di ‘ Historia Turpini’. E’ la storia scritta dall’arcivescovo di Reims, Turpino, che racconta come il santo prima fosse apparso in sogno all'imperatore per rivelargli l'esistenza del proprio sepolcro, e come Carlo fosse andato a liberarlo dai pagani ed avesse fondato e dotato di privilegi la prima chiesa. Inoltre ci sono anche le campagne di Carlo contro gli infedeli e gli avvenimenti che fanno nascere la figura di di Santiago Matamoros.
Il quinto libro è quello meno riprodotto in quanto si tratta di una guida per i pellegrini che ovviamente poteva avere interessi diversi per le diverse provenienze
Il primo libro della raccolta è una antologia liturgica, con molti testi corredati di notazione musicale tutti dedicati alla venerazione di San Giacomo. La preziosa caratteristica di questi brani si fonda sull’intreccio di monodia e polifonia in alternanza, talvolta soggetta alle specificità formali dei testi liturgici. Tutti a due voci, i brani presentano però una varietà di stilemi musicali nuovi rispetto alle consuetudini dell’epoca, che accomunano e differenziano il Calixtinus da altri manoscritti coevi sempre di area francese, come quelli di San Marziale. Sono 266 carte di pergamena che riportano anche i nomi degli autori.
Il celebre brano musicale conductus Congaudeant Catholici, è ritenuto il primo brano polifonico a tre voci. Le linee melodiche cantate simultaneamente producono delle dissonanze inconsuete, ma non sconosciute alla musica medievale, soprattutto posteriore.
Il secondo libro tratta dei miracoli che tanti fedeli hanno attribuito a San Giacomo, è ricco quindi di manoscritti provenienti da chiese e monasteri di molti paesi.
Il terzo libro riguardata la traslazione del corpo del santo che morto a Gerusalemme, è arrivato in Galizia.
Il quarto porta anche il nome di ‘ Historia Turpini’. E’ la storia scritta dall’arcivescovo di Reims, Turpino, che racconta come il santo prima fosse apparso in sogno all'imperatore per rivelargli l'esistenza del proprio sepolcro, e come Carlo fosse andato a liberarlo dai pagani ed avesse fondato e dotato di privilegi la prima chiesa. Inoltre ci sono anche le campagne di Carlo contro gli infedeli e gli avvenimenti che fanno nascere la figura di di Santiago Matamoros.
Il quinto libro è quello meno riprodotto in quanto si tratta di una guida per i pellegrini che ovviamente poteva avere interessi diversi per le diverse provenienze
2
Erasmo da Rotterdam 1466 - 1536
ELOGIO ALLA PAZZIA
Cap. XLVIII
….. Uno va a caccia di novità, un altro mulina sempre progetti grandiosi.
E c’è chi si reca a Roma, a Gerusalemme e a San Iacopo di Compostella, dove pur non ha da fare, piantando in asso la moglie e i figli.
…..
Cap. XLVIII
….. Uno va a caccia di novità, un altro mulina sempre progetti grandiosi.
E c’è chi si reca a Roma, a Gerusalemme e a San Iacopo di Compostella, dove pur non ha da fare, piantando in asso la moglie e i figli.
…..
3
Grazia Deledda
Canne al vento
‘Canne al vento’ è il capolavoro di Grazia Deledda, la scrittrice è nata a Nuoro nel 1871. Nel 1926 riceve il Premio Nobel per la letteratura.
Il romanzo tratta il suo racconto in una Sardegna arcaica, un mondo semplice nel quale sono presenti i miti e le tradizioni dove può ben comparire una citazione dei pellegrini!.
Cap II ..i bassi ontani lungo il fiume,
gli sembrava di essere un pellegrino,
con la piccola bisaccia di lana sulle spalle e un bastone di
sambuco in mano, diretto verso un luogo di penitenza: il mondo.
Cap. XV .... simili in tutto ai Baroni in pellegrinaggio quali il servo li
aveva veduti dipinti in qualche antico quadro della Basilica….
…. si univano alle cantilene gravi dei pellegrini. ...
Novelle
La festa del Cristo
Fin verso mezzogiorno il tempo era stato bello. Le campane suonavano a distesa e la gente usciva nella strada e s'affacciava ai muriccioli per vedere sfilare la cavalcata dei pellegrini che andavano alla festa del Cristo di Saltelli.
…. La pittoresca processione che doveva percorrere strade e strade, valli e valli prima di arrivare alla meta.
‘Canne al vento’ è il capolavoro di Grazia Deledda, la scrittrice è nata a Nuoro nel 1871. Nel 1926 riceve il Premio Nobel per la letteratura.
Il romanzo tratta il suo racconto in una Sardegna arcaica, un mondo semplice nel quale sono presenti i miti e le tradizioni dove può ben comparire una citazione dei pellegrini!.
Cap II ..i bassi ontani lungo il fiume,
gli sembrava di essere un pellegrino,
con la piccola bisaccia di lana sulle spalle e un bastone di
sambuco in mano, diretto verso un luogo di penitenza: il mondo.
Cap. XV .... simili in tutto ai Baroni in pellegrinaggio quali il servo li
aveva veduti dipinti in qualche antico quadro della Basilica….
…. si univano alle cantilene gravi dei pellegrini. ...
Novelle
La festa del Cristo
Fin verso mezzogiorno il tempo era stato bello. Le campane suonavano a distesa e la gente usciva nella strada e s'affacciava ai muriccioli per vedere sfilare la cavalcata dei pellegrini che andavano alla festa del Cristo di Saltelli.
…. La pittoresca processione che doveva percorrere strade e strade, valli e valli prima di arrivare alla meta.
4
Bosch
Bosch Hieronymus o Hieronymus van Aeken, pittore fiammingo, nasce a Hertogenbosch, in Olanda intorno al 1450.
"Il mondo è come un carro di fieno, ciascuno ne arraffa quello che può."
Da questo proverbio fiammingo nasce il titolo e l’ispirazione di questa opera di Bosch che fa parte della serie il ‘ Trittico del fieno. L’opera che si trova nel Museo del Prado a Madrid è stata realizzata nel 1502 su una tavola con tecnica ad olio. Sono due ante della misura di 135 cm per 90 che chiuse mostrano in primo piano un pellegrino con borsa e bastone in cammino in procinto di attraversare un ponte mentre sullo sfondo sono mostrate scene che rappresentano il male del mondo.
L’interpretazione più recente è la tesi che si tratti di un viandante che si incammina sulla via dell'esistenza, resistendo alle lusinghe dei peccati e guardandosi dalle malvagità e dalle tentazioni. L'artista tratta il tema stoico che si accompagna, non senza un'acuta dose di ironia la rappresentazione della libertà concessa da Dio all'uomo, la sua caduta nel vizio e il destino infernale che attende i peccatori.
Per avere una idea della sua ironia e nonché della sua capacità di usare allegorie e simboli presi sia da fonti auliche che popolari, ricordiamo che mentre dipingeva ‘Il trittico delle delizie ‘Michelangelo dipingeva la Cappella Sistina e Raffaello La Scuola di Atene
La Spagna è il paese che possiede più opere del pittore, al Museo del Prado, al Monastero dell’Escorial e a Madrid, infatti Filippo II di Spagna fu un grande ammiratore di Bosh che dal canto suo fu invece reticente a firmare le sue opere e a donarle.
"Il mondo è come un carro di fieno, ciascuno ne arraffa quello che può."
Da questo proverbio fiammingo nasce il titolo e l’ispirazione di questa opera di Bosch che fa parte della serie il ‘ Trittico del fieno. L’opera che si trova nel Museo del Prado a Madrid è stata realizzata nel 1502 su una tavola con tecnica ad olio. Sono due ante della misura di 135 cm per 90 che chiuse mostrano in primo piano un pellegrino con borsa e bastone in cammino in procinto di attraversare un ponte mentre sullo sfondo sono mostrate scene che rappresentano il male del mondo.
L’interpretazione più recente è la tesi che si tratti di un viandante che si incammina sulla via dell'esistenza, resistendo alle lusinghe dei peccati e guardandosi dalle malvagità e dalle tentazioni. L'artista tratta il tema stoico che si accompagna, non senza un'acuta dose di ironia la rappresentazione della libertà concessa da Dio all'uomo, la sua caduta nel vizio e il destino infernale che attende i peccatori.
Per avere una idea della sua ironia e nonché della sua capacità di usare allegorie e simboli presi sia da fonti auliche che popolari, ricordiamo che mentre dipingeva ‘Il trittico delle delizie ‘Michelangelo dipingeva la Cappella Sistina e Raffaello La Scuola di Atene
La Spagna è il paese che possiede più opere del pittore, al Museo del Prado, al Monastero dell’Escorial e a Madrid, infatti Filippo II di Spagna fu un grande ammiratore di Bosh che dal canto suo fu invece reticente a firmare le sue opere e a donarle.
5 Bonaventura Berlinghieri
STORIE DI SAN FRANCESCO
BONAVENTURA BERLINGHIERI (Lucca 1228-1274)
Dall’Opera Storie di San Francesco
Il dipinto a tempera e oro su tavola lignea in grandi dimensioni con al centro la figura del santo
È circondato da quadri che rappresentano scene della sua vita.
Una di queste mostra San Francesco che accoglie poveri malati e pellegrini e offre loro il pane.
Opera datata 1235
Pescia - Chiesa di San Francesco
BONAVENTURA BERLINGHIERI (Lucca 1228-1274)
Dall’Opera Storie di San Francesco
Il dipinto a tempera e oro su tavola lignea in grandi dimensioni con al centro la figura del santo
È circondato da quadri che rappresentano scene della sua vita.
Una di queste mostra San Francesco che accoglie poveri malati e pellegrini e offre loro il pane.
Opera datata 1235
Pescia - Chiesa di San Francesco
6 Giordano Bruno
Giordano Bruno
La cena delle ceneri
(1584)
Questa opera di Giordano Bruno racconta in cinque dialoghi un viaggio notturno attraverso le vie di Londra con due suoi amici per raggiungere la casa di Greville. E’ un percorso allegorico che paragona le difficoltà incontrate, ad esempio il dover attraversare il Tamigi o lo scavalcare alte mura come gli ostacoli da superare per raggiungere la conoscenza. Il testo fa riferimento ad una cena, forse realmente avvenuta a Londra la sera delle Ceneri del 1584, a casa di Fulke Greville, scrittore e uomo politico, che aveva invitato Bruno a esporre la sue considerazioni sull'eliocentrismo.
Gli ultimi della quarta cotta sono una mescuglia di disperati, di disgraziati da lor padroni,de fuoriusciti da tempeste, de pelegrini, de disutili et inerti, di quei che non han più comodità di rubare, di que che frescamente son scampati di prigione, di quelli che han disegno d'ingannar qualcuno
.
La cena delle ceneri
(1584)
Questa opera di Giordano Bruno racconta in cinque dialoghi un viaggio notturno attraverso le vie di Londra con due suoi amici per raggiungere la casa di Greville. E’ un percorso allegorico che paragona le difficoltà incontrate, ad esempio il dover attraversare il Tamigi o lo scavalcare alte mura come gli ostacoli da superare per raggiungere la conoscenza. Il testo fa riferimento ad una cena, forse realmente avvenuta a Londra la sera delle Ceneri del 1584, a casa di Fulke Greville, scrittore e uomo politico, che aveva invitato Bruno a esporre la sue considerazioni sull'eliocentrismo.
Gli ultimi della quarta cotta sono una mescuglia di disperati, di disgraziati da lor padroni,de fuoriusciti da tempeste, de pelegrini, de disutili et inerti, di quei che non han più comodità di rubare, di que che frescamente son scampati di prigione, di quelli che han disegno d'ingannar qualcuno
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7 Confraternita Sorrento
Arciconfraternita della SS. Trinità dei Pellegrini e Convalescenti -
Piano di Sorrento
La Arciconfraternita della SS. Trinità dei Pellegrini e Convalescenti fondata nel 1573, si trova nella parte orientale della collina di Piano di Sorrento presso la parrocchia della SS.ma Trinità.
Il nome della Congregazione originaria deriva dal compito di
"accogliere tutti i poveri pellegrini che si recavano a Roma per visitare i luoghi santi, principalmente nella Settimana Maggiore e negli anni del Giubileo. Inoltre accoglievano i convalescenti che uscivano dagli ospedali oltre ad esercitare varie opere di pietà, tra le quali è da notare il provvedere al matrimonio di povere zitelle".
Quando il pellegrinaggio si affievolì, l'Arciconfraternita continuò la sua opera di carità trasformando la casa ospitale dei pellegrini in ospedale sanitario.
Nel 1809 i francesi decisero la soppressione dell'ospedale ma il popolo manifestò il suo attaccamento alla istituzione e nel 1816 fu preziosa l’apertura di un reparto di chirurgia per soccorrere i feriti di guerra.
Nel 1968 quando l'attività sanitaria diventò pubblica, l'Arciconfraternita si creò un ambito proprio per continuare l'impegno di assistere i sofferenti assunto quattro secoli prima; costituì il Centro Assistenziale - Poliambulatorio Specialistico - alla cui Direzione Sanitaria si sono alterna
Piano di Sorrento
La Arciconfraternita della SS. Trinità dei Pellegrini e Convalescenti fondata nel 1573, si trova nella parte orientale della collina di Piano di Sorrento presso la parrocchia della SS.ma Trinità.
Il nome della Congregazione originaria deriva dal compito di
"accogliere tutti i poveri pellegrini che si recavano a Roma per visitare i luoghi santi, principalmente nella Settimana Maggiore e negli anni del Giubileo. Inoltre accoglievano i convalescenti che uscivano dagli ospedali oltre ad esercitare varie opere di pietà, tra le quali è da notare il provvedere al matrimonio di povere zitelle".
Quando il pellegrinaggio si affievolì, l'Arciconfraternita continuò la sua opera di carità trasformando la casa ospitale dei pellegrini in ospedale sanitario.
Nel 1809 i francesi decisero la soppressione dell'ospedale ma il popolo manifestò il suo attaccamento alla istituzione e nel 1816 fu preziosa l’apertura di un reparto di chirurgia per soccorrere i feriti di guerra.
Nel 1968 quando l'attività sanitaria diventò pubblica, l'Arciconfraternita si creò un ambito proprio per continuare l'impegno di assistere i sofferenti assunto quattro secoli prima; costituì il Centro Assistenziale - Poliambulatorio Specialistico - alla cui Direzione Sanitaria si sono alterna
8 Jean Fouquet
MARTIRIO DI SAN GIACOMO MAGGIORE E MIRACOLO DEL PELLEGRINO
Pagina miniata del Libro d'Ore di Etienne Chevalier
1450- Chantilly - Museè Condè
Jean Fouquet, importante pittore e miniaturista rinascimentale francese, nasce a Tours nel 1420, lega il suo nome al ritratto di papa Eugenio IV eseguito a Roma.
Durante il soggiorno a Roma il pittore si trovò immerso nel mondo artistico del Rinascimento italiano e ne rimase coinvolto tanto che, al suo ritorno in Francia comincia a dipingere in un nuovo stile, che coniugava le esperienze della pittura italiana con la precisione squisita dell'arte fiamminga di Van Eycks che era a quel tempo lo stile in voga.
Tra il 1445 ed il 1450 Jean Fouquet esegue il ritratto a Carlo VII. Nello stesso periodo, poco prima del 1450 realizza le miniature per Heures d'Étienne Chevalier, nelle quali all’eleganza lineare francese aggiunge la plasticità del senso volumetrico italiano.L'opera è considerata uno dei suoi capolavori.
Le pagine sono in pergamena e misurano 16,5 x 12 cm.Il libro venne smembrato nel XVIII secolo. Il libro delle Ore è libro di preghiera derivato dal breviario, in uso tra il sec. XII e il XVI. Al tempo della sua maggior diffusione (Trecento, Quattrocento) si componeva normalmente di un calendario, di un salterio ( un ciclo di salmi che si ripete identico ogni settimana), di alcuni uffici disposti in genere secondo l'ordine liturgico e di altre preghiere. Manoscritti su pergamena, i libri d'ore erano spesso riccamente decorati da miniature, soprattutto se destinati a personalità di corte (come in Borgogna o in Lombardia), e le loro raccolte costituiscono una preziosa testimonianza dell'arte della miniatura nei sec. XIV e XV. Molti grandi artisti hanno lavorato per decorarli.
In basso delle formelle raccontano il miracolo del pellegrino
9 Peregrinus
PEREGRINUS
DRAMMA SACRO opera del duecento
Il testo descrive la figura di Cristo pellegrino
"cum sclaunia, burdone et barisello vini modum peregrini"
Padova - Biblioteca della cattedrale
DRAMMA SACRO opera del duecento
Il testo descrive la figura di Cristo pellegrino
"cum sclaunia, burdone et barisello vini modum peregrini"
Padova - Biblioteca della cattedrale
10 Anonimo russo
ANONIMO RUSSO
LA VIA DI UN PELLEGRINO
La storia di un contadino che non sentendosi capace per la vita dei campi risponde ad un impulso religioso e si fa pellegrino errante,
solitario per le strade della Russia, accompagnato soltanto da un libro.
L'Anonimo russo che racconta le vicende di un contadino che, fisicamente inadatto alla vita dei campi e spinto da un forte impulso religioso, abbandona il suo paese e si dà a una perpetua vita errante.
Centro di essa sarà la sua scoperta della preghiera esicastica. Solitario per le strade della Russia, accompagnato soltanto da un libro che determinerà tutta la sua esistenza, con un tozzo di pane secco e il suo prezioso salvacondotto, l'Anonimo russo ritrova, brancolando, testardo nel suo desiderio, una via mistica che ha una tradizione immensa e antica, vero segreto della Chiesa d'Oriente. Si tratta appunto della preghiera esicastica, cioè di una certa pratica della 'preghiera interiore ininterrotta' illustrata nel libro che il pellegrino porta con sé, la Filocalia, vasta raccolta di testi mistici che va dai primi Padri del Deserto ad alcuni grandi teologi bizantini. Tale preghiera, fondata su una sottile teoria della respirazione e della «custodia del cuore», è l'unica pratica occidentale che si possa confrontare con lo yoga indù – un Oriente occultato, che il mondo slavo ha per secoli nutrito in sé. Senza ausili di cultura e senza il controllo costante di un maestro, l'Anonimo sperimenta su se stesso, passando per tutti gli stadi, dalla desolazione al rapimento, il potere sconvolgente della semplicissima «preghiera di Gesù». Tutta la sua vita ne è progressivamente trasformata e la testimonianza che egli ne ha lasciato nella Via di un pellegrino ci appare come uno dei più ricchi «viaggi mistici» che conosciamo. Alla straordinaria immediatezza e precisione nel descrivere le proprie esperienze nel regno della preghiera esicastica, l'Anonimo unisce poi una naturale freschezza di narratore. Il libro si potrebbe definire anche una fiaba oppure uno studio psicologico, ma la sua forte influenza è verso il viaggio mistico
LA VIA DI UN PELLEGRINO
La storia di un contadino che non sentendosi capace per la vita dei campi risponde ad un impulso religioso e si fa pellegrino errante,
solitario per le strade della Russia, accompagnato soltanto da un libro.
L'Anonimo russo che racconta le vicende di un contadino che, fisicamente inadatto alla vita dei campi e spinto da un forte impulso religioso, abbandona il suo paese e si dà a una perpetua vita errante.
Centro di essa sarà la sua scoperta della preghiera esicastica. Solitario per le strade della Russia, accompagnato soltanto da un libro che determinerà tutta la sua esistenza, con un tozzo di pane secco e il suo prezioso salvacondotto, l'Anonimo russo ritrova, brancolando, testardo nel suo desiderio, una via mistica che ha una tradizione immensa e antica, vero segreto della Chiesa d'Oriente. Si tratta appunto della preghiera esicastica, cioè di una certa pratica della 'preghiera interiore ininterrotta' illustrata nel libro che il pellegrino porta con sé, la Filocalia, vasta raccolta di testi mistici che va dai primi Padri del Deserto ad alcuni grandi teologi bizantini. Tale preghiera, fondata su una sottile teoria della respirazione e della «custodia del cuore», è l'unica pratica occidentale che si possa confrontare con lo yoga indù – un Oriente occultato, che il mondo slavo ha per secoli nutrito in sé. Senza ausili di cultura e senza il controllo costante di un maestro, l'Anonimo sperimenta su se stesso, passando per tutti gli stadi, dalla desolazione al rapimento, il potere sconvolgente della semplicissima «preghiera di Gesù». Tutta la sua vita ne è progressivamente trasformata e la testimonianza che egli ne ha lasciato nella Via di un pellegrino ci appare come uno dei più ricchi «viaggi mistici» che conosciamo. Alla straordinaria immediatezza e precisione nel descrivere le proprie esperienze nel regno della preghiera esicastica, l'Anonimo unisce poi una naturale freschezza di narratore. Il libro si potrebbe definire anche una fiaba oppure uno studio psicologico, ma la sua forte influenza è verso il viaggio mistico
11 Assisi Oratorio dei Pellegrini
L’Oratorio dei pellegrini era in origine l’ostello dei pellegrini sulla via di Roma. Si trova lungo la strada che collega la Basilica con il centro del paese.
Fra i dipinti e affreschi quattrocenteschi di Matteo da Gualdo(circa 1435-1507) e Andrea di Assisi c’è rappresentato il miracolo dell’impiccato.
Matteo di Pietro, più noto come Matteo da Gualdo discende da una singolare famiglia di "pittori-notai" ma Matteo si dedica soprattutto alla pittura. Pur se impegnato in importanti commissioni anche ad Assisi e Nocera Umbra, la sua attività si concentra soprattutto a Gualdo e nel territorio circostante ove quasi non c'è chiesa, convento o oratorio che non porti traccia del suo passaggio.
La pittura di Matteo, semplice e colta insieme, si forma in ambito locale sugli esempi estrosi di Bartolomeo di Tommaso da Foligno.
Fra i dipinti e affreschi quattrocenteschi di Matteo da Gualdo(circa 1435-1507) e Andrea di Assisi c’è rappresentato il miracolo dell’impiccato.
Matteo di Pietro, più noto come Matteo da Gualdo discende da una singolare famiglia di "pittori-notai" ma Matteo si dedica soprattutto alla pittura. Pur se impegnato in importanti commissioni anche ad Assisi e Nocera Umbra, la sua attività si concentra soprattutto a Gualdo e nel territorio circostante ove quasi non c'è chiesa, convento o oratorio che non porti traccia del suo passaggio.
La pittura di Matteo, semplice e colta insieme, si forma in ambito locale sugli esempi estrosi di Bartolomeo di Tommaso da Foligno.
13 Vetrate
Quattordici vetrate moderne di Sigfrido Bartolini (Pistoia 1932 – 2007)
Pittore, incisore e scrittore Sigfrido Bartolini ha lasciato come sua ultima opera quattordici vetrate
realizzate in tessere vetrarie legate a piombo alla maniera antica per la Chiesa dell’Immacolata a Pistoia.
Rappresentano le Sette Opere di Misericordia e i Sette Sacramenti.
Pittore, incisore e scrittore Sigfrido Bartolini ha lasciato come sua ultima opera quattordici vetrate
realizzate in tessere vetrarie legate a piombo alla maniera antica per la Chiesa dell’Immacolata a Pistoia.
Rappresentano le Sette Opere di Misericordia e i Sette Sacramenti.
14 Magister Gregorius
Magister Gregorius
Magister Gregorius è un prelato inglese che visitò Roma nel 1220 e lasciò molte testimonianze in un’opera De mirabilibus Urbis Romae.
Racconta:
"La prima piramide che vidi fu quella di Romolo. Di questa che è situata di fronte al Castello, presso la Chiesa di San Pietro, i pellegrini dicevano che un tempo era un gran mucchio di frumento dell'apostolo Pietro, che si era tramutato in un colle di pietra della medesima mole, dopo che Nerone lo aveva tolto all'apostolo.
La storia è di quel genere inconsistente del quale i pellegrini sono molto ghiotti.
È notorio che le leggende hanno sempre una radice di verità e avendo a suo tempo verificato che la piramide, di dimensioni tali che nel 1499 la portarono alla demolizione, perché rendeva inagibile la percorrenza della via santa, all'interno racchiudeva una cella funeraria spaziosissima, sette metri per lato e più di dieci di altezza. Un tale spazio, di proprietà del capitolo di san Pietro, è verosimile che fosse usato come silos per la conservazione del frumento e dei cereali necessari alla basilica ed alla sua comunità".
Da: La grande guida dei RIONI DI ROMA di Carlo Villa
Un’altra cronaca riguarda la storia di un monumento equestre che i pellegrini interpretavano come rappresentazione di Teodorico mentre il popolo dava altre interpretazioni ed i chierici ed i cardinali a loro volta avevano la loro.
Magister Gregorius è un prelato inglese che visitò Roma nel 1220 e lasciò molte testimonianze in un’opera De mirabilibus Urbis Romae.
Racconta:
"La prima piramide che vidi fu quella di Romolo. Di questa che è situata di fronte al Castello, presso la Chiesa di San Pietro, i pellegrini dicevano che un tempo era un gran mucchio di frumento dell'apostolo Pietro, che si era tramutato in un colle di pietra della medesima mole, dopo che Nerone lo aveva tolto all'apostolo.
La storia è di quel genere inconsistente del quale i pellegrini sono molto ghiotti.
È notorio che le leggende hanno sempre una radice di verità e avendo a suo tempo verificato che la piramide, di dimensioni tali che nel 1499 la portarono alla demolizione, perché rendeva inagibile la percorrenza della via santa, all'interno racchiudeva una cella funeraria spaziosissima, sette metri per lato e più di dieci di altezza. Un tale spazio, di proprietà del capitolo di san Pietro, è verosimile che fosse usato come silos per la conservazione del frumento e dei cereali necessari alla basilica ed alla sua comunità".
Da: La grande guida dei RIONI DI ROMA di Carlo Villa
Un’altra cronaca riguarda la storia di un monumento equestre che i pellegrini interpretavano come rappresentazione di Teodorico mentre il popolo dava altre interpretazioni ed i chierici ed i cardinali a loro volta avevano la loro.
15 Tiziano Terzani
Tiziano Terzani (1938 - 2004 )Giornalista e scrittore
'Per secoli pellegrini ed esploratori si sono messi in cammino alla ricerca di questa terra segreta fra le vette dell’Himalaya. Molti non ne sono mai tornati. Alcuni, strada facendo, hanno capito che stavano dando la caccia a una chimera, che la meta non deve essere fisica, bensì spirituale e che il paradiso è da cercare dentro a se stessi
Ognuno deve cercare a modo suo, ognuno deve fare il proprio cammino, perché uno stesso posto può significare cose diverse a seconda di chi lo visita.'
'Per secoli pellegrini ed esploratori si sono messi in cammino alla ricerca di questa terra segreta fra le vette dell’Himalaya. Molti non ne sono mai tornati. Alcuni, strada facendo, hanno capito che stavano dando la caccia a una chimera, che la meta non deve essere fisica, bensì spirituale e che il paradiso è da cercare dentro a se stessi
Ognuno deve cercare a modo suo, ognuno deve fare il proprio cammino, perché uno stesso posto può significare cose diverse a seconda di chi lo visita.'
16 vietò il pellegrinaggio
Giuseppe II imperatore, re di Boemia e d'Ungheria (Vienna 1741-1790). Succedette al padre Francesco I di Lorena nel 1765 e fu coreggente con la madre imperatrice Maria Teresa fino al 1780
Quanto alla politica religiosa, realizzò una serie di importanti riforme iniziate con l'Editto di tolleranza (1781), che ammetteva la libertà religiosa, e proseguite con la soppressione dei monasteri degli ordini contemplativi (1781): istituì seminari generali in ogni capoluogo per la formazione di un clero fedele all'imperatore.
Il papa Pio IV tentò invano di fermare (1782 e 1784) la politica di Giuseppe II, rivolta a costituire una Chiesa nazionale. Tutte queste riforme colpivano non solo gli interessi particolaristici della feudalità e della Chiesa ma anche quelli delle nazione, che si ribellò approfittando della guerra contro la Turchia del 1788 (Paesi Bassi e Ungheria).
Quanto alla politica religiosa, realizzò una serie di importanti riforme iniziate con l'Editto di tolleranza (1781), che ammetteva la libertà religiosa, e proseguite con la soppressione dei monasteri degli ordini contemplativi (1781): istituì seminari generali in ogni capoluogo per la formazione di un clero fedele all'imperatore.
Il papa Pio IV tentò invano di fermare (1782 e 1784) la politica di Giuseppe II, rivolta a costituire una Chiesa nazionale. Tutte queste riforme colpivano non solo gli interessi particolaristici della feudalità e della Chiesa ma anche quelli delle nazione, che si ribellò approfittando della guerra contro la Turchia del 1788 (Paesi Bassi e Ungheria).
17 Genova San Giovanni di Prè
A Genova la Commenda di San Giovanni di Prè è un complesso costituito da due chiese in stile romanico, una sovrapposta l'altra. Costruita a partire dal 1180 per volontà di Frate Guglielmo appartenente ai Cavalieri Gerosolimitani, e successivamente gestito dall'Ordine dei Cavalieri di Malta era affiancata da una struttura su due piani che svolgeva una duplice funzione di ostello per chi partiva per la Terra Santa durante la terza crociata e di un ospedale per i pellegrini. Di un bellissimo stile romanico la sua architettura si distingue nella forza degli archi e nella pietra grigia con cui sono stati realizzati l'edificio dell'ospitale e il bellissimo campanile della chiesa di San Giovanni di Prè.
Dal maggio 2009 la Commenda è diventato un museo teatro dove si possono ammirare i documenti della storia che ha vissuto.
Il restauro e le ricerche archeologiche hanno portato alla luce nei livelli più antichi del complesso ceramiche e materiali databili tra il II secolo a.C. e il I secolo d.C. Si è ritenuto che il luogo sia stato un agglomerato secondario, probabilmente sorto con scopi agricoli, lungo il tracciato viario diretto verso l'antica via Postumia che da Genova conduceva ad Aquileia
Dal maggio 2009 la Commenda è diventato un museo teatro dove si possono ammirare i documenti della storia che ha vissuto.
Il restauro e le ricerche archeologiche hanno portato alla luce nei livelli più antichi del complesso ceramiche e materiali databili tra il II secolo a.C. e il I secolo d.C. Si è ritenuto che il luogo sia stato un agglomerato secondario, probabilmente sorto con scopi agricoli, lungo il tracciato viario diretto verso l'antica via Postumia che da Genova conduceva ad Aquileia
18 Maestro di San Sebastiano
Roma Palazzo Barberini
Lieferinxe Josse detto Maestro di San Sebastiano
( Marsiglia 1493 – 1528 )
Pellegrini sulla tomba di un santo
Olio su tavola cm 82 – 55
Provenienza : Dono di Vittorio Emanuele II
19 Ken Follet
I PILASTRI DELLA TERRA
Romanzo storico che racconta la costruzione di una cattedrale a Kingsbridge in Inghilterra nel medio evo precisamente tra i l1123 e il 1174. La figura del pellegrino viene presentata più volte quale presenza rilevante nella vita sociale e religiosa del tempo.
Sullo sfondo degli avvenimenti storici si snodano le avventure dei personaggi verosimili e viene illustrato con efficacia lo scontro in atto nemedio evo, tra la nobiltà, ancora arroccata a difesa dei propri privilegi e la nascente borghesia mercantile, che si stava sviluppando nelle città, la quale tentava di liberarsi dagli arcaici fardelli del feudalesimo
Romanzo storico che racconta la costruzione di una cattedrale a Kingsbridge in Inghilterra nel medio evo precisamente tra i l1123 e il 1174. La figura del pellegrino viene presentata più volte quale presenza rilevante nella vita sociale e religiosa del tempo.
Sullo sfondo degli avvenimenti storici si snodano le avventure dei personaggi verosimili e viene illustrato con efficacia lo scontro in atto nemedio evo, tra la nobiltà, ancora arroccata a difesa dei propri privilegi e la nascente borghesia mercantile, che si stava sviluppando nelle città, la quale tentava di liberarsi dagli arcaici fardelli del feudalesimo
20 Solo la conchiglia
La chiesa di Santa Maria di Galliera , con l’annesso ex Oratorio, oggi sconsacrato, di San Filippo Neri ha una facciata con una bella pietra in laterizio costruita nel 1479 da Egidio Montanari; si trova a Bologna in Via Manzoni .
Le molte statue che decorano la facciata sono corrose dal tempo e in alcuni casi sono così rovinate da non poter essere identificate.
Anche la statua di San Giacomo mostra a mala pena il suo contorno, ma una conchiglia sul petto sembra avere resistito contro il cammino del tempo.
Le molte statue che decorano la facciata sono corrose dal tempo e in alcuni casi sono così rovinate da non poter essere identificate.
Anche la statua di San Giacomo mostra a mala pena il suo contorno, ma una conchiglia sul petto sembra avere resistito contro il cammino del tempo.
21 San Giacomo e le sue storie a Oltrisarco
La storia di San Giacomo, dipinta sul lato sinistro, si conserva oggi in sei riquadri, più o meno frammentari, di cui è stato tentato d'individuare il soggetto, riconoscendo la scena d'avvio sulla parete dell'arco santo. Proprio l'osservazione di quanto resta di questo episodio porta tuttavia a credere che la sequenza narrativa seguisse un andamento inverso dato che vi è raffigurato un personaggio con scettro e, a destra, il dettaglio di due mani alzate a reggere una spada che fanno individuare non tanto l'episodio di Ermogene che manda Fileto da San Giacomo quanto quello della decapitazione del santo alla presenza del sacerdote Abiathar o di Erode. Lungo la parete laterale l'unica scena identificabile con certezza è la seconda da sinistra dove, sotto un'accesa lotta tra angeli e diavoli, San Giacomo è raffigurato mentre fa porre su Fileto un tessuto di lino per liberarlo dai malefici di Ermogene. La scena precedente a sinistra, di cui resta un interno con idolo e due teste rivolte verso destra, potrebbe aver rappresentato la disputa tra San Giacomo e Fileto o Ermogene che manda Fileto; la scena successiva a quella del miracolo del lino è molto frammentaria, ma restano dei guerrieri con insegna demoniaca che si dirigono verso un edificio: si tratta probabilmente della turba di diavoli incaricati da Ermogene di portargli Giacomo e Fileto; il riquadro seguente si conserva per metà, presentando San Giacomo, Fileto e un terzo personaggio contro uno sfondo di colline e castelli, mentre nella parte mancante poteva esservi o Ermogene incatenato portato dai diavoli dinnanzi a San Giacomo o la sua conversione.
22 Da Bologna a Roma
Da “Le strade di Bologna” - Newton Ed.
Strada Maggiore a Bologna, una strada che Dante nel De Vulgari Eloquentia dice che i Bolognesi chiamano Stra Mazour, è la Via Emilia , cioè la prosecuzione a Levante del decumano massimo dell’antica Bonomia.
Con questa strada si poteva raggiungere Roma sempre rimanendo negli stati della Chiesa.
Al numero 1, si trova Casa Figallo, un edificio quattrocentesco, dove ancora sul pilastro d’angolo si trova una sculturina in ferro. E’ una manina che indica la strada per Roma. Nelle pitture sotto lo sporto del tetto Antonio Canova rappresenta personaggi famosi che nel corso dei secoli sono passati là sotto per recarsi in pellegrinaggio a Roma.
Strada Maggiore a Bologna, una strada che Dante nel De Vulgari Eloquentia dice che i Bolognesi chiamano Stra Mazour, è la Via Emilia , cioè la prosecuzione a Levante del decumano massimo dell’antica Bonomia.
Con questa strada si poteva raggiungere Roma sempre rimanendo negli stati della Chiesa.
Al numero 1, si trova Casa Figallo, un edificio quattrocentesco, dove ancora sul pilastro d’angolo si trova una sculturina in ferro. E’ una manina che indica la strada per Roma. Nelle pitture sotto lo sporto del tetto Antonio Canova rappresenta personaggi famosi che nel corso dei secoli sono passati là sotto per recarsi in pellegrinaggio a Roma.
23 Goya San Isidro
Goya
Francisco Goya y Lucientes ( Fuendetodos, Saragozza 1746 - Bordeauz, Francia 1828) è un artista che sconcerta per le sue scelte audaci, per la sua originalità, per i suoi precorri menti
Per capire questo genio della pittura, bisogna collocarlo nelle sue radici affondano nell'antica tradizione della Spagna, una nazione che da protagonista della storia mondiale, perde ogni potere; una nazione che passa dal lusso e dalla gloria alla vanagloria dell'aristocrazia e alla miseria dei poveri; una nazione intrisa di religiosità e di laicismo critico in un'alternanza tra superstizioni medievali e razionalismo illuminista.
Il pellegrinaggio di San Isidro rappresenta una numerosa e fanatica schiera di pellegrini presentati in primo piano con tutta la crudezza del loro aspetto. E’ una folla scomposta che si dirige all’eremitaggio dedicato a uno dei santi più amati a Madrid, dove secondo la tradizione, si trova una fonte miracolosa. Tutto è tetro, il corteo dei fedeli in delirio invoca l’intervento del divino, gli occhi spalancati, le bocche aperte in grida esaltate e confuse; uomini, donne, monaci incappucciati, dai volti deformati dall’esaltazione, che sembrano fondersi l’un l’altro in un insieme di tratti ossessivi in preda a allucinazioni collettive.Taluni studiosi ritengono che possa trattarsi anche di membri dell’Inquisizione, che Goya aveva in odio e che dunque vede deformati.
Decisi rapidi tratti, pochi colori cupi sono sufficienti all’artista per analizzare con grande intensità espressiva l’uomo, la psicologia che coinvolge le masse, il fanatismo, il sonno della ragione. Temi che Goya ha trattato più volte nel corso della sua produzione artistica, con esiti differenti di volta in volta, che però trovano nelle pinturas negras la sintesi più immediata e raccapricciante.
Francisco Goya y Lucientes ( Fuendetodos, Saragozza 1746 - Bordeauz, Francia 1828) è un artista che sconcerta per le sue scelte audaci, per la sua originalità, per i suoi precorri menti
Per capire questo genio della pittura, bisogna collocarlo nelle sue radici affondano nell'antica tradizione della Spagna, una nazione che da protagonista della storia mondiale, perde ogni potere; una nazione che passa dal lusso e dalla gloria alla vanagloria dell'aristocrazia e alla miseria dei poveri; una nazione intrisa di religiosità e di laicismo critico in un'alternanza tra superstizioni medievali e razionalismo illuminista.
Il pellegrinaggio di San Isidro rappresenta una numerosa e fanatica schiera di pellegrini presentati in primo piano con tutta la crudezza del loro aspetto. E’ una folla scomposta che si dirige all’eremitaggio dedicato a uno dei santi più amati a Madrid, dove secondo la tradizione, si trova una fonte miracolosa. Tutto è tetro, il corteo dei fedeli in delirio invoca l’intervento del divino, gli occhi spalancati, le bocche aperte in grida esaltate e confuse; uomini, donne, monaci incappucciati, dai volti deformati dall’esaltazione, che sembrano fondersi l’un l’altro in un insieme di tratti ossessivi in preda a allucinazioni collettive.Taluni studiosi ritengono che possa trattarsi anche di membri dell’Inquisizione, che Goya aveva in odio e che dunque vede deformati.
Decisi rapidi tratti, pochi colori cupi sono sufficienti all’artista per analizzare con grande intensità espressiva l’uomo, la psicologia che coinvolge le masse, il fanatismo, il sonno della ragione. Temi che Goya ha trattato più volte nel corso della sua produzione artistica, con esiti differenti di volta in volta, che però trovano nelle pinturas negras la sintesi più immediata e raccapricciante.
24
Giovanni Volpato (
Bassano del Grappa 1735 – Roma 1803 ) Incisioni acquaforte e bulin0
Le sette opere di misericordia
Le sette opere di misericordia
25
Torquato Tasso
(11 marzo 1544, Sorrento - 25 aprile 1595, Roma) è stato uno dei maggiori poeti italiani del Cinquecento. La sua opera più importante è la
Gerusalemme liberata
Lo scrittore al giubileo del 1575 lasciò il manoscritto della Gerusalemme Liberata sulla tomba di S.Pietro
Canto 1 ottava 23
né sia chi neghi al peregrin devoto d'adorar la gran tomba e sciorre il voto
Canto 2 ottava 38 ecco un guerriero (ché tal parea ) d'alta sembianza e degna;
e mostra, d'arme e d'abito straniero, che di lontaan peregrinando vegna.
Canto 8 ottava 5
Molti scorta gli furo al capitano, vaghi d'udir del peregrin novelle
Canto 10 ottava 62 Siede in esso un castello, e stretto e breve ponte concede a' peregrini il passo.
Canto 17 ottava 25 ma quando poi scemando il mar s'abbassa, co 'l piede asciutto il peregrin vi passa.
(11 marzo 1544, Sorrento - 25 aprile 1595, Roma) è stato uno dei maggiori poeti italiani del Cinquecento. La sua opera più importante è la
Gerusalemme liberata
Lo scrittore al giubileo del 1575 lasciò il manoscritto della Gerusalemme Liberata sulla tomba di S.Pietro
Canto 1 ottava 23
né sia chi neghi al peregrin devoto d'adorar la gran tomba e sciorre il voto
Canto 2 ottava 38 ecco un guerriero (ché tal parea ) d'alta sembianza e degna;
e mostra, d'arme e d'abito straniero, che di lontaan peregrinando vegna.
Canto 8 ottava 5
Molti scorta gli furo al capitano, vaghi d'udir del peregrin novelle
Canto 10 ottava 62 Siede in esso un castello, e stretto e breve ponte concede a' peregrini il passo.
Canto 17 ottava 25 ma quando poi scemando il mar s'abbassa, co 'l piede asciutto il peregrin vi passa.
Gerusalemme liberata
Trama dell’opera : Goffredo di Buglione comandante dei crociati assedia Gerusalemme.
Uno dei guerrieri musulmani decide di sfidare a duello il crociato Tancredi e la guerra sarà vita dalla parte di chi vince il duello. Con il sopraggiungere della notte il duello che non ha dato esito definitivo è rinviato. La maga Armida, strumento del maligno con uno stratagemma riesce a rinchiudere i migliori eroi della fazione cristiana, tra cui Tancredi, in un castello incantato. Intanto Rinaldo viene cacciato via dal campo per aver ucciso un crociato che lo aveva offeso. Il giorno del duello Tancredi viene sostituito da un altro crociato aiutato da un angelo. I diavoli aiutano il musulmano e trasformano il duello in battaglia generale. I crociati sembrano perdere la guerra quando arrivano gli eroi imprigionati liberati da Rinaldo che rovesciano la situazione e fanno vincere la battaglia ai cristiani. Goffredo ordina ai suoi di costruire una torre per dare l'assalto a Gerusalemme ma Argante e Clorinda di cui Tancredi è innamorato la incendiano di notte. Clorinda non riesce a entrare nelle mura e viene uccisa in duello proprio da colui che la ama, Tancredi, che non l'aveva riconosciuta. Tancredi è addolorato per aver ucciso la donna che amava e solo l'apparizione in sogno di Clorinda gli impedisce di suicidarsi. Il mago Ismeno lancia un incantesimo sul bosco in modo che i crociati non possano ricostruire la torre. L'unico in grado di spezzare l'incantesimo è Rinaldo, prigioniero della maga Armida. Due guerrieri vengono inviati da Goffredo per cercarlo e alla fine lo trovano e lo liberano. Rinaldo vince gli incantesimi della selva e permette ai crociati di assalire e conquistare Gerusalemme.
Torquato Tasso che asseriva che la via della musica è una delle tre vie per le quali l’anima ritorna al Cielo, ha nutrito con le sue opere per secoli la fantasia di un'infinità di musicisti fra i quali Haendel, Gluck, Jommelli, Rossini.
Uno dei guerrieri musulmani decide di sfidare a duello il crociato Tancredi e la guerra sarà vita dalla parte di chi vince il duello. Con il sopraggiungere della notte il duello che non ha dato esito definitivo è rinviato. La maga Armida, strumento del maligno con uno stratagemma riesce a rinchiudere i migliori eroi della fazione cristiana, tra cui Tancredi, in un castello incantato. Intanto Rinaldo viene cacciato via dal campo per aver ucciso un crociato che lo aveva offeso. Il giorno del duello Tancredi viene sostituito da un altro crociato aiutato da un angelo. I diavoli aiutano il musulmano e trasformano il duello in battaglia generale. I crociati sembrano perdere la guerra quando arrivano gli eroi imprigionati liberati da Rinaldo che rovesciano la situazione e fanno vincere la battaglia ai cristiani. Goffredo ordina ai suoi di costruire una torre per dare l'assalto a Gerusalemme ma Argante e Clorinda di cui Tancredi è innamorato la incendiano di notte. Clorinda non riesce a entrare nelle mura e viene uccisa in duello proprio da colui che la ama, Tancredi, che non l'aveva riconosciuta. Tancredi è addolorato per aver ucciso la donna che amava e solo l'apparizione in sogno di Clorinda gli impedisce di suicidarsi. Il mago Ismeno lancia un incantesimo sul bosco in modo che i crociati non possano ricostruire la torre. L'unico in grado di spezzare l'incantesimo è Rinaldo, prigioniero della maga Armida. Due guerrieri vengono inviati da Goffredo per cercarlo e alla fine lo trovano e lo liberano. Rinaldo vince gli incantesimi della selva e permette ai crociati di assalire e conquistare Gerusalemme.
Torquato Tasso che asseriva che la via della musica è una delle tre vie per le quali l’anima ritorna al Cielo, ha nutrito con le sue opere per secoli la fantasia di un'infinità di musicisti fra i quali Haendel, Gluck, Jommelli, Rossini.
26 Antonio Begarelli
Antonio Begarelli (1499 – 1565) è stato uno scultore modenese e modellatore di statue in terracotta.
Molte sue opere sono state citate dal Vasari.
Proveniente dalla Chiesa parrocchiale di Bomporto ( Modena ) la statua di San Pellegrino alta cm 134 faceva parte di un gruppo con Cristo in croce, la Madonna, San Giovanni e San Bonaventura. Oggi la possiamo ammirare a Modena alla Galleria Estense.
Molte sue opere sono state citate dal Vasari.
Proveniente dalla Chiesa parrocchiale di Bomporto ( Modena ) la statua di San Pellegrino alta cm 134 faceva parte di un gruppo con Cristo in croce, la Madonna, San Giovanni e San Bonaventura. Oggi la possiamo ammirare a Modena alla Galleria Estense.
27. Cino da Pistoia
Cino da Pistoia
Il suo nome era Guittoncino di Francesco dei Sinibuldi ma tutti i testi di poesia lo ricordano come Cino da Pistoia. Nacque nella città che gli ha affiato il suo nome verso 1270, da famiglia guelfa di parte nera. Compiuti gli studi giuridici a Bologna e in Francia, nel 1302 tornò a Pistoia ma presto ebbe la stessa sorte di Dante, fu esiliato. Rientrato in patria nel 1306 con la vittoria dei Neri, si dedicò agli studi di diritto, conseguendo la laurea dottorale a Bologna nel 1314. Insegnò a Siena, a Perugia e a Napoli. Morì nel 1336 ed da Petrarca fu celebrato con il sonetto Piangete, donne, et con voi pianga Amore.
E’ stato il terzo grande poeta stilnovista. Nel suo attaccamento al tema dell'amore, sul quale verte la grandissima parte delle sue rime ci onora di raccogliere il simbolo del pellegrino.
Il monumento funebre che si trova nel Duomo di Pistoia è opera di scuola senese della metà del 1300
LE RIME
CLXIII
Signore, non passò mai peregrino,
o ver d’altra manera viandante,
con li occhi sì dolenti per cammino,
né così greve di pene cotante,
com’i’ passai per lo monte Appennino,….
CXLV
L’anima mia che va sì pellegrina….
Il suo nome era Guittoncino di Francesco dei Sinibuldi ma tutti i testi di poesia lo ricordano come Cino da Pistoia. Nacque nella città che gli ha affiato il suo nome verso 1270, da famiglia guelfa di parte nera. Compiuti gli studi giuridici a Bologna e in Francia, nel 1302 tornò a Pistoia ma presto ebbe la stessa sorte di Dante, fu esiliato. Rientrato in patria nel 1306 con la vittoria dei Neri, si dedicò agli studi di diritto, conseguendo la laurea dottorale a Bologna nel 1314. Insegnò a Siena, a Perugia e a Napoli. Morì nel 1336 ed da Petrarca fu celebrato con il sonetto Piangete, donne, et con voi pianga Amore.
E’ stato il terzo grande poeta stilnovista. Nel suo attaccamento al tema dell'amore, sul quale verte la grandissima parte delle sue rime ci onora di raccogliere il simbolo del pellegrino.
Il monumento funebre che si trova nel Duomo di Pistoia è opera di scuola senese della metà del 1300
LE RIME
CLXIII
Signore, non passò mai peregrino,
o ver d’altra manera viandante,
con li occhi sì dolenti per cammino,
né così greve di pene cotante,
com’i’ passai per lo monte Appennino,….
CXLV
L’anima mia che va sì pellegrina….
28 Giordano da Pisa
GIORDANO DA PISA nato a Pisa nel 1260 e morto a Piacenza nel 1311 è stato un religioso dell’ordine dei frati predicatori domenicani. Studiò teologia dapprima a Pisa, poi a Bologna, e infine a Parigi.
E’ famoso il suo Quaresimale fiorentino che contiene un ciclo di prediche tenute in Duomo. Delle sue prediche trascritte dai suoi uditori ne sono rimaste 726 in 42 manoscritti e in 2 incunaboli. Di queste 399 fiorentine datate e 95 pisane, databili al 1308-09. La predicazione pisana è conservata in due codici della Biblioteca Laurenziana di Firenze. La maggior parte delle predicazioni sono state fatte all'interno o nella piazza di S. Maria Novella, ma anche in Duomo, a Orsanmichele, in S. Felice Oltrarno, a S. Lorenzo, in S. Giacomo Oltrarno.
Fra i temi trattati quello penitenziale presenta l'immagine dell'homo viator, pellegrino che si muove nel deserto del mondo, come Israele che muove dall'Egitto verso la terra promessa. Fin da questo primo discorso Giordano insiste sulla dottrina canonica della penitenza, sottolineando l'importanza e la necessità della contrizione.
E nel riferirsi esplicitamente al pellegrinaggio ne tocca molti aspetti.
Dalla Predica XXIII del 2 luglio 1305 nella chiesa di Santa Maria Maddalena oltrarno:
Viene l’uomo, e andrà a Santo Iacopo in pellegrinaggio, ed anzi ch’egli sia là, cadrà in uno peccato mortale talvolta o forse in due e talvolta in tre peccati mortali e talvolta forse più. Or che pellegrinaggio è questo, istolti che rileva questa andata? Che dovete questo sapere, che chi vuole ricevere le indulgenze conviene che ci vada puro come s’egli andasse a ricevere il corpo di Cristo. Or chi le riceve così puramente? E però le genti ne sono ingannate. Disse frate Giordano: di queste andate e di questi pellegrinaggi, ed a San Gallo , io non ne consiglio persona, perch’io ci trovo più danno che pro. Vanno le genti qua e là e credonsi pigliare Iddio per li piedi; siete ingannati, non è questa la via; meglio è raccoglierti un poco in te medesimo, e pensare del creatore, o piangere i peccati tuoi, o la miseria del prossimo, che tutte le andate che tu fai: dunque hae difetto d’impuritade e di dubbio
Grande cosa pare andare in pellegrinaggio, o servire a uno spedale, grande utilità
Simigliantemente de' pellegrinaggi: che pare così grande fatto di quelli che vanno in Galizia a San lacopo. Oh, come pare grande opera questa e di gran fatica cotal viaggio fare ! E dicerà e vanterassi e dirà: "Tre volte sono ita a Roma, due volte ita a San lacopo, e cotanti viaggi ho fatto". E se vedesse in Roma le femmine a girar cinque volte e sei l'altare e par loro aver fatto un grande deposito e rimproveranlo a Dio, come questo Fariseo che dicea: "Io digiuno due dì della settimana". Or ecco grande fatto! E manuchi, il dì che tu digiuni, una volta e quella ma-nuchi bene e bello. Questo andare nei viaggi io l'ho per niente e poche persone ne consiglierei e radissime volte; che l'uomo cade molte volte in peccato ed hacci molti pericoli. Trovano molti scandoli nella via e non hanno pazienza, e tra loro molte volte si tencionano e adirano e con l'oste e co' compagni; e talotta fanno micidio ed inganni e fornicazioni: e di questo si fa assai e caggiono in peccato mortale.
E’ famoso il suo Quaresimale fiorentino che contiene un ciclo di prediche tenute in Duomo. Delle sue prediche trascritte dai suoi uditori ne sono rimaste 726 in 42 manoscritti e in 2 incunaboli. Di queste 399 fiorentine datate e 95 pisane, databili al 1308-09. La predicazione pisana è conservata in due codici della Biblioteca Laurenziana di Firenze. La maggior parte delle predicazioni sono state fatte all'interno o nella piazza di S. Maria Novella, ma anche in Duomo, a Orsanmichele, in S. Felice Oltrarno, a S. Lorenzo, in S. Giacomo Oltrarno.
Fra i temi trattati quello penitenziale presenta l'immagine dell'homo viator, pellegrino che si muove nel deserto del mondo, come Israele che muove dall'Egitto verso la terra promessa. Fin da questo primo discorso Giordano insiste sulla dottrina canonica della penitenza, sottolineando l'importanza e la necessità della contrizione.
E nel riferirsi esplicitamente al pellegrinaggio ne tocca molti aspetti.
Dalla Predica XXIII del 2 luglio 1305 nella chiesa di Santa Maria Maddalena oltrarno:
Viene l’uomo, e andrà a Santo Iacopo in pellegrinaggio, ed anzi ch’egli sia là, cadrà in uno peccato mortale talvolta o forse in due e talvolta in tre peccati mortali e talvolta forse più. Or che pellegrinaggio è questo, istolti che rileva questa andata? Che dovete questo sapere, che chi vuole ricevere le indulgenze conviene che ci vada puro come s’egli andasse a ricevere il corpo di Cristo. Or chi le riceve così puramente? E però le genti ne sono ingannate. Disse frate Giordano: di queste andate e di questi pellegrinaggi, ed a San Gallo , io non ne consiglio persona, perch’io ci trovo più danno che pro. Vanno le genti qua e là e credonsi pigliare Iddio per li piedi; siete ingannati, non è questa la via; meglio è raccoglierti un poco in te medesimo, e pensare del creatore, o piangere i peccati tuoi, o la miseria del prossimo, che tutte le andate che tu fai: dunque hae difetto d’impuritade e di dubbio
Grande cosa pare andare in pellegrinaggio, o servire a uno spedale, grande utilità
Simigliantemente de' pellegrinaggi: che pare così grande fatto di quelli che vanno in Galizia a San lacopo. Oh, come pare grande opera questa e di gran fatica cotal viaggio fare ! E dicerà e vanterassi e dirà: "Tre volte sono ita a Roma, due volte ita a San lacopo, e cotanti viaggi ho fatto". E se vedesse in Roma le femmine a girar cinque volte e sei l'altare e par loro aver fatto un grande deposito e rimproveranlo a Dio, come questo Fariseo che dicea: "Io digiuno due dì della settimana". Or ecco grande fatto! E manuchi, il dì che tu digiuni, una volta e quella ma-nuchi bene e bello. Questo andare nei viaggi io l'ho per niente e poche persone ne consiglierei e radissime volte; che l'uomo cade molte volte in peccato ed hacci molti pericoli. Trovano molti scandoli nella via e non hanno pazienza, e tra loro molte volte si tencionano e adirano e con l'oste e co' compagni; e talotta fanno micidio ed inganni e fornicazioni: e di questo si fa assai e caggiono in peccato mortale.
29 Franco Sacchetti
Franco Sacchetti (1330 - 1400 )
Novelliere e poeta, partecipò alla vita fiorentina sia in campo politico che commerciale. Le sue opere letterarie risentono di questa partecipazione ma è nel suo ultimo lavoro ‘ Il Trecentonovelle ‘che si coglie la sua esperienza umana e la sicura nozione delle sue capacità.
Non tutte le novelle ci sono pervenute ma nonostante i temi siano numerosi, si svolgono soprattutto in ambiente ed argomentazioni a sapore popolare, con arguzie, a volte anche qualche volgarità ma al tempo stesso con uno sfondo moralistico animato dalla profonda fede religiosa del poeta.
Novella CCXII
..si vestì assai poveramente come pellegrino..
La novella racconta uno scherzo fatto da un buffone di corte ad un abate per punirlo della sua grande avarizia e al tempo stesso per divertire il re di Napoli, Roberto d’Angiò
Novelliere e poeta, partecipò alla vita fiorentina sia in campo politico che commerciale. Le sue opere letterarie risentono di questa partecipazione ma è nel suo ultimo lavoro ‘ Il Trecentonovelle ‘che si coglie la sua esperienza umana e la sicura nozione delle sue capacità.
Non tutte le novelle ci sono pervenute ma nonostante i temi siano numerosi, si svolgono soprattutto in ambiente ed argomentazioni a sapore popolare, con arguzie, a volte anche qualche volgarità ma al tempo stesso con uno sfondo moralistico animato dalla profonda fede religiosa del poeta.
Novella CCXII
..si vestì assai poveramente come pellegrino..
La novella racconta uno scherzo fatto da un buffone di corte ad un abate per punirlo della sua grande avarizia e al tempo stesso per divertire il re di Napoli, Roberto d’Angiò
30 Guido Cavalcanti.
Guido Cavalcanti (1258-1300)
Dino Compagni racconta che Guido Cavalcanti intraprese un pellegrinaggio a Santiago.
Il poeta Niccola Muscia ( da Siena secolo XIII dopo il 1290 )
testimonia in un sonetto il viaggio, ma mette in dubbio che Guido Cavalcanti sia stato un vero pellegrino dato la sua fama di ateo e miscredente
Dino Compagni racconta che Guido Cavalcanti intraprese un pellegrinaggio a Santiago.
Il poeta Niccola Muscia ( da Siena secolo XIII dopo il 1290 )
testimonia in un sonetto il viaggio, ma mette in dubbio che Guido Cavalcanti sia stato un vero pellegrino dato la sua fama di ateo e miscredente
Ècci venuto Guido [’n] Compastello,
o ha·rrecato a vender canovacci? Ch’e’ va com’oca, e càscali ’l mantello, ben par ch’e’·ssia fattor de’ Rusticacci. È in bando di Firenze, od è rubello, o dòttasi che ’l popol no·l ne cacci? Ben par ch’e’ sappia torni del camello, ché·ss’è partito sanza dicer: – Vàcci! – Sa·Iacopo sdegnò quando l’udìo, ed egli stesso si fece malato, ma dice pur che non v’era botìo. E quando fu a·nNimisi arrenato vendé [e] cavalli, e no·lli diè per Dio, etrassesi li sproni ed è albergato |
Guido è venuto in pellegrinaggio a Compostella
o esporta panni grezzi da mettere in commercio?’, Ha l’andatura dinoccolata e indecisa d’un’oca; il suo mantello penzola in modo trasandato dalle sue spalle: sembra veramente un fattore di bottega di second’ordine’. Bandito da Firenze come sovvertitore si direbbe che egli conosca e metta in pratica i comportamenti caratteristici del cammello, dal momento che se n’è andato senz’aspettare il segnale di partenza’. San Giacomo si rifiuta di accettarlo E quando fu arrivato a Nîmes, vendé i suoi cavalli, non che li abbia offerti in dono misericordioso per amore di Dio (come sarebbe convenuto a un pellegrino di rango) e si tolse gli sproni, e prese comodo alloggio a tempo indefinito’. |
31 De Pisis
Filippo de Pisis ( 1896 – 1956 ) è lo pseudonimo di Luigi Tibertelli.
Pittore e scrittore delle prima metà del novecento italiano esprime nelle sue opere piene di gusto un intelletto raffinato e ricco di simboli. La sua vita dedicata intensamente al viaggio è leggibile nelle sue opere e nei suoi dipinti.
IL PIEDE ROMANO è una tela ad olio del 1933 di cm 97x146 nella quale si possono riconoscere i simboli legati ad un viaggio da pellegrino: la conchiglia, un piede di una statua, un pesce, una candela, un piccolo uomo in lontananza
Pittore e scrittore delle prima metà del novecento italiano esprime nelle sue opere piene di gusto un intelletto raffinato e ricco di simboli. La sua vita dedicata intensamente al viaggio è leggibile nelle sue opere e nei suoi dipinti.
IL PIEDE ROMANO è una tela ad olio del 1933 di cm 97x146 nella quale si possono riconoscere i simboli legati ad un viaggio da pellegrino: la conchiglia, un piede di una statua, un pesce, una candela, un piccolo uomo in lontananza
32 Hermann Hesse
Hermann Hesse è nato il 2 Luglio 1877 a Calw nello Shwarwald (Württemberg).
E’ uno degli scrittori più letti del secolo soprattutto per il celebre Siddharta. Suo padre era un cittadino tedesco mentre la madre era nata in India.
La sua forma di religiosità si indirizzò verso l’ascetismo, un impegno per raggiungere una spiritualità profonda attraverso una vita virtuosa.
Nel 1911 fece un viaggio in oriente, passando da Singapore a Sumatra ,descritto nell’opera Viaggio in India del 1913. La sua delusione nel trovare un continente colonizzato lo fece orientare a scrivere nel 1922 ‘Il Pellegrinaggio in Oriente . È un viaggio immaginario dove lo scrittore è al tempo stesso protagonista e narratore, sognando di andare in pellegrinaggio verso le lontane terre orientali. In realtà non si comprende bene se si tratti di un sogno, di pura immaginazione, di un racconto fantastico, o semplicemente del desiderio dell'autore di vivere e far vivere al lettore un impegno morale ed emotivo.
Nel 1946 riceve il premio Nobel .
Hermann Hesse è stato un pellegrino in perenne cammino verso “Oriente”, verso il Sé, verso l’Origine, ma non volle mai essere una guida ne dare alcun insegnamento.
Associato ad un pellegrinaggio in Oriente, a un determinato e, a quanto pareva, unico pellegrinaggio, ma in realtà, in un significato più alto e più proprio, quel viaggio non era solo il mio e del mio tempo; quella colonna di fedeli e devoti in cammino verso l’Oriente, patria della luce, fluiva senza posa e in perpetuo, era sempre in marcia attraverso tutti i secoli, incontro alla luce e al prodigio, e ciascuno di noi fratelli, ciascuno dei nostri gruppi, anzi l’intera colonna e il suo grande viaggio non erano che un’onda della perpetua corrente delle anime,nella perpetua tendenza degli spiriti verso il mattuìino, verso la patria
Il racconto mi riesce anche difficile perché non camminavamo soltanto attraverso spazi, ma anche nei tempi. Andavamo in Oriente , ma andavamo anche nel Medio Evo o nell’età dell’oro…
E’ uno degli scrittori più letti del secolo soprattutto per il celebre Siddharta. Suo padre era un cittadino tedesco mentre la madre era nata in India.
La sua forma di religiosità si indirizzò verso l’ascetismo, un impegno per raggiungere una spiritualità profonda attraverso una vita virtuosa.
Nel 1911 fece un viaggio in oriente, passando da Singapore a Sumatra ,descritto nell’opera Viaggio in India del 1913. La sua delusione nel trovare un continente colonizzato lo fece orientare a scrivere nel 1922 ‘Il Pellegrinaggio in Oriente . È un viaggio immaginario dove lo scrittore è al tempo stesso protagonista e narratore, sognando di andare in pellegrinaggio verso le lontane terre orientali. In realtà non si comprende bene se si tratti di un sogno, di pura immaginazione, di un racconto fantastico, o semplicemente del desiderio dell'autore di vivere e far vivere al lettore un impegno morale ed emotivo.
Nel 1946 riceve il premio Nobel .
Hermann Hesse è stato un pellegrino in perenne cammino verso “Oriente”, verso il Sé, verso l’Origine, ma non volle mai essere una guida ne dare alcun insegnamento.
Associato ad un pellegrinaggio in Oriente, a un determinato e, a quanto pareva, unico pellegrinaggio, ma in realtà, in un significato più alto e più proprio, quel viaggio non era solo il mio e del mio tempo; quella colonna di fedeli e devoti in cammino verso l’Oriente, patria della luce, fluiva senza posa e in perpetuo, era sempre in marcia attraverso tutti i secoli, incontro alla luce e al prodigio, e ciascuno di noi fratelli, ciascuno dei nostri gruppi, anzi l’intera colonna e il suo grande viaggio non erano che un’onda della perpetua corrente delle anime,nella perpetua tendenza degli spiriti verso il mattuìino, verso la patria
Il racconto mi riesce anche difficile perché non camminavamo soltanto attraverso spazi, ma anche nei tempi. Andavamo in Oriente , ma andavamo anche nel Medio Evo o nell’età dell’oro…
da ' Il Viandante ' di Hermann Hesse
CANTO di VIAGGIO
O sole, entra luminoso nel mio cuore,
o vento, disperdi con il tuo soffio pene e malanni!
Non conosco sulla terra gioia più profonda
dell’essere in viaggio in paesi lontani
Verso la pianura dirigo i miei passi,
il sole deve bruciarmi, il mare rinfrescarmi;
per partecipare alla vita della nostra terra
dischiudo festosamente tutti i miei sensi
E così ogni giorno novello deve
indicarmi nuovi amici, nuovi fratelli,
finché senza pena posso mettere in luce ogni energia,
essere amico e ospite di tutte le stelle.
Da ‘Il Viandante ‘ di Hermann Hesse
Oscar Mondadori 1993
O sole, entra luminoso nel mio cuore,
o vento, disperdi con il tuo soffio pene e malanni!
Non conosco sulla terra gioia più profonda
dell’essere in viaggio in paesi lontani
Verso la pianura dirigo i miei passi,
il sole deve bruciarmi, il mare rinfrescarmi;
per partecipare alla vita della nostra terra
dischiudo festosamente tutti i miei sensi
E così ogni giorno novello deve
indicarmi nuovi amici, nuovi fratelli,
finché senza pena posso mettere in luce ogni energia,
essere amico e ospite di tutte le stelle.
Da ‘Il Viandante ‘ di Hermann Hesse
Oscar Mondadori 1993
33 La Santa Regola di San Benedetto
San Benedetto da Norcia ( 450 – 547 ) fondatore dell’Ordinie dei benedettini
La santa regola di San Benedetto
Capitolo LIII
L'accoglienza degli ospiti
De hospitibus suscipiendis
Tutti gli ospiti che giungono in monastero siano ricevuti come Cristo, poiché un giorno egli dirà: "Sono stato ospite e mi avete accolto
Omnes supervenientes hospites tamquam Christus suscipiantur, quia ipse dicturus est: Hospes fui et suscepistis me;
e a tutti si renda il debito onore,ma in modo particolare ai nostri confratelli e ai pellegrini.
et omnibus congruus honor exhibeatur, maxime domesticis fidei et peregrinis
La santa regola di San Benedetto
Capitolo LIII
L'accoglienza degli ospiti
De hospitibus suscipiendis
Tutti gli ospiti che giungono in monastero siano ricevuti come Cristo, poiché un giorno egli dirà: "Sono stato ospite e mi avete accolto
Omnes supervenientes hospites tamquam Christus suscipiantur, quia ipse dicturus est: Hospes fui et suscepistis me;
e a tutti si renda il debito onore,ma in modo particolare ai nostri confratelli e ai pellegrini.
et omnibus congruus honor exhibeatur, maxime domesticis fidei et peregrinis
34 Il Pellegrino
Il nome ufficiale del fiore è risultato essere Muscari, che proviene dal tenue profumo di muschio proprio di alcune sue varietà. E' un fiore della famiglia delle gigliacee che cresce in modo spontaneo in terreni incolti, erbosi e nei campi coltivati , ma si può trovare anche come ornamento nei giardini, apprezzato per il suo colore azzurro. Si presenta in diverse varietà nelle varie regioni d'Italia e con una gamma vastissima di nomi: lampascione, muschino, pan del cucco, pentolino, Giacinto dal pennacchio, Muscarino, Giacinto delle vigne (o delle viti), Cipolla canina, Cipolla selvatica, Cipolla di serpe, Porrettaccio, Cipollone, Zazzeruto.
Il bulbo Muscari comosum è commestibile ed in alcune regioni d'Italia viene usato in piatti della cucina tradizionale. Niente può quindi contraddire il nome ‘ Il Pellegrino’ che gli veniva dato nella campagna toscana perché probabilmente è stato un tempo un facile reperimento di cibo naturale lungo le strade di pellegrinaggio.
Il bulbo Muscari comosum è commestibile ed in alcune regioni d'Italia viene usato in piatti della cucina tradizionale. Niente può quindi contraddire il nome ‘ Il Pellegrino’ che gli veniva dato nella campagna toscana perché probabilmente è stato un tempo un facile reperimento di cibo naturale lungo le strade di pellegrinaggio.
35 Georg Trakl
Georg Trakl poeta austriaco che visse dal 1887 al 1914.
La sua produzione artistica è formata da un centinaio di componimenti che offrono immagini che si visualizzano con facilità. Ebbe una vita difficile che si coglie nelle sue opere dove egli cerca di rappresentare la realtà, o la sua realtà interiore, mostrandola in tutta la sua crudezza. La figura del viandante è molto presente nelle sue poesie.
In riva alla palude
Viandante al ventonero; piano mormora il secco canneto
Nella pace della palude. Nel cielo grigio Passa uno stormo di uccelli selvatici;
Volando di sbieco su foschi acquitrini.
Tumulto. Da una capanna cadente Svolazza con alinere putredine; Storpie betulle sospirano al vento. Sera nell'osteria desolata
È aureolata dalla dolce tristezza dei greggi brucanti. Georg Trakl
La sua produzione artistica è formata da un centinaio di componimenti che offrono immagini che si visualizzano con facilità. Ebbe una vita difficile che si coglie nelle sue opere dove egli cerca di rappresentare la realtà, o la sua realtà interiore, mostrandola in tutta la sua crudezza. La figura del viandante è molto presente nelle sue poesie.
In riva alla palude
Viandante al ventonero; piano mormora il secco canneto
Nella pace della palude. Nel cielo grigio Passa uno stormo di uccelli selvatici;
Volando di sbieco su foschi acquitrini.
Tumulto. Da una capanna cadente Svolazza con alinere putredine; Storpie betulle sospirano al vento. Sera nell'osteria desolata
È aureolata dalla dolce tristezza dei greggi brucanti. Georg Trakl
36 un altare dei pellegrini
L’Ermita de Salas si trova in Spagna, fuori Huesca, nella provincia di Saragozza. E’ una chiesa nata intorno all’anno 1200, per una donazione di Almeriz golf da Pedro II. Della basilica originale non resta niente. Nella attuale sacrestia c’è un altare che ancora viene chiamato l’altare dei pellegrini. La Pieve si incontra giustamente lungo il cammino Catalano, segnalato tra l'altro dalle tipiche conchiglie a raggi. La sacrestia fu riutilizzata durante la Guerra Civile come punto di difesa della città per parte dei repubblicani, che aprirono nel muro una serie di fenditure, manomettendo la muratura originale con cemento e posizionando una bella mitragliatrice. Comunque l'altare dei pellegrini era già stato rovinato in precedenza con l'ampliamento della sacrestia.
Nel sito : http://www.romanicoaragones.com/3-Somontano/990393-HU-Salas.htm si può trovare una descrizione accurata e vedere fotografie dei particolari, fra i quali un bellissimo affresco di Santa Lucia
Nel sito : http://www.romanicoaragones.com/3-Somontano/990393-HU-Salas.htm si può trovare una descrizione accurata e vedere fotografie dei particolari, fra i quali un bellissimo affresco di Santa Lucia
37 Il pellegrinaggio cherubico
Angelus Silesius (1624 -1677 )poeta e mistico tedesco ,
italianizzato in Silesio
Addottoratosi a Padova in medicina e filosofia, nel 1653 si convertì dal luteranesimo al cattolicesimo. Nel 1661 fu ordinato sacerdote nel 1661 e visse i suoi ultimi anni in convento. E’ stato accusato di panteismo ma i cattolici lo difesero dall’accusa e il suo Pellegrino cherubico fu pubblicato con l’imprimatur ecclesiastico. Nella prefazione, l'autore stesso spiega i suoi paradossi in un senso ortodosso, ripudiando ogni possibile interpretazione panteista.
La sua opera Il Pellegrinaggio cherubico è una raccolta di versi che rappresenta una vera e propria summa della tradizione mistica tedesca ispirandosi ai suoi grandi rappresentanti ( Meister Eckhart, G.Taulero , J Bohme ). Il tema centrale è rappresentato dalla meditazione, la dottrina del distacco da tutto ciò che è finito, l'annichilimento di sé, la preghiera come silenzio e l’unione mistica con il divino.
Sono sei libri in forma di epigrammi che intendono indicare la via mistica che porta il cristiano alla conoscenza intuitiva di Dio e del proprio essere uomo creato da lui.
Chi sui piedi è malcerto e con gli occhi non vede
Si guardi intorno se vede in qualche luogo Dio. (I, 57)
italianizzato in Silesio
Addottoratosi a Padova in medicina e filosofia, nel 1653 si convertì dal luteranesimo al cattolicesimo. Nel 1661 fu ordinato sacerdote nel 1661 e visse i suoi ultimi anni in convento. E’ stato accusato di panteismo ma i cattolici lo difesero dall’accusa e il suo Pellegrino cherubico fu pubblicato con l’imprimatur ecclesiastico. Nella prefazione, l'autore stesso spiega i suoi paradossi in un senso ortodosso, ripudiando ogni possibile interpretazione panteista.
La sua opera Il Pellegrinaggio cherubico è una raccolta di versi che rappresenta una vera e propria summa della tradizione mistica tedesca ispirandosi ai suoi grandi rappresentanti ( Meister Eckhart, G.Taulero , J Bohme ). Il tema centrale è rappresentato dalla meditazione, la dottrina del distacco da tutto ciò che è finito, l'annichilimento di sé, la preghiera come silenzio e l’unione mistica con il divino.
Sono sei libri in forma di epigrammi che intendono indicare la via mistica che porta il cristiano alla conoscenza intuitiva di Dio e del proprio essere uomo creato da lui.
Chi sui piedi è malcerto e con gli occhi non vede
Si guardi intorno se vede in qualche luogo Dio. (I, 57)
38 Pellegrinaggi di Stefan George
Stefan George ( 1868 – 1933 ) poeta tedesco
Una delle opere di Stefan George è intitolata ‘Pellegrinaggi’.
Il poeta con questo titolo vuol dare significato di un cammino o una ricerca dove la poesia possa trovare le migliori soluzioni liriche, musicali, coloristiche e significative, quasi una vera religione della bellezza.
In lotta con il pensiero positivistico ed alla forma naturalistica che stava prendendo il mondo letterario del suo tempo, George sosteneva che l’arte non è invenzione di storie e racconti, ma rievocazione di stati d’animo. Pertanto nelle sue poesie si sente una distanza dal senso del reale ed una inclinazione verso il sacro e la rinuncia alle passioni contingenti verso una sublimazione nell’eterno.
Una delle opere di Stefan George è intitolata ‘Pellegrinaggi’.
Il poeta con questo titolo vuol dare significato di un cammino o una ricerca dove la poesia possa trovare le migliori soluzioni liriche, musicali, coloristiche e significative, quasi una vera religione della bellezza.
In lotta con il pensiero positivistico ed alla forma naturalistica che stava prendendo il mondo letterario del suo tempo, George sosteneva che l’arte non è invenzione di storie e racconti, ma rievocazione di stati d’animo. Pertanto nelle sue poesie si sente una distanza dal senso del reale ed una inclinazione verso il sacro e la rinuncia alle passioni contingenti verso una sublimazione nell’eterno.
39 Franz Liszt
Franz Liszt (1811 – 1886), è stato un pianista, compositore, direttore d’orchestra e organista ungherese. Studiò e suonò a Vienna e Parigi, viaggiando in seguito attraverso tutta l’Europa3 Anni di pellegrinaggio Années de pèlegrinage Composizioni per pianoforte
Raccolta pianistica di grande importanza che comprende ventisei pezzi divisi in tre quaderni.
Il “pellegrinaggio” del titolo si riferisce ai viaggi compiuti fra il 1835 e il 1839 in Svizzera e in Italia. Il primo libro celebra le valli e i laghi della Svizzera, il secondo è dedicato invece all’arte e alla letteratura dell’Italia.
Nella prefazione del primo volume così li presenta l’autore:
«Avendo in questi ultimi tempi visitato molti paesi nuovi, luoghi diversi, molti dei quali consacrati dalla storia e dalla poesia; avendo avvertito che i vari aspetti della natura e le scene che vi si riferiscono non passavano davanti ai miei occhi come delle immagini vane, ma agitavano nella mia anima profonde emozioni; che si stabiliva tra loro e me una relazione immediata, un rapporto indefinito ma reale, una comunicazione inspiegabile ma certa, ho tentato di rendere in musica qualcuna delle mie sensazioni più forti, delle mie più vive percezioni». Franz Liszt
Raccolta pianistica di grande importanza che comprende ventisei pezzi divisi in tre quaderni.
Il “pellegrinaggio” del titolo si riferisce ai viaggi compiuti fra il 1835 e il 1839 in Svizzera e in Italia. Il primo libro celebra le valli e i laghi della Svizzera, il secondo è dedicato invece all’arte e alla letteratura dell’Italia.
Nella prefazione del primo volume così li presenta l’autore:
«Avendo in questi ultimi tempi visitato molti paesi nuovi, luoghi diversi, molti dei quali consacrati dalla storia e dalla poesia; avendo avvertito che i vari aspetti della natura e le scene che vi si riferiscono non passavano davanti ai miei occhi come delle immagini vane, ma agitavano nella mia anima profonde emozioni; che si stabiliva tra loro e me una relazione immediata, un rapporto indefinito ma reale, una comunicazione inspiegabile ma certa, ho tentato di rendere in musica qualcuna delle mie sensazioni più forti, delle mie più vive percezioni». Franz Liszt
40 Edgar Allan Poe
Edgar Allan Poe (1809-1849), poeta prosatore e critico americano.
Poe è considerato il padre del romanzo poliziesco moderno ma considerato anche come un poeta di grande levatura
Walt Whitman, poeta suo contemporaneo nel suo saggio dal titolo "Importanza Edgar Poe", ha scritto : I versi di Poe mostrano una speciale facoltà interpretativa della bellezza tecnica e astratta, con l'arte in rima in eccesso, un incorreggibile propensione verso i temi notturni, un sottofondo demoniaco dietro ogni pagina. … There is an indescribable magnetism about the poet's life and reminiscences, as well as the poems. ... C'è un magnetismo indescrivibile sulla vita del poeta e sui ricordi”.
Nella poesia ‘Ad Elena’ il suo paragone al pellegrino rivela una delicata interpretazione del suo simbolo
A Elena (1835 )
Elena, la tua bellezza è per me
come quei navigli nicei d’un tempo
che, mollemente, sull’odorato mare
riportavano il pellegrino stanco d’errare
alla sua sponda natia.
Da tempo avezzo a disperati mari,
la tua chioma di giacinto, il tuo classico volto,
la tua grazia di Naiade riportano me anche in patria,
a quella gloria che fu la Grecia,
a quella maestà che fu Roma.
Là, nel rilucente vano della finestra,
come statua eretta io ti vedo,
con in mano la tua lampada d’agata!
Ah, Psyche, qui venuta dalle regioni
che son Terra Santa
Poe è considerato il padre del romanzo poliziesco moderno ma considerato anche come un poeta di grande levatura
Walt Whitman, poeta suo contemporaneo nel suo saggio dal titolo "Importanza Edgar Poe", ha scritto : I versi di Poe mostrano una speciale facoltà interpretativa della bellezza tecnica e astratta, con l'arte in rima in eccesso, un incorreggibile propensione verso i temi notturni, un sottofondo demoniaco dietro ogni pagina. … There is an indescribable magnetism about the poet's life and reminiscences, as well as the poems. ... C'è un magnetismo indescrivibile sulla vita del poeta e sui ricordi”.
Nella poesia ‘Ad Elena’ il suo paragone al pellegrino rivela una delicata interpretazione del suo simbolo
A Elena (1835 )
Elena, la tua bellezza è per me
come quei navigli nicei d’un tempo
che, mollemente, sull’odorato mare
riportavano il pellegrino stanco d’errare
alla sua sponda natia.
Da tempo avezzo a disperati mari,
la tua chioma di giacinto, il tuo classico volto,
la tua grazia di Naiade riportano me anche in patria,
a quella gloria che fu la Grecia,
a quella maestà che fu Roma.
Là, nel rilucente vano della finestra,
come statua eretta io ti vedo,
con in mano la tua lampada d’agata!
Ah, Psyche, qui venuta dalle regioni
che son Terra Santa
42 Leone Tolstoj
Leone Tolstoj ( Lev Nikolàevič Tolstòj) 1828 -1910
scrittore, drammaturgo, filosofo, pedagogista, esegeta ed attivista socialerusso.
Tolstoj ha dato molto credito al valore della vita semplice e autentica, quella vissuta dalle masse popolari, tanto che da loro, e non tanto attraverso le rivoluzioni sociali, riteneva potesse liberarsi lo spirito di rinascita morale. Così scrive:
Se ascoltavo i discorsi di un pellegrino-muzik su Dio, sulla fede, sulla vita, sulla salvezza, sentivo che mi si rivelava la conoscenza della fede. ...Ed io cominciai ad avvicinarmi ai credenti che v'erano tra le persone povere, semplici, ignoranti, ad avvicinarmi ai pellegrini, ai monaci, agli scismatici, ai muziki. La dottrina religiosa di questa gente del popolo era anch'essa cristiana[...
Alle verità cristiane era mescolata anche molta superstizione, ma...
le superstizioni dei credenti che appartenevano al popolo lavoratore erano fino a tal punto collegate con la loro vita che non si poteva assolutamente immaginarsi la loro vita senza quelle superstizioni: esse costituivano una condizione imprescindibile di quella vita.[...
Ed io cominciai a guardare attentamente la vita e le credenze di quegli uomini, e più le studiavo, tanto più mi convincevo che essi possedevano la vera fede e che la fede era per loro indispensabile ...
Quante volte invidiavo i muziki per la loro ignoranza e perché non sapevano né leggere né scrivere.
Dal racconto: Il Natale di Martin
In una certa città viveva un ciabattino, di nome Martin Avdeic. Lavorava in una stanzetta in un seminterrato con una finestra che guardava sulla strada. Da questa poteva vedere soltanto i piedi delle persone che passavano, ma ne riconosceva molte dalle scarpe, che aveva riparato lui stesso. Aveva sempre molto da fare, perché lavorava bene, usava materiali di buona qualità e per di più non si faceva pagare troppo. Anni prima, gli erano morti la moglie e i figli e Martin si era disperato al punto di rimproverare Dio. Poi un giorno, un vecchio del suo villaggio natale, che era diventato un pellegrino e aveva fama di santo, andò a trovarlo. E Martin gli apri il suo cuore.
scrittore, drammaturgo, filosofo, pedagogista, esegeta ed attivista socialerusso.
Tolstoj ha dato molto credito al valore della vita semplice e autentica, quella vissuta dalle masse popolari, tanto che da loro, e non tanto attraverso le rivoluzioni sociali, riteneva potesse liberarsi lo spirito di rinascita morale. Così scrive:
Se ascoltavo i discorsi di un pellegrino-muzik su Dio, sulla fede, sulla vita, sulla salvezza, sentivo che mi si rivelava la conoscenza della fede. ...Ed io cominciai ad avvicinarmi ai credenti che v'erano tra le persone povere, semplici, ignoranti, ad avvicinarmi ai pellegrini, ai monaci, agli scismatici, ai muziki. La dottrina religiosa di questa gente del popolo era anch'essa cristiana[...
Alle verità cristiane era mescolata anche molta superstizione, ma...
le superstizioni dei credenti che appartenevano al popolo lavoratore erano fino a tal punto collegate con la loro vita che non si poteva assolutamente immaginarsi la loro vita senza quelle superstizioni: esse costituivano una condizione imprescindibile di quella vita.[...
Ed io cominciai a guardare attentamente la vita e le credenze di quegli uomini, e più le studiavo, tanto più mi convincevo che essi possedevano la vera fede e che la fede era per loro indispensabile ...
Quante volte invidiavo i muziki per la loro ignoranza e perché non sapevano né leggere né scrivere.
Dal racconto: Il Natale di Martin
In una certa città viveva un ciabattino, di nome Martin Avdeic. Lavorava in una stanzetta in un seminterrato con una finestra che guardava sulla strada. Da questa poteva vedere soltanto i piedi delle persone che passavano, ma ne riconosceva molte dalle scarpe, che aveva riparato lui stesso. Aveva sempre molto da fare, perché lavorava bene, usava materiali di buona qualità e per di più non si faceva pagare troppo. Anni prima, gli erano morti la moglie e i figli e Martin si era disperato al punto di rimproverare Dio. Poi un giorno, un vecchio del suo villaggio natale, che era diventato un pellegrino e aveva fama di santo, andò a trovarlo. E Martin gli apri il suo cuore.
43 A Viterbo un ospedale per pellegrini
Viterbo Via dei Pellegrini Ospedale dei pellegrini
A Viterbo, nel quartiere medievale di San Pellegrino, nella Via dei pellegrini al numero 2 sorge un fabbricato, conosciuto ancor oggi come l'Ospizio dei Pellegrini.
Sulla facciata del palazzo c’è una lapide scritta in latino che ricorda la donazione di questo ospedale. I coniugi Guidone e Diletta fecero la fondazione tra il 1150 ed il 1200 e nell’offrire alla chiesa i locali precisarono che nessun vescovo o abate doveva alienare, usare o incamerare la struttura per altri scopi, pena una maledizione.
Questo è il testo dell’iscrizione:
«Io Guido, insieme a Diletta mia moglie, per la redenzione dell'anima nostra, dei nostri genitori e di tutti i fedeli, dono questa casa perché possa essere ospedale per pellegrini, con ogni sua possessione, ai servi dei servi di Dio, in eterno e senza alcuna condizione. Nessun vescovo o abate, o altra persona, abbia potere di asportare alcunché da questo luogo, né ne disponga, senza il parere di tutti i religiosi e i laici, maggiori e minori, di questa città. Se qualcuno vorrà fare diversamente, sia maledetto da Dio onnipotente, dalla beata sempre Vergine Maria, dai santi angeli e apostoli e da tutti i santi, e sia condannato insieme con Giuda, Pilato, Anna, Caifa, Datian, Abiron, Erode e tutti coloro che al Signore Iddio dissero: «Sta lontano da me». Così sia, così sia. Ordiniamo inoltre a chi possiede questa casa di onorare secondo le proprie possibilità i giorni dedicati alla Santa Vergine Maria e a San Giovanni Evangelista».
La maledizione, comunque, non è servita a proteggere l'ospedale. Nel 1575 è stato restaurato dall’Arte dei calzolai, ma in seguito è scomparso. Rimane la lapide che forse non è collocata proprio nel suo luogo d’origine
A Viterbo, nel quartiere medievale di San Pellegrino, nella Via dei pellegrini al numero 2 sorge un fabbricato, conosciuto ancor oggi come l'Ospizio dei Pellegrini.
Sulla facciata del palazzo c’è una lapide scritta in latino che ricorda la donazione di questo ospedale. I coniugi Guidone e Diletta fecero la fondazione tra il 1150 ed il 1200 e nell’offrire alla chiesa i locali precisarono che nessun vescovo o abate doveva alienare, usare o incamerare la struttura per altri scopi, pena una maledizione.
Questo è il testo dell’iscrizione:
«Io Guido, insieme a Diletta mia moglie, per la redenzione dell'anima nostra, dei nostri genitori e di tutti i fedeli, dono questa casa perché possa essere ospedale per pellegrini, con ogni sua possessione, ai servi dei servi di Dio, in eterno e senza alcuna condizione. Nessun vescovo o abate, o altra persona, abbia potere di asportare alcunché da questo luogo, né ne disponga, senza il parere di tutti i religiosi e i laici, maggiori e minori, di questa città. Se qualcuno vorrà fare diversamente, sia maledetto da Dio onnipotente, dalla beata sempre Vergine Maria, dai santi angeli e apostoli e da tutti i santi, e sia condannato insieme con Giuda, Pilato, Anna, Caifa, Datian, Abiron, Erode e tutti coloro che al Signore Iddio dissero: «Sta lontano da me». Così sia, così sia. Ordiniamo inoltre a chi possiede questa casa di onorare secondo le proprie possibilità i giorni dedicati alla Santa Vergine Maria e a San Giovanni Evangelista».
La maledizione, comunque, non è servita a proteggere l'ospedale. Nel 1575 è stato restaurato dall’Arte dei calzolai, ma in seguito è scomparso. Rimane la lapide che forse non è collocata proprio nel suo luogo d’origine
44 Firenze Museo di San Marco
Cristo pellegrino accolto da due frati domenicani
Giovanni da Fiesole, al secolo Guido di Pietro detto il Beato Angelico o Fra' Angelico ( 1395 – 1455 ) Un frate domenicano pittore famose per le sue opere a sfondo religioso dove la figura umana si inserisce in una costruzione prospettica e nel grande contesto rinascimentale.
A Firenze nel Convento di San Marco un affresco del Beato Angelico rappresenta Cristo pellegrino accolto da due domenicani .
E’ una lunetta che indicava la porta del refettorio con due frati domenicani che accolgono un Cristo rappresentato nelle vesti tipiche del pellegrino, con il cappello sulla schiena, una veste di pelle animale e un lungo bordone. La scena è una citazione dell’incontro di Emmaus.
L’opera è del 1442 su commissione di Cosimo de’ Medici
Giovanni da Fiesole, al secolo Guido di Pietro detto il Beato Angelico o Fra' Angelico ( 1395 – 1455 ) Un frate domenicano pittore famose per le sue opere a sfondo religioso dove la figura umana si inserisce in una costruzione prospettica e nel grande contesto rinascimentale.
A Firenze nel Convento di San Marco un affresco del Beato Angelico rappresenta Cristo pellegrino accolto da due domenicani .
E’ una lunetta che indicava la porta del refettorio con due frati domenicani che accolgono un Cristo rappresentato nelle vesti tipiche del pellegrino, con il cappello sulla schiena, una veste di pelle animale e un lungo bordone. La scena è una citazione dell’incontro di Emmaus.
L’opera è del 1442 su commissione di Cosimo de’ Medici
45 Burgkmair Hans
BURGKMAIR HANS
Pellegrini intorno alla basilica di Santa Croce in Gerusalemme Roma
Augusta Staatsgalerie Bayerische Staatsemaldesammlungen
1473 - 1531 Pittore, incisore e xilografo tedesco. Figlio di un pittore, ha iniziato la sua formazione nella città di Colmar. Nelle sue opere si può cogliere l’espressione che anima anche Albrecht Dürer (1471 - 1528) che forse fu suo maestro o compagno. Viene definito il primo artista tedesco aperto alle concezioni artistiche del Rinascimento italiano. Come xilografo si è distinto per la sua tecnica del contrasto di chiaroscuro. I suoi viaggi in Italia contribuirono alla nascita della sua fama. Le sue opere più famose sono la serie di xilografie di grandi dimensioni, I Trionfi di Massimiliano, che raffigurano il Sacro Romano Imperatore Massimiliano I (1459 - 1519). Fu anche un eccellente pittore a fresco ed a tempera, consolidando anche lo stile della vecchia scuola tedesca.I suoi dipinti sono alloggiati a Vienna e Monaco di Baviera, Uno dei suoi ritratti si trova alla Galleria degli Uffizi.
Pellegrini intorno alla basilica di Santa Croce in Gerusalemme Roma
Augusta Staatsgalerie Bayerische Staatsemaldesammlungen
1473 - 1531 Pittore, incisore e xilografo tedesco. Figlio di un pittore, ha iniziato la sua formazione nella città di Colmar. Nelle sue opere si può cogliere l’espressione che anima anche Albrecht Dürer (1471 - 1528) che forse fu suo maestro o compagno. Viene definito il primo artista tedesco aperto alle concezioni artistiche del Rinascimento italiano. Come xilografo si è distinto per la sua tecnica del contrasto di chiaroscuro. I suoi viaggi in Italia contribuirono alla nascita della sua fama. Le sue opere più famose sono la serie di xilografie di grandi dimensioni, I Trionfi di Massimiliano, che raffigurano il Sacro Romano Imperatore Massimiliano I (1459 - 1519). Fu anche un eccellente pittore a fresco ed a tempera, consolidando anche lo stile della vecchia scuola tedesca.I suoi dipinti sono alloggiati a Vienna e Monaco di Baviera, Uno dei suoi ritratti si trova alla Galleria degli Uffizi.
46 Oratorio Bini
ORATORIO di SAN SEBASTIANO DEI BINI
A Firenze al numero 8-10 di via Romana, di fronte all’ingresso della “Specola” sorse nel tardo Duecento un edificio con l’annesso spedale per accogliere i pellegrini di passaggio. E’ forse l’unico dei nove ricoveri per pellegrini ancora esistenti fondato nel 1296 da Giovanni Amidei. Ebbe vari commendatori della famiglia Bini, fra i quali spicca Bernardo di Piero che lo ampliò ed lo arricchì.
La facciata e l’interno sono del 1490; il coro del 1525.
Nel 1567 accolse la Congregazione delle fanciulle abbandonate e nel 1594 ospitò la Congregazione della Dottrina Cristiana, organizzata dal Beato Ippolito Galantini.
La Congregazione si spostò poi in via Palazzuolo col nome di Congregazione dei Vanchetoni.
Nel 1632 divenne la prima sede dell’Ordine di San Filippo Neri, mentre nel 1774 fu trasformata in ospizio.
A Firenze al numero 8-10 di via Romana, di fronte all’ingresso della “Specola” sorse nel tardo Duecento un edificio con l’annesso spedale per accogliere i pellegrini di passaggio. E’ forse l’unico dei nove ricoveri per pellegrini ancora esistenti fondato nel 1296 da Giovanni Amidei. Ebbe vari commendatori della famiglia Bini, fra i quali spicca Bernardo di Piero che lo ampliò ed lo arricchì.
La facciata e l’interno sono del 1490; il coro del 1525.
Nel 1567 accolse la Congregazione delle fanciulle abbandonate e nel 1594 ospitò la Congregazione della Dottrina Cristiana, organizzata dal Beato Ippolito Galantini.
La Congregazione si spostò poi in via Palazzuolo col nome di Congregazione dei Vanchetoni.
Nel 1632 divenne la prima sede dell’Ordine di San Filippo Neri, mentre nel 1774 fu trasformata in ospizio.
47 Affreschi di casa Toloni
Affreschi di casa Toloni
Oggi sono conservate presso il Museo Valtellinese di Storia ed Arte di Sondrio.
Gli affreschi della Casa Toloni (ex Conforto Andrioni) Si tratta di due affreschi, trovati nel 1963, sovrapposti su una parete del primo piano di casa Toloni ( ex casa Conforto Andrioni), presso il Portek di Lavigè, in località Spina.
Poiché entrambi raffigurano le “Opere di misericordia corporale”si pensa che la costruzione, di tipo civile, fosse adibita a lazzaretto.
Le opere sono state acquistate dal Comune di Sondrio: l’affresco più recente è stato strappato e restaurato dal prof. Giuseppe Arrigoni nel 1964, mentre il più antico è stato restaurato nel 1968.
Ambedue gli affreschi raffigurano i medesimi temi: le sette opere di misericordia corporale, soggetto che viene spesso associato, in epoca medioevale, alla rappresentazione del Giudizio Universale ed è raro come tema isolato. Probabilmente questi affreschi fungevano da “Biblia Pauperum”, ovvero una bibbia per analfabeti raccontata per immagini.
Oggi sono conservate presso il Museo Valtellinese di Storia ed Arte di Sondrio.
Gli affreschi della Casa Toloni (ex Conforto Andrioni) Si tratta di due affreschi, trovati nel 1963, sovrapposti su una parete del primo piano di casa Toloni ( ex casa Conforto Andrioni), presso il Portek di Lavigè, in località Spina.
Poiché entrambi raffigurano le “Opere di misericordia corporale”si pensa che la costruzione, di tipo civile, fosse adibita a lazzaretto.
Le opere sono state acquistate dal Comune di Sondrio: l’affresco più recente è stato strappato e restaurato dal prof. Giuseppe Arrigoni nel 1964, mentre il più antico è stato restaurato nel 1968.
Ambedue gli affreschi raffigurano i medesimi temi: le sette opere di misericordia corporale, soggetto che viene spesso associato, in epoca medioevale, alla rappresentazione del Giudizio Universale ed è raro come tema isolato. Probabilmente questi affreschi fungevano da “Biblia Pauperum”, ovvero una bibbia per analfabeti raccontata per immagini.
48 Perov Vanderer
Vasili Grigorevic PEROV
Wanderer. Oil on canvas, 48x40 cm. The Art Museum, Lugansk, Ukraine.
(1834 – 1882) pittore russo, uno dei fondatori del gruppo dei Peredvizniki, un gruppo di pittori realisti. Ebbe molti riconoscimenti e fu premiato con la medaglia d'argento per il suo schizzo di una testa di bambino presentato all'accademia imperiale delle arti. Gli fu concesso di andare in Europa e nel viaggio dipinse delle scene della vita di strada europea come ad esempio il Venditore di statuette, il Savoiardo, l'Affilatore di organi a Parigi, I musicisti e i passanti, il Raccoglitore di stracci parigino.
Tornato a Mosca creò gli altri capolavori: La coda alla fontana, Un pasto nel monastero, L'ultimo viaggio, Troika, il Lunedì di quaresima, Una governante arriva alla casa del mercante, l'Insegnante di disegno, Sulla ferrovia, L'ultima taverna alle porte della città, L'acchiappauccelli, Il pescatore, I cacciatori a riposo.
Nel 1866 ricevette il titolo di accademico e nel 1871 di professore alla scuola di arte, scultura ed architettura di Mosca. Fu più o meno in questo periodo che si unì ai Peredvižniki. Perov morì il 10 giugno 1882 nel villaggio di Kuzminki.
Wanderer. Oil on canvas, 48x40 cm. The Art Museum, Lugansk, Ukraine.
Wanderer. Oil on canvas, 48x40 cm. The Art Museum, Lugansk, Ukraine.
(1834 – 1882) pittore russo, uno dei fondatori del gruppo dei Peredvizniki, un gruppo di pittori realisti. Ebbe molti riconoscimenti e fu premiato con la medaglia d'argento per il suo schizzo di una testa di bambino presentato all'accademia imperiale delle arti. Gli fu concesso di andare in Europa e nel viaggio dipinse delle scene della vita di strada europea come ad esempio il Venditore di statuette, il Savoiardo, l'Affilatore di organi a Parigi, I musicisti e i passanti, il Raccoglitore di stracci parigino.
Tornato a Mosca creò gli altri capolavori: La coda alla fontana, Un pasto nel monastero, L'ultimo viaggio, Troika, il Lunedì di quaresima, Una governante arriva alla casa del mercante, l'Insegnante di disegno, Sulla ferrovia, L'ultima taverna alle porte della città, L'acchiappauccelli, Il pescatore, I cacciatori a riposo.
Nel 1866 ricevette il titolo di accademico e nel 1871 di professore alla scuola di arte, scultura ed architettura di Mosca. Fu più o meno in questo periodo che si unì ai Peredvižniki. Perov morì il 10 giugno 1882 nel villaggio di Kuzminki.
Wanderer. Oil on canvas, 48x40 cm. The Art Museum, Lugansk, Ukraine.
49 Rainer Maria Rilke
Il poeta Rainer Maria Rilke ( Praga 1875 ) si dedicò alla ricerca poetica religiosa dopo il suo viaggio in Russia nel quale nel 1899 ebbe modo anche di conoscere Tolstoj. Nel 1890 pubblica il Libro d’ore nelle tre parti :Il libro della vita monastica, Il libro del pellegrinaggio, Il libro della povertà e della morte. Questo libro nella prima metà del Novecento ebbevastissima fortuna e fu la base della fama di Rilke presso i suoi contemporanei. Il testo contiene la ricerca di una religiosità volta all’incontro tra l'occidente e l'oriente cristiani, e del loro rapporto con la nuova civiltà industriale. E’ un giovane monaco russo pittore di icone il protagonista della vicenda che dalla vita monastica lo porta al pellegrinaggio nella vastità della Russia e poi alla contemplazione della povertà e della morte.
Il libro d'ore - Dal libro pellegrinaggio
Tu, Dio:vorrei essere,io, tanti pellegrini,
e così venire a te, il lunga processione,
ed essere di te una parte:
tu, giardino i cui viali sono vivi.
-----------------
S'apriranno ospitali, se vi batta,
tutte le case al pellegrino stanco:
e spirerà dalle fatiche umane
un senso indefinibile di rito.
Il libro d'ore - Dal libro pellegrinaggio
Tu, Dio:vorrei essere,io, tanti pellegrini,
e così venire a te, il lunga processione,
ed essere di te una parte:
tu, giardino i cui viali sono vivi.
-----------------
S'apriranno ospitali, se vi batta,
tutte le case al pellegrino stanco:
e spirerà dalle fatiche umane
un senso indefinibile di rito.
50 Cenerentola
La Cenerentola è un'opera lirica di Gioachino Rossini su libretto di Jacopo Ferretti.
Il titolo originale completo è La Cenerentola, ossia La bontà in trionfo.
Il soggetto riprende la fiaba di Charles Perrault, ma lo scrittore prese riferimenti anche due libretti d'opera: Cendrillon di Charles Guillaume Etienne per Nicolò Isouard (1810) e Agatina, o la virtù premiata di Francesco Fiorini per Stefano Pavesi (1814).
Nella favola il precettore del principe si presenta alla casa vestito da pellegrino per poter conoscere da vicino il carattere e l’animo delle tre fanciulle. Infatti alla sua richiesta di un po’ di sostegno riceve rifiuto e insulti dalle sorelle mentre Cenerentola di nascosto riesce e rifocillarlo un po’…….
Il titolo originale completo è La Cenerentola, ossia La bontà in trionfo.
Il soggetto riprende la fiaba di Charles Perrault, ma lo scrittore prese riferimenti anche due libretti d'opera: Cendrillon di Charles Guillaume Etienne per Nicolò Isouard (1810) e Agatina, o la virtù premiata di Francesco Fiorini per Stefano Pavesi (1814).
Nella favola il precettore del principe si presenta alla casa vestito da pellegrino per poter conoscere da vicino il carattere e l’animo delle tre fanciulle. Infatti alla sua richiesta di un po’ di sostegno riceve rifiuto e insulti dalle sorelle mentre Cenerentola di nascosto riesce e rifocillarlo un po’…….
51 Andrea di Bonaiuto
Firenze Chiesa di santa Maria Novella
A Firenze Andrea Bonaiuti, nella sala capitolare di Santa Maria Novella presenta(1366-1367) con un ciclo di affreschi la sintesi dottrinale medioevale cristiana operata dall'ordine domenicano. Il lavoro fu commissionato da un ricco mercante Bonamico di Lapo Guidalotti.
Il Cappellone degli Spagnoli è stato per molti secoli una delle maggiori curiosità artistiche di Firenze L’affresco che porta il nome de’ La Chiesa militante e trionfante ‘mostra la società fiduciosa, prospera, addirittura felice sotto la saggia e rasserenatrice regia del pontefice e dell'imperatore, seduti l'uno accanto all'altro sullo stesso trono, in perfetta armonia.
A Firenze Andrea Bonaiuti, nella sala capitolare di Santa Maria Novella presenta(1366-1367) con un ciclo di affreschi la sintesi dottrinale medioevale cristiana operata dall'ordine domenicano. Il lavoro fu commissionato da un ricco mercante Bonamico di Lapo Guidalotti.
Il Cappellone degli Spagnoli è stato per molti secoli una delle maggiori curiosità artistiche di Firenze L’affresco che porta il nome de’ La Chiesa militante e trionfante ‘mostra la società fiduciosa, prospera, addirittura felice sotto la saggia e rasserenatrice regia del pontefice e dell'imperatore, seduti l'uno accanto all'altro sullo stesso trono, in perfetta armonia.
il pellegrino
In basso nella metà destra dell’opera, è rappresentato un pellegrino e sul suo copricapo si nota oltre al simbolo della conchiglia anche quello della Veronica che al tempo del pittore rappresentava un grande richiamo di pellegrini a Roma e venerare la famosa immagine di origine bizantina che si trovava a San Pietro
52 Beato Amato Ronconi da Saludecio
A Saludecio , a Monte Orciaro nel 1226 nacque Amato Ronconi. Sin da giovane si dedicò ad una vita secondo i principi di San Francesco e intraprese molti pellegrinaggi secondo lo spirito della carità e della esperienza della povertà. La sua vita fu fra il lavoro dei campi e le prove del cammino. Andò a Santiago molte volte dedicandosi anche al sostegno di pellegrini lungo il percorso. La sua casa, situata lungo la strada che da Rimini porta a Roma, fu ospizio per i pellegrini e il suo spirito di accoglienza fu, secondo la leggenda, affiancato anche da miracoli con i quali riuscì a sfamare gli ospiti in momenti di difficoltà. Alla sua morte nel 1292 lasciò la sua casa all’abitazione dei monaci dell’ordine di San Benedetto. Il corpo fu sepolto a Monte Orciaro nella cappella dell’ospizio. Fin dalla sua morte il popolo cominciò a chiamarlo Beato. In un documento datato 26 maggio 1304 il legato pontificio cardinale Francesco di S. Eusebio confermava la donazione fatta col testamento scrivendo al monaco Salvo “priore dell’ospedale del beato Amato” e concedeva un’indulgenza a chi visitasse il sepolcro del beato.
Fu ufficialmente dichiarato Beato da Pio VI il 17 marzo del 1776 a conclusione di un regolare processo di canonizzazione promosso dal comune di Saludecio nel 1774.
Fu ufficialmente dichiarato Beato da Pio VI il 17 marzo del 1776 a conclusione di un regolare processo di canonizzazione promosso dal comune di Saludecio nel 1774.
53 Il Viandante nel Sigfrido
Il Viandante proveniente dal bosco si dirige verso la porta della caverna. Indossa un lungo mantello azzurro e cupo , usa una lancia come bastone . Sulla testa ha un grande cappello a tesa larga e profonda che nasconde il viso.
E’ l’inizio della seconda scena del primo atto del Sigfrido, l’opera di Richard Wagner , che fa parte della grande Tetralogia. E così il viandante si esprime :
Salve, sapiente fabbro!
All’ospite stanco del cammino
Benigni concedi
Il focolare della casa
Illustrazione di Arthur Rackham
E’ l’inizio della seconda scena del primo atto del Sigfrido, l’opera di Richard Wagner , che fa parte della grande Tetralogia. E così il viandante si esprime :
Salve, sapiente fabbro!
All’ospite stanco del cammino
Benigni concedi
Il focolare della casa
Illustrazione di Arthur Rackham
54 San Eldrado
San Eldrado
Nella celebre Abbazia di Novalesa, che si trova allo sbocco della Valle di Susa nel Moncenisio, fondata nell’VIII secolo e sviluppatasi nel tempo anche in un importante centro culturale, nell’anno 810 arrivò dalla Francia un giovane di nome Eldrado.
Oltre all’esempio di una vita di santità lascerà traccia e fama di sé come costruttore di nuove chiese e per una revisione del Salterio. Ma una eccezionale testimonianza della sua vita è l’esistenza all’interno dell’abbazia di una chiesetta dedicata a lui dal priore Giacomo delle Scale fatta costruire nel 1229. Nella chiesetta un ciclo pittorico racconta la vita del santo. Fra le varie rappresentazioni una riguarda l’episodio in cui Eldrado riceve da un sacerdote i simboli del pellegrino.
Non si conosce il nome del pittore di questa preziosa opera di evidente derivazione bizantina ma è comunque considerata fra opere d’arte più significative del Piemonte.
San Eldrado morì a Novalesa verso l’840
Nella celebre Abbazia di Novalesa, che si trova allo sbocco della Valle di Susa nel Moncenisio, fondata nell’VIII secolo e sviluppatasi nel tempo anche in un importante centro culturale, nell’anno 810 arrivò dalla Francia un giovane di nome Eldrado.
Oltre all’esempio di una vita di santità lascerà traccia e fama di sé come costruttore di nuove chiese e per una revisione del Salterio. Ma una eccezionale testimonianza della sua vita è l’esistenza all’interno dell’abbazia di una chiesetta dedicata a lui dal priore Giacomo delle Scale fatta costruire nel 1229. Nella chiesetta un ciclo pittorico racconta la vita del santo. Fra le varie rappresentazioni una riguarda l’episodio in cui Eldrado riceve da un sacerdote i simboli del pellegrino.
Non si conosce il nome del pittore di questa preziosa opera di evidente derivazione bizantina ma è comunque considerata fra opere d’arte più significative del Piemonte.
San Eldrado morì a Novalesa verso l’840
55 cerchiamo questo paese
56 Monte Pellegrino
Il Monte Pellegrino era chiamato dai Greci Heirkte, riferendosi alle pareti rocciose particolarmente ripide, invece gli Arabi gli diedero ilo nome Gebel grin, che significa Monte vicino. E’ alto circa 606 metri s.l.m. è una montagna che chiude a nord il Golfo di Palermo e alle sue pendici si estende il Parco della Favorita, riserva naturale dal 1991.
E’ legato alla storia di Santa Rosalia, la patrona della città di Palermo che vi si ritirò per cercare una vita dedicata alla preghiera. La sua grotta si trovava vicino ad una antica chiesa bizantina. S. Rosalia visse tra il 1130 ed il 1170 ma il suo culto diventò importante nel 1600 quando sul luogo si verificarono dei miracoli.
Goethe "Viaggio in Italia" raccontò la sua visita al santuario di S.Rosalia su Monte Pellegrino nel giorno di venerdì santo.
Il vero e proprio luogo sacro si accorda con l'umiltà della Santa, che qui cercò rifugio, molto più delle feste sontuose celebrate in onore della sua rinunzia al mondo. Quando si è sulla montagna si trova un angolo di roccia e ci si vede di fronte una parete, una rupe scoscesa contro la quale la chiesa e il convento sono come incrostati. L'esterno della chiesa non ha nulla di invitante, ma nell'entrare si resta sorpresi. Si vede un vestibolo, vasi con acqua benedetta e qualche confessionale. La navata è un cortile scoperto chiuso da un lato da una rupe selvaggia, al centro sta una fontana in pietra. La grotta stessa è trasformata in coro senza perdere il suo carattere selvaggio. Vi si accede salendo alcuni scalini. Tutto è illuminato dalla luce del cortile. In fondo, nell'oscurità della grotta, c'è l'altare maggiore. Dato che le rocce gocciolavano sempre d'acqua, bisognava mantenere il luogo il più asciutto possibile. Ci si è riuscito per mezzo di condotti e grondaie di piombo, legati tra loro. L'acqua è diretta verso un serbatoio limpido ove l'attingono i fedeli per adoperarla contro ogni sorta di mali. limpido
E’ legato alla storia di Santa Rosalia, la patrona della città di Palermo che vi si ritirò per cercare una vita dedicata alla preghiera. La sua grotta si trovava vicino ad una antica chiesa bizantina. S. Rosalia visse tra il 1130 ed il 1170 ma il suo culto diventò importante nel 1600 quando sul luogo si verificarono dei miracoli.
Goethe "Viaggio in Italia" raccontò la sua visita al santuario di S.Rosalia su Monte Pellegrino nel giorno di venerdì santo.
Il vero e proprio luogo sacro si accorda con l'umiltà della Santa, che qui cercò rifugio, molto più delle feste sontuose celebrate in onore della sua rinunzia al mondo. Quando si è sulla montagna si trova un angolo di roccia e ci si vede di fronte una parete, una rupe scoscesa contro la quale la chiesa e il convento sono come incrostati. L'esterno della chiesa non ha nulla di invitante, ma nell'entrare si resta sorpresi. Si vede un vestibolo, vasi con acqua benedetta e qualche confessionale. La navata è un cortile scoperto chiuso da un lato da una rupe selvaggia, al centro sta una fontana in pietra. La grotta stessa è trasformata in coro senza perdere il suo carattere selvaggio. Vi si accede salendo alcuni scalini. Tutto è illuminato dalla luce del cortile. In fondo, nell'oscurità della grotta, c'è l'altare maggiore. Dato che le rocce gocciolavano sempre d'acqua, bisognava mantenere il luogo il più asciutto possibile. Ci si è riuscito per mezzo di condotti e grondaie di piombo, legati tra loro. L'acqua è diretta verso un serbatoio limpido ove l'attingono i fedeli per adoperarla contro ogni sorta di mali. limpido
57 Santa Ubaldesca da Calcinaia
Santa Ubaldesca da Calcinaia
Il vescovo di Pisa Daimberto, delegato dal papa Urbano II nel 1099 comunica da Gerusalemme la vittoria delle forze cristiane e la presa della città santa. Cento anni dopo a Pisa c’è già una chiesa con una struttura che ricorda gli edifici di culto nella Palestina. E’ la chiesa del Santo Sepolcro, costruita dall’architetto Diotisalvi. Infatti i pisani al loro rientro in patria vollero che in città ci fosse un edificio adibito a chiesa, ospedale, albergo e convento sotto la guida degli Ospitalieri di San Giovanni in Gerusalemme. Dentro questa struttura all’età di 15 anni si raccolse una giovane Ubaldesca Taccini proveniente dalla vicina Calcinaia. Era nata in una famiglia di umile condizione e fin da giovane volle dedicarsi alla preghiera ed alle opere di carità. La sua attività di dedizione verso gli altri fu praticata nella Chiesa del santo sepolcro per 55 anni. Nella chiesa si trova il pozzo al quale la santa attingeva con una secchia l’acqua per dare da bere ai pellegrini.
In suo onore dall’800 si svolge una regata sull’ Arno nella quale i rioni del paese di Calcinaia si mettono in gara.
Il vescovo di Pisa Daimberto, delegato dal papa Urbano II nel 1099 comunica da Gerusalemme la vittoria delle forze cristiane e la presa della città santa. Cento anni dopo a Pisa c’è già una chiesa con una struttura che ricorda gli edifici di culto nella Palestina. E’ la chiesa del Santo Sepolcro, costruita dall’architetto Diotisalvi. Infatti i pisani al loro rientro in patria vollero che in città ci fosse un edificio adibito a chiesa, ospedale, albergo e convento sotto la guida degli Ospitalieri di San Giovanni in Gerusalemme. Dentro questa struttura all’età di 15 anni si raccolse una giovane Ubaldesca Taccini proveniente dalla vicina Calcinaia. Era nata in una famiglia di umile condizione e fin da giovane volle dedicarsi alla preghiera ed alle opere di carità. La sua attività di dedizione verso gli altri fu praticata nella Chiesa del santo sepolcro per 55 anni. Nella chiesa si trova il pozzo al quale la santa attingeva con una secchia l’acqua per dare da bere ai pellegrini.
In suo onore dall’800 si svolge una regata sull’ Arno nella quale i rioni del paese di Calcinaia si mettono in gara.
58 Friedrich
Il pittore tedesco Caspar David Friedrich con il suo dipinto :’Il Viandante sul mare di nebbia’ che si trova ad Amburgo a Kunsthalle, ha creato il simbolo romantico per eccellenza dell’esperienza spirituale dell’uomo immerso nella natura. I suoi dipinti sono inspirati dai boschi della Pomerania sulle montagne dello Harz e sull'isola di Rügen.
C.D. Friedrich e i romantici della sua cerchia contribuirono al superamento delle convenzioni classiche della pittura di paesaggio per avvicinarsi a una sua percezione più moderna e “soggettiva”, la cui unica e immutabile regola era la fedeltà al proprio sentire.
Il viaggio verso l’interiorità aveva lo scopo di portare alla vera essenza del mondo, di condurre a una parallela ascensione verso la realtà nascosta al di là dell’apparenza. Il paesaggio, così, non era solo la trasfigurazione di un sentimento, ma la contemplazione di un’esperienza più profonda della natura, riflesso non solo dello stato d’animo ma di una condizione più nascosta e tragica dello spirito.
Il nuovo senso della natura del Romanticismo si esternò in Friedrich in un paesaggio simbolico dell’anima dell’artista, dai contenuti che trascendevano gli aspetti formali del dipinto; ossia in un vero atto contemplativo, quasi religioso, dell’immanenza dello spirito divino nella natura e del rapporto dell’uomo con l’assoluto. ( A. Modesti – La scuola di Dresda )
C.D. Friedrich e i romantici della sua cerchia contribuirono al superamento delle convenzioni classiche della pittura di paesaggio per avvicinarsi a una sua percezione più moderna e “soggettiva”, la cui unica e immutabile regola era la fedeltà al proprio sentire.
Il viaggio verso l’interiorità aveva lo scopo di portare alla vera essenza del mondo, di condurre a una parallela ascensione verso la realtà nascosta al di là dell’apparenza. Il paesaggio, così, non era solo la trasfigurazione di un sentimento, ma la contemplazione di un’esperienza più profonda della natura, riflesso non solo dello stato d’animo ma di una condizione più nascosta e tragica dello spirito.
Il nuovo senso della natura del Romanticismo si esternò in Friedrich in un paesaggio simbolico dell’anima dell’artista, dai contenuti che trascendevano gli aspetti formali del dipinto; ossia in un vero atto contemplativo, quasi religioso, dell’immanenza dello spirito divino nella natura e del rapporto dell’uomo con l’assoluto. ( A. Modesti – La scuola di Dresda )
59 Santa Bona
Nel Codice C 181 depositato presso l'Archivio Capitolare del Duomo di Pisa è raccontata la vita di Santa Bona, un personaggio vissuto all’inizio del dodicesimo secolo che nel 1962 Giovanni XXIII dichiarò protettrice dei viaggiatori e delle hostess. Bona era nata a Pisa, nel quartiere di Kinzica, nella parrocchia di San Martino di Guazzolongo nell’anno 1155 da una modesta famiglia.
La parte fondamentale della sua vita fu la dedizione totale al pellegrinaggio. Giovanissima partì per Gerusalemme affrontando un viaggio pieno di difficoltà che la fecero persino cadere nelle mani di rapitori. Liberata e riscattata nel 1175 tornò nel convento a Pisa in San Martino. Quando ebbe una visione di Gesù e san Giacomo si mise in viaggio per Santiago al seguito di altri pellegrini. Nel pellegrinaggio si caricò del compito di assistenza e di soccorso agli altri pellegrini. Questa funzione di guida si ripeterà per nove volte, oltre ad altri pellegrinaggi verso Roma e San Michele Arcangelo sul Monte Gargano. Alla sua morte, all’età di 48 anni, fu sepolta nella Chiesa di San Martino a Pisa.
La sua biografia fu scritta da un monaco di nome Paolo, morto nel 1230, quando Bona era ancora in vita.
La parte fondamentale della sua vita fu la dedizione totale al pellegrinaggio. Giovanissima partì per Gerusalemme affrontando un viaggio pieno di difficoltà che la fecero persino cadere nelle mani di rapitori. Liberata e riscattata nel 1175 tornò nel convento a Pisa in San Martino. Quando ebbe una visione di Gesù e san Giacomo si mise in viaggio per Santiago al seguito di altri pellegrini. Nel pellegrinaggio si caricò del compito di assistenza e di soccorso agli altri pellegrini. Questa funzione di guida si ripeterà per nove volte, oltre ad altri pellegrinaggi verso Roma e San Michele Arcangelo sul Monte Gargano. Alla sua morte, all’età di 48 anni, fu sepolta nella Chiesa di San Martino a Pisa.
La sua biografia fu scritta da un monaco di nome Paolo, morto nel 1230, quando Bona era ancora in vita.
60 nella psicanalisi
Il pellegrinaggio nella psicoterapia
SHELDON B. KOPP
SE INCONTRI BUDDA PER LA STRADA UCCIDILO
ed. ASTROLABIO
CAP. I
In ogni epoca, gli uomini hanno intrapreso pellegrinaggi, viaggi spirituali, ricerche personali. Spinti dal dolore, attirati dal desiderio, sorretti dalla speranza singolarmente e in gruppi sono andati alla ricerca della liberazione, dell’illuminazione, della pace, del potere, della gloria o dell’irrealizzabile.
Desiderosi di conoscenza, hanno però confuso l’apprendimento con la conoscenza stessa e spesso hanno cercato aiutanti, guaritori e guide, insegnanti spirituali dei quali poter diventare discepoli.
L’uomo di oggi, il pellegrino contemporaneo, desidera di essere discepolo dello psichiatra. Se cerca la guida di un tale guru contemporaneo, si troverà ad intraprendere il proprio pellegrinaggio spirituale moderno. Non dovremmo rimanere meravigliati. Le crisi caratterizzate da angoscia, dubbi e disperazione, sono sempre scaturite da quei periodi di inquietudine personale che si presentano nei momenti in cui un uomo è sufficientemente turbato da cogliere l’opportunità di una crescita personale. Dobbiamo sempre vedere i nostri sentimenti di disagio come l’occasione per fare una scelta che conduca alla crescita piuttosto che una scelta dettata dalla paura.
Perciò anche il desiderio di crescita del paziente costituisce la forza centrale del pellegrinaggio.
………………………………………………..
SHELDON B. KOPP
SE INCONTRI BUDDA PER LA STRADA UCCIDILO
ed. ASTROLABIO
CAP. I
In ogni epoca, gli uomini hanno intrapreso pellegrinaggi, viaggi spirituali, ricerche personali. Spinti dal dolore, attirati dal desiderio, sorretti dalla speranza singolarmente e in gruppi sono andati alla ricerca della liberazione, dell’illuminazione, della pace, del potere, della gloria o dell’irrealizzabile.
Desiderosi di conoscenza, hanno però confuso l’apprendimento con la conoscenza stessa e spesso hanno cercato aiutanti, guaritori e guide, insegnanti spirituali dei quali poter diventare discepoli.
L’uomo di oggi, il pellegrino contemporaneo, desidera di essere discepolo dello psichiatra. Se cerca la guida di un tale guru contemporaneo, si troverà ad intraprendere il proprio pellegrinaggio spirituale moderno. Non dovremmo rimanere meravigliati. Le crisi caratterizzate da angoscia, dubbi e disperazione, sono sempre scaturite da quei periodi di inquietudine personale che si presentano nei momenti in cui un uomo è sufficientemente turbato da cogliere l’opportunità di una crescita personale. Dobbiamo sempre vedere i nostri sentimenti di disagio come l’occasione per fare una scelta che conduca alla crescita piuttosto che una scelta dettata dalla paura.
Perciò anche il desiderio di crescita del paziente costituisce la forza centrale del pellegrinaggio.
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61 Siena Santa Maria della Scala
Santa Maria della Scala è un museo di Siena. Si trova di fronte alla cattedrale prendendo il nome dalla scalinata che la precede. E’ stato il primo ospedale della città le cui origini trovano spazio in una leggenda. Si narra infatti che l’ospedale di Santa Maria della Scala, sarebbe stato fondato nel IX secolo dal beato Sorore, un ciabattino, morto nel 898, che, rimasto senza famiglia, si dedicò ad ospitare i pellegrini e i viandanti in casa sua e ad accogliere gli orfani. La sua casa s’ingrandì fino a diventare un punto di accoglienza importante, un ospedale a cui il popolo faceva affidamento. La leggenda continua con l'arrivo del diavolo che di fronte a tanta bontà volle adoperarsi per annientarla e si fece ospitare da pellegrino per poi accusare Sorore di averlo depurato. Sorore stava per essere giustiziato ma invocando il nome di Dio in suo aiuto, fece scappare il diavolo e mostrare l'inganno. Da allora si dice che tutti i pellegrini entrando nell'ospedale dichiaravano ciò che portavano con sé, e questa prassi in uso all'ospedale di Santa Maria della Scala ha finito per produrre tanti proventi, finendo per assolvere la funzione di una banca. Altri dicono che Sorore fu un santo Francese di cui parlavano i pellegrini che venivano da quei paesi e ne raccontavano la grande santità se pur diversa da quella di aver vinto il diavolo. La gestione dell'ospedale è stata contesa a lungo fra il potere religioso e quello politico. Prima fu sotto al gestione dei frati ospedalieri ma nel 1404, dopo una lunga disputa, passò sotto la direzione del municipio che si preoccupò di nomiare i rettori e il corpo amministrativo. La sua fortuna deriva anche da una legge fiscale che esonerava i cittadini dal pagamento delle tasse sui beni che avessero alla loro morte lasciato in eredità all'ospedale. Le donazioni non furono soltanto per fini umanitari ma furono realizzate anche opere d’arte a testimoniare l’importante del luogo
Lo stemma di questo ospedale contiene una scala con sopra una croce, simbolo che si riconosce spesso all'esterno di edifici che hanno fatto parte di questa istituzione che nel tempo si è estesa nel territorio toscano. L’ attività dell’ospedale è sempre stata in crescita ed è continuata nel corso dei secoli fino a diventare l'ospedale della città gestito dalle istituzioni comunali. Non è da molto tempo che, con la costruzione di un nuovo ospedale moderno, che il luogo è stato recuperato nel suo valore di testimonianza per diventare un museo. La sala detta del pellegrinaio è ricchissima di affreschi raffiguranti la cura dei malati del 15° secolo e costituisce un prezioso documento pittorico e testimonianza della vita di un ospedale del quattrocento. Furono decorate dagli artisti senesi le volte, le pareti, perfino le copertine dei registri dell’Ospedale
Lo stemma di questo ospedale contiene una scala con sopra una croce, simbolo che si riconosce spesso all'esterno di edifici che hanno fatto parte di questa istituzione che nel tempo si è estesa nel territorio toscano. L’ attività dell’ospedale è sempre stata in crescita ed è continuata nel corso dei secoli fino a diventare l'ospedale della città gestito dalle istituzioni comunali. Non è da molto tempo che, con la costruzione di un nuovo ospedale moderno, che il luogo è stato recuperato nel suo valore di testimonianza per diventare un museo. La sala detta del pellegrinaio è ricchissima di affreschi raffiguranti la cura dei malati del 15° secolo e costituisce un prezioso documento pittorico e testimonianza della vita di un ospedale del quattrocento. Furono decorate dagli artisti senesi le volte, le pareti, perfino le copertine dei registri dell’Ospedale
62 Madonna del Frassine
Santuario della Madonna del Frassine
Sulla strada che da Suvereto conduce a Monterotondo si trova uno dei più noti santuari della maremma.
Vi si conserva una statua lignea della Madonna che la tradizione popolare dice sia stata portata in Val di Cornia dal vescovo Regolo con i santi Giusto, Felice, Cerbone, Clemente e Ottaviano nel 515 d.C.
I santi per sfuggire alle persecuzioni erano partiti dall'Africa sbarcarono a Populonia. San Regolo risalì il corso del fiume Cornia portando con se la statua e si stabilì in un bosco vicino all'attuale Frassine conducendo una vita da eremita fino al 545 quando gli Ostrogoti di Re Totila lo misero a morte.
La statua della Madonna però fu salvata e i frati dell'abbazia di San Pietro in Palazzuolo a Monteverdi la conservarono fino al 1252. In quell'anno il convento fu attaccato dai Pannocchieschi e incendiato , ma un frate riuscì a fuggire e a nascondere la statua in un bosco.
Circa un secolo dopo un contadino di nome Folco, notò uno strano comportamento che aveva uno dei suoi animali di fronte ad un frassino. Fra i rami di quell’albero trovò la statua della Madonna. La notizia si diffuse e fu un richiamo di molti pellegrini. Sul posto fu costruita una cappella dalla quale e poi sorto il santuario che ancora oggi è meta di pellegrinaggi..
Sulla strada che da Suvereto conduce a Monterotondo si trova uno dei più noti santuari della maremma.
Vi si conserva una statua lignea della Madonna che la tradizione popolare dice sia stata portata in Val di Cornia dal vescovo Regolo con i santi Giusto, Felice, Cerbone, Clemente e Ottaviano nel 515 d.C.
I santi per sfuggire alle persecuzioni erano partiti dall'Africa sbarcarono a Populonia. San Regolo risalì il corso del fiume Cornia portando con se la statua e si stabilì in un bosco vicino all'attuale Frassine conducendo una vita da eremita fino al 545 quando gli Ostrogoti di Re Totila lo misero a morte.
La statua della Madonna però fu salvata e i frati dell'abbazia di San Pietro in Palazzuolo a Monteverdi la conservarono fino al 1252. In quell'anno il convento fu attaccato dai Pannocchieschi e incendiato , ma un frate riuscì a fuggire e a nascondere la statua in un bosco.
Circa un secolo dopo un contadino di nome Folco, notò uno strano comportamento che aveva uno dei suoi animali di fronte ad un frassino. Fra i rami di quell’albero trovò la statua della Madonna. La notizia si diffuse e fu un richiamo di molti pellegrini. Sul posto fu costruita una cappella dalla quale e poi sorto il santuario che ancora oggi è meta di pellegrinaggi..
63 Mark Twain
Innocenti all’estero
E’ il secondo libro di questo autore che è conosciuto con uno pseudonimo , mentre il suo vero nome era Samuel Langhorne Clemens.
Lo spunto è dato da un viaggio di pellegrini che, per raggiungere la Terra Santa, girano mezza Europa e visitano le isole dell’Atlantico . Si tratta di tre settimane di viaggio al quale stesso scrittore partecipa come inviato di alcuni giornali americani.
In tanti giorni di viaggio il Twain mette in evidenza, annota e critica il carattere di ogni pellegrino.
A differenza di tanti scrittori americani che viaggiarono verso l’Europa con grande rispetto della sua cultura e della sua storia in questo libro si trova un atteggiamento scanzonato e irrispettoso riferito ai luoghi visitati. Quelli che lui chiama pellegrini saranno in realtà dei turisti trasportati . Lo scrittore li definisce innocenti che in realtà può voler meglio significare come ‘ immuni’ cioè non raggiungibili da alcuna commozione di fronte all’esperienza sia di fede che di conoscenza .
Si può cogliere in quest'opera di Twain una forte vena anti-cattolica che vede la Chiesa di Roma come un'antica minaccia allo stato libero e democratico come un'istituzione incomprensibile per la sua pesante gerarchia e sempre pericolosamente pronta alle ingerenze politiche. Al tempo stesso si può cogliere che M. Twain prende in giro contemporaneamente sia gli Italiani, quanto gli Americani.
64 San Bernardo Pellegrino
Il santo patrono di Rocca d’ Arce è San Bernardo Pellegrino del quale viene celebrata ogni anno la ricorrenza della traslazione del suo corpo presso la Quercia a lui dedicata, in località Montenero.
Santopadre, un paese sempre della Ciociaria , ha preso questo nome da San Folco Pellegrino e confessore.
Questi due pellegrini assieme ad altri due compagni, Gerardo e Arduino, sono vissuti nel dodicesimo secolo e provenivano dall’Inghilterra. Hanno lasciato testimonianza della loro fede con il pellegrinaggio in tutti i luoghi santi della religione cristiana. In Provenza la Grotta di Santa Maria Maddalena, poi Santiago di Compostela, Roma , la terra santa, e San Michele Arcangelo nel Gargano. Non sono pervenute notizie più particolareggiate di tutto questo cammino, soltanto che al ritorno dal Gargano si fermarono in Ciociaria e li rimasero fino alla morte.
Una parziale ricostruzione della loro storia è stata fatta nel XVII secolo ma rimane una non chiara corrispondenza per quanto riguarda sant’Arduino che viene da altre fonti presentato come vissuto nel VII secolo.
Il loro culto venne approvato da Gregorio XIII.
Santopadre, un paese sempre della Ciociaria , ha preso questo nome da San Folco Pellegrino e confessore.
Questi due pellegrini assieme ad altri due compagni, Gerardo e Arduino, sono vissuti nel dodicesimo secolo e provenivano dall’Inghilterra. Hanno lasciato testimonianza della loro fede con il pellegrinaggio in tutti i luoghi santi della religione cristiana. In Provenza la Grotta di Santa Maria Maddalena, poi Santiago di Compostela, Roma , la terra santa, e San Michele Arcangelo nel Gargano. Non sono pervenute notizie più particolareggiate di tutto questo cammino, soltanto che al ritorno dal Gargano si fermarono in Ciociaria e li rimasero fino alla morte.
Una parziale ricostruzione della loro storia è stata fatta nel XVII secolo ma rimane una non chiara corrispondenza per quanto riguarda sant’Arduino che viene da altre fonti presentato come vissuto nel VII secolo.
Il loro culto venne approvato da Gregorio XIII.
65 Pilgrim di Enya
Enya è un’artista irlandese che compone suona e canta musiche molte belle.
Cresciuta in una famiglia di musicisti, al termine dei suoi studi nel 1979 comincia a lavorare con loro. Partecipa alla realizzazione degli album Crann Ull e Fuaim suonando le tastiere e cantando nei cori, nel 1982 lascia il gruppo insieme al produttore e manager Nicky Ryan per intraprendere la sua carriera da solista.
Bellissimo il suo : PILGRIM
66 Odorico
Odorico Mattiuzzi
Beatificato nel 1755 come Odorico da Pordenone era un frate francescano del tredicesimo secolo.
Nacque a Villanova di Pordenone nel 1265 e morì a Udine nel 1331 costretto per una malattia ad interrompere il viaggio verso Avignone dove a quel tempo risiedeva papa Giovanni XXII.
La sua vita è stata segnata da una grande missione verso l’oriente che lo fece arrivare fino in Cina dove trovò già presente la religione dei mussulmani. Nel viaggio di ritorno incontrò in Tibet il mondo del buddismo visitando i grandi monasteri a Lhasa.
Le sue esperienze di viaggio furono dettate a Guglielmo di Solagna che le trascrisse nel testo ‘Odorichus de rebus incognitis’ che vedrà la sua prima stampa a Pesaro nel 1513 a cura dell’umanista Virunio Pontico .
Ad Udine nella Chiesa del Carmine, ad opera dello scultore Filippo da Venezia si trova un importante monumento funebre che oltre a onorare il Beato Odorico rappresenta un prezioso esempio di scultura veneziana sotto una influenza pisana.
Nella stessa città, nella Chiesa di San Francesco, resti di affreschi rappresentano il lavoro del missionario a Thane ( Bombey ).
Beatificato nel 1755 come Odorico da Pordenone era un frate francescano del tredicesimo secolo.
Nacque a Villanova di Pordenone nel 1265 e morì a Udine nel 1331 costretto per una malattia ad interrompere il viaggio verso Avignone dove a quel tempo risiedeva papa Giovanni XXII.
La sua vita è stata segnata da una grande missione verso l’oriente che lo fece arrivare fino in Cina dove trovò già presente la religione dei mussulmani. Nel viaggio di ritorno incontrò in Tibet il mondo del buddismo visitando i grandi monasteri a Lhasa.
Le sue esperienze di viaggio furono dettate a Guglielmo di Solagna che le trascrisse nel testo ‘Odorichus de rebus incognitis’ che vedrà la sua prima stampa a Pesaro nel 1513 a cura dell’umanista Virunio Pontico .
Ad Udine nella Chiesa del Carmine, ad opera dello scultore Filippo da Venezia si trova un importante monumento funebre che oltre a onorare il Beato Odorico rappresenta un prezioso esempio di scultura veneziana sotto una influenza pisana.
Nella stessa città, nella Chiesa di San Francesco, resti di affreschi rappresentano il lavoro del missionario a Thane ( Bombey ).
67 Takemitsu
武 満 徹 Toru Takemitsu
Paths sentieri cammini
Musicista giapponese, premiato con in Golden Gould Prize, famoso per composizione di musica da film, caratterizza spesso le sue composizioni con titoli evocativi che conducono l’ascoltatore a cogliere degli aspetti descrittivi.
Nel suo brano Paths, per sola tromba, potrebbe essere un ascolto adatto per chi è solito affrontare un cammino con passo troppo veloce. Il silenzio ed il libero flusso musicale segnano un passo che riporta tutta la magia di un cammino
Paths sentieri cammini
Musicista giapponese, premiato con in Golden Gould Prize, famoso per composizione di musica da film, caratterizza spesso le sue composizioni con titoli evocativi che conducono l’ascoltatore a cogliere degli aspetti descrittivi.
Nel suo brano Paths, per sola tromba, potrebbe essere un ascolto adatto per chi è solito affrontare un cammino con passo troppo veloce. Il silenzio ed il libero flusso musicale segnano un passo che riporta tutta la magia di un cammino
68 I pellegrini a Taxila
A Taxila, in Pakistan un ospedale specializzato offre tutte le cure necessarie per gli occhi.
Secondo la tradizione buddista già dal VI secolo a.C. in India esistevano due scuole mediche: quella di Texila, antica capitale del Penjab e quella di Kashi, l’odierna benares sul Gange.
Il grande divulgatore della medicina fu un sovrano della dinastia Maryan, Asoka il Grande che si convertì al buddismo dopo la vittoria della guerra Kalinga alla vista delle molte sofferenze e dei molti morti. Costruì monasteri templi e ospedali, fece coltivare erbe medicinale e divulgò il buddismo.
A lui si deve la costruzione dello stupa di Kunala.
La leggenda racconta che Kunala, figlio del re, non accettò le profferte d’amore della matrigna la quale cambiò il suo amore in odio e con uno strattagemma lo fece accecare.
Il ragazzo cieco e riuscì a tornare al palazzo e a smascherare la matrigna che fu giustiziata. In una delle diverse versioni della leggenda Kunala riacquistò la vista grazie all’aiuto di Buddha.
Lo stupa di Kunala si raggiunge con una scalinata di roccia e i pellegrini vi salgono e girano intorno all’edificio seguendo il cammino del sole per chiedere la protezione della vista, come si racconta anche nel ’Viaggio in Occidente’ di Xaunzang del VI secolo.
Taxila divenne col tempo un grande centro di insegnamento buddhista e un ospedale per la cura delle malattie degli occhi. Ancora oggi il miglior centro medico indiano specializzato per le malattie oftalmiche, il Mission Ospital si trova a Taxila, dove insegnò Atreya, colui che è considerato il padre della medicina.
Secondo la tradizione buddista già dal VI secolo a.C. in India esistevano due scuole mediche: quella di Texila, antica capitale del Penjab e quella di Kashi, l’odierna benares sul Gange.
Il grande divulgatore della medicina fu un sovrano della dinastia Maryan, Asoka il Grande che si convertì al buddismo dopo la vittoria della guerra Kalinga alla vista delle molte sofferenze e dei molti morti. Costruì monasteri templi e ospedali, fece coltivare erbe medicinale e divulgò il buddismo.
A lui si deve la costruzione dello stupa di Kunala.
La leggenda racconta che Kunala, figlio del re, non accettò le profferte d’amore della matrigna la quale cambiò il suo amore in odio e con uno strattagemma lo fece accecare.
Il ragazzo cieco e riuscì a tornare al palazzo e a smascherare la matrigna che fu giustiziata. In una delle diverse versioni della leggenda Kunala riacquistò la vista grazie all’aiuto di Buddha.
Lo stupa di Kunala si raggiunge con una scalinata di roccia e i pellegrini vi salgono e girano intorno all’edificio seguendo il cammino del sole per chiedere la protezione della vista, come si racconta anche nel ’Viaggio in Occidente’ di Xaunzang del VI secolo.
Taxila divenne col tempo un grande centro di insegnamento buddhista e un ospedale per la cura delle malattie degli occhi. Ancora oggi il miglior centro medico indiano specializzato per le malattie oftalmiche, il Mission Ospital si trova a Taxila, dove insegnò Atreya, colui che è considerato il padre della medicina.
69 La pellegrina della Casa del Vento
"C'è una casa contadina all'inizio della collina che in salita porta a Volterra ed è chiamata la "Casa del Vento".
La leggenda racconta che in quella zona c’era un piccolo palazzo dove vivevano una coppia di sposi con un'unica figlia. Quando la bambina crebbe la madre la indirizzò a farsi suora. Ma alla ragazza aveva un’altra indole e un giorno quando dalla finestra sentì cantare gli usignoli, disse alla madre che sperava di avere una famiglia di uccellini le cantavano attorno in un allegro nido. La madre si arrabbiò e vedendo che la figlia mostrava determinazione le mise accanto una vecchia signora di buona famiglia che avrebbe dovuto portarla ad ubbidire ai suoi desideri. Una notte la fanciulla si accorse che la vecchia signora si recava sul balcone e che inginocchiata parlava alla luna. Quando le chiese spiegazione ebbe questa risposta: Da giovane i preti mi istruirono, come è successo a te, ad adorare un dio invisibile. Ma una vecchia in cui riponevo molta confidenza, mi disse: Perchè adorare una deità che non posso vedere, quando c'è la Luna visibile in tutto il suo splendore? Adorala! Invoca Diana, la dea della Luna, e lei esaudirà le tue preghiere.
Alla ragazza piacque l’idea e pregò con tutto il cuore la luna per avere un innamorato. Presto un cavaliere devoto e coraggioso venne a corteggiarla e andò a presentarsi alla madre. La madre infuriata racchiuse la figlia in una torre , ma la ragazza con continue preghiere alla luna ebbe la sorpresa di trovare la porta della prigione aperta. Indossato un abito da pellegrina, viaggiò in lungo e in largo, pregando ed insegnando la religione dei tempi antichi, la religione di Diana, regina delle fate e della Luna, la dea dei poveri e degli oppressi. La fama della sua saggezza e della sua bellezza si sparse per tutta la regione. La gente l'adorava chiamandola la Bella Pellegrina. Quando la madre lo venne a sapere si rivolse ai preti perche la mettessero alla tortura e poi a morte, come facevano a tutti coloro che non erano d'accordo con loro o che avevano abbandonato la loro religione. Ma la gente non era d'accordo, perchè tutti adoravano la sua bellezza e la sua bontà e c'erano poche persone che non avevano goduto della sua carità. Con l'aiuto del suo innamorato ottenne, come ultimo desiderio, che la notte prima di essere torturata e uccisa potesse andare a pregare, scortata da una guardia, nel giardino del palazzo. Le fu concesso, e sulla soglia della casa pregò Diana alla luce della luna piena, di essere risparmiata. Per risposta alla sua preghiera scoppiò una terribile tempesta e un vento opprimente, che si trasformò in un uragano quale nessuno aveva mai visto prima, che demolì e spazzò via l'intero palazzo con tutti coloro che vi erano dentro. La ragazza fuggì felicemente con il suo innamorato, si sposò e la casa contadina dove si rifugiò è tuttora chiamata la Casa del Vento".
70 James Flecker
James Flecker - Il felice viaggio a Samarcanda - Londra 1913
'Siamo pellegrini, maestro, e sempre
Andremo un poco oltre; forse
oltre l’ultima montagna blu coperta di neve…
La sera è dolce cavalcare verso casa di ritorno dalle sorgenti
Quando ombre gigantesche oscurano la sabbia,
e le campane rintoccano mollemente nel silenzio
lungo la strada dorata per Samarcanda.
Non viaggiamo solo per commercio;
i nostri cuori impetuosi sono sospinti da venti caldi
sulla strada d’oro per Samarcanda.'
'Siamo pellegrini, maestro, e sempre
Andremo un poco oltre; forse
oltre l’ultima montagna blu coperta di neve…
La sera è dolce cavalcare verso casa di ritorno dalle sorgenti
Quando ombre gigantesche oscurano la sabbia,
e le campane rintoccano mollemente nel silenzio
lungo la strada dorata per Samarcanda.
Non viaggiamo solo per commercio;
i nostri cuori impetuosi sono sospinti da venti caldi
sulla strada d’oro per Samarcanda.'
71 San Vittore nel Lazio
Chiesa di San Nicola e gli affreschi delle sette opere di Misericordia
Il centro storico di San Vittore nasce intorno all’anno mille come molti paesi della terra di San Benedetto da Norcia che nel 529 fondò Montecassino.
Il territorio ha avuto importanti realtà storiche precedenti come è stato rilevato da numerosi ritrovamenti archeologici. Sono visibili i resti di una importante muraglia appartenenti all’antica città sannitica Aquilonia che i romani distrussero nel 293 a. C..
La chiesa di San Nicola è il monumento principale di San Vittore che si trova al di fuori delle mura perimetrali del centro fortificato, nel luogo denominato Borgo de li Greci.
L’edificio risale al XI secolo ed in origine era a navata unica, alla quale in seguito venne aggiunta una navata a destra che la divide mediante tre archi e due pilastri.
E’ stata restaurata a cura della Soprintendenza ai Beni Ambientali ed Architettonici del Lazio e rappresenta uno dei più prestigiosi esempi di arte benedettina della Diocesi di Montecassino soprattutto per gli affreschi della navata destra. Attribuiti alla scuola giottesca rappresentano ‘ Le opere di Misericordia ‘e la “Storia della vita di Santa Margherita di Antiochia”.
Queste opere sono state messe in relazione con un ciclo analogo che si trova nel Molise nella chiesa di Sant’Angelo in Grotte .
Vedi citazione n° 12
Il centro storico di San Vittore nasce intorno all’anno mille come molti paesi della terra di San Benedetto da Norcia che nel 529 fondò Montecassino.
Il territorio ha avuto importanti realtà storiche precedenti come è stato rilevato da numerosi ritrovamenti archeologici. Sono visibili i resti di una importante muraglia appartenenti all’antica città sannitica Aquilonia che i romani distrussero nel 293 a. C..
La chiesa di San Nicola è il monumento principale di San Vittore che si trova al di fuori delle mura perimetrali del centro fortificato, nel luogo denominato Borgo de li Greci.
L’edificio risale al XI secolo ed in origine era a navata unica, alla quale in seguito venne aggiunta una navata a destra che la divide mediante tre archi e due pilastri.
E’ stata restaurata a cura della Soprintendenza ai Beni Ambientali ed Architettonici del Lazio e rappresenta uno dei più prestigiosi esempi di arte benedettina della Diocesi di Montecassino soprattutto per gli affreschi della navata destra. Attribuiti alla scuola giottesca rappresentano ‘ Le opere di Misericordia ‘e la “Storia della vita di Santa Margherita di Antiochia”.
Queste opere sono state messe in relazione con un ciclo analogo che si trova nel Molise nella chiesa di Sant’Angelo in Grotte .
Vedi citazione n° 12
72 Cavalieri di Malta
I Cavalieri di Malta sono nati come Cavalieri dell'Ordine dell'Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme ed in un secondo tempo si sono chiamati anche Cavalieri di Rodi. La motivazione arriva dallo spirito di accoglienza per i pellegrini bisognosi che arrivavano a Gerusalemme dopo un lungo viaggio. L’ordine fu costituito da Fra Gerardo De Sasso, reggente dell'ospedale e della chiesa di Amalfi i già dal 1099, poi nel 1113 fu ufficialmente approvato da Papa Pasquale II. Lo spirito di tradizione benedettina dopo la prima crociata mutò in parte in azioni di partecipazione diretta in difesa dei territori conquistati affiancando anche l’azione dei Templari. L’impresa di conquista termina con la sconfitta a San Giovanni d’Acri del 1291 e i Cavalieri furono costretti a rifugiarsi a Cipro. Da Cipro passarono a Rodi e infine a Malta dove l’Ordine rimase fine a quando Napoleone, nel 1798 lo fece chiudere.
Attualmente il Sovrano Ordine di Malta continua la precedente tradizione di impegno assistenziale.
A Dolcedo, in provincia di Imperia, un ponte sul fiume Prino è testimone dell' opera dei cavalieri di Malta che lo costruirono nel 1292.
A Firenze nel 1392 Fra Riccardo Caracciolo consentì a cinque nobili donne di vestire l’abito dell’Ordine seguendo la regola agostiniana. Il gran Maestro affidò loro un ospedale per l’assistenza ai pellegrini, situato in Via Romana che operò fino al 1529, quando fu distrutto.
Attualmente il Sovrano Ordine di Malta continua la precedente tradizione di impegno assistenziale.
A Dolcedo, in provincia di Imperia, un ponte sul fiume Prino è testimone dell' opera dei cavalieri di Malta che lo costruirono nel 1292.
A Firenze nel 1392 Fra Riccardo Caracciolo consentì a cinque nobili donne di vestire l’abito dell’Ordine seguendo la regola agostiniana. Il gran Maestro affidò loro un ospedale per l’assistenza ai pellegrini, situato in Via Romana che operò fino al 1529, quando fu distrutto.
73 Templari
L’ordine dei Templari nasce dopo la prima crociata indetta nel 1096 in aiuto dei pellegrini che transitavano nelle strade della Terrasanta. Nel 1118 si costituì come un vero gruppo e nel 1129 assunse una regola monastica con l'appoggio di Bernardo di Chiaravalle. Il doppio ruolo di monaci e combattenti, che contraddistinse l'Ordine Templare negli anni della sua maturità, fu sempre fonte di perplessità in ambito cristiano.
La leggenda riporta che Hugues de Payns, Bysol de Saint Omer, Andrè de Montbard, zio di San Bernardo da Chiaravalle, Archambaud de Saint Aignan, Gondemar, Rossal, Jacques de Montignac, Philippe de Bordeaux e Nivar de Montdidier partirono dalla Francia per andare in Terra Santa con lo scopo dichiarato di difendere i pellegrini dagli attacchi dei musulmani ed un altro segreto quello di trovare antiche reliquie.
L'ordine Templare si dedicò nel corso del tempo alle attività finanziarie, gestendo i beni dei pellegrini e arrivando a costituire il più avanzato e capillare sistema bancario dell'epoca.
Di vitale importanza era stata la bolla "Omne datum optimum" del 1139, di Papa Innocenzo II, che aveva concesso all'Ordine la totale indipendenza, compreso l'esonero dal pagamento di tasse e gabelle, e il privilegio di non doveva rendere conto a nessuno del suo operato, tranne che al Papa. Cresciuto nei secoli in potere e ricchezza, l'ordine si fece nemico il re di Francia Filippo il Bello e andò incontro, attraverso un drammatico processo, alla dissoluzione definitiva tra il 1312 e il 1314. Sulla riva del torrente Staggia, dove c’era l’antico ponte Bonizzo, presso Poggibonsi il Castello della Magione costruito agli inizi del XII secolo con una chiesa ed uno spedale per i pellegrini apparteneva ai Cavalieri Templari. Quando nel 1312 l’ordine fu soppresso, passò agli Ospitalieri che lo detennero fino a l 1752.
Al momento la loro assistenza ai pellegrini sulla Via Francigena non è presente.
La leggenda riporta che Hugues de Payns, Bysol de Saint Omer, Andrè de Montbard, zio di San Bernardo da Chiaravalle, Archambaud de Saint Aignan, Gondemar, Rossal, Jacques de Montignac, Philippe de Bordeaux e Nivar de Montdidier partirono dalla Francia per andare in Terra Santa con lo scopo dichiarato di difendere i pellegrini dagli attacchi dei musulmani ed un altro segreto quello di trovare antiche reliquie.
L'ordine Templare si dedicò nel corso del tempo alle attività finanziarie, gestendo i beni dei pellegrini e arrivando a costituire il più avanzato e capillare sistema bancario dell'epoca.
Di vitale importanza era stata la bolla "Omne datum optimum" del 1139, di Papa Innocenzo II, che aveva concesso all'Ordine la totale indipendenza, compreso l'esonero dal pagamento di tasse e gabelle, e il privilegio di non doveva rendere conto a nessuno del suo operato, tranne che al Papa. Cresciuto nei secoli in potere e ricchezza, l'ordine si fece nemico il re di Francia Filippo il Bello e andò incontro, attraverso un drammatico processo, alla dissoluzione definitiva tra il 1312 e il 1314. Sulla riva del torrente Staggia, dove c’era l’antico ponte Bonizzo, presso Poggibonsi il Castello della Magione costruito agli inizi del XII secolo con una chiesa ed uno spedale per i pellegrini apparteneva ai Cavalieri Templari. Quando nel 1312 l’ordine fu soppresso, passò agli Ospitalieri che lo detennero fino a l 1752.
Al momento la loro assistenza ai pellegrini sulla Via Francigena non è presente.
74 Teutonici
L'ordine dei Cavalieri Teutonici nasce sempre in Terrasanta all’epoca della terza crociata per assistere i pellegrini che arrivavano dalla Germania. Si è diversificato dalle altre istituzioni monastiche militari di Terra Santa perché riservato soltanto a persone nobili di origine germanica, inoltre l’ordine perseguì costantemente una politica di appoggio incondizionato agli interessi degli imperatori germanici del Sacro Romano Impero. In particolar modo negli anni di Federico II di Svevia, i cavalieri dell’Ordine formarono delle vere e proprie schiere di “pretoriani” dell’imperatore, ponendosi spesso in aperto f dissidio con gli ordini templari e ospedalieri. Un altro elemento che differenzia sensibilmente l’Ordine Tedesco dagli altri sodalizi è il ruolo riservato alle donne che furono sempre attive e presenti nei ranghi dell’Ordine, specie per l’assistenza ai feriti e agli ammalati.
Nel XIII secolo la loro attività fu di sostegno al re Andrea II d’Ungheria contro gli attacchi dei nomadi, ed in seguito lottarono nelle Crociate del Nord con le tribù baltiche nella zona a nord est dei territori polacchi.
Nel 1525 il trentasettesimo Grande Maestro dell'Ordine, Alberto di Hohenzollern-Ansbach, si convertì al luteranesimo e divise in due rami l’ordine.
L'Ordine venne formalmente soppresso da Napoleone Buonaparte nel 1809 ma in seguito fu ripristinato dagli Asburgo. Venne riformato nel 1929 dalla Santa Sede che lo rese un ordine di canonici regolari per la cura delle anime e le opere di carità.
Nel XIII secolo la loro attività fu di sostegno al re Andrea II d’Ungheria contro gli attacchi dei nomadi, ed in seguito lottarono nelle Crociate del Nord con le tribù baltiche nella zona a nord est dei territori polacchi.
Nel 1525 il trentasettesimo Grande Maestro dell'Ordine, Alberto di Hohenzollern-Ansbach, si convertì al luteranesimo e divise in due rami l’ordine.
L'Ordine venne formalmente soppresso da Napoleone Buonaparte nel 1809 ma in seguito fu ripristinato dagli Asburgo. Venne riformato nel 1929 dalla Santa Sede che lo rese un ordine di canonici regolari per la cura delle anime e le opere di carità.
castello di Malbork
Il castello di Malbork, costruito dai Cavalieri Teutonici nel tredicesimo secolo, è un classico esempio di fortezza medievale. La fortezza faceva parte della "rete" teutonica, costituita da castelli, distanti 1-3 giorni di strada a cavallo, in tutta l'Europa dalla Sicilia alla Svezia. Nel 1217 papa Onorio III decise di intraprendere una serie di missioni volte a portare la cristianità ai prussiani. Per svolgere questo compito venne chiesto aiuto all'Ordine Teutonico cui vennero concessi dei territori sui quali i cavalieri si stanziarono a partire dal 1230.
Il castello è posizionato sulla riva del fiume Nogat e circondato da una fossa, dove l'acqua arrivava da una lago artificiale, creato appositamente.
E’ il più grande castello del mondo costruito in mattoni. dal dicembre 1997 fa parte dei Patrimoni dell'Umanità dell'Unesco.
Il castello è posizionato sulla riva del fiume Nogat e circondato da una fossa, dove l'acqua arrivava da una lago artificiale, creato appositamente.
E’ il più grande castello del mondo costruito in mattoni. dal dicembre 1997 fa parte dei Patrimoni dell'Umanità dell'Unesco.
75 Fa Hsien
Fa Hien monaco buddista cinese e viaggiatore. Era nativo di Wuyang, nella provincia di Shan-si.
Durante gli anni 399-414 d.C. ha viaggiato per tutta l’ India, il Khotan (Yu-di), dove ha assistito a una grande festa buddista, e il Tibet in compagnia di Hui King e altri pellegrini cinesi.
Da Khotan ha viaggiato attraverso il Kashmir, Kabul, Kandahar, e il Punjab, a Central India, che ha raggiunto nel 405, dopo sei anni di vagabondaggio. Rimase in India per circa 10 anni, in cerca di copie complete del Vinayapitaka e la compilazione di informazioni riguardanti il buddismo e la vita del suo fondatore, e poi è andato a Ceylon dove ha copiato molti testi sacri. From there he embarked for Java, and arrived at his home in China once more in 414. Da lì si era imbarcato per Java, ed è tornato a casa sua in Cina, ancora una volta nel 414. Dopo il suo ritorno ha scritto un resoconto dei suoi viaggi con una descrizione dei luoghi sacri e gli oggetti della fede buddista, che era a quel tempo la religione dominante in India. Il racconto è stato tradotto in francese da Rémusat (Parigi, 1836) e in inglese da Beal (2d ed., London, 1884), Giles (Shanghai, 1877), e la Legge (Oxford, 1886). Morì nel monastero di Sin all'età di 88 anni.
Durante gli anni 399-414 d.C. ha viaggiato per tutta l’ India, il Khotan (Yu-di), dove ha assistito a una grande festa buddista, e il Tibet in compagnia di Hui King e altri pellegrini cinesi.
Da Khotan ha viaggiato attraverso il Kashmir, Kabul, Kandahar, e il Punjab, a Central India, che ha raggiunto nel 405, dopo sei anni di vagabondaggio. Rimase in India per circa 10 anni, in cerca di copie complete del Vinayapitaka e la compilazione di informazioni riguardanti il buddismo e la vita del suo fondatore, e poi è andato a Ceylon dove ha copiato molti testi sacri. From there he embarked for Java, and arrived at his home in China once more in 414. Da lì si era imbarcato per Java, ed è tornato a casa sua in Cina, ancora una volta nel 414. Dopo il suo ritorno ha scritto un resoconto dei suoi viaggi con una descrizione dei luoghi sacri e gli oggetti della fede buddista, che era a quel tempo la religione dominante in India. Il racconto è stato tradotto in francese da Rémusat (Parigi, 1836) e in inglese da Beal (2d ed., London, 1884), Giles (Shanghai, 1877), e la Legge (Oxford, 1886). Morì nel monastero di Sin all'età di 88 anni.
76 Thenaud Jean
Thenaud Jean
( 1474 – 1542 ) non sono molte le notizie su questo scrittore. Ebbe l’importante ruolo di educatore del giovane Francesco , futuro re di Francia – Francesco I ( 1515 – 1547 ) con una certa influenza sulla penetrazione di alcune idee all’interno della corte francese .
’ Il trionfo delle virtù’ scritto nel 1517 e composto di quattro trattati che trattano il tema della prudenza , della forza, della giustizia e della temperanza, che sono le quattro virtù cardinali. L’impostazione dell’opera risente dei trattati medievali sui vizi e le virtù, ma sono evidenti anche le influenze del grande umanista olandese Erasmo da Rotterdam.
Scrisse anche un trattato sulla cabala.
Da ‘ Il libro del trionfo della forza e della prudenza ‘
Miniatura in pergamena dove l’autore pone un ‘pellegrino ‘ nel ruolo di visitatore e testimone nel paese dell’Allegoria.
Illustrazione del secondo capitolo del Trattato sulla prudenza
San Pietroburgo Biblioteca Nazionale della Russia
( 1474 – 1542 ) non sono molte le notizie su questo scrittore. Ebbe l’importante ruolo di educatore del giovane Francesco , futuro re di Francia – Francesco I ( 1515 – 1547 ) con una certa influenza sulla penetrazione di alcune idee all’interno della corte francese .
’ Il trionfo delle virtù’ scritto nel 1517 e composto di quattro trattati che trattano il tema della prudenza , della forza, della giustizia e della temperanza, che sono le quattro virtù cardinali. L’impostazione dell’opera risente dei trattati medievali sui vizi e le virtù, ma sono evidenti anche le influenze del grande umanista olandese Erasmo da Rotterdam.
Scrisse anche un trattato sulla cabala.
Da ‘ Il libro del trionfo della forza e della prudenza ‘
Miniatura in pergamena dove l’autore pone un ‘pellegrino ‘ nel ruolo di visitatore e testimone nel paese dell’Allegoria.
Illustrazione del secondo capitolo del Trattato sulla prudenza
San Pietroburgo Biblioteca Nazionale della Russia
77 Silvestro Lega
La Salita del Pellegrino
Silvestro Lega
È nato a Modigliana, sulle colline romagnole, nel 1826 e ha vissuto a Firenze fino alla morte nel 1895.
Le sue opere più importanti sono a Roma Galleria d’arte moderna, a Milano, Pinacoteca di Brera e a Firenze, Galleria d’arte moderna.
Insieme a Giovanni Fattori e Telemaco Signorini, è stato un importante protagonista di quella fondamentale esperienza della pittura italiana dell'Ottocento che ha riunito, sotto il nome di Macchiaioli, artisti di varia provenienza, che trovarono nella campagna intorno a Firenze l'ambiente più adatto per sperimentare un modo rivoluzionario di rappresentare la realtà.
Questo quadro è una importante citazione del ‘Comune Il pellegrino ‘ un territorio molto vasto che aveva preso il nome per la presenza di un luogo di accoglienza per i pellegrini. Oggi tutto quel territorio fa parte del Comune di Firenze e solo una breve strada in salita mantiene il nome di Via del Pellegrino.
Silvestro Lega
È nato a Modigliana, sulle colline romagnole, nel 1826 e ha vissuto a Firenze fino alla morte nel 1895.
Le sue opere più importanti sono a Roma Galleria d’arte moderna, a Milano, Pinacoteca di Brera e a Firenze, Galleria d’arte moderna.
Insieme a Giovanni Fattori e Telemaco Signorini, è stato un importante protagonista di quella fondamentale esperienza della pittura italiana dell'Ottocento che ha riunito, sotto il nome di Macchiaioli, artisti di varia provenienza, che trovarono nella campagna intorno a Firenze l'ambiente più adatto per sperimentare un modo rivoluzionario di rappresentare la realtà.
Questo quadro è una importante citazione del ‘Comune Il pellegrino ‘ un territorio molto vasto che aveva preso il nome per la presenza di un luogo di accoglienza per i pellegrini. Oggi tutto quel territorio fa parte del Comune di Firenze e solo una breve strada in salita mantiene il nome di Via del Pellegrino.
78 Il santuario di Santa Margherita da Cortona
La chiesa sorge nella parte alta del paese. In origine era un piccolo edificio costruito dai monaci camaldolesi nel XI secolo. Nel 1288 venne ricostruita a dedicata a San Basilio, a Sant'Egidio monaco ed a Santa Caterina d'Alessandria.
Il santuario che troviamo oggi ha avuto molte modifiche ed è stato impoverito da sottrazioni delle opere d’arte e vari rifacimenti della chiesa. Rimane sulla facciata un prezioso rosone di Nicola Pisano. Dal 1330 vi furono poste le spoglie di Santa Margherita. Il Santuario viene definito un luogo che gode di una grazia speciale per ogni pellegrino che lo visita.
Dedicato ad una donna che dopo la morte improvvisa del suo innamorato è stata cacciata da i genitori di lui e dai i suoi, pur avendo un bambino, ha cercato di riscattare la sua ‘ colpa ‘dedicandosi all’aiuto del prossimo.
Diventa una seguace di San Francesco e la sua opera è tale che è stata chiamata la Terza Stella del francescanesimo (dopo Francesco e Chiara).
Una delle sue attività, assieme ad alcune volontarie, chiamate Poverelle, fu la creazione dell’assistenza gratuita a domicilio. Nel 1278 fondò anche l’Ospedale Casa di Santa Maria della Misericordia (ancora esistente).
E’ stata canonizzata il 17 maggio 1828 ad opera di Benedetto XIII.
Il quadro: Giovanni Lanfranco, Estasi di Santa Margherita da Cortona (part.), 1622, Firenze, Palazzo Pitti.
Il santuario che troviamo oggi ha avuto molte modifiche ed è stato impoverito da sottrazioni delle opere d’arte e vari rifacimenti della chiesa. Rimane sulla facciata un prezioso rosone di Nicola Pisano. Dal 1330 vi furono poste le spoglie di Santa Margherita. Il Santuario viene definito un luogo che gode di una grazia speciale per ogni pellegrino che lo visita.
Dedicato ad una donna che dopo la morte improvvisa del suo innamorato è stata cacciata da i genitori di lui e dai i suoi, pur avendo un bambino, ha cercato di riscattare la sua ‘ colpa ‘dedicandosi all’aiuto del prossimo.
Diventa una seguace di San Francesco e la sua opera è tale che è stata chiamata la Terza Stella del francescanesimo (dopo Francesco e Chiara).
Una delle sue attività, assieme ad alcune volontarie, chiamate Poverelle, fu la creazione dell’assistenza gratuita a domicilio. Nel 1278 fondò anche l’Ospedale Casa di Santa Maria della Misericordia (ancora esistente).
E’ stata canonizzata il 17 maggio 1828 ad opera di Benedetto XIII.
Il quadro: Giovanni Lanfranco, Estasi di Santa Margherita da Cortona (part.), 1622, Firenze, Palazzo Pitti.
79 Ippolito Nievo
Ippolito Nievo (1831 – 1861 )
Dal capitolo 5 de ‘Le confessioni di un Italiano’
Quali sùbiti, dolorosi trabalzi dall'etere inane dove nuotano miriadi di spiriti in oceani di luce, al morto e gelido abisso che non vedrà mai raggio di sole, che mai non darà vita per volger di secoli a una larva pensata! E la scienza, erede di cento generazioni, e l'orgoglio, frutto di quattromill'anni di storia, fuggono come schiavi colti in fallo, al tempestar minaccioso d'un sentimento. Che siamo noi, dove andiamo noi, poveri pellegrini fuorviati? Qual è la guida che ci assicura d'un viaggio non infelice? Mille voci ne suonano dintorno; cento mani misteriose accennano a sentieri piú misteriosi ancora; una forza segreta e fatale ci spinge a destra ed a sinistra; l'amore, alato fanciullo c'invita al paradiso; l'amore, demonio beffardo ci stritola nel niente. E solo la fede che il sacrifizio sarà contato a minor danno delle vittime sostenta i nostri pensieri nell'aria vitale.
Dal capitolo 5 de ‘Le confessioni di un Italiano’
Quali sùbiti, dolorosi trabalzi dall'etere inane dove nuotano miriadi di spiriti in oceani di luce, al morto e gelido abisso che non vedrà mai raggio di sole, che mai non darà vita per volger di secoli a una larva pensata! E la scienza, erede di cento generazioni, e l'orgoglio, frutto di quattromill'anni di storia, fuggono come schiavi colti in fallo, al tempestar minaccioso d'un sentimento. Che siamo noi, dove andiamo noi, poveri pellegrini fuorviati? Qual è la guida che ci assicura d'un viaggio non infelice? Mille voci ne suonano dintorno; cento mani misteriose accennano a sentieri piú misteriosi ancora; una forza segreta e fatale ci spinge a destra ed a sinistra; l'amore, alato fanciullo c'invita al paradiso; l'amore, demonio beffardo ci stritola nel niente. E solo la fede che il sacrifizio sarà contato a minor danno delle vittime sostenta i nostri pensieri nell'aria vitale.
80 San Davino Armeno
San Davino Armeno Venerato a Lucca
Nato in Armenia - m. Lucca, 3 giugno 1050
Nato, come sembra potersi dedurre dalle scarne fonti, in Armenia, avendo per tempo conosciuta la vanità delle cose terrene, distribuì i suoi beni ai poveri, poi abbandonò la terra natale per compiere il grande pellegrinaggio al sepolcro di Cristo a Gerusalemme, alle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo a Roma e di San Giacomo in Compostella. Si vestì succintamente e poveramente, si pose la conchiglia sul petto, prese il bordone con la zucca per l'acqua e si mise in cammino.
Raggiunse Gerusalemme, poi Roma. A Lucca, l'anno 1050, fu alloggiato nel piccolo ospedale che sorgeva presso la chiesa di San Michele in Foro. Dopo qualche tempo venne accolto in casa da una pietosa vedova, chiamata Atha.Ma vi stette per poco perché, consunto dalla fatica e dalle penitenze, il 3 giugno 1050, cessò di vivere. Venne sepolto nel cimitero di S. Michele in Foro, donde in seguito a miracoli fu portato in chiesa, in un'urna presso l'altare di San Luca. Nel 1567 le sue reliquie furono riposte in un'urna più decorosa. Il 3 settembre 1592 vennero sistemate sopra l'altare maggiore e finalmente nel 1656 furono esposte ai fedeli, i quali il 3 giugno di ogni anno, accorrono numerosissimi a venerarle.
Nato in Armenia - m. Lucca, 3 giugno 1050
Nato, come sembra potersi dedurre dalle scarne fonti, in Armenia, avendo per tempo conosciuta la vanità delle cose terrene, distribuì i suoi beni ai poveri, poi abbandonò la terra natale per compiere il grande pellegrinaggio al sepolcro di Cristo a Gerusalemme, alle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo a Roma e di San Giacomo in Compostella. Si vestì succintamente e poveramente, si pose la conchiglia sul petto, prese il bordone con la zucca per l'acqua e si mise in cammino.
Raggiunse Gerusalemme, poi Roma. A Lucca, l'anno 1050, fu alloggiato nel piccolo ospedale che sorgeva presso la chiesa di San Michele in Foro. Dopo qualche tempo venne accolto in casa da una pietosa vedova, chiamata Atha.Ma vi stette per poco perché, consunto dalla fatica e dalle penitenze, il 3 giugno 1050, cessò di vivere. Venne sepolto nel cimitero di S. Michele in Foro, donde in seguito a miracoli fu portato in chiesa, in un'urna presso l'altare di San Luca. Nel 1567 le sue reliquie furono riposte in un'urna più decorosa. Il 3 settembre 1592 vennero sistemate sopra l'altare maggiore e finalmente nel 1656 furono esposte ai fedeli, i quali il 3 giugno di ogni anno, accorrono numerosissimi a venerarle.
81 MATRE' ERMERGAUD de BEZIERS
Le sette opere di misericordia gradite a Dio
Miniatura dal poema ‘ Il breviario d’amore ‘ .
L’autore compose questa opera alla fine del tredicesimo secolo.
L ‘idea di fondo del poema è quella per cui il mondo è una emanazione dell’amore, che riveste molteplici aspetti l’amore di Dio, l’amore per il prossimo, per i beni terreni e per la donna.
Matfre’ Ermengaud De Beziers entrò nell’ordine francescano alla fine della sua vita.
Le illustrazioni del testo raccontano i temi esposti nel breviario e i dettagli sono importantissimi anche per una testimonianza della vita quotidiana dell’epoca.
Le sette opere di misericordia sono completate da un ottavo quadro che rappresenta la ricompensa del misericordioso: dopo la morte la sua anima va in paradiso.
In alto a sinistra è rappresentata la mano benedicente della Provvidenza.
Grande talento viene riconosciuto all’autore dell’opera
San Pietroburgo Biblioteca Nazionale della Russia
Miniatura dal poema ‘ Il breviario d’amore ‘ .
L’autore compose questa opera alla fine del tredicesimo secolo.
L ‘idea di fondo del poema è quella per cui il mondo è una emanazione dell’amore, che riveste molteplici aspetti l’amore di Dio, l’amore per il prossimo, per i beni terreni e per la donna.
Matfre’ Ermengaud De Beziers entrò nell’ordine francescano alla fine della sua vita.
Le illustrazioni del testo raccontano i temi esposti nel breviario e i dettagli sono importantissimi anche per una testimonianza della vita quotidiana dell’epoca.
Le sette opere di misericordia sono completate da un ottavo quadro che rappresenta la ricompensa del misericordioso: dopo la morte la sua anima va in paradiso.
In alto a sinistra è rappresentata la mano benedicente della Provvidenza.
Grande talento viene riconosciuto all’autore dell’opera
San Pietroburgo Biblioteca Nazionale della Russia
82 Santa Caterina da Siena
Santa Caterina da Siena ( Siena 1347 – Roma 1380 )
Lettera a Francesco Pipino sarto in Firenze e a monna Agnesa sua donna n° CCXLIX
da ‘Le lettere ‘ di Santa Caterina da Siena raccolte da Niccolò Tommaseo
Io Catarina scrivo a voi …. con desiderio di vedervi veri pellegrini. Ogni creatura che ha in sè ragione, è pellegrina in questa vita: perocchè non è qui il nostro fine; ma il termine dove dobbiamo andare e per lo quale noi fummo creati, è vita eterna Convienci dunque avere la condizione del pellegrino; il quale, per diletto che trovasse, nè per malagevolezza di cammino, non si volle a tornare a dietro, nè si pone a restare fra via, ma con perseveranza cammina infino a tanto che giugne al termine suo
La santa patrona d’Italia assieme a San Francesco, era entrata in giovane età in convento senza avere avuto la possibilità di una educazione. Le sue lettere sono state scritte dalle compagne alle quali lei dettava i suoi messaggi e in esse esprime la sua forza religiosa ma anche una innata eloquenza. Furono rivolte a personaggi importanti della cultura e della politica, cosicché la sua attività ebbe uno spessore non solo nella opere di carità ma anche nelle questioni fra i Comuni e i partiti. Nel 1376 cominciò una corrispondenza con papa Gregorio XI e poiché non riuscì a convincerlo a tornare a Roma, il 18 giugno di quell’anno si mise in cammino verso la Francia. Ad Avignone fu ricevuta e partecipò al ritorno del papa a Roma incoraggiandolo di fronte alle notizie della disfatta delle truppe pontefice.
Per il suo eccezionale Epistolario papa Paolo VI il 4 ottobre 1970 la fece proclamare Dottore della chiesa.
Fra i tanti episodi che sono stati tramandati nel racconto della sua vita c’è anche il racconto di un mantello donato ad un povero pellegrino..
Lettera a Francesco Pipino sarto in Firenze e a monna Agnesa sua donna n° CCXLIX
da ‘Le lettere ‘ di Santa Caterina da Siena raccolte da Niccolò Tommaseo
Io Catarina scrivo a voi …. con desiderio di vedervi veri pellegrini. Ogni creatura che ha in sè ragione, è pellegrina in questa vita: perocchè non è qui il nostro fine; ma il termine dove dobbiamo andare e per lo quale noi fummo creati, è vita eterna Convienci dunque avere la condizione del pellegrino; il quale, per diletto che trovasse, nè per malagevolezza di cammino, non si volle a tornare a dietro, nè si pone a restare fra via, ma con perseveranza cammina infino a tanto che giugne al termine suo
La santa patrona d’Italia assieme a San Francesco, era entrata in giovane età in convento senza avere avuto la possibilità di una educazione. Le sue lettere sono state scritte dalle compagne alle quali lei dettava i suoi messaggi e in esse esprime la sua forza religiosa ma anche una innata eloquenza. Furono rivolte a personaggi importanti della cultura e della politica, cosicché la sua attività ebbe uno spessore non solo nella opere di carità ma anche nelle questioni fra i Comuni e i partiti. Nel 1376 cominciò una corrispondenza con papa Gregorio XI e poiché non riuscì a convincerlo a tornare a Roma, il 18 giugno di quell’anno si mise in cammino verso la Francia. Ad Avignone fu ricevuta e partecipò al ritorno del papa a Roma incoraggiandolo di fronte alle notizie della disfatta delle truppe pontefice.
Per il suo eccezionale Epistolario papa Paolo VI il 4 ottobre 1970 la fece proclamare Dottore della chiesa.
Fra i tanti episodi che sono stati tramandati nel racconto della sua vita c’è anche il racconto di un mantello donato ad un povero pellegrino..
83 Dumas Alessandro
Da ‘I BORBONI DI NAPOLI ‘ di ALESSANDRO DUMAS
CARLO III di SPAGNA
Il figlio di Filippo V non poteva essere, se non mentendo a tutte le tradizioni della sua famiglia, che un principe pio. Egli amava le pratiche della religione e come i principi della prima e della seconda razza cantavano al Leggio e servivano la Messa, egli celebrava, in abito da Canonico nella chiesa di Bari e più ancora, appena giunta la Settimana Santa, colla cenere sul capo ed un sacco sulle spalle, egli lavava i piedi ai poveri e ai pellegrini, li serviva a tavola, e modellava colle sue mani quei presepi di sughero che i fedeli usano esporre il giorno di Natale.
Libro I Capitolo II
CARLO III di SPAGNA
Il figlio di Filippo V non poteva essere, se non mentendo a tutte le tradizioni della sua famiglia, che un principe pio. Egli amava le pratiche della religione e come i principi della prima e della seconda razza cantavano al Leggio e servivano la Messa, egli celebrava, in abito da Canonico nella chiesa di Bari e più ancora, appena giunta la Settimana Santa, colla cenere sul capo ed un sacco sulle spalle, egli lavava i piedi ai poveri e ai pellegrini, li serviva a tavola, e modellava colle sue mani quei presepi di sughero che i fedeli usano esporre il giorno di Natale.
Libro I Capitolo II
84 Kunrat von Ammenhausen
Kunrat von Ammenhausen
Il libro del giuoco degli scacchi
Miniatura del XIVsecolo
Un pedone è raffigurato come l’oste che accoglie i pellegrini
Kunrat von Ammenhausen, un monaco e sacerdote all’Abbazia benedettina di Stein Rhein, Nel 1337 tradusse in versi tedeschi il trattato didattico in prosa di Cessoles ( teologo francese ) che era stato scritto nel 1290. Questo trattato espone le regole di morale e di comportamento prescritte nel medioevo per le differenti classi sociali, impersonate , in questa opera, dai pezzi degli scacchi, che devono muoversi( disposte sulle scacchiere della vita) conformemente ai loro diritti e nel rispetto delle posizioni. La miniatura fa parte di un gruppo di tredici che mostra tutte le figure di una partita a scacchi.
San Pietroburgo Biblioteca Nazionale della Russia
Il libro del giuoco degli scacchi
Miniatura del XIVsecolo
Un pedone è raffigurato come l’oste che accoglie i pellegrini
Kunrat von Ammenhausen, un monaco e sacerdote all’Abbazia benedettina di Stein Rhein, Nel 1337 tradusse in versi tedeschi il trattato didattico in prosa di Cessoles ( teologo francese ) che era stato scritto nel 1290. Questo trattato espone le regole di morale e di comportamento prescritte nel medioevo per le differenti classi sociali, impersonate , in questa opera, dai pezzi degli scacchi, che devono muoversi( disposte sulle scacchiere della vita) conformemente ai loro diritti e nel rispetto delle posizioni. La miniatura fa parte di un gruppo di tredici che mostra tutte le figure di una partita a scacchi.
San Pietroburgo Biblioteca Nazionale della Russia
85 Hugo Victor
Victor Hugo (26 febbraio 1802 Besançon -22 maggio 1885 Parigi )
Notre-Dame de Paris, romanzo pubblicato nel 1831,è una delle sue opere più famose dalla quale ricavò grande successo e credito.
Dal film muto del 1911 con la regia di Albert Capellani
NOTRE DAME DE PARIS
Libro Secondo
IV La brocca rotta
………
Più indietro c’era un malingreux che si preparava con radici di celidonia e sangue di bue la sua jambe de Dieu, ossia gamba malata per far buoni affari il giorno dopo; due tavole più in là, un coquillart con il suo abito da buon pellegrino imparava a memoria il lamento di Sainte Reine con tanto di salmodia e note nasali
……………..
Dal film muto del 1911 con la regia di Albert Capellani
Notre-Dame de Paris, romanzo pubblicato nel 1831,è una delle sue opere più famose dalla quale ricavò grande successo e credito.
Dal film muto del 1911 con la regia di Albert Capellani
NOTRE DAME DE PARIS
Libro Secondo
IV La brocca rotta
………
Più indietro c’era un malingreux che si preparava con radici di celidonia e sangue di bue la sua jambe de Dieu, ossia gamba malata per far buoni affari il giorno dopo; due tavole più in là, un coquillart con il suo abito da buon pellegrino imparava a memoria il lamento di Sainte Reine con tanto di salmodia e note nasali
……………..
Dal film muto del 1911 con la regia di Albert Capellani
86 San Benedetto Giuseppe Labre
San Benedetto Giuseppe Labre,
detto il vagabondo di Dio
Amettes 26 marzo 1748 - Roma 16 aprile 1783
E’ stato beatificato da papa Leone XII il 20 maggio 1860 e canonizzato l'8 dicembre 1881.
Amettes è un città della Francia nel dipartimento del Passo di Calais.
Folle con molto tentativi far parte di un ordini religioso, ma fu sempre respinto con la motivazione che non fosse adatto. Decise di servire Dio intraprendendo il pellegrinaggio. Visse così sempre in cammino senza possedere nulla, immerso nella preghiera, nella assoluta solitudine. Visitò i più importanti luoghi di devozione Loreto, Assisi, il monte Gargano, Bari, Santiago di Compostela e Einsiedeln.
Giunto a Roma si riparò sotto il 43mo arco del Colosseo e continuava a vivere di carità.
La sua morte fu segnalata nel periodico dell’epoca, Diario Romano :“Muore il 16 aprile 1783 Benedetto Giuseppe Labre, nato ad Amettes, parrocchia di San Sulpizio, diocesi di Boulogne. Si è sentito male mentre pregava nella chiesa della Madonna dei Monti e poco dopo, benché soccorso da alcuni fedeli, è morto. Esposto nella detta chiesa, viene sepolto il 20 in un cavo appositamente fatto a lato dell’altar maggiore, fra la venerazione di tutto il popolo romano.”
Il cardinale De Bernis, ambasciatore di sua maestà il re di Francia presso lo Stato Pontificio , così scrisse:
Noi abbiamo qui, dal 16 di questo mese, in una chiesa di questa città, uno spettacolo che edifica gli uni e scandalizza gli altri...” Non ci si spiega quel concorso di folla (pare che neppure ai funerali di san Filipo Neri si ricordava una simile partecipazione di popolo!) venuta ad onorare uno “straccione”, che aveva trascorso la vita sulle strade, visitando continuamente chiese e santuari.
Sulla vita di Benedetto Giuseppe Labre è stato pubblicato un volume edito nel 1881 e scritto dal P. Anton Maria Coltraro
detto il vagabondo di Dio
Amettes 26 marzo 1748 - Roma 16 aprile 1783
E’ stato beatificato da papa Leone XII il 20 maggio 1860 e canonizzato l'8 dicembre 1881.
Amettes è un città della Francia nel dipartimento del Passo di Calais.
Folle con molto tentativi far parte di un ordini religioso, ma fu sempre respinto con la motivazione che non fosse adatto. Decise di servire Dio intraprendendo il pellegrinaggio. Visse così sempre in cammino senza possedere nulla, immerso nella preghiera, nella assoluta solitudine. Visitò i più importanti luoghi di devozione Loreto, Assisi, il monte Gargano, Bari, Santiago di Compostela e Einsiedeln.
Giunto a Roma si riparò sotto il 43mo arco del Colosseo e continuava a vivere di carità.
La sua morte fu segnalata nel periodico dell’epoca, Diario Romano :“Muore il 16 aprile 1783 Benedetto Giuseppe Labre, nato ad Amettes, parrocchia di San Sulpizio, diocesi di Boulogne. Si è sentito male mentre pregava nella chiesa della Madonna dei Monti e poco dopo, benché soccorso da alcuni fedeli, è morto. Esposto nella detta chiesa, viene sepolto il 20 in un cavo appositamente fatto a lato dell’altar maggiore, fra la venerazione di tutto il popolo romano.”
Il cardinale De Bernis, ambasciatore di sua maestà il re di Francia presso lo Stato Pontificio , così scrisse:
Noi abbiamo qui, dal 16 di questo mese, in una chiesa di questa città, uno spettacolo che edifica gli uni e scandalizza gli altri...” Non ci si spiega quel concorso di folla (pare che neppure ai funerali di san Filipo Neri si ricordava una simile partecipazione di popolo!) venuta ad onorare uno “straccione”, che aveva trascorso la vita sulle strade, visitando continuamente chiese e santuari.
Sulla vita di Benedetto Giuseppe Labre è stato pubblicato un volume edito nel 1881 e scritto dal P. Anton Maria Coltraro
87 San Luigi de' Francesi - Re Luigi IX
Il Re Santo
Miniatura di Scuola Francese da
Les Grandes Chroniques - France 1375 - 1379
Paris Biblioteche Nationale
Miniatura di Scuola Francese da
Les Grandes Chroniques - France 1375 - 1379
Paris Biblioteche Nationale
88 Giovanni Papini
da Giudizio Universale - Capitolo 1
Tebennis
....Ma Cristo, che ormai prima che si manifestasse,
porgerà la sua mano al vecchio pellegrino
che sperò di bagnarla un giorno col pianto della sua felicità
89 Cesare Cantù
Cesare Cantù (1804 -1895 )pubblicò
il suo primo libro nel 1838. Il suo grande successo fu la Storia Universale, un
‘opera di 35 volumi. Importante fu anche il suo ruolo come direttore
dell’archivio di stato di Milano.
da ‘Storia Universale’ Volume 9 – Biografie – cap. XIII Maometto
Adschr, vale a dire la rupe, non è solo il nome di Petra e di tutta la così detta Arabia Petrea, anche di quella parte di coste a maestro dove sedeva la tribù di Temud sterminata dall’ira del cielo, e Medain, dove sono le grotte non descritte da nessun viaggiatore europeo, innanzi alle quali i pellegrini passavano gridando, per non udire il mugghio del cammello del profeta Salik, rinchiuso entro la rupe.
.............
A Cidde facevano capo le carovane delle merci e de’ pellegrini d’Africa..
..................
Da vacche e pecore, dalle formiche alle api, dagli elefanti e dal ragno s’intitolano alcuni capi del Corano; alcune comparazioni di esso sono tolte da alberi fruttiferi e sterili, per tre di essi la palma, il fico e l’olivo giura il Dio nel Corano; e significano le tre città sante di Medina, Damasco e Gerusalemme, come per mezzo della fontana di Zemzen è indicata la stanza di Abramo e la santa casa della Caaba, il cui santuario, già luogo di pellegrinaggio prima di Maometto, non solo divenne centro della religione, ma anche del commercio, e la sua custodia fu quindi regolata fin da antichissimo per mezzo di leggi e di cariche.ai clic qui per effettuare modifiche.
da ‘Storia Universale’ Volume 9 – Biografie – cap. XIII Maometto
Adschr, vale a dire la rupe, non è solo il nome di Petra e di tutta la così detta Arabia Petrea, anche di quella parte di coste a maestro dove sedeva la tribù di Temud sterminata dall’ira del cielo, e Medain, dove sono le grotte non descritte da nessun viaggiatore europeo, innanzi alle quali i pellegrini passavano gridando, per non udire il mugghio del cammello del profeta Salik, rinchiuso entro la rupe.
.............
A Cidde facevano capo le carovane delle merci e de’ pellegrini d’Africa..
..................
Da vacche e pecore, dalle formiche alle api, dagli elefanti e dal ragno s’intitolano alcuni capi del Corano; alcune comparazioni di esso sono tolte da alberi fruttiferi e sterili, per tre di essi la palma, il fico e l’olivo giura il Dio nel Corano; e significano le tre città sante di Medina, Damasco e Gerusalemme, come per mezzo della fontana di Zemzen è indicata la stanza di Abramo e la santa casa della Caaba, il cui santuario, già luogo di pellegrinaggio prima di Maometto, non solo divenne centro della religione, ma anche del commercio, e la sua custodia fu quindi regolata fin da antichissimo per mezzo di leggi e di cariche.ai clic qui per effettuare modifiche.
90 Barbagli Girolamo ' La Pellegrina '
Girolamo Bargagli è nato a Siena nel 1537. Come scrittore ha lasciato della rime e una commedia ‘ La pellegrina’. La sua rappresentazione avvenne per celebrare le nozze di Ferdinando I con la principessa Cristina di Lorena nel 1589.
La vicenda, ricalcando i gusti del tempo, riguarda degli intrighi intorno a matrimoni imposti e a vicende d’amore osteggiate. Una pellegrina viene dalla Spagna, da Siviglia e sbarca a Pisa per raggiungere Loreto in pellegrinaggio. Il suo viaggio è una scusa per ricercare un amore che aveva conosciuto a Siviglia. La storia è a lieto fine come si conveniva a queste recite che venivano scritte per la corte dei Medici.
Lo spettacolo fu straordinario e costò una cifra iperbolica dato che per essa furono intercalate musiche e intermezzi di alta qualità. La sua documentazione contemporanea riporta la descrizione degli apparati di Bastiano de' Rossi, la stampa dei brani musicali, un documento per conoscere autori, strumenti ed esecutori, ed infine la realizzazione di bozzetti per scene e costumi, centinaia di disegni tutti fortunatamente conservati, ben duecentottantasei bozzetti solo per i costumi.
Le scene dello spettacolo furono create da grandi artisti come il Buontalenti e Annibale Carracci.
Una esecuzione integrale dei Sei Intermezzi della Pellegrina del 1589 è stata eseguita dal vivo al Palais de Beaux Arts di Bruxelles, dell'Ensemble Capriccio Stravagante Renaissance Opera e del Collegium Vocale Gent, diretti da Skip Sempé nel 2007.
La vicenda, ricalcando i gusti del tempo, riguarda degli intrighi intorno a matrimoni imposti e a vicende d’amore osteggiate. Una pellegrina viene dalla Spagna, da Siviglia e sbarca a Pisa per raggiungere Loreto in pellegrinaggio. Il suo viaggio è una scusa per ricercare un amore che aveva conosciuto a Siviglia. La storia è a lieto fine come si conveniva a queste recite che venivano scritte per la corte dei Medici.
Lo spettacolo fu straordinario e costò una cifra iperbolica dato che per essa furono intercalate musiche e intermezzi di alta qualità. La sua documentazione contemporanea riporta la descrizione degli apparati di Bastiano de' Rossi, la stampa dei brani musicali, un documento per conoscere autori, strumenti ed esecutori, ed infine la realizzazione di bozzetti per scene e costumi, centinaia di disegni tutti fortunatamente conservati, ben duecentottantasei bozzetti solo per i costumi.
Le scene dello spettacolo furono create da grandi artisti come il Buontalenti e Annibale Carracci.
Una esecuzione integrale dei Sei Intermezzi della Pellegrina del 1589 è stata eseguita dal vivo al Palais de Beaux Arts di Bruxelles, dell'Ensemble Capriccio Stravagante Renaissance Opera e del Collegium Vocale Gent, diretti da Skip Sempé nel 2007.
91 Einsiedeln
Einsiedeln
È un paese della Svizzera situato in una cornice naturale di particolare bellezza.
I lussuosi alberghi che oggi ospitano i turisti sono stati n passato luoghi di accoglienza per i pellegrini.
Infatti il cuore della città è rappresentato da una grandiosa abbazia edificata nel XVIII secolo , un convento barocco con quattro cortili interni, che è ancora di grande richiamo di pellegrini che vogliono visitare la sua ‘Madonna Nera ‘.
Il luogo ha una storia molto più antica :è stato un eremo fondato nell’835 dal monaco benedettino Meirando.Poi nel 934 cominciò la costruzione dell’abbazia da Everardo, il suo primo abate. Il luogo è stato una importante stazione per il Cammino di Santiago, per poi attirare anche soltanto per il simulacro della Madonna Nera. L’attuale statua è del secolo XV prendendo il posto di una precedente statua romanica.
È un paese della Svizzera situato in una cornice naturale di particolare bellezza.
I lussuosi alberghi che oggi ospitano i turisti sono stati n passato luoghi di accoglienza per i pellegrini.
Infatti il cuore della città è rappresentato da una grandiosa abbazia edificata nel XVIII secolo , un convento barocco con quattro cortili interni, che è ancora di grande richiamo di pellegrini che vogliono visitare la sua ‘Madonna Nera ‘.
Il luogo ha una storia molto più antica :è stato un eremo fondato nell’835 dal monaco benedettino Meirando.Poi nel 934 cominciò la costruzione dell’abbazia da Everardo, il suo primo abate. Il luogo è stato una importante stazione per il Cammino di Santiago, per poi attirare anche soltanto per il simulacro della Madonna Nera. L’attuale statua è del secolo XV prendendo il posto di una precedente statua romanica.
92 Gandhi a Benares
Dalla autobiografia di Gandhi
La mia vita per la libertà
Parte III capitolo 20
Vi giunsi di mattina . Avevo deciso di alloggiare da un panda ( prete ). Appena sceso dal treno fui circondato da numerosi bramini, ne scelsi uno che mi prve più pulito e più raccomandabile degli altri e non mi sbagliai. Nel cortile della su casa teneva una mucca, io fui alloggiato ad un primo piano; non volevo prendere cibo prima di essermi lavato nel Gange come era prescritto e il panda fece i necessari preparativi. Gli avevo detto che non potevo assolutamente dargli più di una rupia e 4 anne a titolo di dakshina, e che ne tenesse conto. Replicò subito: “ Che il pellegrino sia ricco o povero “ mi disse “ il servizio non cambia. L’entità della dakshina che ci viene donata varia secondo il buon cuore e l’abilità del pellegrino.” Non mi pare che tralasciasse niente di quello che c’era da fare.
La mia vita per la libertà
Parte III capitolo 20
Vi giunsi di mattina . Avevo deciso di alloggiare da un panda ( prete ). Appena sceso dal treno fui circondato da numerosi bramini, ne scelsi uno che mi prve più pulito e più raccomandabile degli altri e non mi sbagliai. Nel cortile della su casa teneva una mucca, io fui alloggiato ad un primo piano; non volevo prendere cibo prima di essermi lavato nel Gange come era prescritto e il panda fece i necessari preparativi. Gli avevo detto che non potevo assolutamente dargli più di una rupia e 4 anne a titolo di dakshina, e che ne tenesse conto. Replicò subito: “ Che il pellegrino sia ricco o povero “ mi disse “ il servizio non cambia. L’entità della dakshina che ci viene donata varia secondo il buon cuore e l’abilità del pellegrino.” Non mi pare che tralasciasse niente di quello che c’era da fare.
93 Thomas Coryat
Thomas Coryat dal 1612 al 1614 ha viaggiato verso Costantinopoli e la Terra Santa .
Ha fatto molti altri viaggi, spesso a piedi, descritti in due volumi che offrono quadri interessanti della vita in Europa. Egli era stato il buffone di corte di Enrico Stuart , principe di Galles, figlio di re Giacomo I d’Inghilterra ed i suoi testi dimostrano la sua arguzia e sono divertenti e si distinguono da tutti gli altri autori di viaggi della sua epoca.
Dopo l’Egitto e la Palestina arrivò fino in India dove morì nel 1617.
Le sue notizie si ricavano dalle lettere che spediva in Inghilterra.
Nel 1608 viaggiando in Italia era stato a Venezia e nel suo racconto scritto nel 1611 fa un interessante resoconto di un concerto tenuto per la festa di San Rocco
La festa è stata il giorno di San Roches essendo Sabato e il sesto giorno del mese di agosto, in cui ho sentito la migliore Musica che mai ho fatto in tutta la mia vita sia al mattino e nel pomeriggio così bene che avrei volentieri fare un 100 miglia da piedi in qualsiasi momento per ascoltare il come ... Questa festa consisteva principalmente di Musiche, che erano sia vocali e instrumentali, così buono, così delizioso, così raro, così ammirevole, così superexcellent, che ho fatto anche stupire tutti quegli stranieri …''.
94 Selma Lagerlöf
Fra gli eroi e i fantasmi, i personaggi fantastici la scrittrice Selma Lagerlöf (1858-1940), premio Nobel 1909,
prima donna eletta fra gli Accaemici di Svezia,
ne’ La saga di Gösta Berling ‘sono presenti degli agricoltori svedesi verso la Terrasanta con vicissitudini dure che fanno notevolmente contrasto con lo spirito di pace che dovrebbe evocare Gerusalemme.
prima donna eletta fra gli Accaemici di Svezia,
ne’ La saga di Gösta Berling ‘sono presenti degli agricoltori svedesi verso la Terrasanta con vicissitudini dure che fanno notevolmente contrasto con lo spirito di pace che dovrebbe evocare Gerusalemme.
95 Thietmar un pellegrino tedesco
Thietmar nel 1217 si reca come pellegrino in Terra Santa .
Riporta il primo racconto dettagliato della situazione in Palestina dopo la sconfitta di Hattin e la perdita di Gerusalemme da parte dei crociati nel 1187.
Scrive che la chiesa del Santo Sepolcro e il luogo della Passione «stanno sempre chiusi, senza culto e senza onore, e non si aprono che qualche volta ai pellegrini, per forza di danaro».
Poiché la notizie delle condizioni del Santo sepolcro si diffusero e generarono proteste dal mondo cristiano il sultano Ajub si scusò con il papa che in quegli anni era Innocenzo IV , assicurò di riparare il luogo e assicurò che due famiglie musulmane avrebbero avuto le chiavi per aprire sempre la basilica all’arrivo dei pellegrini.
Riporta il primo racconto dettagliato della situazione in Palestina dopo la sconfitta di Hattin e la perdita di Gerusalemme da parte dei crociati nel 1187.
Scrive che la chiesa del Santo Sepolcro e il luogo della Passione «stanno sempre chiusi, senza culto e senza onore, e non si aprono che qualche volta ai pellegrini, per forza di danaro».
Poiché la notizie delle condizioni del Santo sepolcro si diffusero e generarono proteste dal mondo cristiano il sultano Ajub si scusò con il papa che in quegli anni era Innocenzo IV , assicurò di riparare il luogo e assicurò che due famiglie musulmane avrebbero avuto le chiavi per aprire sempre la basilica all’arrivo dei pellegrini.
96 Il rosario del pelegrino
Lungo l'itinerario da Puy a Conques, due opere suggeriscono al pellegrino un sostegno alla fatica di sopportare la strada che giorno dopo giorno deve affrontare. La facilità di cadere nei rancori che creano i piccoli incidenti quotidiani e la facile perdita dello stato di grazia può trovare un sostegno nella meditazione che offre la recitazione del rosario.
Il portale della chiesa di Laguiole che si trova ai piedi del versante occidentale dei monti d'Aubrac, sulla punta del pinnacolo di sinistra si trova una scultura in granito a medio rilievo che rappresenta San Giacomo.
E' facili osservare i suoi attributi classici come il bastone e la conchiglia sul cappello ma nella mano sinistra un grosso rosario rappresenta l'ulteriore invito.
97 Symon Semeonis
Symon Semeonis, era un frate francescano
Un manoscritto in latino dal titolo
Itinerarium Symonis Semeonis Ab Hibernia Ad Terram Sanctam
conservato come MS 407 nella Biblioteca del Corpus Christi di Cambridge racconta il viaggio di Symon Semeonis.
La storia di questo viaggio fu divulgata nel 1575 da un Monsignore della Chiesa Anglicana Matthew Parker.
L’importanza del racconto è dovuta al fatto che Symon Symeonis è l’unico che parte dall’Irlanda verso la Palestina nel 14° secolo. Parte da Clonmel nell’ottobre del 1322.
E’ un documento che riporta tante notizie interessanti e particolari sulla vita del tempo e con precise descrizioni di luoghi. L’opera si articola in tre parti. La prima parla del viaggio attraverso l’Europa fino al Nord Africa, la seconda si articola dal Cairo a Gerusalemme mentre la terza che doveva trattare particolarmente la Città santa è rimasta incompleta.
La storia di questo viaggio fu divulgata nel 1575 da un Monsignore della Chiesa Anglicana Matthew Parker.
Un manoscritto in latino dal titolo
Itinerarium Symonis Semeonis Ab Hibernia Ad Terram Sanctam
conservato come MS 407 nella Biblioteca del Corpus Christi di Cambridge racconta il viaggio di Symon Semeonis.
La storia di questo viaggio fu divulgata nel 1575 da un Monsignore della Chiesa Anglicana Matthew Parker.
L’importanza del racconto è dovuta al fatto che Symon Symeonis è l’unico che parte dall’Irlanda verso la Palestina nel 14° secolo. Parte da Clonmel nell’ottobre del 1322.
E’ un documento che riporta tante notizie interessanti e particolari sulla vita del tempo e con precise descrizioni di luoghi. L’opera si articola in tre parti. La prima parla del viaggio attraverso l’Europa fino al Nord Africa, la seconda si articola dal Cairo a Gerusalemme mentre la terza che doveva trattare particolarmente la Città santa è rimasta incompleta.
La storia di questo viaggio fu divulgata nel 1575 da un Monsignore della Chiesa Anglicana Matthew Parker.
98 Gabriel Garcia Marquez
Gabriel
José de la Concordia García Márquez , premio Nobel per la letteratura nell ’ anno
1982.
Nasce ad Aracataca, un paesino sulla costa della Colombia
il 6 marzo 1928.
Il suo luogo di nascita ispirerà l’invenzione della città di Macondo. villaggio al quale si è poi ispirato nell'inventare la città di Macondo, dove si svolge il suo più celebre romanzo ‘Cent’anni di solitudine ‘ .
Il suo racconto caratterizzato da una impronta sia magica che realistica ha avuto successo in tutto il mondo, d a sorpreso per la sua grande arte nel mischiare storia e leggenda e nel raccontare tempi diversi e luoghi diversi in modo parallelo.Ci ha regalato anche una citazione sui pellegrini .
Gabriel Garcia Marquez - Da ‘ Cent’anni di solitudine’
Persino Ursula era diversa sotto la luce radiante del giardino, perché lì non gli parlava di cose spaventose, ma gli strofinava i denti con polvere di carbone perché avesse il sorriso splendente di un Papa, e gli tagliava e gli puliva le unghie affinché i pellegrini che fossero arrivati a Roma da tutto l’ambito della terra si meravigliassero della bellezza delle mani del Papa quando avessero impartito la benedizione, e lo pettinava come un Papa, e lo inzuppava di acqua di lavanda perché il suo corpo ed i suoi vestiti avessero la fragranza di un papa, Nel cortile di Castelgandolfo lui aveva visto il Papa su un balcone mentre pronunciava lo stesso discorso in sette lingue per una folla di pellegrini, e l’unica cosa che in effetti gli aveva richiamato l’attenzione era il candore delle sue mani, che sembravano macerate nella lisciva, il bagliore accecante delle sue vesti estive, e il suo recondito alito di acqua di lavanda.
Il suo luogo di nascita ispirerà l’invenzione della città di Macondo. villaggio al quale si è poi ispirato nell'inventare la città di Macondo, dove si svolge il suo più celebre romanzo ‘Cent’anni di solitudine ‘ .
Il suo racconto caratterizzato da una impronta sia magica che realistica ha avuto successo in tutto il mondo, d a sorpreso per la sua grande arte nel mischiare storia e leggenda e nel raccontare tempi diversi e luoghi diversi in modo parallelo.Ci ha regalato anche una citazione sui pellegrini .
Gabriel Garcia Marquez - Da ‘ Cent’anni di solitudine’
Persino Ursula era diversa sotto la luce radiante del giardino, perché lì non gli parlava di cose spaventose, ma gli strofinava i denti con polvere di carbone perché avesse il sorriso splendente di un Papa, e gli tagliava e gli puliva le unghie affinché i pellegrini che fossero arrivati a Roma da tutto l’ambito della terra si meravigliassero della bellezza delle mani del Papa quando avessero impartito la benedizione, e lo pettinava come un Papa, e lo inzuppava di acqua di lavanda perché il suo corpo ed i suoi vestiti avessero la fragranza di un papa, Nel cortile di Castelgandolfo lui aveva visto il Papa su un balcone mentre pronunciava lo stesso discorso in sette lingue per una folla di pellegrini, e l’unica cosa che in effetti gli aveva richiamato l’attenzione era il candore delle sue mani, che sembravano macerate nella lisciva, il bagliore accecante delle sue vesti estive, e il suo recondito alito di acqua di lavanda.
99 Gibran
Kahil Gibran nasce nel paese di Bsharri nel 1883. Riceve la sua istruzione dai sacerdoti cristiano maroniti fino a quando nel 1895 la famiglia si trasferisce a Boston dove può frequentare una scuola regolare ed una scuola d’arte.
La sua vita sarà sempre impegnata nella formazione e nelle produzione di opere sia letterarie che artistiche.
Muore a New York nel 1931.
E’ stato un poeta e filosofo, scrittore e teologo, ma anche un pittore di talento.
I suoi scritti hanno conquistato e continuano ad avere credito in tutto il mondo. Il suo libro più conosciuto è ‘Il Profeta ‘ pubblicato a New York nel 1923, dove si esprime con una particolare saggezza su definizioni e sui concetti fondamentali della vita.
La sua vita sarà sempre impegnata nella formazione e nelle produzione di opere sia letterarie che artistiche.
Muore a New York nel 1931.
E’ stato un poeta e filosofo, scrittore e teologo, ma anche un pittore di talento.
I suoi scritti hanno conquistato e continuano ad avere credito in tutto il mondo. Il suo libro più conosciuto è ‘Il Profeta ‘ pubblicato a New York nel 1923, dove si esprime con una particolare saggezza su definizioni e sui concetti fondamentali della vita.
Da Il Profeta
un ricco disse: Parlaci del Donare... Ed egli rispose: Donerete ben poco se donerete i vostri beni. È quando fate dono di voi stessi che donate veramente. Che altro sono i vostri beni se non cose possedute e custodite per timore di averne bisogno domani? E domani, che porterà il domani al cane troppo previdente, che seppellisce l'osso sotto la sabbia che non lascia tracce, mentre segue i pellegrini verso la città santa? |
Da Massime spirituali
Dio mi guardi dall'uomo che si proclama fiaccola che illumina il cammino dell'umanità. Ben venga l'uomo che cerca il suo cammino alla luce degli altri. |
da Treasury
Ogni seme che l’autunno sparge nella terra ha un suo modo caratteristico di liberare la polpa dall’involucro; poi si creano le foglie, e poi i fiori, e poi il frutto. Ma indipendentemente dal modo in cui tutto ciò avviene queste piante devono compiere un solo pellegrinaggio, e la loro grande missione è quella di ergersi dinanzi al volto del sole Vedrai che tutto sarà meraviglioso, quando giungerai alla fine del tuo pellegrinaggio, e lo sarà anche agli occhi di colui che mai vide bellezza |
100
101 due pellegrini
L'immagine compare sul frontespizio di questo libro:
*Lettera filosofica scritta all'illustriss. sig. marchese ab. Gabbriello Riccardi dal dottor Carlo Taglini ... -
In Firenze : appresso Giuseppe Manni, 1729. - 256, [4] p. ; 4o.
((Occhietto. -Marca? (due pellegrini) non controllata sul front. -
Testate, iniz. e fin. xilogr. - Segn.: A-2H4 2I6. - Ultima c. bianca.
*Lettera filosofica scritta all'illustriss. sig. marchese ab. Gabbriello Riccardi dal dottor Carlo Taglini ... -
In Firenze : appresso Giuseppe Manni, 1729. - 256, [4] p. ; 4o.
((Occhietto. -Marca? (due pellegrini) non controllata sul front. -
Testate, iniz. e fin. xilogr. - Segn.: A-2H4 2I6. - Ultima c. bianca.
102 Dalle ' Baccanti ' di Euripide
CADMO Dunque, si va al monte sul carro? TIRESIA No! Così il dio non avrebbe i suoi dovuti onori! CADMO E allora io, un vecchio, guiderò per mano, un altro vecchio come un bambino. TIRESIA Sarà il dio a guidarci là, e senza fatica. |
ΚԀδμος οὐκοῦν ὄχοισιν εἰς ὄρος περԀσομεν; ΤειρεσԆας ἀλλ᾽ οὐχ ὁμοԆως ἂν ὁ θεԇς τιμԃν ἔχοι. ΚԀδμος γԂρων γԂροντα παιδαγωγԄσωσ᾽ ἐγԌ. ΤειρεσԆας ὁ θεԇς ἀμοχθԅ κεῖσε νῷν ἡγԄσεται. |
103 Zurbaran Francesco
Per la prima volta in Italia una mostra personale di Francisco de Zurbarán (7 novembre 1598 – Madrid, 27 agosto 1664) sono presentati a Ferrara al Palazzo dei Diamanti. I pellegrini in cammino sulla Via della Plata possono avere fatto sosta nel suo paese di nascita, Fuente de Cantos, dove l’amministrazione comunale offre la possibilità di una guida gratuita per visitare il museo e la casa natale del pittore spagnolo. Nel 2000 a Bergamo una mostra dedicata a LA LUCE del VERO presentava le opere di Zurbaran assieme a quelle di Caravaggio, La tour e Rembrand.
La maggior parte delle sue opere sono di ispirazione religiosa e fra queste LA CENA IN EMMAUS , una tela ad olio, nella quale riconosciamo il motivo per cui Zurbaran viene definito il Caravaggio spagnolo : il grande cappello da pellegrino che quasi nasconde il volto del Cristo , la luce che inquadra il pane che viene spezzato.
In altre opere invece si ritrova l’incontro che ebbe con Velasquez nel suo soggiorno a Madrid dove si dedica ad espressioni più chiare e liriche in confronto alle ombrosità caravaggesche.
Il quadro ' Il ritrovamento dell'Immagine della vergine del Puilg ' proveniente dall'Art Museum di Cincinnati racconta una leggenda di un luogo meta di pellegrini devoti ad una immagine miracolosa.
Per la prima volta in Italia una mostra personale di Francisco de Zurbarán (7 novembre 1598 – Madrid, 27 agosto 1664) sono presentati a Ferrara al Palazzo dei Diamanti. I pellegrini in cammino sulla Via della Plata possono avere fatto sosta nel suo paese di nascita, Fuente de Cantos, dove l’amministrazione comunale offre la possibilità di una guida gratuita per visitare il museo e la casa natale del pittore spagnolo. Nel 2000 a Bergamo una mostra dedicata a LA LUCE del VERO presentava le opere di Zurbaran assieme a quelle di Caravaggio, La tour e Rembrand.
La maggior parte delle sue opere sono di ispirazione religiosa e fra queste LA CENA IN EMMAUS , una tela ad olio, nella quale riconosciamo il motivo per cui Zurbaran viene definito il Caravaggio spagnolo : il grande cappello da pellegrino che quasi nasconde il volto del Cristo , la luce che inquadra il pane che viene spezzato.
In altre opere invece si ritrova l’incontro che ebbe con Velasquez nel suo soggiorno a Madrid dove si dedica ad espressioni più chiare e liriche in confronto alle ombrosità caravaggesche.
Il quadro ' Il ritrovamento dell'Immagine della vergine del Puilg ' proveniente dall'Art Museum di Cincinnati racconta una leggenda di un luogo meta di pellegrini devoti ad una immagine miracolosa.
104 Un pellegrino in un affresco di Lorenzo Costa
Oratorio di Santa Cecilia a Bologna
La chiesa di Santa Cecilia a Bologna è registrata in un documento del 1267. Successivamente venne inserita al convento adiacente alla chiesa di San Giacomo e nel 1359 il vescovo di Bologna diede il permesso di una sua ricostruzione in una zona vicina per consentire un ampliamento del convento.
Gli affreschi che raccontano la storia della santa furono commissionati da Giovanni II Bentivoglio alla fine del 1505. L’incarico fu affidato a Francesco Raibolini, detto il Francia, e a Lorenzo Costa, e in seguito la storia fu completata con il contributo del pittore Amico Aspertini.
Nella scena numero 2 dipinta da Lorenzo Costa che rappresenta la conversione di Valeriano , marito di Cecilia, si nota distintamente la figura del pellegrino
Lorenzo Costa è detto anche il Vecchio . Nato a Ferrara e morto a Mantova nel 1535 è stato un dei più importanti artisti della scuola ferrarese e della scuola di Mantova del Cinquecento
La chiesa di Santa Cecilia a Bologna è registrata in un documento del 1267. Successivamente venne inserita al convento adiacente alla chiesa di San Giacomo e nel 1359 il vescovo di Bologna diede il permesso di una sua ricostruzione in una zona vicina per consentire un ampliamento del convento.
Gli affreschi che raccontano la storia della santa furono commissionati da Giovanni II Bentivoglio alla fine del 1505. L’incarico fu affidato a Francesco Raibolini, detto il Francia, e a Lorenzo Costa, e in seguito la storia fu completata con il contributo del pittore Amico Aspertini.
Nella scena numero 2 dipinta da Lorenzo Costa che rappresenta la conversione di Valeriano , marito di Cecilia, si nota distintamente la figura del pellegrino
Lorenzo Costa è detto anche il Vecchio . Nato a Ferrara e morto a Mantova nel 1535 è stato un dei più importanti artisti della scuola ferrarese e della scuola di Mantova del Cinquecento
105 Innocenzo Montini
Nel poemetto dal titolo
CONTRASTO DI PREMINENZA FRA TRE PAESI DELLA TOSCANA
il racconto si svolge fra tre pellegrini
Firenze MDCCLXI
Nel poemetto dal titolo
CONTRASTO DI PREMINENZA FRA TRE PAESI DELLA TOSCANA
il racconto si svolge fra tre pellegrini
Firenze MDCCLXI
111
112 lapide
Ravenna - Basilica di Sant'Apollinare in Classe
nella navata sinistra una lapide parla di un cammino.
nella navata sinistra una lapide parla di un cammino.
113
TIEPOLO San Giacomo matamoros
una grande tela ad olio di cm 317 x 163
museo Szépmuvészeti Múzeum di Budapest
San Giacomo scende dal cielo
in aiuto dei soldati cristiani per scacciare e Mori
La pala fu commissionata al Tiepolo
dall’ambasciatore spagnolo a Londra nel 1749
115 L'Oratorio
dei Battuti
|
Giovanni Pascoli
Chi sa dov’or si trovi il pellegrino
che s’è partito e non ritorna più?
Chi sa dov’or si trovi il pellegrino
che s’è partito e non ritorna più?
e il viottolo che percorre gli resterà impresso nel ricordo
dall'eccitazione che gli danno dei luoghi nuovi, degli atti insoliti ...
M Proust Recherche
dall'eccitazione che gli danno dei luoghi nuovi, degli atti insoliti ...
M Proust Recherche