Hector Berlioz
Una marcia e una preghiera serale di pellegrini
Una marcia e una preghiera di pellegrini è descritta in una sinfonia di Berlioz dal titolo "Aroldo in Italia" (Harold en Italie op 19). E' una sinfonia per orchestra e viola concertante che fu richiesta al compositore da Niccolò Paganini che desiderava un lavoro dove poter esprimere il suo virtuosismo nella viola.
Hector Berlioz, l'importante esponente del Romanticismo musicale francese, compone questa sinfonia nel 1834 in un momento in cui la sua vena creativa si presenta al pieno della maturità; inizialmente intende intitolare l'opera "Gli ultimi istanti di Maria Stuarda", ma poi il soggetto dell'opera di Lord Byron "Il pellegrinaggio del cavaliere Aroldo" (Childe Harold's Pilgrimage 1813) gli suggerisce l'interpretazione di una forma di malinconia tradotta da una 'idée fixe' affidata alla viola.
Berlioz era arrivato a Roma nel 1832 come vincitore del Prix de Rome, con una borsa di studio di due anni. Aveva lasciato a malincuore il clima parigino e vive con poca soddisfazione l'ambiente di Villa Medici, dimostra inoltre scarso apprezzamento della musica italiana e dei suoi teatri. Ma visitando la basilica di San Pietro rimane attratto dalla sua solennità tanto che spesso vi torna a cercare momenti di solitudine; vi si intrattiene a leggere Byron delle cui avventure aveva avuto racconti da alcuni compagni di viaggio sulla stessa nave che lo aveva portato in Italia.
Un giorno nella cattedrale vede … un vecchio pellegrino, inginocchiato da solo , nel vasto ambiente …. (Hector Berlioz "Mémories"), e forse è quel pellegrino che gli ispira il tema della seconda parte della sinfonia.
E' un tema Allegretto in 2/4 nella tonalità di Mi Maggiore dove sono assenti le potenze delle trombe,dei tromboni e timpani, che descrive la marcia e il canto di preghiera; una deliziosa melodia di violini alternati alle viole evoca il clima mistico e un pizzicato dei contrabbassi contribuisce e creare l'effetto che sembra quasi accompagnare il passo. Un Do naturale del corno e dell'arpa scandisce una specie di richiamo.
La malinconia della condizione umana viene così posta a confronto con la presenza dei pellegrini.
Il protagonista è raccontato nella prima parte della sinfonia in una momento di contemplazione della natura che però non ha abbastanza convincimento da distaccarlo dal proprio conflitto interiore, poi, continua nella seconda parte, apre ad un nuovo spirito di fiducia di fronte al passaggio dei pellegrini.
Ma la viola, come il protagonista, si pone nei confronti dell'orchestra come distante, e non partecipa. La marcia viene interrotta dal "canto religioso" dalla nuova sezione. Riprende la marcia dei pellegrini ma si sente che si stanno allontanando e Aroldo, pur avendoli seguiti, continua e rimanere isolato nella sua condizione.
Nella terza parte la sinfonia offre il clima di una serenata romantica e appassionata, con il vivace tema di "Scherzetto" e, nella quarta, la scena si sposta in una grotta di briganti per proporre un forte confronto fra un motivo da orgia ed i temi precedenti. Sentiamo quindi di nuovo in lontananza la marcia dei pellegrini; vuole essere un richiamo pietoso, il simbolo che ricorda che c'è sempre la possibilità di fare quel cammino verso la speranza della liberazione e del superamento dei propri limiti.
Costanza Vanni
Una marcia e una preghiera di pellegrini è descritta in una sinfonia di Berlioz dal titolo "Aroldo in Italia" (Harold en Italie op 19). E' una sinfonia per orchestra e viola concertante che fu richiesta al compositore da Niccolò Paganini che desiderava un lavoro dove poter esprimere il suo virtuosismo nella viola.
Hector Berlioz, l'importante esponente del Romanticismo musicale francese, compone questa sinfonia nel 1834 in un momento in cui la sua vena creativa si presenta al pieno della maturità; inizialmente intende intitolare l'opera "Gli ultimi istanti di Maria Stuarda", ma poi il soggetto dell'opera di Lord Byron "Il pellegrinaggio del cavaliere Aroldo" (Childe Harold's Pilgrimage 1813) gli suggerisce l'interpretazione di una forma di malinconia tradotta da una 'idée fixe' affidata alla viola.
Berlioz era arrivato a Roma nel 1832 come vincitore del Prix de Rome, con una borsa di studio di due anni. Aveva lasciato a malincuore il clima parigino e vive con poca soddisfazione l'ambiente di Villa Medici, dimostra inoltre scarso apprezzamento della musica italiana e dei suoi teatri. Ma visitando la basilica di San Pietro rimane attratto dalla sua solennità tanto che spesso vi torna a cercare momenti di solitudine; vi si intrattiene a leggere Byron delle cui avventure aveva avuto racconti da alcuni compagni di viaggio sulla stessa nave che lo aveva portato in Italia.
Un giorno nella cattedrale vede … un vecchio pellegrino, inginocchiato da solo , nel vasto ambiente …. (Hector Berlioz "Mémories"), e forse è quel pellegrino che gli ispira il tema della seconda parte della sinfonia.
E' un tema Allegretto in 2/4 nella tonalità di Mi Maggiore dove sono assenti le potenze delle trombe,dei tromboni e timpani, che descrive la marcia e il canto di preghiera; una deliziosa melodia di violini alternati alle viole evoca il clima mistico e un pizzicato dei contrabbassi contribuisce e creare l'effetto che sembra quasi accompagnare il passo. Un Do naturale del corno e dell'arpa scandisce una specie di richiamo.
La malinconia della condizione umana viene così posta a confronto con la presenza dei pellegrini.
Il protagonista è raccontato nella prima parte della sinfonia in una momento di contemplazione della natura che però non ha abbastanza convincimento da distaccarlo dal proprio conflitto interiore, poi, continua nella seconda parte, apre ad un nuovo spirito di fiducia di fronte al passaggio dei pellegrini.
Ma la viola, come il protagonista, si pone nei confronti dell'orchestra come distante, e non partecipa. La marcia viene interrotta dal "canto religioso" dalla nuova sezione. Riprende la marcia dei pellegrini ma si sente che si stanno allontanando e Aroldo, pur avendoli seguiti, continua e rimanere isolato nella sua condizione.
Nella terza parte la sinfonia offre il clima di una serenata romantica e appassionata, con il vivace tema di "Scherzetto" e, nella quarta, la scena si sposta in una grotta di briganti per proporre un forte confronto fra un motivo da orgia ed i temi precedenti. Sentiamo quindi di nuovo in lontananza la marcia dei pellegrini; vuole essere un richiamo pietoso, il simbolo che ricorda che c'è sempre la possibilità di fare quel cammino verso la speranza della liberazione e del superamento dei propri limiti.
Costanza Vanni
G.Rossini 'Le comte Ory '
Pellegrino…birichino
di Costanza Vanni
Una particolare e divertente vicenda, sempre parlando di pellegrini, si trova nell’opera “Le comte Ory” di Gioacchino Rossini. E’ una delle ultime opere del compositore creata su un libretto ispirato ad una ballata medioevale. Il suo aspetto comico si basa sulla situazione creata nella storia piuttosto che su una caratterizzazione dei personaggi. E’ ambientata nel milleduecento al castello dei conti di Formoutiers, nella Touraine in Francia.
Il conte Ory è un giovane viziato che vuol approfittare della assenza degli uomini nel castello per corteggiare la sorella del conte di Formoutiers. Gli uomini del castello infatti sono partiti come crociati per la Terrasanta ma prima di partire si sono fatti promettere che durante la loro assenza nessun uomo sarebbe fatto entrare castello. Il giovane allora prova a prendere le vesti di un eremita e con una serie di sotterfugi quasi riesce a farsi ricevere, ma alla fine viene smascherato.
Torna all’attacco per la sua impresa utilizzando la collaborazione dei suoi scudieri.
Infatti, nel secondo atto, proprio quando nel castello le dame commentano sui fatti che erano avvenuti ed il rischio di aver tradito la promessa fatta, fanno a bussare al castello. In aiuto del Conte Ory arriva un temporale.
Contessa : Quando il temporale fa scoppiare la sua furia, in fondo al cuore come io piango la sorte dei poveri pellegrini!
(Di sotto al verone si ode la seguente preghiera)
Voci : (al di fuori dell’inferriata) Nobile castellana, Vedete la nostra pena; E in questa magione signora di bontà, per fuggire la disgrazia che ci sta minacciando, dateci, vi preghiamo, ospitalità.
Dama di corte: Ancora un tiro del Conte Ory Alcune infelici pellegrine che, fuggendo la sua persecuzione, e cercando un rifugio, chiedono un asilo per questa notte! La richiesta di asilo si presenta con una doppia valenza: sono pellegrine e per di più insidiate dal Conte Ory di cui le dame conoscono bene le intemperanze.
Le pellegrine vengono prontamente accolte e confortate con latte e frutta e al momento nessuno si accorge che si tratta del Conte Ory e dei suoi amici travestiti.
Il buon risultato dell’impresa porta il gruppo a lasciarsi andare e qualcuno arriva a trovare le cantine ed ad eccedere con il vino. Il gioco viene in questo modo scoperto ma le dame a loro volta organizzano una rivincita per mettere in ridicolo questi falsi pellegrini.
Ma sul più bello della punizione arriva la notizia del ritorno dei crociati e il Conte Ory con i suoi scudieri vengono messi in salvo e fatti uscire utilizzando un passaggio segreto.L’impresa del pellegrino… birichino non ha proprio avuto successo!
di Costanza Vanni
Una particolare e divertente vicenda, sempre parlando di pellegrini, si trova nell’opera “Le comte Ory” di Gioacchino Rossini. E’ una delle ultime opere del compositore creata su un libretto ispirato ad una ballata medioevale. Il suo aspetto comico si basa sulla situazione creata nella storia piuttosto che su una caratterizzazione dei personaggi. E’ ambientata nel milleduecento al castello dei conti di Formoutiers, nella Touraine in Francia.
Il conte Ory è un giovane viziato che vuol approfittare della assenza degli uomini nel castello per corteggiare la sorella del conte di Formoutiers. Gli uomini del castello infatti sono partiti come crociati per la Terrasanta ma prima di partire si sono fatti promettere che durante la loro assenza nessun uomo sarebbe fatto entrare castello. Il giovane allora prova a prendere le vesti di un eremita e con una serie di sotterfugi quasi riesce a farsi ricevere, ma alla fine viene smascherato.
Torna all’attacco per la sua impresa utilizzando la collaborazione dei suoi scudieri.
Infatti, nel secondo atto, proprio quando nel castello le dame commentano sui fatti che erano avvenuti ed il rischio di aver tradito la promessa fatta, fanno a bussare al castello. In aiuto del Conte Ory arriva un temporale.
Contessa : Quando il temporale fa scoppiare la sua furia, in fondo al cuore come io piango la sorte dei poveri pellegrini!
(Di sotto al verone si ode la seguente preghiera)
Voci : (al di fuori dell’inferriata) Nobile castellana, Vedete la nostra pena; E in questa magione signora di bontà, per fuggire la disgrazia che ci sta minacciando, dateci, vi preghiamo, ospitalità.
Dama di corte: Ancora un tiro del Conte Ory Alcune infelici pellegrine che, fuggendo la sua persecuzione, e cercando un rifugio, chiedono un asilo per questa notte! La richiesta di asilo si presenta con una doppia valenza: sono pellegrine e per di più insidiate dal Conte Ory di cui le dame conoscono bene le intemperanze.
Le pellegrine vengono prontamente accolte e confortate con latte e frutta e al momento nessuno si accorge che si tratta del Conte Ory e dei suoi amici travestiti.
Il buon risultato dell’impresa porta il gruppo a lasciarsi andare e qualcuno arriva a trovare le cantine ed ad eccedere con il vino. Il gioco viene in questo modo scoperto ma le dame a loro volta organizzano una rivincita per mettere in ridicolo questi falsi pellegrini.
Ma sul più bello della punizione arriva la notizia del ritorno dei crociati e il Conte Ory con i suoi scudieri vengono messi in salvo e fatti uscire utilizzando un passaggio segreto.L’impresa del pellegrino… birichino non ha proprio avuto successo!
Il pellegrinaggio della rosa
Il pellegrinaggio della Rosa è il titolo di una composizione musicale in forma di oratorio profano composto da Robert Schuman a Düsseldorf nel 1851.
La vicenda racconta di una rosa proveniente da un paradiso oltremondano che vuol farsi pellegrina nel mondo, prendere le sembianze umane e provare tutte le esperienze che la vita terrena può offrire.
La regina degli Elfi acconsente al suo desiderio, ma le espone che fra tutte le belle esperienze e le gioie che la vita degli uomini offre, dovrà incontrare e anche affrontare quella del dolore.
La storia si svolge in due atti, inizia con un inno alla primavera come metafora dell’inizio del ciclo della vita.
La Rosa è diventata una ragazza e il suo cammino incontra tanti difficili passaggi fino a quello particolarmente più importante con la maternità. Quando ritornerà nel suo mondo d’origine lascerà una figlia e la sua esperienza viene quasi santificata dall’accoglienza che le viene data da un coro di angeli.
La musica di Schumann si esprime con mezzi musicali preziosi , ma in fondo il suo è un racconto di carattere molto popolare. Il testo poetico è stato scritto da un cancellerie tedesco Moritz Hom che offendo questa fiaba al musicista gli assicurò un grande successo. Infatti con una serie di lieder assieme ai cori ed a pezzi solistici Schumann crea una lunga melodia , quasi una ballata che sembra adatta ad un racconto intorno ad un focolare.
Il lavoro ottenne grande successo che Schumann fu pregato di elaborare una orchestrazione anche della parte pianistica, mentre il primo lavoro era rivolto solo al coro e orchestra.
La vicenda racconta di una rosa proveniente da un paradiso oltremondano che vuol farsi pellegrina nel mondo, prendere le sembianze umane e provare tutte le esperienze che la vita terrena può offrire.
La regina degli Elfi acconsente al suo desiderio, ma le espone che fra tutte le belle esperienze e le gioie che la vita degli uomini offre, dovrà incontrare e anche affrontare quella del dolore.
La storia si svolge in due atti, inizia con un inno alla primavera come metafora dell’inizio del ciclo della vita.
La Rosa è diventata una ragazza e il suo cammino incontra tanti difficili passaggi fino a quello particolarmente più importante con la maternità. Quando ritornerà nel suo mondo d’origine lascerà una figlia e la sua esperienza viene quasi santificata dall’accoglienza che le viene data da un coro di angeli.
La musica di Schumann si esprime con mezzi musicali preziosi , ma in fondo il suo è un racconto di carattere molto popolare. Il testo poetico è stato scritto da un cancellerie tedesco Moritz Hom che offendo questa fiaba al musicista gli assicurò un grande successo. Infatti con una serie di lieder assieme ai cori ed a pezzi solistici Schumann crea una lunga melodia , quasi una ballata che sembra adatta ad un racconto intorno ad un focolare.
Il lavoro ottenne grande successo che Schumann fu pregato di elaborare una orchestrazione anche della parte pianistica, mentre il primo lavoro era rivolto solo al coro e orchestra.