Incontri Pellegrini
Dal Cammino Francese alla Jakobsweg in Baviera
Il grande scrittore e filosofo tedesco Wolfang Goehte scrisse che “L’Europa fu fatta con i pellegrinaggi a Santiago de Compostela”. Infatti, in questo cammino si incontrarono pellegrini provenienti da tutta l’Europa prima, e poi da tutto il mondo, favorendo l’incontro di popoli, di lingue, di idee, e generando una grande vitalità spirituale, culturale ed economica. Ogni pellegrino che ha percorso il Cammino de Santiago, o la Via Francigena, o altri cammini, al ritorno sicuramente si sentirà più ricco interiormente, avrà ampliato il suo bagaglio culturale e accumulatouna serie di notizie e di conoscenze.
Nel nostro lungo peregrinare verso Santiago anche noi abbiamo stabilito rapporti di amicizia con pellegrini di vari continenti e consolidatisi nel corso degli anni, tanto che ci sono venuti a trovare pellegrini di vari paesi d’Europa e persino dall’Africa. Ricambiando le visite ad alcuni nostri amici tedeschi, siamo stati accolti con cordialità ed affetto ed abbiamo avuto l’opportunità di scoprire costumi e tradizioni di quel paese, di venire a conoscenza dell’ attenzione che la Germania riserva ai cammini a piedi verso Santiago (in tedesco Jakobsweg) e, da qualche anno, anche verso Roma.
Dal 1987, quando il Parlamento Europeo ha dichiarato il Cammino di Santiago “Primo Itinerario Culturale Europeo”, in Germania è nato un movimento di pellegrini sempre crescente e a seguito di ciò su tutto il territorio è nata una fitta rete di strade verso Santiago. In particolare ci occuperemo di due cammini in Baviera ove noi stessi abbiamo avuto il privilegio di percorrerne alcuni chilometri.
Ampie zone di questa regione erano attraversate da sentieri e vie di commercio importanti per cui era chiaro che da lì dovevano passare anche i pellegrini diretti verso Santiago. Alcuni anni fa è stato aperto un cammino di 458 Km. che parte da Krumau, storica cittadina della repubblica Ceca sul fiume Moldava (Boemia meridionale). Il cammino prosegue nelle alture della Foresta Boema, attraversa la cittadina austriaca di Muhlviertel fino a Passvia sul Danubio, poi oltre Rottal, Altotting, verso Wasserburg e la valle tirolese dell’Inn. A sud di kufstein la Jakosweg si ricollega al tratto tirolese verso Santiago de Compostela. L’inaugurazione ufficiale di questo tratto venne sancita da una festa a Krumau nell’anno 2007. Altro cammino che conosciamo per averne percorso un tratto è quello che parte da Monaco di Baviera, va a Bregenz, sul lago di Costanza, entra in Svizzera proseguendo fino a Einsielden, per Km 290. Da qui, lungo la Via Sveva, arriva a Ginevra e quindi in Francia e Spagna. Da qualche anno enti ed associazioni tedesche si stanno impegnando per la rinascita anche dell’Antica Via Romea che parte da Stade, in bassa Sassonia, attraversa tutta la Germania, l’ Austria, e attraverso il Passo del Brennero entra in Italia e giunge a Roma. La via fu descritta verso il 1236 dal Monaco Alberto di Stade al ritorno di un viaggio a Roma. Anche in Italia da alcuni decenni si sta lavorando per il recupero di questo antico, importantissimo percorso. Italia e Germania stanno collaborando intorno a questo progetto.
Grazie alla nostra amicizia con alcuni pellegrini tedeschi, abbiamo avuto l’opportunità di conoscere più da vicino alcune di queste vie e di percorrerne alcuni tratti a piedi. Nel 2006 siamo andati a trovare il nostro amico Ditmar incontrato sul Camino aragonese. Dopo averci accolto calorosamente nella sua casa di Isny, insieme alla Heidi ci ha accompagnato a visitare importanti località, castelli, piccoli paesi e in un breve cammino sulla Jakobsweg Monaco-Einsielden, in Algovia (Baviera). Qui i sentieri sono bellissimi, ben curati e ottima la segnaletica. Il sentiero si snoda in un percorso dolcemente collinare, tra prati verdissimi, pascoli, foreste, piccoli villaggi, fattorie. Paesaggio pittoresco, da favola. In un punto panoramico, alla nostra destra, vediamo il Lago di Costanza, punto di confine fra tre stati: Germania, Austria e Svizzera. Intorno al lago una miriade di piccole località, e grandi città, come Lindau, Costanza, Kreuzlingen, Bregenz, ed altre. Un grande spettacolo.
Ci sarebbe tanto altro da vedere, ma dobbiamo salutare gli amici di Isny per andare a Fussen, cittadina millenaria della Baviera, dove ci attendono altri amici incontrati nel 2003 sul Camino Francese. Nel vicino piccolo villaggio di Weissensee l’amico Erwin con la moglie Sonia, oltre a noi ospita affettuosamente i pellegrini, Berthold, Rita, Herbert, i relativi coniugi, e la svizzera Prisca, preziosa interprete. Incontro allegro e gioioso, una bella gita intorno al lago di Weissensee, scambio di pensierini, e ci salutiamo contenti, con il proposito di vederci il prossimo anno Firenze. Così è stato, e tutti si sono dichiarati entusiasti della città di Firenze e dintorni.
Ci siamo ritrovati nell’agosto 2011 a Edling (Baviera), ospiti di Herbert e la moglie Hanni. Bellissimo come al solito ritrovarsi, raccontarci ciò che abbiamo fatto, quello che abbiamo in programma per il futuro e anche ricordare il cammino fatto insieme. Il nostro amico Herbert aveva programmato per noi un cammino di 10 Km. sulla Jacobsweg, Krumau – Wasserburg, verso il Tirolo, ma abbiamo dovuto rinunciare per il cattivo tempo. In sostituzione il nostro amico ha organizzato una visita guidata alla cittadina di Wasserburg am Inn (da non confondere con Wasserburg am Bodensee, sul Lago di Costanza). Lungo il viaggio in macchina ci delizia la verdeggiante pianura con le sue immense distese di campi coltivati a granturco e altre colture, tutt’intorno le montagne. Il tipico bellissimo paesaggio della Germania. Ogni tanto vediamo dei cartelli che indicano il sentiero della Jakobsweg che attraversa la città di Wasserburg. Questa è una bellissima cittadina medievale il cui centro storico è situato in una penisola formata da un’ansa del fiume Inn. Visitiamo bellissimi palazzi e chiese fra cui la gotica S. Jakob del XV secolo. Nella piazzetta antistante una statua di S. Giacomo che tutti noi fotografiamo, se pure sotto una pioggia scrosciante. La bella cittadina e la bravura della nostra guida, hanno compensato il dispiacere per la forzata rinuncia al nostro cammino sulla Jacobsweg. I buonissimi cibi alla tedesca cucinati per noi da Hanni, e i tanti boccali di birra, non ci hanno fatto rimpiangere spaghetti e caffè ristretto. I nostri amici ci hanno riservato un’accoglienza molto cordiale e festosa. C’è il consueto scambio di pensierini fra cui i preziosi pellegrini in legno scolpiti a mano dall’amico Erwin. Sono stati tre giorni bellissimi. I saluti sarebbero un po’ tristi ma ci conforta il pensiero del prossimo incontro.
Sul cammino di Santiago è semplice e spontaneo stabilire contatti umani e di amicizia con persone di lingue diverse, di diverse culture, diversa estrazione sociale. Questi sono doni che il pellegrinaggio elargisce a tutti, indipendentemente dalle motivazioni per le quali ci si mette in cammino.
Vera Biagioni e Carlo Barducci
Firenze Settembre 2011
Il grande scrittore e filosofo tedesco Wolfang Goehte scrisse che “L’Europa fu fatta con i pellegrinaggi a Santiago de Compostela”. Infatti, in questo cammino si incontrarono pellegrini provenienti da tutta l’Europa prima, e poi da tutto il mondo, favorendo l’incontro di popoli, di lingue, di idee, e generando una grande vitalità spirituale, culturale ed economica. Ogni pellegrino che ha percorso il Cammino de Santiago, o la Via Francigena, o altri cammini, al ritorno sicuramente si sentirà più ricco interiormente, avrà ampliato il suo bagaglio culturale e accumulatouna serie di notizie e di conoscenze.
Nel nostro lungo peregrinare verso Santiago anche noi abbiamo stabilito rapporti di amicizia con pellegrini di vari continenti e consolidatisi nel corso degli anni, tanto che ci sono venuti a trovare pellegrini di vari paesi d’Europa e persino dall’Africa. Ricambiando le visite ad alcuni nostri amici tedeschi, siamo stati accolti con cordialità ed affetto ed abbiamo avuto l’opportunità di scoprire costumi e tradizioni di quel paese, di venire a conoscenza dell’ attenzione che la Germania riserva ai cammini a piedi verso Santiago (in tedesco Jakobsweg) e, da qualche anno, anche verso Roma.
Dal 1987, quando il Parlamento Europeo ha dichiarato il Cammino di Santiago “Primo Itinerario Culturale Europeo”, in Germania è nato un movimento di pellegrini sempre crescente e a seguito di ciò su tutto il territorio è nata una fitta rete di strade verso Santiago. In particolare ci occuperemo di due cammini in Baviera ove noi stessi abbiamo avuto il privilegio di percorrerne alcuni chilometri.
Ampie zone di questa regione erano attraversate da sentieri e vie di commercio importanti per cui era chiaro che da lì dovevano passare anche i pellegrini diretti verso Santiago. Alcuni anni fa è stato aperto un cammino di 458 Km. che parte da Krumau, storica cittadina della repubblica Ceca sul fiume Moldava (Boemia meridionale). Il cammino prosegue nelle alture della Foresta Boema, attraversa la cittadina austriaca di Muhlviertel fino a Passvia sul Danubio, poi oltre Rottal, Altotting, verso Wasserburg e la valle tirolese dell’Inn. A sud di kufstein la Jakosweg si ricollega al tratto tirolese verso Santiago de Compostela. L’inaugurazione ufficiale di questo tratto venne sancita da una festa a Krumau nell’anno 2007. Altro cammino che conosciamo per averne percorso un tratto è quello che parte da Monaco di Baviera, va a Bregenz, sul lago di Costanza, entra in Svizzera proseguendo fino a Einsielden, per Km 290. Da qui, lungo la Via Sveva, arriva a Ginevra e quindi in Francia e Spagna. Da qualche anno enti ed associazioni tedesche si stanno impegnando per la rinascita anche dell’Antica Via Romea che parte da Stade, in bassa Sassonia, attraversa tutta la Germania, l’ Austria, e attraverso il Passo del Brennero entra in Italia e giunge a Roma. La via fu descritta verso il 1236 dal Monaco Alberto di Stade al ritorno di un viaggio a Roma. Anche in Italia da alcuni decenni si sta lavorando per il recupero di questo antico, importantissimo percorso. Italia e Germania stanno collaborando intorno a questo progetto.
Grazie alla nostra amicizia con alcuni pellegrini tedeschi, abbiamo avuto l’opportunità di conoscere più da vicino alcune di queste vie e di percorrerne alcuni tratti a piedi. Nel 2006 siamo andati a trovare il nostro amico Ditmar incontrato sul Camino aragonese. Dopo averci accolto calorosamente nella sua casa di Isny, insieme alla Heidi ci ha accompagnato a visitare importanti località, castelli, piccoli paesi e in un breve cammino sulla Jakobsweg Monaco-Einsielden, in Algovia (Baviera). Qui i sentieri sono bellissimi, ben curati e ottima la segnaletica. Il sentiero si snoda in un percorso dolcemente collinare, tra prati verdissimi, pascoli, foreste, piccoli villaggi, fattorie. Paesaggio pittoresco, da favola. In un punto panoramico, alla nostra destra, vediamo il Lago di Costanza, punto di confine fra tre stati: Germania, Austria e Svizzera. Intorno al lago una miriade di piccole località, e grandi città, come Lindau, Costanza, Kreuzlingen, Bregenz, ed altre. Un grande spettacolo.
Ci sarebbe tanto altro da vedere, ma dobbiamo salutare gli amici di Isny per andare a Fussen, cittadina millenaria della Baviera, dove ci attendono altri amici incontrati nel 2003 sul Camino Francese. Nel vicino piccolo villaggio di Weissensee l’amico Erwin con la moglie Sonia, oltre a noi ospita affettuosamente i pellegrini, Berthold, Rita, Herbert, i relativi coniugi, e la svizzera Prisca, preziosa interprete. Incontro allegro e gioioso, una bella gita intorno al lago di Weissensee, scambio di pensierini, e ci salutiamo contenti, con il proposito di vederci il prossimo anno Firenze. Così è stato, e tutti si sono dichiarati entusiasti della città di Firenze e dintorni.
Ci siamo ritrovati nell’agosto 2011 a Edling (Baviera), ospiti di Herbert e la moglie Hanni. Bellissimo come al solito ritrovarsi, raccontarci ciò che abbiamo fatto, quello che abbiamo in programma per il futuro e anche ricordare il cammino fatto insieme. Il nostro amico Herbert aveva programmato per noi un cammino di 10 Km. sulla Jacobsweg, Krumau – Wasserburg, verso il Tirolo, ma abbiamo dovuto rinunciare per il cattivo tempo. In sostituzione il nostro amico ha organizzato una visita guidata alla cittadina di Wasserburg am Inn (da non confondere con Wasserburg am Bodensee, sul Lago di Costanza). Lungo il viaggio in macchina ci delizia la verdeggiante pianura con le sue immense distese di campi coltivati a granturco e altre colture, tutt’intorno le montagne. Il tipico bellissimo paesaggio della Germania. Ogni tanto vediamo dei cartelli che indicano il sentiero della Jakobsweg che attraversa la città di Wasserburg. Questa è una bellissima cittadina medievale il cui centro storico è situato in una penisola formata da un’ansa del fiume Inn. Visitiamo bellissimi palazzi e chiese fra cui la gotica S. Jakob del XV secolo. Nella piazzetta antistante una statua di S. Giacomo che tutti noi fotografiamo, se pure sotto una pioggia scrosciante. La bella cittadina e la bravura della nostra guida, hanno compensato il dispiacere per la forzata rinuncia al nostro cammino sulla Jacobsweg. I buonissimi cibi alla tedesca cucinati per noi da Hanni, e i tanti boccali di birra, non ci hanno fatto rimpiangere spaghetti e caffè ristretto. I nostri amici ci hanno riservato un’accoglienza molto cordiale e festosa. C’è il consueto scambio di pensierini fra cui i preziosi pellegrini in legno scolpiti a mano dall’amico Erwin. Sono stati tre giorni bellissimi. I saluti sarebbero un po’ tristi ma ci conforta il pensiero del prossimo incontro.
Sul cammino di Santiago è semplice e spontaneo stabilire contatti umani e di amicizia con persone di lingue diverse, di diverse culture, diversa estrazione sociale. Questi sono doni che il pellegrinaggio elargisce a tutti, indipendentemente dalle motivazioni per le quali ci si mette in cammino.
Vera Biagioni e Carlo Barducci
Firenze Settembre 2011
Due pellegrini in gita turistica
Dopo tanto camminare verso Santiago, due pellegrini decisero di andare a fare un giro nella Spagna del sud, ma questa volta non a piedi e senza zaino sulle spalle. Salirono su un aereo e arrivati alla Costa del Sol si sistemarono in un comodo albergo e da lì il mattino successivo, in compagnia del gruppo di cui facevano parte, iniziarono l’avanti e indietro per l’Andalusia dove scoprirono suggestivi paesaggi, bellissime città e monumenti fantastici, molti dei quali Patrimonio dell’Umanità. I due pellegrini constatarono che l’Andalusia non è solo la torrida regione che immaginavano, ma che ha invece un paesaggio molto vario: da quello alpino con cime oltre i 3.400 mt. di altezza, alle colline e pianure ricche di olivi, di vigneti, zone rigogliose coltivate ad ortaggi, giardini fioriti, zone costiere sul Mediterraneo e sull’Atlantico, bellissime e ben attrezzate per il turismo. Dopo poche ore i due pellegrini avevano fatto amicizia con il piccolo gruppo di 26 persone con le quali si trovarono subito molto bene. Insieme visitarono le più importanti città dell’Andalusia dove gli arabi che vi avevano dominato per 800 anni, avevano costruito una grande quantità di grandiosi palazzi, moschee, torri, quartieri. Tutto ciò che fu risparmiato dalla distruzione dei cristiani dopo la Reconquista terminata nel 1492, è oggi visitato da un gran numero di turisti di tutto il mondo. Con il gruppo dei turisti fiorentini e Capris, la brava guida spagnola che dava tantissime notizie e dettagliate spiegazioni, i due pellegrini si entusiasmarono alla vista delle splendide città dell’Andalusia che conservano preziosi monumenti: Granada e la sua celeberrima cittadella dell’Alhambra, residenza dei sultani; Cordova, con la grande, fantastica moschea, in parte demolita per costruirvi all’interno una cattedrale cristiana, e poi Cadice, sull’Oceano Atlantico; Ronda, su una rupe alta 150 mt; Jerez de la Frontera, dove viene prodotto il famoso Cherry Fundador; e Carmona, Baeza ed altre, tutte bellissime.
In quei giorni i due pellegrini familiarizzarono con il gruppo, tutte persone cordiali e gentili. Nota carina: nel gruppo c’era anche un’affabile e cortese signora che si chiamava, e si chiama, Maria Vittoria, proprio come una carissima nipotina della pellegrina che si chiama, appunto, Maria Vittoria.
Il gruppo alloggiava in grandi alberghi, belli, puliti, funzionali, dove si mangiava del cibo ottimo ed abbondante, troppo abbondante. Nelle grandi sale da pranzo, tra i banchi self-service e i tavoli, decine di ospiti andavano avanti e indietro con piatti colmi di ogni bendiddio. I due pellegrini non poterono non pensare al drammatico contrasto fra queste scene e quanto succede in tanti vicini paesi africani dove migliaia di persone muoiono di fame e di sete. La pellegrina, per sua curiosità, chiese all’accettazione dell’albergo Cervantes di Torremolinos, tra bevande e cibi quante portate normalmente venivano servite. Risposta “ A colazione sulle 200 portate mentre a cena dalle 500 alle 600”. Considerato che una buona parte del cibo avanza e viene buttato via, i due pellegrini amaramente considerarono che molte popolazioni pagano un prezzo troppo caro per questa nostra opulenza. Questa fu una constatazione molto amara del viaggio.
A Siviglia il gruppo fu ospitato nel grande albergo Andalus Palace. Centinaia di ospiti andavano avanti e indietro per le immense sale strascicando le loro valige. Una del gruppo disse “Mi sembra di essere in una stazione”. Sempre con le preziose spiegazioni di Capris fecero un giro per la città soffermandosi nella splendida Piazza di Spagna, e poi videro la grande, meravigliosa cattedrale gotica, terza per grandezza dopo San Pietro a Roma e St: Paul a Londra. Ascoltarono le spiegazioni sulla Torre Giralda, 100 metri di altezza, antico minareto della moschea di Siviglia dove oggi sorge la Cattedrale. Fu costruita dagli arabi verso il 1184 con materiale proveniente da diversi edifici più antichi, comprese le pietre delle rovine della città romana di Italica, dove nacquero gli imperatori di Roma Traiano e Adriano. Dopo la Reconquista alla Torre i cristiani aggiunsero il campanile, come oggi noi lo vediamo. I due pellegrini salirono in cima alla Torre e da lì osservarono la città di Siviglia che già un po’ conoscevano poiché da lì erano partiti tre anni prima per fare la Via de la Plata che dopo mille Km. giunge a Santiago. Indicando il Nord-Ovest verso Camas e la collina che porta a Italica, cioè l’inizio della Via de la Plata, il pellegrino disse “ E se invece di proseguire la visita alla città andassimo a ripercorrere qualche Km sulla Plata?” La sua compagna di viaggio accolse la proposta con grandissimo entusiasmo e senza perdere un minuto avvertirono la guida che si sarebbero ritrovati la sera a cena. Quasi in corsa scesero dalla Giralda, a passo svelto imboccarono la Calle de la Vinuesa, attraversarono il Guadalquivir sul Ponte di Triana e dopo poche centinaia di metri si trovarono sulla Via de la Plata. Un po’ emozionati iniziarono un cammino che sarebbe durato solo qualche ora, ma erano contenti lo stesso. Il pellegrino andò avanti e lei dietro, in silenzio, come erano soliti fare nelle migliaia di Km. percorsi insieme. E lei idealmente iniziò a ripercorrere il lungo cammino che anni prima le aveva procurato tanti disagi e tante gioie, tante emozioni, e il suo compagno di viaggio, ne ebbe conferma più tardi, per tutto il breve cammino pensò le stesse cose. La pellegrina si immerse nei pensieri di quel primo giorno di tre anni addietro: il timore di non farcela, l’incertezza di ciò che avrebbe trovato più avanti, rivisse la paura dei cani, delle vacche e tori trovati fuori dai recinti, ebbe la sensazione di soffrire di nuovo il gran caldo, il freddo, la pioggia, rivide i torrenti in piena che li costrinsero a lunghe deviazioni, i guadi con scarpe in mano e l’acqua fin sopra le ginocchia, la stanchezza di tappe troppo lunghe. Ma poi rivisse la grande gioia dell’arrivo al rifugio, il piacere di una doccia, di una minestra calda e infine l’agognato momento di infilarsi nel sacco a pelo per il riposo e un lungo sonno. La pellegrina idealmente attraversò tutta l’Andalusia con i suoi campi di girasoli, di bellissimi fiori, e poi entrò in Estremadura dove rivide boschi di querci, di sugheri con sotto prati pieni di fiorellini colorati, e vide mandrie di vacche e tori, maiali e pecore dentro i recinti ai lati delle cañade (strade). E rivide i pellegrini incontrati lungo la via e nei rifugi con i quali con grande semplicità erano entrati in amicizia e con altrettanta spontaneità si erano scambiati una mela, un pomodoro. Dal cammino aveva imparato l’umiltà, il vivere con l’essenziale. E nei lunghi sentieri dove il silenzio era interrotto solo dai propri passi e dal canto degli uccelli, la pellegrina era pervasa da una grande calma, da una grande serenità e pace. Con la mente la pellegrina avrebbe voluto ripercorrere anche la regione Castiglia e Leòn e poi la Galizia, ma guardò l’orologio e vide che si era fatto tardi. Si rivolse al suo compagno di viaggio, che poi era, ed è, anche il compagno di vita, e con un po’ di tristezza gli disse “ E’ ora di tornare indietro” Ed egli rispose “Si, andiamo” E sottovoce, quasi parlasse fra sé e sé, aggiunse “Peccato, ero quasi arrivato a Santiago”.
Lentamente, in silenzio, si incamminarono verso Siviglia.
Vera Biagioni e Carlo Barducci
Firenze, 18 ottobre 2011
In quei giorni i due pellegrini familiarizzarono con il gruppo, tutte persone cordiali e gentili. Nota carina: nel gruppo c’era anche un’affabile e cortese signora che si chiamava, e si chiama, Maria Vittoria, proprio come una carissima nipotina della pellegrina che si chiama, appunto, Maria Vittoria.
Il gruppo alloggiava in grandi alberghi, belli, puliti, funzionali, dove si mangiava del cibo ottimo ed abbondante, troppo abbondante. Nelle grandi sale da pranzo, tra i banchi self-service e i tavoli, decine di ospiti andavano avanti e indietro con piatti colmi di ogni bendiddio. I due pellegrini non poterono non pensare al drammatico contrasto fra queste scene e quanto succede in tanti vicini paesi africani dove migliaia di persone muoiono di fame e di sete. La pellegrina, per sua curiosità, chiese all’accettazione dell’albergo Cervantes di Torremolinos, tra bevande e cibi quante portate normalmente venivano servite. Risposta “ A colazione sulle 200 portate mentre a cena dalle 500 alle 600”. Considerato che una buona parte del cibo avanza e viene buttato via, i due pellegrini amaramente considerarono che molte popolazioni pagano un prezzo troppo caro per questa nostra opulenza. Questa fu una constatazione molto amara del viaggio.
A Siviglia il gruppo fu ospitato nel grande albergo Andalus Palace. Centinaia di ospiti andavano avanti e indietro per le immense sale strascicando le loro valige. Una del gruppo disse “Mi sembra di essere in una stazione”. Sempre con le preziose spiegazioni di Capris fecero un giro per la città soffermandosi nella splendida Piazza di Spagna, e poi videro la grande, meravigliosa cattedrale gotica, terza per grandezza dopo San Pietro a Roma e St: Paul a Londra. Ascoltarono le spiegazioni sulla Torre Giralda, 100 metri di altezza, antico minareto della moschea di Siviglia dove oggi sorge la Cattedrale. Fu costruita dagli arabi verso il 1184 con materiale proveniente da diversi edifici più antichi, comprese le pietre delle rovine della città romana di Italica, dove nacquero gli imperatori di Roma Traiano e Adriano. Dopo la Reconquista alla Torre i cristiani aggiunsero il campanile, come oggi noi lo vediamo. I due pellegrini salirono in cima alla Torre e da lì osservarono la città di Siviglia che già un po’ conoscevano poiché da lì erano partiti tre anni prima per fare la Via de la Plata che dopo mille Km. giunge a Santiago. Indicando il Nord-Ovest verso Camas e la collina che porta a Italica, cioè l’inizio della Via de la Plata, il pellegrino disse “ E se invece di proseguire la visita alla città andassimo a ripercorrere qualche Km sulla Plata?” La sua compagna di viaggio accolse la proposta con grandissimo entusiasmo e senza perdere un minuto avvertirono la guida che si sarebbero ritrovati la sera a cena. Quasi in corsa scesero dalla Giralda, a passo svelto imboccarono la Calle de la Vinuesa, attraversarono il Guadalquivir sul Ponte di Triana e dopo poche centinaia di metri si trovarono sulla Via de la Plata. Un po’ emozionati iniziarono un cammino che sarebbe durato solo qualche ora, ma erano contenti lo stesso. Il pellegrino andò avanti e lei dietro, in silenzio, come erano soliti fare nelle migliaia di Km. percorsi insieme. E lei idealmente iniziò a ripercorrere il lungo cammino che anni prima le aveva procurato tanti disagi e tante gioie, tante emozioni, e il suo compagno di viaggio, ne ebbe conferma più tardi, per tutto il breve cammino pensò le stesse cose. La pellegrina si immerse nei pensieri di quel primo giorno di tre anni addietro: il timore di non farcela, l’incertezza di ciò che avrebbe trovato più avanti, rivisse la paura dei cani, delle vacche e tori trovati fuori dai recinti, ebbe la sensazione di soffrire di nuovo il gran caldo, il freddo, la pioggia, rivide i torrenti in piena che li costrinsero a lunghe deviazioni, i guadi con scarpe in mano e l’acqua fin sopra le ginocchia, la stanchezza di tappe troppo lunghe. Ma poi rivisse la grande gioia dell’arrivo al rifugio, il piacere di una doccia, di una minestra calda e infine l’agognato momento di infilarsi nel sacco a pelo per il riposo e un lungo sonno. La pellegrina idealmente attraversò tutta l’Andalusia con i suoi campi di girasoli, di bellissimi fiori, e poi entrò in Estremadura dove rivide boschi di querci, di sugheri con sotto prati pieni di fiorellini colorati, e vide mandrie di vacche e tori, maiali e pecore dentro i recinti ai lati delle cañade (strade). E rivide i pellegrini incontrati lungo la via e nei rifugi con i quali con grande semplicità erano entrati in amicizia e con altrettanta spontaneità si erano scambiati una mela, un pomodoro. Dal cammino aveva imparato l’umiltà, il vivere con l’essenziale. E nei lunghi sentieri dove il silenzio era interrotto solo dai propri passi e dal canto degli uccelli, la pellegrina era pervasa da una grande calma, da una grande serenità e pace. Con la mente la pellegrina avrebbe voluto ripercorrere anche la regione Castiglia e Leòn e poi la Galizia, ma guardò l’orologio e vide che si era fatto tardi. Si rivolse al suo compagno di viaggio, che poi era, ed è, anche il compagno di vita, e con un po’ di tristezza gli disse “ E’ ora di tornare indietro” Ed egli rispose “Si, andiamo” E sottovoce, quasi parlasse fra sé e sé, aggiunse “Peccato, ero quasi arrivato a Santiago”.
Lentamente, in silenzio, si incamminarono verso Siviglia.
Vera Biagioni e Carlo Barducci
Firenze, 18 ottobre 2011