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San Baronto

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Sul versante pistoiese del Montalbano c’è il paese di San Baronto dove anticamente si trovava un’importante abbazia. Sorta nel VII secolo l’Abbazia di San Baronto fu fondata da un monaco francese dell’ordine benedettino di nome Baronto che, secondo la leggenda, sulla strada di ritorno dal suo pellegrinaggio a Roma, era  sbarcato a Pisa, per poi  dirigersi   verso l’interno, fino ai boschi sul monte Albano, dove decise di condurre una  vita da eremita. La prima struttura della chiesa fu la semplice cella dove visse il santo, ma nel tempo egli fu raggiunto da altri cinque compagni si da consolidarsi in un piccolo convento. Uno di questi compagni di nome Desiderio è registrato insieme al santo nel Martirologio Romano al 25 marzo Pistorii in Tuscia, sanctorum confessorum Barontii et Desiderii.  (Acta Sanctoram martii, p. 567) Il luogo divenne un richiamo di fedeli che arrivavano attirati dalla fama della santità degli eremiti, e intorno alla chiesa fini per formarsi una piccola comunità. Le figure carismatiche dei due santi rimasero vive e presenti per la popolazione del luogo e dei dintorni anche dopo la loro morte avvenuta alla fine del secolo. Tale venerazione venne ratificata da Rastaldo, il vescovo di Pistoia che nel 1018 consacrò una vera e proprio chiesa con una cripta dove furono riportate e ricomposte le salme dei due fondatori del monastero. Dall’antica cella nasce così il monastero custodito da cenobiti benedettini, come conferma una pergamena del Giugno 1095, nella quale è ricordata una terra S. Barunti nella zona di Piuvica (RCP, Canonica, 253). Monaci ed abati di S. Baronto sono ricordati anche in altre pergamene del secolo XII (RCP, Vescovado, 21l2 e 49 e ASF, Capitolo, 1190 Luglio 13). Il monastero fu testimone della presenza di devozione del territorio circostante, ma si rese anche il promotore dello sviluppo sociale ed economico della comunità. Intorno si creò un ambiente attivo  che raggiunse un  buon livello di prosperità  che durò fino al XIV secolo, come si rileva  dalle  "Rationes decimarum Italiae. Tusca I " che attribuiscono alla Badia di San Baronto l’importante decima di quaranta lire. Secondo la regola benedettina,  già ratificata nel concilio di Aquisgrana dell’816, intorno alle canoniche regolari ed alle pievi dovevano essere presenti degli ospitali che si impegnavano nell’attività di accoglienza gratuita e quindi anche a San Baronto si creò un ospitale per pellegrini. Si può supporre che l’edificio, amministrato dal comune di Pistoia, fosse ubicato nella attuale frazione del paese che porta tuttora il nome di Alberghi. L’ospitale nel 1393 venne trasferito in una località poco distante, a Papiano, con lo scopo di poter essere utile anche alla manutenzione della strada "de S. Barunto"; infatti tale posizione presenta per il transito una  maggiore agibilità di quella precedente.
A questo ospitale venne dato il nome di San Paolo a Papiano o San Paolo alle Croci ed era retto da un ospitalario nominato dagli Uomini del Comune di Lamporecchio.  Esso poteva sostenere l’accoglienza contando sulla rendita dei prodotti del luogo come il grano e l’ottimo vino e olio, e si componeva di due locali dei quali  uno era utilizzato dal custode e l'altro offriva l’accoglienza ai pellegrini fino ad un periodo di tre giorni.
La nuova posizione dell’ospitale offriva  inoltre un maggiore raggio di assistenza in quanto si trovava nelle vicinanze di un crocevia per l’attraversamento del Montalbano anche nella direzione di Firenze. Poco lontano, sulla sommità del monte due secoli prima Sant’Alluccio aveva fondato un altro ospitale  a sua volta orientato verso  Quarrata  dove  un altro ospitale Sanctus Ambrosius de Quarrata è segnalato già dal 1090..
Nell’altra direzione la strada, proseguendo per Lamporecchio poteva arrivare o provenire da Fucecchio, importante punto di riferimento della Via Francigena..
Dal 1400 la presenza degli ordini religiosi diminuisce il suo ruolo sullo spessore sociale dei paesi, questo avviene soprattutto quando la gestione dei beni non può più essere condotta dal monastero per mancanza di monaci e passa a superiori estranei alla vita del luogo. Così anche l’abbazia di San Baronto ebbe la sorte di essere affidata prima come commenda e poi aggregata alla Badia Fiorentina, rimanendo in vita con questo rapporto fino al 1566.

 

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 Del monastero si perdono le tracce, ma l’attività locale rimane presente e dal 1732 la Chiesa di San Baronto acquista la funzione di parrocchia del paese che ha preso il suo nome.  Anche dell’antica chiesa si è persa l’autentica  e importante testimonianza della sua struttura; colpita dai bombardamenti della seconda guerra mondiale è rimasta distrutta.

Ricostruita con il maggior rispetto possibile della originale struttura romanica utilizzando il materiale rimasto salvo, è stata riaperta al culto nel maggio del 1951.

L’attuale facciata è composta di regolari elementi arenari e la porta d'ingresso riporta una lunetta nella quale spicca lo stemma della Badia Fiorentina, lo stesso fregio che si trova sopra l’altare maggiore della attuale chiesa Badia Fiorentina a Firenze. Il campanile massiccio ed imponente è a pianta quadrata senza aperture in basso e con quattro finestroni ad arco a tutto sesto nella parte alta. L’interno ad un’unica navata è a croce latina, con copertura a capriate e un abside semicircolare affiancato da due cappelle. Nella navata si trovano due  scale laterali di epoca settecentesca che portano all’antica cripta. Questa è stata ricomposta con le dieci colonne e i capitelli recuperati che sorreggono la volta a crociera della copertura.
I capitelli per il loro stile si ritengono originari di un periodo antecedente al 1000. Al centro in un sepolcro di marmo bianco e verde scuro sono sepolti, secondo la tradizione, i santi fondatori pellegrini ed eremiti Baronto e Desiderio.
Una simile struttura di tomba si ritrova nei resti della pieve di San Genesio, l’antica stazione sulla Via Francigena vicina a San Miniato.
La figura del Santo ha perso nel passare dei secoli quella devozione che aveva avuto al suo tempo e dato vita ad un monastero importante. A parte il nome della chiesa e del paese nella cultura popolare San Baronto è ricordato come l’eremita che aveva trovato miracolosamente una fonte d’acqua, quella fonte che è stata per secoli indispensabile e necessaria per il paese. Nei pressi della fonte si trova una lapide che vuole ricordare il miracolo del santo.
Bibliografia.
Bullettino Storico Pistoiese Vol 59  1957 - Bibioteca Forteguerriana Pistoia
Breschi Giovanni La leggenda di San Baronto  1869 -  Bibioteca Forteguerriana Pistoia


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