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LA RESURREZIONE

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Il Museo Civico di Sansepolcro è aperto la mattina e il pomeriggio. Ma la mattina che  Carlo ed io siamo andati per visitarlo era chiuso, e apriva al pubblico solo alle ore 14,30. Non abbiamo avuto altra scelta che quella di aspettare l’apertura pomeridiana. Ne abbiamo approfittato per rivisitare le chiese di Sansepolcro, ricche di opere d’arte, e per inoltrarci nelle viuzze tra antichi palazzi in una bellissima cittadina non molto cambiata rispetto a 600 anni fa, quando ci viveva Piero della Francesca. Non è stato tempo perso anzi, questo contrattempo ci ha regalato l’opportunità di scoprire angoli che fino ad ora ci erano sempre rimasti sconosciuti.
Alle 14,30 andiamo al museo ed entriamo nella sala 6, dove si trova La Resurrezione, affresco di Piero della Francesca. Su un ponteggio, al centro della sala alcuni esperti, con l’ausilio di faretti e vari strumenti, stanno terminando il lavoro per cui il museo era stato chiuso.
Quando volgiamo lo sguardo verso la parete rimaniamo abbagliati dalla luce che si riflette sul dipinto mettendone in risalto ogni minimo particolare, tanto che abbiamo la sensazione non di trovarci di fronte ad una pittura bensì davanti ad un quadro vivente. Stupiti, di fronte a questa prodigiosa visione, ne osserviamo ogni più piccolo angolo: a sinistra, nel sottobosco solo macchie scure e piante spoglie in un desolato paesaggio invernale; a destra, dalle colline scure, spuntano cespugli e alberi verdi simbolo della primavera. Sullo sfondo, l’alba. In basso i quattro soldati a guardia del sepolcro, dormono, ed in particolare quello senza elmo, appoggiato al marmo del sarcofago, appare così reale che sembra di sentirlo respirare. E viene spontaneo restare in silenzio per non svegliarlo e far si che alla Resurrezione non assistano testimoni.

Particolare del Cristo

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Ma il nostro sguardo si fissa sopratutto sul centro del quadro dove, avvolto da una luce stupefacente, il Cristo, solenne, si erge dal sepolcro. Con un drappo rosa che copre parte del corpo, portamento maestoso, imponente, gli occhi fissi su di noi, sembra che il Risorto da un momento all’altro lasci il sepolcro per venirci incontro, forse per dirci “destatevi anche voi”. Attimi questi di grande meraviglia, di stupore e di turbamento. Sapevamo che questo tempo irreale, prodigioso non poteva durare a lungo e tuttavia, quando hanno spento le luci, noi siamo rimasti lì storditi, confusi, come accade dopo il risveglio da un sogno fantastico. Poi i custodi gentilmente ci chiedono di allontanarci per non intralciare lo smontaggio ed il recupero di tutte le attrezzature. Lentamente lasciamo la sala riconoscenti verso il grande Piero perché con questo suo capolavoro ha voluto regalare a tutti noi grandissime emozioni.

Finalmente facciamo la nostra visita alle tante e bellissime opere conservate nel museo. Ma poi vogliamo di nuovo vedere La Resurrezione, anche se un po’ titubanti per il timore di provare una delusione. Così non è stato: rilassati, osserviamo il dipinto con spirito sereno e realistico. E con nostro stupore scopriamo che, anche senza l’ausilio dei faretti, l’affresco emana una sua propria luce che trova il perno nella figura centrale della composizione: il Cristo che risorge.
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Varie sono le letture che vengono fatte del dipinto: un tema è quello del sonno e della veglia: nella parte inferiori i soldati rappresentano l’umanità stanca e disattenta, che non vuole vedere, mentre nella parte superiore la divinità veglia su tutto; la figura del Cristo divide in due il paesaggio: quello invernale morente e quello estivo rigoglioso, un richiamo ai cicli vitali; dietro al soldato addormentato – probabile autoritratto di Piero, -si trova la base del vessillo che regge il Cristo. Questo contatto con la divinità potrebbe ispirare Piero stesso in quanto artista, ma anche come uomo politico, poiché egli ricoprì vari incarichi pubblici; infine, sullo sfondo, l’alba che rappresenterebbe un nuovo tempo nella storia dell’umanità; 

Il grande Giorgio Vasari, nella sua qualità di critico d’arte, disse che la Resurrezione è il miglior lavoro di Piero della Francesca. Lo scrittore inglese Aldous Huxley, che aveva una grande ammirazione per questo affresco, andò ben oltre, e nel 1925 scrisse che La Resurrezione è il più bel dipinto del mondo. A suo tempo, leggendo questo giudizio, fummo d’accordo nel ritenere che certe affermazioni sono quanto meno azzardate. Ma dopo l’esperienza al Museo Civico siamo tornati sui nostri passi e, convinti, ci uniamo a Aldous Huxley per dire che anche per noi “La Resurrezione di Piero della Francesca è il dipinto più bello del mondo”.

Vera Biagioni
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