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Soste sulla via francigena

A Monteriggioni                Da pellegrina a ospitalera
Nel giugno di quest’ anno ho percorso la via Francigena partendo da Orsières ( CH ) per arrivare a Roma. Passando da Monteriggioni ho avuto la possibilità di conoscere il parroco Don Doriano, al quale ho manifestato il desiderio di fare l’ospitalera.
L’incontro è stato breve ma è bastato per dirmi “ Vieni qui ad ottobre! “ poi una preghiera, una benedizione e via, il mio cammino è continuato.
Il 9 di ottobre sono tornata a Monteriggioni in questa nuova veste. Nonostante una esperienza di collaborazione ad Assisi sul cammino di Francesco insieme ad altri volontari, qui il mio compito si presentava nuovo e con tutta la sua responsabilità.
 Don Doriano mi ha dato preziosi consigli e ha mantenuto un contatto diretto, ma in un primo momento ho avuto una sensazione di insicurezza e di timore di non essere all’altezza di questo ruolo. Naturalmente sono stati proprio i pellegrini ad aiutarmi!
 Ogni giorno ne sono passati due o tre e, come sul Cammino di Santiago, con loro passa ‘ il mondo ‘. Sono passati francesi, portoghesi, spagnoli ( ospitaleri di Estella ), tedeschi, svizzeri, canadesi e anche qualche italiano, e con loro sono riuscita ad entrare in quella dimensione di vita già vissuta da pellegrina dove la gente si guarda negli occhi.
E nello stesso modo in cui durante i miei pellegrinaggi mi sono arrivati dei doni inaspettati cosi anche da ospitalera ho ricevuto dei regali.
Al Gran San Bernardo avevo incontrato una coppia Mary e Tristò che avrebbe continuato la Via Francigena fino a Vercelli per riprenderla poi a settembre. Mai avremmo pensato di incontrarci ed invece sono stati loro i primi pellegrini che ho accolto.
E’ stato un incontro emozionante, per un attimo non ci venivano la parole!
L’ospitale di Monteriggioni è in una struttura storica, vicino alla chiesa; completamente ristrutturato offre una accoglienza molto confortante. Da parte mia, ogni mattina faccio colazione con i pellegrini, poi li accompagno alla porta del Castello e....buon cammino!
Li guardo allontanarsi cercando di non farmi prendere da quella certa nostalgia e mi volto indietro per aspettare i nuovi. Riassetto la stanza, il bagno, organizzo per il pasto, tengo pronta una zuppa ecc.. e nel pomeriggio aspetto i pellegrini.
Ho fatto di nuovo e più volte il tratto di sentiero che porta a Abbadia Isola. In quel luogo il prossimo anno si aprirà un nuovo e grande ospitale e i pellegrini potranno sentire insieme alla bellezza quel senso del sacro che lì si respira. Sul sentiero troneggia la corona di Monteriggioni più elegante che imponente e mentre all’imbrunire i turisti fotografano il tramonto dalla porta fiorentina i pellegrini aggiungono questa emozione alle altre.
Io parlo solo italiano e per quanto temessi che questo mi avrebbe potuto creare difficoltà, sono riuscita a comunicare con tutti, a dare indicazioni, a comprendere le loro esigenze ed a stare insieme in modo piacevole. Una sera sono arrivate due pellegrine canadesi, avevano l’aria stanca e sembravano anche un po’ arrabbiate. Non si volevano fermare per la cena ma poiché c’era brutto tempo e faceva freddo sono rimaste. Avevo cucinato una zuppa di ceci e anche una torta di mele, e assieme all’altro pellegrino presente a tavola è tornato il sorriso e quella …luce negli occhi.
L’indomani mattina ci muoviamo come al solito, ma piove , quindi zaino mantella e via… come al solito accompagno. Ariette ( una delle canadesi ) non si stacca dall’abbraccio e si commuove e piange.  Conosco bene questa emozione!
 Loredana Fancinelli

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 All’Ospitale di Valpromaro
agosto 2008

All’alba la piazza di Pietrasanta ha ripreso l’aspetto che le è usuale. Approfitto di un bar aperto per una rapida colazione e mi dirigo verso il cimitero e la Pieve dei Santi Giovanni e Felicita. Alla successiva indicazione sbaglio strada e me ne accorgo solo dopo che sono arrivato al paese di Valdicastello Carducci. Mi è servito per sapere che questo è il paese natale del poeta ma i miei piedi non sono molto entusiasti di come ho ampliato le mie conoscenze. In un ora recupero la giusta via verso Camaiore che porta a valicare un paio di colline tra boschi e pendii coltivati a vite (segnalazioni di percorso mancanti e molto provvisorie) . Una volta sulla statale la attraverso e bordeggiando un canale tra canne e minacciosi fruscii giungo alle porte di Camaiore. Entro nel paese per fare acquisti e poi proseguo affrontando la salita di Monte Magno, molto lunga e con numerosi tornanti, alcuni abbastanza ripidi da costringere i ciclisti ad affrontarli scendendo dalla bicicletta. Fa molto caldo e la strada asfaltata è esposta al sole, poco ombreggiata. In cima al passo mi fermo per il pranzo approfittando di un bar e di una fontanella. Proseguendo affronto tratti in leggera discesa e falso piani su ampia strada asfaltata ma fortunatamente poco trafficata fino al paese di Valpromaro, meta odierna. Mi reco alla Chiesa e trovo ad attendermi una signora che si occupa dell’accoglienza ai pellegrini e mi fa accomodare nei locali della Parrocchia. Si tratta di una cucina ben attrezzata, di un’ampia sala dove potrò poi stendere una brandina, di servizi igienici con doccia calda. Ospiti del sacerdote e della comunità anche due bambini dell’Est europeo ed un ragazzo brasiliano. Dopo che mi sono sistemato mi fa visita il signor Mario, marito della signora dell’accoglienza, che mi porta in visita nel paese. Ora, bisogna sapere che Valpromaro, paese di montagna conta circa 20 case, per 120 abitanti divisi in due frazioni e non si può certo dire che sia una meta turistica. Ma l’entusiasmo ed il calore del mio cicerone la fanno apparire come il centro dell’universo. La sacrestia della Chiesa, il vecchio mulino, il frantoio, il meleto e l’albero di susine hanno oggi lo stesso sentore di genuina accoglienza che doveva avere nel medioevo l’Ospitale S. Martino di Valpromaro. Mi piacciono le persone che amano la propria terra e le proprie radici! La parrocchia è una comunità viva e capita sovente che gli abitanti della piccola frazione si ritrovino alla sera tutti nella piccola piazza, accanto ad un forno a legna, per la cena. Mario mi invita ad unirmi a loro, come è consuetudine con i pellegrini di passaggio. Dopo la S. Messa, quella che trascorro con gli abitanti di questa piccola frazione adagiata tra le montagne che conducono a Lucca rimarrà la più bella esperienza di amicizia e condivisione di tutta la Francigena e mi ha riportato alla memoria le tavolate conviviali di Bercianos del Camino, di Tardajos, di Granon. E poi, dato che tutti i commensali hanno piccoli appezzamenti coltivati ad olivi ho potuto ampliare la mia cultura sulla mosca olearia (manco sapevo cos’era!), un parassita che minaccia raccolto di quest’anno. A conclusione della giornata ho lasciato nel libro degli ospiti questo messaggio: “Grazie per avermi ospitato e coccolato come ospite gradito. Ai pellegrini che seguiranno: abbiate cura di questo Ospitale come ne avete di casa vostra perché solo salvaguardando e promovendo su tutta la Via luoghi di ospitalità ed incontro come questo si potrà dire che la Francigena è un Cammino. E tornando a casa dite a tutti che a Valpromaro c’è pace”.
                                                                                                                                                      Ermanno Ardesi
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