Il viaggio di San Brendano
<< Dunque parliamo di un pellegrino anomalo: San Brendano dal latino Brendanus oppure San Brandano, come veniva chiamato dai primi volgarizzatori continentali il popolare missionario irlandese Brandon, vissuto nel VI secolo dopo Cristo.
Si diceva, e si discute da sempre, se il santo sia mai arrivato in America con un gruppo di seguaci a bordo di una barca con ossatura di legno e fasciame di pelli di bue conciate, tese e cucite. L'incredibile è che fosse arrivato laggiù precedendo di mille anni il viaggio di Colombo e quattrocento anni prima dei Vichinghi. Dunque né navigatori-conquistatori nordici, né un navigatore-scopritore genovese, ma un navigatore-pellegrino irlandese....per primo in America! La rotta di navigazione? Il consueto, rintracciabile nelle saghe medievali: la linea atlantica oggi detta stepping stone route, ossia la rotta a balzi successivi verso il Nord. Dall'Irlanda sino alle Isole Ebridi e poi ancora più a nord tagliando per le Faeroèr. Da lì la difficile, ma non impossibile, traversata trasversale verso l'Islanda e la Groenlandia Meridionale per scendere in basso verso le coste del Labrador e di Terranova e oltre verso il Nuovo Mondo. Tutto questo per evitare gli sfavorevoli venti predominanti nell'Atlantico sfruttando invece le correnti marine discendenti del Mar del Nord.
Il fatto è che, al di là del fascino dell'immaginario, delle tradizioni orali e della leggenda, ben noti e conosciuti e autentici testi latini del IX secolo dopo Cristo, parlano di questo straordinario pellegrinaggio marittimo. Primo fra tutti la Navigatio Sancti Brendani (edita anche da Bompini a Milano nel 1975 col titolo di La Navigazione di San Brandano). Lo studioso Carl Selmer, in trent'anni di studi certosini e metodici, ha rintracciato circa 120 manoscritti che col titolo generico di navigatio parlavano di questo pellegrinaggio via mare verso una Terra Divina, con tutte le caratteristiche letterarie, religiose e marinaresche tipiche di un racconto fantastico. Selezionandone 18 dei più completi, significativi e concordanti, nel 1959 ne curò un'edizione, la prima al mondo, nella versione originale latina (presentata nel IV numero delle Pubblicazioni di Studi Medievali, per i tipi della University Press di Notre Dame). Perfetta la traduzione in inglese pubblicata dal professor John J. O' Meara dell'University College di Dublino col titolo di The Voyage of Saint Brendan (1976). C'è di più. Per verificare la veridicità dei testi e della leggenda, Tim Severin, professore ad Harvard e all'University of California, esperto in navigazione ed esplorazioni, aveva costruito, in quasi tre anni, una barca di legno e cuoio di 11 metri, secondo quanto scritto e spiegato negli antichi testi latini di San Brendano e dei suoi monaci, e con quattro compagni aveva attraversato con successo 4.500 miglia dell'Atlantico dall'Irlanda a Terranova, in un anno di navigazione, dal 17 maggio 1976 al 26 giugno 1977. Ne venne fuori, allora, un magnifico resoconto di tenacia, raccontato dallo stesso autore nel volume il viaggio del Brendano (Arnaldo Mondadori Editore, Milano 1978).
Cosa si ricava dalla lettura di tutti i citati testi? Si trova il viaggio di un santo, alla conquista di una lontana Terra Sacra, fatto di pochi miracoli e molta saggezza, con descrizioni precise e puntuali di luoghi e dati geografici, di tempi e distanze, di situazioni e spiegazioni. Insieme a compagni confusi e spaventati rassicurati solamente dall'esperienza del santo, dalla sua costanza e dalla sua fiducia nell'aiuto di Dio. Insomma si ricava, a pelle, l'idea che la narrazione del pellegrinaggio fra mare, isole e coste sia frutto di un racconto più realmente vissuto che leggendario.
Brendano era nato intorno al 489 nell'Irlanda Occidentale, aveva studiato sotto il venerato Sant'Enda ed era diventato Abate. Aveva provveduto a fondare molti monasteri in un paese come l'Irlanda nel quale la Chiesa, a quei tempi, era organizzata esclusivamente sulla conventualità. Subito Brendano si era distinto, per questo suo spirito di evangelizzatore, come pellegrino per terra e per mare. Aveva raggiunto la Scozia per incontrare San Columba e il Galles per istruire Saint Malò; probabilmente era andato in Britannia, nelle Shetland, alle Faeroér. Per questo è passato alla storia come Brendano il Navigatore.
Dunque Brendano, mentre è a capo di una comunità di 3.000 monaci, riceve la visita di un altro religioso che gli narra di un viaggio fatto in una terra meravigliosa oltreoceano dove regnava la Parola di Dio: la Terra Promessa dei Santi. Convinto, e desideroso di andare in pellegrinaggio verso quei luoghi divini, Brendano costruisce una barca con la struttura portante di legno e ricoperta con pelli di bue conciate al tannino di quercia e spalmate di grasso animale per sigillarne le cuciture. Diciassette monaci salgono a bordo con provviste di cibo e pelli e grasso di scorta. Vagando a lungo di isola in isola, di costa in costa, fra avventure e difficoltà enormi, raggiungono ed esplorano un lembo della Terra Promessa. Poi Brendano aveva fatto ritorno in Irlanda riabbracciando la sua comunità dopo 7 anni.
Il racconto non manca di episodi ed incontri chiaramente leggendari e incredibili. Alcuni di essi, però, andrebbero rivisitati secondo le conoscenze moderne piuttosto che con la descrizione fatta con "l'ignoranza" delle cose di 1.500 anni fa. Cosa dire per esempio di un viaggiatore pellegrino che sbarca sul dorso di una balena scambiata per un'isola e svegliata dal suo immobile torpore solo dal calore del fuoco acceso sopra di essa dai monaci per cucinare il pasto? Un'altra volta l'equipaggio si imbatte in un gigantesco pilastro di 'cristallo' galleggiante in mare; poi Brendano viene inseguito da un mostro che soffia 'vapori caldi' dalle narici; in un'isola i monaci vengono bersagliati dal getto di pietre incandescenti; in un monastero isolano dei religiosi irlandesi sono tutti muti. Quale più logica spiegazione, senza gridare alla menzogna, alla fantasia, al miracolo, che il racconto dell'approdo sulla balena fosse una boutade per esaltare l'immensità del cetaceo da loro incontrato e mai prima visto di quelle dimensioni (si parla di balenottere azzurre ormai estinte che potevano, nelle acque del Nord Atlantico, superare i 50 metri di lunghezza e le 200 tonnellate di peso); che il pilastro galleggiante potesse essere un iceberg vagante; il mostro marino un gigantesco tricheco soffiante o una balena in emersione; le pietre infuocate un'eruzione vulcanica consueta nei territori islandesi; i monaci muti un' isolata comunità irlandese fedele alla regola del silenzio come si andava allora diffondendo nelle isole più a nord dell'Inghilterra.
Brendano morì fra il 570 e il 583 e fu sepolto a Clonfert, dove a lungo aveva operato, nella contea irlandese di Galway. Divenne uno dei religiosi più popolari e fu classificato Santo del Secondo Ordine per la grande influenza avuta con le sue peregrinazioni nello sviluppo della Chiesa Celtica >>.
Roberto Baldini
Si diceva, e si discute da sempre, se il santo sia mai arrivato in America con un gruppo di seguaci a bordo di una barca con ossatura di legno e fasciame di pelli di bue conciate, tese e cucite. L'incredibile è che fosse arrivato laggiù precedendo di mille anni il viaggio di Colombo e quattrocento anni prima dei Vichinghi. Dunque né navigatori-conquistatori nordici, né un navigatore-scopritore genovese, ma un navigatore-pellegrino irlandese....per primo in America! La rotta di navigazione? Il consueto, rintracciabile nelle saghe medievali: la linea atlantica oggi detta stepping stone route, ossia la rotta a balzi successivi verso il Nord. Dall'Irlanda sino alle Isole Ebridi e poi ancora più a nord tagliando per le Faeroèr. Da lì la difficile, ma non impossibile, traversata trasversale verso l'Islanda e la Groenlandia Meridionale per scendere in basso verso le coste del Labrador e di Terranova e oltre verso il Nuovo Mondo. Tutto questo per evitare gli sfavorevoli venti predominanti nell'Atlantico sfruttando invece le correnti marine discendenti del Mar del Nord.
Il fatto è che, al di là del fascino dell'immaginario, delle tradizioni orali e della leggenda, ben noti e conosciuti e autentici testi latini del IX secolo dopo Cristo, parlano di questo straordinario pellegrinaggio marittimo. Primo fra tutti la Navigatio Sancti Brendani (edita anche da Bompini a Milano nel 1975 col titolo di La Navigazione di San Brandano). Lo studioso Carl Selmer, in trent'anni di studi certosini e metodici, ha rintracciato circa 120 manoscritti che col titolo generico di navigatio parlavano di questo pellegrinaggio via mare verso una Terra Divina, con tutte le caratteristiche letterarie, religiose e marinaresche tipiche di un racconto fantastico. Selezionandone 18 dei più completi, significativi e concordanti, nel 1959 ne curò un'edizione, la prima al mondo, nella versione originale latina (presentata nel IV numero delle Pubblicazioni di Studi Medievali, per i tipi della University Press di Notre Dame). Perfetta la traduzione in inglese pubblicata dal professor John J. O' Meara dell'University College di Dublino col titolo di The Voyage of Saint Brendan (1976). C'è di più. Per verificare la veridicità dei testi e della leggenda, Tim Severin, professore ad Harvard e all'University of California, esperto in navigazione ed esplorazioni, aveva costruito, in quasi tre anni, una barca di legno e cuoio di 11 metri, secondo quanto scritto e spiegato negli antichi testi latini di San Brendano e dei suoi monaci, e con quattro compagni aveva attraversato con successo 4.500 miglia dell'Atlantico dall'Irlanda a Terranova, in un anno di navigazione, dal 17 maggio 1976 al 26 giugno 1977. Ne venne fuori, allora, un magnifico resoconto di tenacia, raccontato dallo stesso autore nel volume il viaggio del Brendano (Arnaldo Mondadori Editore, Milano 1978).
Cosa si ricava dalla lettura di tutti i citati testi? Si trova il viaggio di un santo, alla conquista di una lontana Terra Sacra, fatto di pochi miracoli e molta saggezza, con descrizioni precise e puntuali di luoghi e dati geografici, di tempi e distanze, di situazioni e spiegazioni. Insieme a compagni confusi e spaventati rassicurati solamente dall'esperienza del santo, dalla sua costanza e dalla sua fiducia nell'aiuto di Dio. Insomma si ricava, a pelle, l'idea che la narrazione del pellegrinaggio fra mare, isole e coste sia frutto di un racconto più realmente vissuto che leggendario.
Brendano era nato intorno al 489 nell'Irlanda Occidentale, aveva studiato sotto il venerato Sant'Enda ed era diventato Abate. Aveva provveduto a fondare molti monasteri in un paese come l'Irlanda nel quale la Chiesa, a quei tempi, era organizzata esclusivamente sulla conventualità. Subito Brendano si era distinto, per questo suo spirito di evangelizzatore, come pellegrino per terra e per mare. Aveva raggiunto la Scozia per incontrare San Columba e il Galles per istruire Saint Malò; probabilmente era andato in Britannia, nelle Shetland, alle Faeroér. Per questo è passato alla storia come Brendano il Navigatore.
Dunque Brendano, mentre è a capo di una comunità di 3.000 monaci, riceve la visita di un altro religioso che gli narra di un viaggio fatto in una terra meravigliosa oltreoceano dove regnava la Parola di Dio: la Terra Promessa dei Santi. Convinto, e desideroso di andare in pellegrinaggio verso quei luoghi divini, Brendano costruisce una barca con la struttura portante di legno e ricoperta con pelli di bue conciate al tannino di quercia e spalmate di grasso animale per sigillarne le cuciture. Diciassette monaci salgono a bordo con provviste di cibo e pelli e grasso di scorta. Vagando a lungo di isola in isola, di costa in costa, fra avventure e difficoltà enormi, raggiungono ed esplorano un lembo della Terra Promessa. Poi Brendano aveva fatto ritorno in Irlanda riabbracciando la sua comunità dopo 7 anni.
Il racconto non manca di episodi ed incontri chiaramente leggendari e incredibili. Alcuni di essi, però, andrebbero rivisitati secondo le conoscenze moderne piuttosto che con la descrizione fatta con "l'ignoranza" delle cose di 1.500 anni fa. Cosa dire per esempio di un viaggiatore pellegrino che sbarca sul dorso di una balena scambiata per un'isola e svegliata dal suo immobile torpore solo dal calore del fuoco acceso sopra di essa dai monaci per cucinare il pasto? Un'altra volta l'equipaggio si imbatte in un gigantesco pilastro di 'cristallo' galleggiante in mare; poi Brendano viene inseguito da un mostro che soffia 'vapori caldi' dalle narici; in un'isola i monaci vengono bersagliati dal getto di pietre incandescenti; in un monastero isolano dei religiosi irlandesi sono tutti muti. Quale più logica spiegazione, senza gridare alla menzogna, alla fantasia, al miracolo, che il racconto dell'approdo sulla balena fosse una boutade per esaltare l'immensità del cetaceo da loro incontrato e mai prima visto di quelle dimensioni (si parla di balenottere azzurre ormai estinte che potevano, nelle acque del Nord Atlantico, superare i 50 metri di lunghezza e le 200 tonnellate di peso); che il pilastro galleggiante potesse essere un iceberg vagante; il mostro marino un gigantesco tricheco soffiante o una balena in emersione; le pietre infuocate un'eruzione vulcanica consueta nei territori islandesi; i monaci muti un' isolata comunità irlandese fedele alla regola del silenzio come si andava allora diffondendo nelle isole più a nord dell'Inghilterra.
Brendano morì fra il 570 e il 583 e fu sepolto a Clonfert, dove a lungo aveva operato, nella contea irlandese di Galway. Divenne uno dei religiosi più popolari e fu classificato Santo del Secondo Ordine per la grande influenza avuta con le sue peregrinazioni nello sviluppo della Chiesa Celtica >>.
Roberto Baldini