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                                    In Lituania           La collina delle croci

La Lituania è terra che conserva una buona memoria di antichi riti pagani; infatti nel XIII secolo i baltici erano rimasti gli ultimi in   Europa che seguivano culti pagani.  Fu una strategia politica che fece penetrare il cristianesimo e la nuova diffusione religiosa  derivò sia da interessi di potere  che dal messaggio portato dai prigionieri di guerra di religione cristiana.
I mercanti tedeschi avevano interesse affinchè le popolazioni lituane fossero conformate con i paesi confinanti.

Nella fase di transizione dal paganesimo al cattolicesimo determinante fu l’anno 1385, quando con il trattato di Kreva si decise il matrimonio fra il Granduca Jogaila — il futuro Re di Polonia Ladislao Jagellone (1351?-1434) — e la principessa polacca e cattolica Jadwiga (1374-1399), venerata dalla Chiesa cattolica come Santa Edvige Regina ed eretta a patrona delle Regine e dell’Unione Europea, nonché patrona di Polonia.

I cavalieri Teutonici in continua lotta per appropriarsi del territorio furono sconfitti e avviati al declino dopo la battaglia  del 1410  di Tannenberg  con il Re Jagellone, alla testa di un esercito polacco-lituano. Dalla famiglia degli Jagelloni proviene anche il grande santo protettore della Lituania: san Casimiro (1458-1484), il cui culto fu ufficializzato da Roma all’inizio del XVII secolo, dopo che era già diventato popolarissimo fra i lituani.

L’unione fra il popolo lituano e quello polacco creò dal XV secolo un clima culturale molto vivo in tutto in contesto sociale , con la chiara influenza del cattolicesimo e mentre le prime presenze religiose erano state quelle dell’ordine francescano e domenicano, l’arrivo dei gesuiti rappresenta la crescita culturale  ed una conseguente elevazione sociale.

Furono i successivi ideali illuministici  che trovarono attuazione nella zarina di Russia Caterina II (1729-1796) e nel re di Prussia Federico II (1712-1786) che vollero sopraffare i cattolici polacchi sostenendo che a loro erano riservati dei privilegi. Cessò oltre all’indipendenza politica anche il ruolo pubblico della chiesa cattolica nella società civile. Durante il regno dello zar Nicola I (1825-1855) la politica accentratrice russa cercò di realizzare nell’impero la triplice unità: religiosa (ortodossa), politica e nazionale.

La maggior parte dei monasteri venne chiusa e i beni ecclesiastici confiscati. Le misure anti-cattoliche prenderanno via via corpo, fino ad arrivare nel 1863 alla proibizione perfino dei caratteri latini a favore dell’alfabeto cirillico nella stampa di libri, giornali e testi liturgici: è il periodo del cosiddetto «bando della stampa» in lingua lituana, che durerà sino al 1904 e che porterà, per reazione, allo sviluppo del fenomeno dei «contrabbandieri di libri», quale estremo tentativo di mantenere in vita la cultura nazionale lituana. Nel 1904 il governo zarista, resosi conto della propria politica fallimentare, abolì il divieto di pubblicare in caratteri latini. Intanto andava maturando con sempre maggiore convinzione l’aspirazione all’indipendenza nazionale. Così, fra rivolte e rivoluzioni, in cui un peso sempre maggiore andrà acquisendo il movimento socialista, si giungerà alla Prima Guerra Mondiale. Durante il 1914 e il 1915 il Paese fu campo di battaglia degli opposti eserciti di Russia e di Germania e venne completamente devastato, tanto che Papa Benedetto XV (1903-1922) avvertì la necessità di indire per il 20 maggio 1917 la Giornata Mondiale della Lituania: intendeva così attirare l’attenzione del mondo sulle immani sofferenze patite da quel popolo.

Ma la testimonianza più impressionante  delle dolorose vicende vissute da questa terra è sintetizzata dalla vicenda della «Collina delle Croci», situata presso Šiauliai, nel nord del Paese.  Quando l'impero zarista cominciò la sua dura repressione, molti dei lituani per  partecipare alla lotta persero la vita.  In loro memoria  si cominciò a piantare in una collina delle croci e questo luogo divenne nel tempo  un luogo d'incontro dove ognuno portava la propria croce .

 Agli inizi del XX secolo la Collina era già conosciuta come luogo sacro, meta di pellegrinaggi. La sua importanza tuttavia crebbe proprio durante gli anni dell’occupazione sovietica, quando divenne un santuario del dolore popolare, formato da migliaia di croci piantate da anonimi fedeli. Nonostante i diversi tentativi di distruggere questo simbolo operati dal KGB cominciati nel 1961 la collina spianata è risorta e oggi rimane testimonianza  storica con una continua presenza di croci sempre in aumento.

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