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LA VIA BIBULCA

VIA FAENTINA

La via Bibulca.

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Per attraversare l’appenninno tosco emiliano una antica strada si chiamava Via Bibulca. Nella parte emiliana passa per la media valle del Secchia- Dolo – Dragone, e  arriva fino alla Garfagnana essendo nata soprattutto per un interesse delle popolazioni locali di commerciare con la Toscana. La presenza  di tanti castelli, torri  e rocche che si trovano sul suo tratto ricordano il grande ruolo che ebbe nel Medioevo.
La zona era già un area di insediamento nel secondo millennio a. C. con alterne presenze di popolazioni fino all’arrivo della conquista romana nel 175 a. C.. Ai Romani spetta la parte più importante della sua realizzazione viaria, prima per i grandi spostamenti militari, poi con la colonizzazione fatta dei legionari che svilupparono i commerci.
La Via Bibulca è stata una direttrice importante in quanto, come si può dedurre dal nome, era abbastanza agevole da consentire il passaggio di due buoi con il loro carro. La pieve di Rubbiano già dal VII secolo svolgeva un punto di riferimento per il passaggio, tanto che per i pedaggi che poteva riscuotere , visse un periodo di grande prosperità. Ne è testimone la chiesa di santa Maria Assunta, uno degli esempi più rappresentativi ed antichi dell’arte romanica in Apennino. Ha una struttura a croce latina, con tre navate separate dalle tipiche colonne con i capitelli decorati.

Frassinoro

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Ma il suo periodo in cui la Via Bibulca  raggiunge la massima importanza è sul finire dell’XI secolo, per merito di Beatrice di Lorena che nel 1071 fondò un'altra  Abbazia, quella di Frassinoro che si appropiò della riscossione dei pedaggi.
Si racconta che l’Abbazia venne costruita dove sorgeva un frassino indicato dalla Madonna affinché fosse costruita una cappella con un piccolo ospizio.
Diventò un monastero benedettino, dotato di molti beni che consentirono anche di impreziosirsi di  bellissimi arredi e sculture di marmo di provenienza  sia dalle cave di Carrara sia da un reimpiego  di materiale della Modena romana e della città di Luni.
Il convento ebbe anche in dono delle reliquie di San Claudio, un martire del III secolo. Il grande prestigio è da attribuire soprattutto alla sua autonomia religiosa e politica ai privilegi concessi ai monaci consentiti dalla Riforma Gregoriana della Chiesa. Tuttavia nel 1173 un attacco fece cadere l’Abbazia ed una successiva guerra portò alla perdita totale della sua autonomia fino alla rinuncia del 1261 in cui l’abate perde il suo potere temporale.
Altri due ospizi erano presenti su questa strada e davano asilo ai commercianti e ai pellegrini. Quello di S. Geminiano che si trovava nei pressi dell’attuale Piandelagotti,i del quale oggi è rimasto solo il nome e quello di San Pellegrino in Alpe sopravvissuto  invece grazie alla leggenda che riguarda il suo fondatore.

San Pellegrino, era figlio del re di Scozia, che dopo aver rinunciato alle ricchezze, andò in pellegrinaggio a Roma, poi sulla strada di ritorno si fermò in questo luogo dell’Appennino. Visse durante il dominio longobardo e insieme a  San Bianco, ed ad altri eremiti  dal VII secolo operarono  assistenza ai viandanti.
Alla sua morte tutti volevano rivendicarono il diritto di custodirne il corpo.
Fu posto su di carro tirato da due buoi di fazione opposta; il carro si fermò nel punto che è tuttora il confine di regione.
La loro opera fu una forma di richiamo che fini per rendere importante il passaggio. Oggi una fiera annuale fra l’ultimo giorno di luglio e il secondo di agosto, con particolare solennità il primo agosto ricorda quei tempi. La Repubblica di Lucca favorì questa fiera con numerosi bandi: così il 13 luglio 1336 stabilì onde ciascuna persona possa andare e venire sicuramente con mercadanza e cose per la strada di Frassinoro e di S. Pellegrino delle Alpi.
Con il passare del tempo l’ospizio di San Pellegrino si trovò ad essere tra i meglio attrezzati d’Italia.
All’interno dell’edificio religioso nel XII secolo vivevano uomini e donne che facevano vita comunitaria. Si chiamavano tra loro con l’appellativo di fratelli e indossavano un povero abito sul quale erano ricamati un segno distintivo formato dagli oggetti caratteristici del pellegrino, il “bordone” e la “scarsella” La chiesa del tempo era molto più piccola di quella attuale,  ma era collegata ad un edificio di ricovero in seguito unito da una grossa volta (il “voltone” e così si chiama ancora la strada che vi transita) sotto la quale transitava l’antica strada. L’ospizio veniva amministrato dal rettore o anche da un laico, e questi non sempre si comportavano correttamente nell’amministrazione tanto che, nonostante le tante donazioni dei devoti  e i molti possedimenti la chiesa di San Pellegrino nel XV secolo mostra i primi segni di decadenza.  E’ nel 1415  che il rettore del Santuario Francesco di ser Jacopo de’ Nobili si dedica insieme al fratello al ripristino dell’accoglienza  ed all’ampliamento della chiesa. Nel 475 lo scultore Matteo Civiltali  costruisce il tempietto marmoreo che accoglie le spoglio dei due santi, Pellegrino e Bianco. La chiesa diventò così come ancora oggi la possiamo ammirare con tre altari ed un quarto nel mezzo della chiesa che contiene le spoglie dei santi Pellegrino e Bianco.
Nei secoli che seguirono, la Via Bibulca mantenne la sua importanza quale via di collegamento con la Toscana.
Molte sono le testimonianza della presenza e del passaggi di personaggi famosi lungo la Via Bibulca.
Come per ogni strada anche per la Via Bibulca non è possibile stabilire un punto di partenza. Possiamo però individuare un punto in cui ci si immette, lasciando aperta la lettura di tutti i sentieri che possono precedere quel punto.
Alla confluenza del torrente Dragone nel Dolo presso la località La piana si può imboccare la Via Bibulca.

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Via Faentina

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Faenza è città di origine romana che ebbe notevole sviluppo a partire dalla seconda metà del I secolo d. C.Quando i Romani occuparono l’attuale città di Faenza costruirono una strada che dalla via Emilia attraversava l’Appennino.
Alcuni tratti erano già presenti per le dinamiche della transumanza dall’età del bronzo.
Fu l’imperatore Antonino Pio  ad occuparsi dell’ itinerarium provincia rum , un documento prezioso  che ci porta notizie sulla antica geografia. Fu consolidato con lui un antico percorso  creato  da quelle carovane  che trasportavano il sale da Cervia, la strada venne chiamata Via Antonina.
 Il nome Via Faentina  si crea con il consolidarsi dello sviluppo di Firenze e Faenza,  rappresentando una arteria che unisce il versante adriatico a quello tirrenico. Il suo prolungamento con la città di Ravenna  ha offerto ulteriori  opportunità sotto l’aspetto commerciale marittimo e anche per l’influenza del potere religioso.
Dall’altro versante la strada, dopo Firenze  può proseguire in altre importanti direzioni: verso l’Arno, verso Pistoia e ancor prima si dirama, all’altezza di Borgo San Lorenzo, verso Bologna per il tratto più antico di Scarperia e Firenzuola.
Per quanto riguarda la storia del pellegrinaggio non possiamo ritenere che questa strada sia stata una fondamentale arteria di transito di pellegrini verso Roma, o Gerusalemme o Santiago, come invece dimostra la presenza di un’altra direttrice, molto conosciuta e consolidata dai collegamenti con l’Europa, la Via dell’Alpe di Serra  che metteva in comunicazione la Romagna direttamente nel Casentino partendo da Bagno di Romagna.
Al tempo stesso in una accurata ricerca  troviamo molti elementi che rendono evidente il  passaggio di pellegrini anche su questo asse, un passaggio di tenore minore, forse un movimento più locale probabilmente anche legato all’altro interessante fenomeno, quello dell’eremitaggio.
Lasciando ad altro momento le pur interessanti notizie che si possono dare sulla città di Faenza e mettendosi in cammino sulla Via Faentina troviamo molte località dove dal secolo XIV in poi sono stati attivi i luoghi di accoglienza sia per i pellegrini che per i viandanti ed i bisognosi.
Quartolo  La zona che prende nome dal quarto miglio di strada romana, nell’anno 972 era la curtis detta Quartuli: un castello attorno al quale facevano capo le chiese di San Severo e San Cristoforo,  già attestate nell’anno 1120.
CampiumeNell’anno 1291 è registrata  nelle ‘Rationes Decimarum’ la Chiesa di San Lorenzo detta in Campaglioni che doveva essere alle dipendenze della Pieve di San Giovanni Battista in Ottavo  ( Pieve di Tho )
GhiozzanoQuesta località è segnata in atti notarili dal XV secolo. Attualmente nella zona c’è la Chiesa di San Lorenzo
Hospitale Di Santa Caterina Questa antica costruzione, poco lontano dalla chiesa parrocchiale, sembra risalire al secolo XV°, ma le prime notizie certe si hanno dall’anno 1573 nella visita del Marchesini. 
Piastrino Molto all’interno, non visibile dalla strada e posto su di un colle pieno di verde, è ricordato come primitiva sede di antico cenobio, poi di  un castello, che nel 1284, apparteneva al ricordato Maghinardo Pagani da Susinana, detto da Dante “demon dei pagani”.Oggi di questa antica e probabile residenza di monaci nel punto più elevato non resta che una torre (alta m. 16) su pianta rettangolare (m. 8 x m. 6,70).La tradizione popolare ricorda in questo luogo un mulino a vento e un antico frantoio di cereali forse costruito da monaci per sottrarre la povera gente alle tasse esose di un feudatario locale.
San Ruffillo Anticamente questa chiesa viene ricordata come “San Ruffillo in plebato Auri” (nella pieve della Pideura, cioè dipendente da questa antica Pieve). San Ruffillo viene menzionato per la prima volta nell’anno 1280 a proposito di un lascito testamentario. Il suggestivo campanile, a fianco dell’edificio, venne costruito nell’anno 1470-1500. Nell’altare, a destra entrando, viene conservata una terracotta policroma, rappresentante la Madonna, scuola toscana del XV° secolo, che proviene dal soppresso “Hospitale di Ponte Lungo” che un tempo aveva rilevante importanza per malati e pellegrini.  Sappiamo che molte funzioni si svolgevano nell’annesso oratorio. Esso era diretto da due amministratori, scelti ogni anno. Non si conosce la data di fondazione, né la storia, mancando memoria storica scritta. L’ospedale, uno dei tanti della Valle del Lamone, aveva tre letti, era dotato di buoni fondi ed ospitava malati e pellegrini. Venne soppresso negli anni 1797-1798 da Napoleone I° ed i suoi beni assegnati alla Congregazione di Carità di Brisighella, con l’obbligo di mantenere alcuni malati poveri della comunità parrocchiale. 
Brisighella La prima menzione del nome di “Brassichella”, risale all’anno 1178; In località “Trebbio”, ai piedi del colle della rocca, forse da tempo immemorabile, certamente fin dal 1301, era in funzione una piccola cappella alle dipendenze della Pieve del Tho. La cappella aveva come santo protettore l’Arcangelo Michele, ancora oggi titolare, assieme a San Giovanni Battista, della chiesa collegiata. Era tradizione onorare l’arcangelo Michele in luoghi scoscesi e particolarmente montuosi o rocciosi.
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La Pieve del Tho

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Un chilometro da  Brisighella, si nota un antico campanile che in origine era probabilmente una  torre romana di avvistamento.
E’ la Pieve Tho- (San Giovanni Battista in Ottavo - chiesa madre della Valle del Lamone). L’origine della parola “Tho” che vuole significare in “Ottavo”, indica la distanza di otto  miglia  dalla via Emilia.  E’ la più antica costruzione sacra della vallata  che ha  avuto per secoli la  giurisdizione su di un vasto territorio.  La sua costruzione  risale  con tutta probabilità fra l’VIII° ed il X° secolo. Il primo documento scritto che attesta la sua esistenza, risale all’anno 909 ed è conservato nell’archivio arcivescovile di Ravenna. La leggenda racconta che la Pieve fu un dono della figlia di Teodosio, Galla Placidia,  a Giove Ammone ,infatti si sostiene anche che la pieve era sorta sui ruderi di un antico tempio pagano dedicato al dio Giove Ammone che nella valle riscuoteva grande culto.I muri della navata centrale presentano decorazioni di archetti e di lesene collocate fra monofore e l’abside con la bifora scoperta luce durante i restauri degli anni 1928-1929. La pieve ha un campanile a base quadrata che risale all’anno mille ed è alto ventun metri .L’altare maggiore oggi rivolto verso il popolo, conserva una lunetta in arenaria (forse coperchio di sarcofago romano proveniente da Ravenna del VI° secolo), di cui sono state date diverse interpretazioni. Entrando sulla destra, un artistico capitello corinzio con foglie di acanto trasformato in acquasantiera (del primo secolo dopo Cristo).  Vi si trova un miliare romano con iscrizione dedicata ai quattro imperatori della decadenza (anni 376-378) Negli anni 1960-62 è stata riportata alla luce la cripta  dove fra le altre interessanti  strutture si trova un’antica macina di olive per uso familiare. Questo piccolo frantoio di olive testimonia la coltivazione di questa pianta  nella Valle del Lamone.
Alla Pieve in Ottavo, fu ospite nell’anno 1280 o 1281, Santa Umiltà Negusanti, in viaggio verso Firenze per la fondazione di una comunità del suo ordine. Ospitata dal Pievano e dai canonici ivi residenti, ebbe anche il dono  di una preziosa reliquia della manna di San Giovanni Evangelista.
Fognano Dipendente dalla Pieve in Ottavo la chiesa di San Pietro di Fognano risulta registrata nelle “Rationes Decimarum” del 1291,ma la sua presenza risale alla prima metà del secolo X.
 Nell'anno 1093 la chiesa di Fognano era ancora un semplice oratorio, dai documenti vescovili del tempo risulta che nel 1138 fosse già diventata Parrocchia.Verso il 1460 una terribile pestilenza si diffuse in questa vallata. La tradizione  racconta che gli abitanti di Fognano fecero voto di costruire una nuova Chiesa se l'epidemia fosse cessata; e tennero fede alla loro promessa ricostruendo la chiesa nel 1464, testimoniato in una lapide posta sopra la porta della sagrestia
S. Maria in Undecimo A due chilometri da Fognano, si trova la chiesa detta “Santa Maria in Undecimo del Poggiale”. 
La  località di antica origine romana, pressi si trovava all’undecimo miglio della strada romana da “Faentia”. Fonti storiche sostengono che questa sia essere sorta nell’XI° secolo, quando, per l’aumento della popolazione, si erigevano nella zona altre chiese (spesso “cappelle”) con funzione di succursale della “Chiesa Madre” di Pieve del Tho.  Il primo documento in cui viene ricordata risale all’anno 1205 . Agli inizi del XIII° secolo si aggiunge anche il soprannome italianizzato “Poggiale” dal latino “podium” (poggio). Nel censimento del Cardinale Anglico (1371) viene registrata con trenta fuochi (circa duecento  abitanti). Nella visita di  Marchesini (1573) questo edificio sacro viene elogiato come uno dei più decorosi esistenti della diocesi faentina.
Casale 
 La registrazione del Marchesini segnala anche l’esistenza di un antico “Hospitale di Sant’Antonio” per gli infermi e i pellegrini a circa tre chilometri da Fognano, con due piccoli agglomerati di case: Strada Casale e Casale  con chiesa parrocchiale dedicata a Santo  Stefano Papa. L’attuale luogo sacro che ha sostituito quello antico, è di costruzione ottocentesca, A lato della chiesa un massiccio campanile, forse avanzo di antica torre.
Nell’anno 1371 la località era detta anche “Casale della Prè” ed era “Villa” o “Schola” unita ad “Angugnano” con dodici focolari (ottantaquattro abitanti). Non molti anni fa è sono stati ritrovati resti di una villa o “villaggio” romano del VI° secolo.  
Cà dell’oste A circa un chilometro da San Cassiano , in una caratteristica ansa naturale, vicino al fiume Lamone , si nota un massiccio campanile simile ad antica torre, ricostruito però nell’anno 1923 e  una chiesa detta di S. Eufemia.
La torre  èdatabile verso la fine del ‘400, con coperto a due falde e sottostante cornicione di colombaia, costituito da cordolo di pietra arenaria e mensolette in cotto.
In un documento dell’anno 1097 questo luogo viene ricordato come “chiesa di Santa Eufemia in Rutine, in Val di Lamone” ma non si conosce l’esatta ubicazione. Nella ”Ratione Decimarum” del 1291 viene già registrata come dipendente della Pieve di San Giovanni in Ottavo.
San Cassiano  A 25 chilometri da Faenza. Esisteva anche un ospedale per pellegrini e ammalati (1573). Nel 1776 fu costruita la chiesa attuale, sulla sinistra del fiume. Nel 1371 Villa S. Cassini aveva 36 focolari.
San Cassiano deve il suo nome ad un maestro d’Imola del IV° secolo, poi martirizzato.
Il paese è dominato dai resti del CASTELLO di cui non si conosce l’origine ma che ha tradizione di essere considerato un pericolo per la sua posizione sovrastante il Passo delle Pendici  che è il punto più stretto della valle del Lamone.
La Chiesa :“San Cassiano Vallis Alamonis” è registrata in un atto dell’anno 1052. Un documento dell’anno 1073 testimonia che la chiesa parrocchiale esisteva nella riva destra del fiume Lamone, in località “Ca di Martino” fra i poderi di “Caminata” e “Sganghera”.  Non molto dopo questa lascia il posto, alla parrocchia di S. Cassiano in “Petrosa o Pidriolo”.  La  visita del Marchesini nel 1573 registra che: la chiesa non aveva ancora il titolo di arcipretale, ne era rettore un certo Cassiano da Cavina, parroco da circa quaranta anni.  La chiesa aveva un unico altare con “belle icone”. Sappiamo inoltre dalla sua relazione che a San Cassiano esisteva anche un “Hospitale San Cassiani” o “Hospitale Santa Maria”, ma l’indicazione del luogo dove sorgesse è ignota.
A S. Cassiano si può fare un’escursione a piedi lungo l’antico sentiero che porta alla croce di Monte Colombo.
Pedrosola Le prime notizie relative alla struttura abitativa risalgono al 1300, ne è probabile testimone la caratteristica forma a torretta.
San Martino in Gattara
San Martino la sua posizione è nella fascia medio collinare nella parte finale  romagnola della valle del Lamone. 
E’ l’ultima frazione del comune di Brisighella. Qui sorgeva il “Castrum Gattariae”, celebrata roccaforte. Già dal 1192 il “Castrum” apparteneva alla Chiesa.
 La chiesa del luogo dipendeva della Pieve di  San Giovanni in Ottavo (Pieve del Tho) che compare solo nelle “Rationes Decimarum” dell’anno 1291.
La sua costruzione, come luogo di culto, risulta essere anteriore al XII° secolo. La “Descriptio Romandiole” del Cardinale Anglico del 1371 la censisce solo come “Castrum”, questo fa supporre che all’importanza militare ed ecclesiastica del luogo non corrispondesse anche una funzione amministrativa; forse essa era esercitata dal vicino “Castrum Pellegrini” (Monte della Bastia – registrato dall’Anglico con ottanta fuochi).
 Nel territorio esisteva anche un Hospitale, con annesso oratorio intitolato a Sant’Antonio (forse ancora indicato, con testimonianze storiche, in località Ronzano), poco distante dall’attuale centro.
Nell’attuale località’ Ospedale’ in un terrazzo fluviale sulla riva sinistra del fiume Lamone, sono state fatte varie campagne di scavi che hanno riportato importanti reperti databili al V secolo a. C.  Materiale conservato ed esposto nella sezione archeologica del museo di Ravenna
S. Adriano 
 Un villaggio e borgata quasi al confine con lo Stato Pontificio, poco oltre, in località “Rugginara”, sorgeva una dogana di frontiera che svolgeva stretto e rigoroso controllo di uomini e merci fra il Granducato e lo Stato della Chiesa. Più giù, il “ponte di Marignano” che segna oggi il confine fra le due regioni: Toscana ed Emilia Romagna. Un tempo sorgeva qui, un’altra dogana, quella pontificia, che controllava, essa pure, uomini e merci avviati verso lo Stato della Chiesa. A Sant’Adiano si scorge ancora oggi un’antica torre, quadrata e massiccia, incorporata in alcune case di abitazione. Nell’anno 1935 questa torre è stata manomessa con l’abbassamento dell’ultimo piano perché molto pericolante. L’interno presenta avanzi di uno scalone (largo m. 1,80) costruito con pietre quadrate: si vedono avanzi di colonne e di architravi.
Popolano
Un rogito dell’anno 1087 è il più antico sull’esistenza di Popolano.
La chiesa di Popolano sorge sopra i ruderi del castellare, la di cui antica torre serve alla medesima da campanile.
Essa era matrice di tre cure, S. Adriano, S. Rufillo a Gagliana e S. Maria alle Campora, l'ultima delle quali spetta allo Stato pontificio.
L’antico castello con annessa Pieve, era situato sopra le pendici di un poggio da tutti detto “Del Cavallaro”. È opinione di alcuni storici, primo fra tutti il Metelli, che il castello fosse collocato nella cima del monte “Cavallaro”, oggi indicato come “Cavallara”, mentre la pieve sembra essere invece dislocata più in basso, totalmente distaccata dal castello. Sul monte si trovano tuttora, quasi a fior di terra, reperti vari, resti di muraglia dell’ antico castello.  Oggi la chiesa di Popolano, molto ampia e di un certo valore architettonico, conserva varie opere d’arte; a questo proposito, ci piace segnalare un artistico Tabernacolo in terracotta policroma di scuola robbiana.

Marradi

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Stiamo per lasciare la valle del Lamone per entrare nella parte alta del Mugello.
una lapide romana, datata nell’anno 89 a.C.  può dimostrare che al tempo della dominazione romana in questo territorio esisteva un “castrum” che del resto figura presente nell’itinerario di Antonino Pio. Si ritiene che il fortilizio esisteva nel centro del paese dove oggi è situata la chiesa dedicata a S. Lorenzo. La chiesa oggi non mostra la sua origine romanica perché è stata radicalmente ricostruita in forme neoclassiche nel 1785. Di notevole interesse sono le opere del  Maestro di Marradi del secolo XV conservate in chiesa e in sagrestia. In particolare, si segnalano quattro tavole - Santi Antonio Abate, Sebastiano e Lucia, Madonna della Misericordia, San Giovanni Gualberto, Madonna col Bambino tra i Santi Benedetto, Reparata, Giovanni Gualberto e Bernardo degli Uberti - e un paliotto che rappresenta Santa Reparata, considerati le opere principali del pittore formatosi accanto al Ghirlandaio. In questo comune si trova la chiesa di Santa Maria Nascente. Si hanno suoi documenti che risalgono al1097 , come abbazia che successivamente venne aggrgata all'Ordine Vallombrosano.
Appartiene alla chiesa un'interessante tavola frammentaria con la Madonna col Bambino in trono e due angeli, attribuita a Jacopo del Casentino.
La chiesa di San Ruffillo : già documentata nel1022 , fu eretta su un probabile Vicus Gallanus, cioè un insediamento dei  Galli.
Da Marradi si può raggiungere con un sentiero l'eremo di Gamogna, fondato da San Pier Damiani nel 1053 e dedicato a San Barnaba, ad uso dei monaci Camaldolesi . Nel 1532 l’eremo di Gamogna fu chiuso per mancanza di monaci e trasformato in chiesa paqrrocchiale, dipendente dal capitolo della chiesa di San Lorenzo a Firenze.  L'attuale chiesa mantiene l'originaria struttura romanica, con una semplice facciata a capanna, un'ampia  abside semicircolare con tetto conico rivestito di lastre di ardesia e un campanile a vela. Del complesso monastico rimangono il chiostro, le celle dei monaci, il forno, gli essiccatoi e la stalla. . E' raggiungibile per sentiero partendo da Ponte della Valle località Lutirano.
Badia di Santa Reparata  documentata come cenobio benedettino nel  1025 e anch'essa successivamente passata alla congregazione  vallombtosana che la detenne fino alla soppressione ottocentesca. Della chiesa medievale resta il possente campanile che conferisce al complesso l'aspetto di una fortezza piuttosto che di un monastero. Ampi resti di muratura romanica sono visibili sul fianco sinistro della chiesa, la quale mostra una una facciata barocca.

La vallata del Senio

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Fra Marradi  verso  Palazzuolo  si entra nella vallata del Senio.
La vallata del Senio è bonificata dai benedettini  alla fine del primo millennio con una abbazia posta lungo la via casolana,  alcuni dicono che vi fosse un precedente monastero  risalente al VI secolo.
Fra la chiesa e un’ala del monastero si trova un cortile con arcate, monofore e bifore. Vi si trova anche un rudere di macina per olio in marmo del Garda che rivela l’attività economica della zona con la cultura dell’olivo introdotta dai benedettini
Verso la vallata del Senio :Il  Cardello in origine era un ospizio dell’abbazia di Valsenio per pellegrini  ( è stata abitata dallo scrittore Alfredo Oriani . dietro la casa c’è la tomba ) chiesa di Solecchio con campanile romanico.
Da Marradi verso San Benedetto in Alpe c’è L’acquacheta. (Dante  - Inferno - canto XVI)


Crespino del Lamone

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  A piedi da Crespino a Campigno e Farfareta.    Usciti dalla stazione di Crespino, si prosegue a sinistra lungo la strada asfaltata fino al paese. Seguendo le indicazioni del GCR si scende ancora a sinistra verso il fiume Lamone che si attraversa su un ponte di ferro costruito con dei binari. Subito dopo il ponte c'è un bivio: sulla destra il sentiero 535 conduce (in erta salita!) a Poggio degli Allocchi, sulla sinistra il sentiero 537 porta a Poggio al Tiglio. Si prende il sentiero 537, passando sotto il ponte della ferrovia fino ad un bivio molto evidente ma non segnalato nel quale bisogna lasciare il 537 tenendo la sinistra e proseguendo in forte salitaPoggiolo di termine
Casa dell’alpe  -  Razzuolo sotto il Passo della Colla di Casaglia (m. 913), si incontra l’abitato di Razzuolo, annodato fra l’Ensa e la strada e, proprio sulla strada, sorge la Badia di S. Paolo Vistosamente sacrificata dalla costruzione della Via Faentina, è quanto resta di un’ antica Badia dell'ordine Vallombrosano, fondata nel 1035 da S.  Giovanni Gualberto.  La Chiesa, mutilata dell’abside e del transetto di cui restano tracce sull’attuale facciata, è stata anche capovolta nell’orientamento, alla parete posteriore spicca l’antica porta d’ingresso con cornice e gradini,perdendo gran parte dell’interesse artistico e architettonico che ne faceva un tipico esempio di costruzione vallombrosana.
Passo della Colla  Al Passo della Colla si trova la pieve di San Giovanni Maggiore del X secolo, riedificata tra il 1520 e il 1530, con campanile dell'XI secolo a sezione ottagonale. Passo della Colla (913 metri s.l.m) sulla  A pochi chilometri si trova la stazione ferroviaria di Crespino sul Lamone che offre un comodo e pittoresco collegamento con Firenze e Ravenna. Pur essendo comodamente raggiungibile dalla Statale, la struttura si trova in posizione strategica rispetto ai sentieri della GEA e del CAI, attraverso i quali sono possibili indimenticabili escursioni a piedi, a cavallo e in mountain-bike.
Guadalto  Santuario di Santa Maria della Neve nel 1459 era un piccolo oratorio.Nei pressi della chiesa un antico mulino oggi è trasformato inforesteria
Casaglia  -  Razzuolo la chiesa faceva parte di una badia vallombrosana, la Badia di San Paolo, fondata nel 1035 da San Giovanni Gualberto. Con altre ripide curve si giunge al Passo della Colla di Casaglia. Dal valico si prende a sinistra la Strada statale 477 per Palazzuolo Sul Senio.
la strada segue il  corso del torrente Ensa.
Si raggiunge ilSantuario della Madonna dei Tre Fiumi risale al 1578 ed  fu ampliato per opera del Buini nel 1705. Il portico a tre archi nel 1789  fu tagliato per la costruzione della nuova via Faentina. L’attuale Albergo Tre Fiumi era un ospizio. La storia di questo santuario racconta che alcune donne  mentre pregavano inginocchiate davanti al tabernacolo, il volto della Vergine iniziò a piangere. Molti pellegrini si recarono sul posto per chiedere "Grazie" e avvennero numerosi miracoli.
Ronta in quanto alla chiesa parrocchiale di S. Michele a Ronta si hanno memorie almeno fino dal 1223 quando il rettore si appellò per una lite che tenevi contro il capitolo della chiesa di S. Reparti di Firenze. Di Ronta fa pure menzione un'altra pergamena dell'anno 1232.

Borgo San Lorenzo

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Borgo San Lorenzo è il centro più abitato del Mugello, situato lungo la riva sinistra del fiume Sieve e un ottimo punto di collegamento fra la Via Faentina e la Via Bolognese .
La prima comunità si formò all'epoca dei romani, i quali chiamarono il borgo con il nome di "Anneianum".Dopo la caduta dell'Impero Romano il borgo si sviluppò nei dintorni di una pieve intitolata a San Lorenzo, Verso la metà del XIV secolo, Firenze dotò di mura difensive il borgo, con quattro porte d'accesso, due delle quali sono rimaste: Porta Fiorentina e Porta dell'Orologio.
Il borgo conserva importanti opere religiose.
Oratorio del SS. Crocifisso dei Miracoli, eretto nel settecento per ospitare un Crocifisso ligneo dipinto, probabile opera di Giovanni Pisano (XIV sec.), lasciato qui nel 1400 da alcuni pellegrini tedeschi che fuggivano dalla peste. La Pieve romanica di San Lorenzo è originaria del X secolo ma la torre campanaria è posteriore, la sua costruzione risale al 1236, quando anche la Pieve fu ristrutturata. All'interno è conservata l'unica opera di Giotto presente nel Mugello, una Madonna con Bambino.  Ma due paesi diametralmente opposti e non sulla direttiva della Via Faentina meritano di essere citati non solo per essere delle belle cittadine, mantengono infatti elementi evidenti di far parte di quella fascia di strade del Mugello che hanno da raccontare molta storia.  
Vicchio - Pieve di San Cassiano in Padule, costruita prima dell'anno Mille, ma  che ha subito importanti ristrutturazioni dopo la scossa di terremoto che sconvolse il Mugello nel 1919. Mantiene comunque l'antica struttura originale ed è da segnalare all'interno della pieve, nell'abside, un raffinato bassorilievo in pietra del secolo XV. Si può supporre che qui potrebbero essere stati battezzati sia Giotto che il Beato Angelico.  Il nome San Cassiano, molto probabilmente è dovuto al celebre monaco Cassiano, fondatore e legislatore delle comunità monastiche.  «Il monachesimo arriva in Occidente attraverso san Cassiano e confluisce poi nella Regola di san Benedetto (460-560). La prima vera e propria figura di monaco in Europa, però, è quella di san Martino di Tours (317-397) che fondò a Ligugé, presso Poitiers, il primo monastero di tutto l’Occidente, il più antico e tuttora esistente.
San Piero a Sieve  nato come nodo stradale presso l'antico ponte che, oltrepassan­do la Sieve, conduceva attraverso la Via Bolognese al Passo del Giogo(nodo viario di grande rilevanza)L’importante transito portò alla realizzazione di strutture destinate all'accoglienza ed all'ospitalità. Proprio per questo, nel 1275 fu creato un "hospitale" proprio nel borgo, ad opera del "presbiter Gianbonus" . Altri spedali furono realizzati lungo la strada a Novoli, nel 1335, ed a Tagliaferro, quest'ultimo era affiancato da un albergo. Un’opera che riveste un valore strategico per la storia successiva della comunità, è la costruzio­ne del ponte in muratura sulla Sieve realizzato dai famosi maestri muratori fio­rentini. Con questo evento San Piero a Sieve consolidava la propria funzione di mercatale e luogo di sosta per i viaggiatori, commercianti e pellegrini. Del secolo XI è la Pieve  di San Pietro all’interno della quale si trova il fonte battesimale in terracotta invetriata bianca e gialla opera di Luca della Robbia, su cui sono scolpite immagini della vita di San Giovanni ed il crocifisso in legno sovrastante l'altare maggiore.
 Polcanto  -Alla base dell'abitato scorre il Fosso di Polcanto, che pochi km più a valle cambia denominazione in Torrente Faltona, affluente destro del fiume Sieve. Qui la Chiesa di Polcanto detta Madonna di Polcanto è situata sull'antica strada maestra delle Salaiole .Fu questa chiesa edificata verso il 1500 con il ricavato delle offerte che i passeggeri lasciavano ad un tabernacolo che si trovava sul ponte del torrente con una immagine della Madonna. La strada delle Salaiole, seguendo il corso del torrente Fistona, si posiziona praticamente in parallelo al tratto della strada regionale 302 ("Via Faentina") compreso fra Polcanto e Borgo San Lorenzo,ma offre un collegamento in linea d'aria più diretto ma più disagevole,sia per la presenza dei dislivelli,sia per la sede stradale disponibile ben più stretta. Si ritiene fra l'altro che storicamente fosse proprio questa la via maestra fra Firenze e Borgo San Lorenzo e non quella attuale che attraversa la valle del torrente Faltona.
Si passa l’Olmo e  si supera il passo delle Croci .    - Prioria di San Jacopo a Festigliano -    Sull’altro versante non distantedal valico dell'Uccellatoio testimonia la  Prioria di San Jacopo a Festigliano. A poca distanza da questa si trova la chiesa di S. Jacopo, eretta durante il XII secolo e dello stesso periodo un’altra chiesa venne intitolata a S. Piero a Caligarza. E ancora, più o meno alla stessa distanza da S. Jacopo verso il fondo valle, altre due chiese furono dedicate, una a S. Martino protettore dei pellegrini. La presenza di quattro chiese in un’area così ristretta che va dal valico al fondo valle, a distanza di pochi anni l'una dall'altra è da attribuire al transito dei tanti pellegrini del dodicesimo secolo.                                                                                                                                
Montereggi - È una delle chiese più antiche della
diocesi di Fiesole, con notizie a partire dal secolo IX, a lungo sotto il patronato della famiglia fiorentina dei Baldovinetti cui si deve la realizzazione dell'elegante ciborio in pietra serena scolpita con motivi vegetali e l'arme della famiglia, datato 1470, murato a lato dell'altar maggiore.Nelle vicinanze la piccola chiesa di Santa Maria a Saletta.                                                         
Madonna del Sasso - Il santuario sul versante sinistro del percorso testimonia una leggenda dell’apparizione della madonna a due pastorelle. Fu edificata dal 1490 su un oratorio medievale dell’XI secolo, costruito nei pressi di un enorme sasso.  
Querciola  -nel medioevo vi era un ospitale per il ricovero sia dei pellegrini, sia dei trovatelli che dal Mugello venivano inviati allo Spedale degli Innocenti di Firenze. Questa zona ha testimonianze di  grande espansione  ecclesiastica  tra il XII e XIII secolo.                                                                                                  
Caldine -presso il borgo della Querciola, La famiglia fiorentina Cresci aveva fondato lungo la via Faentina un piccolo spedale che nel 1460 fu riedificato e donato ai frati domenicani di
S.Marco (Firenze) ed essi vi costruirono un Ospizio o piccolo convento per casa di riposo. La costruzione, in stile rinascimentale, si presenta come un piccolo gioiello
per le sue proporzioni e per l'eleganza dei suoi ornamenti.
Un piccolo e grazioso chiostro, con due ordini o piani di loggiato ionico,è nel centro del fabbricato, mentre da un lato del medesimo si trova la chiesa



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