opera di Jose Benlliure ( Valencia 1855- 1914 )
San Francesco
San Francesco d'Assisi nacque ad Assisi nel 1182 ca.
La sua vita ebbe un cambiamento radicale dal 1205, quando si spogliò dei suoi beni davanti al vescovo di Assisi e cominciò a dedicarsi alla cura dei poveri e dei lebbrosi nei boschi del Monte Subasio. Intorno a lui si raggrupparono altri giovani con i quali creò un ordine che fu riconosciuto dal papa Innocenzo III nel 1210.
Nel 1212 fu costretto ad interrompere in suo viaggio in Terra Santa a causa di un naufragio.
Nel 1219 andò in Egitto con l’intenzione di convertire il sultano, poi raggiunse la Terra Santa dove rimase fino al 1220.
Nel 1224 si ritirò sul Monte della Verna dove per quaranta giorni rimase in digiuno e preghiera.
Tornò ad Assisi in condizioni fisiche piuttosto gravi. Morì il 3 ottobre del 1226.
Due ani dopo venne canonizzato da papa Gregorio IX.
Oltre alla sua figura di santo viene ricordato in modo particolare per il suo rapporto con gli animali, e gli viene riconosciuto un posto importante nella storia della letteratura italiana per il suo Cantico delle Creature, come il testo poetico più antico
Cantico delle creature
Altissimu, onnipotente bon Signore,
Tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.
Ad Te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi' Signore cum tucte le Tue creature,
spetialmente messor lo frate Sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si', mi Signore, per sora Luna e le stelle:
in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si', mi' Signore, per frate Vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento.
Laudato si', mi Signore, per sor'Acqua.
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si', mi Signore, per frate Focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si', mi Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fior et herba.
Laudato si', mi Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore
et sostengono infrmitate et tribulatione.
Beati quelli ke 'l sosterranno in pace,
ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato s' mi Signore, per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no 'l farrà male.
Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.
La sua vita ebbe un cambiamento radicale dal 1205, quando si spogliò dei suoi beni davanti al vescovo di Assisi e cominciò a dedicarsi alla cura dei poveri e dei lebbrosi nei boschi del Monte Subasio. Intorno a lui si raggrupparono altri giovani con i quali creò un ordine che fu riconosciuto dal papa Innocenzo III nel 1210.
Nel 1212 fu costretto ad interrompere in suo viaggio in Terra Santa a causa di un naufragio.
Nel 1219 andò in Egitto con l’intenzione di convertire il sultano, poi raggiunse la Terra Santa dove rimase fino al 1220.
Nel 1224 si ritirò sul Monte della Verna dove per quaranta giorni rimase in digiuno e preghiera.
Tornò ad Assisi in condizioni fisiche piuttosto gravi. Morì il 3 ottobre del 1226.
Due ani dopo venne canonizzato da papa Gregorio IX.
Oltre alla sua figura di santo viene ricordato in modo particolare per il suo rapporto con gli animali, e gli viene riconosciuto un posto importante nella storia della letteratura italiana per il suo Cantico delle Creature, come il testo poetico più antico
Cantico delle creature
Altissimu, onnipotente bon Signore,
Tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.
Ad Te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi' Signore cum tucte le Tue creature,
spetialmente messor lo frate Sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si', mi Signore, per sora Luna e le stelle:
in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si', mi' Signore, per frate Vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento.
Laudato si', mi Signore, per sor'Acqua.
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si', mi Signore, per frate Focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si', mi Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fior et herba.
Laudato si', mi Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore
et sostengono infrmitate et tribulatione.
Beati quelli ke 'l sosterranno in pace,
ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato s' mi Signore, per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no 'l farrà male.
Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.
La Verna
La Verna è uno dei luoghi più importanti del culto francescano. Il suo territorio è situato tra le valli del Tevere e dell’Arno. Il complesso sacro sorge a 1128 m. su uno sperone roccioso che è l’ultimo rilievo dell’Alpe di Serra, tra il Casentino e la Valtiberina. E’ sovrastato dal Monte Penna, m.1283.
L’intera montagna della Verna fu donata a San Francesco dal Conte Orlando Cattani, feudatario di Chiusi in Casentino, nell’anno 1213. Il conte offri anche assistenza per la costruzione di capanne di legno e foglie dove Francesco e i suoi frati potessero ripararsi, e tre anni più tardi fu costruita una piccola chiesetta in muratura che fu intitolata a Santa Maria degli Angeli.
Francesco salì alla Verna per la prima volta nel 1214 e vi ritornò altre quattro o cinque volte. Il Monte divenne un luogo dove amava trascorrere lunghi periodi in preghiera e penitenza. Francesco era solito ritirarsi in fervida orazione in fondo ad una caverna, fredda e umida, oggi detta Sasso Spicco. Le fonti narrano che, alla Verna, fin dalla prima permanenza, Francesco trovò povertà indicibile, e ne gioì e volle vivere in una continua ricerca di imitazione di Gesù.
Una sera Francesco uscì dalla capanna e si inoltrò sulla roccia e, vòlto verso Oriente, pregò con gran fervore; Francesco ebbe una visione, sparita la quale si trovò nelle mani, nei piedi e nel costato, le piaghe di Gesù. Aveva ricevuto le Stimmate. Era il 17 settembre 1224. Il Santo portò le piaghe fino alla sua morte, avvenuta il 3 ottobre 1226. Negli anni successivi iniziò la costruzione del convento. Nel 1263 fu costruita la Cappella delle Stimmate e pochi anni dopo le cinque celle per i frati. Nella metà del XV secolo venne costruita la Basilica Maggiore dedicata a Santa Maria Assunta. Nel corso dei secoli sono state edificate molte altre costruzioni in base alle esigenze dei frati e degli ospiti che in numero sempre maggiore salgono alla Verna. Nel complesso si trovano importanti opere d’arte fra le quali le più conosciute sono le numerose terrecotte invetriate dei Della Robbia. Fra tutte, le più pregiate quelle di Andrea: la Crocifissione, la più grande mai realizzata che si trova nella cappella delle Stimmate e, forse, la più bella è l’Annunciazione, nella Chiesa Maggiore.
A La Verna hanno soggiornato molti santi, fra i quali San Bonaventura da Bagnoregio, Sant’Antonio da Padova, San Bernardino da Siena e altri santi e personaggi illustri. Nel Santuario si può ascoltare della meravigliosa musica per organo. Risulta che già nel 1432 i frati avevano “un paio d’organi”, ma un vero e proprio organo fu installato nel 1586. Nel corso dei quattro secoli successivi l’organo ha subito restauri, trasformazioni, ampliamenti, sostituzioni. Il monumentale organo attuale con le sue 5700 canne e il favore dell’acustica della grande chiesa produce una sonorità calda e potente che coinvolge gli ascoltatori suscitando grandi emozioni. Dal 1988 alla Verna si svolge annualmente il “Festival Internazionale di Musica d’Organo” al quale partecipano organisti di tutto il mondo. Un numero sempre maggiore di appassionati sale alla Verna per partecipare ai grandi concerti che ricevono consensi e riconoscimenti. Chi sale alla Verna a piedi dalla Beccia, si trova di fronte un colonnato altissimo di rocce, e sopra, a strapiombo, la facciata del Santuario che si affaccia sulla valle dell’Arno.
Il restante del complesso è circondato da un grande bosco che ha una superficie di oltre 200 ettari. Nella foresta il faggio regna incontrastato su ogni altra specie arborea. In molti punti viene meno, o si fa più rada la copertura boscosa per affioramenti rocciosi ripidi e imponenti. Da profonde fenditure emergono colonne di rupi che appaiono come isolotti. Grandi blocchi caduti da secoli sono rimasti lì, taluni incuneati tra di loro ed altri senza appoggio visibile tanto da non spiegarne l’equilibrio. Quando i raggi del sole filtrano tra gli alberi ad alto fusto si verifica un fantastico gioco di luci e si assiste ad uno spettacolo grandioso. Il silenzio, la solitudine sublime hanno fatto dire che “ la stessa foresta, è un santuario”. In ognuno di questi angoli di devozione francescana il credente ama raccogliersi in preghiera, ma per tutti, anche per i non credenti, questi luoghi favoriscono la riflessione e la meditazione.
Il Monte della Verna fu definito luogo sacro dopo che San Francesco vi ricevette le Stimmate e successivamente iniziarono i pellegrinaggi, a piedi, ovviamente. Chi saliva, e sale a piedi dalla Beccia, arrivato all’ingresso del Santuario, sulla parete sinistra trova una lapide con scolpita la terzina dantesca che ricorda le Stimmate:” Nel crudo sasso intra Tevere e Arno da Cristo prese l’ultimo sigillo che le sue membra due anni portarno .”
Ma oggi solo pochissimi vedono questa lapide perché la quasi totalità delle persone non si reca alla Verna a piedi, bensì con mezzi di trasporto passando dalla strada carrozzabile. Così come ormai avviene in quasi tutti i luoghi di culto, anche alla Verna, nei giorni di festa o di varie ricorrenze, si recano centinaia di visitatori in auto e pullman. In quei giorni, nel breve spazio di qualche ora, pellegrini e visitatori affollano chiese, cappelle, ristoranti, bar, negozio dei ricordi, e il Santuario perde il suo silenzio e quel clima di tranquillità e di pace che caratterizza il Monte di Santo Francesco.
E comunque, chi desidera ritrovare silenzio e raccoglimento, può ancora trovarlo recandosi al Santuario la mattina presto o in tarda serata, oppure nei mesi invernali.
I pellegrinaggi a piedi non sono comunque del tutto scomparsi. Da alcuni paesi dei dintorni, sporadicamente, gruppetti di persone si organizzano e, sulle orme dei loro padri, vanno a piedi al Santuario. Abbiamo altresì notizia che qualche parrocchia e associazione, ha organizzato pellegrinaggi a piedi anche della durata di qualche giorno.
Vera Biagioni
L’intera montagna della Verna fu donata a San Francesco dal Conte Orlando Cattani, feudatario di Chiusi in Casentino, nell’anno 1213. Il conte offri anche assistenza per la costruzione di capanne di legno e foglie dove Francesco e i suoi frati potessero ripararsi, e tre anni più tardi fu costruita una piccola chiesetta in muratura che fu intitolata a Santa Maria degli Angeli.
Francesco salì alla Verna per la prima volta nel 1214 e vi ritornò altre quattro o cinque volte. Il Monte divenne un luogo dove amava trascorrere lunghi periodi in preghiera e penitenza. Francesco era solito ritirarsi in fervida orazione in fondo ad una caverna, fredda e umida, oggi detta Sasso Spicco. Le fonti narrano che, alla Verna, fin dalla prima permanenza, Francesco trovò povertà indicibile, e ne gioì e volle vivere in una continua ricerca di imitazione di Gesù.
Una sera Francesco uscì dalla capanna e si inoltrò sulla roccia e, vòlto verso Oriente, pregò con gran fervore; Francesco ebbe una visione, sparita la quale si trovò nelle mani, nei piedi e nel costato, le piaghe di Gesù. Aveva ricevuto le Stimmate. Era il 17 settembre 1224. Il Santo portò le piaghe fino alla sua morte, avvenuta il 3 ottobre 1226. Negli anni successivi iniziò la costruzione del convento. Nel 1263 fu costruita la Cappella delle Stimmate e pochi anni dopo le cinque celle per i frati. Nella metà del XV secolo venne costruita la Basilica Maggiore dedicata a Santa Maria Assunta. Nel corso dei secoli sono state edificate molte altre costruzioni in base alle esigenze dei frati e degli ospiti che in numero sempre maggiore salgono alla Verna. Nel complesso si trovano importanti opere d’arte fra le quali le più conosciute sono le numerose terrecotte invetriate dei Della Robbia. Fra tutte, le più pregiate quelle di Andrea: la Crocifissione, la più grande mai realizzata che si trova nella cappella delle Stimmate e, forse, la più bella è l’Annunciazione, nella Chiesa Maggiore.
A La Verna hanno soggiornato molti santi, fra i quali San Bonaventura da Bagnoregio, Sant’Antonio da Padova, San Bernardino da Siena e altri santi e personaggi illustri. Nel Santuario si può ascoltare della meravigliosa musica per organo. Risulta che già nel 1432 i frati avevano “un paio d’organi”, ma un vero e proprio organo fu installato nel 1586. Nel corso dei quattro secoli successivi l’organo ha subito restauri, trasformazioni, ampliamenti, sostituzioni. Il monumentale organo attuale con le sue 5700 canne e il favore dell’acustica della grande chiesa produce una sonorità calda e potente che coinvolge gli ascoltatori suscitando grandi emozioni. Dal 1988 alla Verna si svolge annualmente il “Festival Internazionale di Musica d’Organo” al quale partecipano organisti di tutto il mondo. Un numero sempre maggiore di appassionati sale alla Verna per partecipare ai grandi concerti che ricevono consensi e riconoscimenti. Chi sale alla Verna a piedi dalla Beccia, si trova di fronte un colonnato altissimo di rocce, e sopra, a strapiombo, la facciata del Santuario che si affaccia sulla valle dell’Arno.
Il restante del complesso è circondato da un grande bosco che ha una superficie di oltre 200 ettari. Nella foresta il faggio regna incontrastato su ogni altra specie arborea. In molti punti viene meno, o si fa più rada la copertura boscosa per affioramenti rocciosi ripidi e imponenti. Da profonde fenditure emergono colonne di rupi che appaiono come isolotti. Grandi blocchi caduti da secoli sono rimasti lì, taluni incuneati tra di loro ed altri senza appoggio visibile tanto da non spiegarne l’equilibrio. Quando i raggi del sole filtrano tra gli alberi ad alto fusto si verifica un fantastico gioco di luci e si assiste ad uno spettacolo grandioso. Il silenzio, la solitudine sublime hanno fatto dire che “ la stessa foresta, è un santuario”. In ognuno di questi angoli di devozione francescana il credente ama raccogliersi in preghiera, ma per tutti, anche per i non credenti, questi luoghi favoriscono la riflessione e la meditazione.
Il Monte della Verna fu definito luogo sacro dopo che San Francesco vi ricevette le Stimmate e successivamente iniziarono i pellegrinaggi, a piedi, ovviamente. Chi saliva, e sale a piedi dalla Beccia, arrivato all’ingresso del Santuario, sulla parete sinistra trova una lapide con scolpita la terzina dantesca che ricorda le Stimmate:” Nel crudo sasso intra Tevere e Arno da Cristo prese l’ultimo sigillo che le sue membra due anni portarno .”
Ma oggi solo pochissimi vedono questa lapide perché la quasi totalità delle persone non si reca alla Verna a piedi, bensì con mezzi di trasporto passando dalla strada carrozzabile. Così come ormai avviene in quasi tutti i luoghi di culto, anche alla Verna, nei giorni di festa o di varie ricorrenze, si recano centinaia di visitatori in auto e pullman. In quei giorni, nel breve spazio di qualche ora, pellegrini e visitatori affollano chiese, cappelle, ristoranti, bar, negozio dei ricordi, e il Santuario perde il suo silenzio e quel clima di tranquillità e di pace che caratterizza il Monte di Santo Francesco.
E comunque, chi desidera ritrovare silenzio e raccoglimento, può ancora trovarlo recandosi al Santuario la mattina presto o in tarda serata, oppure nei mesi invernali.
I pellegrinaggi a piedi non sono comunque del tutto scomparsi. Da alcuni paesi dei dintorni, sporadicamente, gruppetti di persone si organizzano e, sulle orme dei loro padri, vanno a piedi al Santuario. Abbiamo altresì notizia che qualche parrocchia e associazione, ha organizzato pellegrinaggi a piedi anche della durata di qualche giorno.
Vera Biagioni
Assisi Patrimonio dell'Umanità
ASSISI , ANTICO SANTUARIO E CITTÀ MEDIEVALE COSTRUITA SU UNA COLLINA, LUOGO DI NASCITA DI SAN FRANCESCO, È STRETTAMENTE LEGATA ALL’OPERA DELL’ORDINA FRANCESCANO, CHE NEL CORSO DEI SECOLI HA SAPUTO TRASMETTERE UN MESSAGGIO UNIVERSALE DI PACE E TOLLERANZA, ANCHE NEI CONFRONTI DELLE ALTRE RELIGIONI E CREDENZE. I CAPOLAVORI DELL’ARTE MEDIEVALE CHE OSPITA, COME LA BASILICA DI SAN FRANCESCO EI DIPINTI DI CIMABUE E DI GIOTTO, NE HANNO FATTO UN PUNTO DI RIFERIMENTO FONDAMENTALE PER LO SVILUPPO ARTISTICO E CULTURALE EUROPEO.
Assisi fu costruita su uno sperone calcareo del monte Subasio da cui ancora oggi domina la bellissima piana circostante. Appartenne prima agli Etruschi, poi ai Romani, sotto i quali divenne un fiorente municipium: di questo periodo conserva il tempio di Minerva, risalente al I secolo d.C., oggi chiesa di Santa Maria della Minerva. Caduto l’ipero romano, fu aspramente contesa tra Goti e Greci finché cadde sotto il dominio dei Longobardi, passando poi al ducato di Spoleto. Nel XII secolo si eresse a libero comune dopo dure lotte con la vicina Perugia. Nei secoli XIV e XV passò sotto diverse signorie, finché Paolo III la annettè assieme a tutta l’Umbria agli stati pontifici, dei quali poi seguì sempre le vicende.Il paesaggio di Assisi è caratterizzato da una serie di monumenti religiosi: la basilica di San francesco, la chiesa di san Pietro, quella di Santa Maria Maggiore e quella di Santa Chiara, e di altri di carattere civile, quali il Palazzo del popolo, il Palazzo dei Consoli e l’Ospedale, già Monte Frumentario con il suo bellissimo portico.
La maggior parte delle costruzioni è in pietra calcarea, e questo conferisce alla città una grande armonia architettonica. Dalla sommità della collina, la rinascimentale Rocca Maggiore sovrasta il nucleo urbano. La storia medievale di Assisi è segnata dalla vita e dalle opere di San Francesco ( 1181 – 1226 )nato nella città, fondatore nel 1209 dell’ordine dei Frati Minori, canonizzato nel 1228. Sua contemporanea fu Santa Chiara che, affascinata dalla predicazione di Francesco, nel 1212, nella più assoluta povertà fondò il piccolo cenobio di San Damiano, primo nucleo dell’ordine monastico delle Clarisse. Dopo la canonizzazione del santo il papato e la città vollero la costruzione delle due chiese dedicate ai santi.
La costruzione della basilica di San Francesco iniziò nel 1228. L’edificio ha elementi di tradizione romanica umbra che si fondano con un nuovo linguaggio gotico. E’ composta di due aule sovrapposte entrambe a navata unica con copertura a volte, e terminano con un ampio transetto e un’ abside. La Basilica Inferiore alla quale sono state aggiunte delle cappelle laterali ha basse volte a crociera a sesto rialzato posate su pilastri massicci. Quella superiore invece è alta ariosa, luminosa, con slanciate crociere a sesto acuto su eleganti colonnine a fascio addossate alle pareti.
Le decorazioni pittoriche ad opera delle maggiori personalità artistiche italiane dal XII al XIV secolo sono di grande rilievo culturale..Cimabue lavorò nel transetto e nel presbitero delle due basiliche. Giotto decorò il registro inferiore dedicato alla narrazione della vita di San Francesco. Nella basilica inferiore operarono Simone Martini e Pietro Lorenzetti.
Il Duomo si San Rufino si trova in alto all’estremo orientale della città, sulle vestigia dell’anfiteatro romano. La prima chiesa era stata edificata nel VIII secolo , fu ricostruita dal vescovo Ugone nel 1028. Nel 1140 Giovanni da Gubbio aggiunse la facciata occidentale, capolavoro della architettura romanica umbra. Nel 1571 Galeazzo Alessi restaurò l’interno in uno stile rinascimentale di grande semplicità.
Tra i numerosi edifici della città si segnala anche la chiesa di Santa Chiara con il suo campanile quadrato e la pianta a croce latina con all’interno affreschi sulla vita della santa; poi l’abbazia di San Pietro, Santa Maria della Minerva, il monastero di San Damiano, convento dove visse e morì Santa Chiara,l’Eremo delle Carceri, il Santuario di Rivotorto , tutto il complesso è Patrimonio dell’umanità. Santa Maria degli Angeli è una chiesa rinascimentale concepita da Galeazzo Alessi nel XVI secolo per proteggere la Porziuncola, il luogo da dove San Francesco mandò in missione i suoi primi discepoli e in cui morì.
tratto da- Il Patrimonio dell'Umanità - De Agostini - Novara
Assisi fu costruita su uno sperone calcareo del monte Subasio da cui ancora oggi domina la bellissima piana circostante. Appartenne prima agli Etruschi, poi ai Romani, sotto i quali divenne un fiorente municipium: di questo periodo conserva il tempio di Minerva, risalente al I secolo d.C., oggi chiesa di Santa Maria della Minerva. Caduto l’ipero romano, fu aspramente contesa tra Goti e Greci finché cadde sotto il dominio dei Longobardi, passando poi al ducato di Spoleto. Nel XII secolo si eresse a libero comune dopo dure lotte con la vicina Perugia. Nei secoli XIV e XV passò sotto diverse signorie, finché Paolo III la annettè assieme a tutta l’Umbria agli stati pontifici, dei quali poi seguì sempre le vicende.Il paesaggio di Assisi è caratterizzato da una serie di monumenti religiosi: la basilica di San francesco, la chiesa di san Pietro, quella di Santa Maria Maggiore e quella di Santa Chiara, e di altri di carattere civile, quali il Palazzo del popolo, il Palazzo dei Consoli e l’Ospedale, già Monte Frumentario con il suo bellissimo portico.
La maggior parte delle costruzioni è in pietra calcarea, e questo conferisce alla città una grande armonia architettonica. Dalla sommità della collina, la rinascimentale Rocca Maggiore sovrasta il nucleo urbano. La storia medievale di Assisi è segnata dalla vita e dalle opere di San Francesco ( 1181 – 1226 )nato nella città, fondatore nel 1209 dell’ordine dei Frati Minori, canonizzato nel 1228. Sua contemporanea fu Santa Chiara che, affascinata dalla predicazione di Francesco, nel 1212, nella più assoluta povertà fondò il piccolo cenobio di San Damiano, primo nucleo dell’ordine monastico delle Clarisse. Dopo la canonizzazione del santo il papato e la città vollero la costruzione delle due chiese dedicate ai santi.
La costruzione della basilica di San Francesco iniziò nel 1228. L’edificio ha elementi di tradizione romanica umbra che si fondano con un nuovo linguaggio gotico. E’ composta di due aule sovrapposte entrambe a navata unica con copertura a volte, e terminano con un ampio transetto e un’ abside. La Basilica Inferiore alla quale sono state aggiunte delle cappelle laterali ha basse volte a crociera a sesto rialzato posate su pilastri massicci. Quella superiore invece è alta ariosa, luminosa, con slanciate crociere a sesto acuto su eleganti colonnine a fascio addossate alle pareti.
Le decorazioni pittoriche ad opera delle maggiori personalità artistiche italiane dal XII al XIV secolo sono di grande rilievo culturale..Cimabue lavorò nel transetto e nel presbitero delle due basiliche. Giotto decorò il registro inferiore dedicato alla narrazione della vita di San Francesco. Nella basilica inferiore operarono Simone Martini e Pietro Lorenzetti.
Il Duomo si San Rufino si trova in alto all’estremo orientale della città, sulle vestigia dell’anfiteatro romano. La prima chiesa era stata edificata nel VIII secolo , fu ricostruita dal vescovo Ugone nel 1028. Nel 1140 Giovanni da Gubbio aggiunse la facciata occidentale, capolavoro della architettura romanica umbra. Nel 1571 Galeazzo Alessi restaurò l’interno in uno stile rinascimentale di grande semplicità.
Tra i numerosi edifici della città si segnala anche la chiesa di Santa Chiara con il suo campanile quadrato e la pianta a croce latina con all’interno affreschi sulla vita della santa; poi l’abbazia di San Pietro, Santa Maria della Minerva, il monastero di San Damiano, convento dove visse e morì Santa Chiara,l’Eremo delle Carceri, il Santuario di Rivotorto , tutto il complesso è Patrimonio dell’umanità. Santa Maria degli Angeli è una chiesa rinascimentale concepita da Galeazzo Alessi nel XVI secolo per proteggere la Porziuncola, il luogo da dove San Francesco mandò in missione i suoi primi discepoli e in cui morì.
tratto da- Il Patrimonio dell'Umanità - De Agostini - Novara
SORELLA STRADA FRATELLO CAMMINO
Da Firenze a La Verna
Sorella strada e Fratello cammino
è un cammino in cinque giorni di 100 chilometri studiato
da Luciano Mazzucco e Niccolò Mazzucco
Abbiamo messo fra le creature che erano per San Francesco
motivo di lode al Signore anche la strada e il cammino
Il nostro cammino per raggiungere il luogo santo de La Verna è partito il 30 giugno 2012, alle ore sette dalla Basilica di Santa Croce a Firenze.
Il percorso di cento chilometri, coperto in cinque giorni è stato studiato, provato e già descritto nelle varie tappe da Luciano Mazzucco nella pubblicazione “Cronache di Cammini” non solo per un interesse personale, ma anche per offrire a chi si trovi o arrivi a Firenze l’opportunità di realizzare un pellegrinaggio al santuario del Patrono d’Italia.
E’ stato inaugurato con un gruppo di quindici persone che, per quanto non nuove ad esperienze di pellegrinaggio anche lunghe e impegnative, hanno riportato il segno di una esperienza che rimane un fondamento.
Partire dalle bellezze di una città come Firenze per andare ad abbracciare il Casentino nei suoi boschi, perdersi nei suoi panorami e arrivare ad accogliere il grande messaggio che può comunicare il Santuario de La Verna è stato quell’impegno che si trasforma nel privilegio di averlo vissuto.
Speriamo che le nostre impronte vengano coperte da molte altre, soprattutto per quei tratti che sono stati appena riattivati e segnalati dal Cai di Arezzo su richiesta di Vera Biagioni che ne conosceva l’esistenza.
Un primo apprezzamento di Sorella Strada - Fratello Cammino è stato da parte di due amiche Loredana Fancinelli e Martina Ripper che arrivate a Firenze già da pellegrine hanno battezzato il percorso e giunte a La Verna hanno proseguito per Assisi seguendo il percorso di pellegrinaggio già noto ‘Di qui passò Francesco’.
La Strada Sorella è aperta, i primi pellegrini augurano a coloro che seguiranno Buon Cammino Fratello.
Luciano Mazzucco, Lucia Gallori, Vera Biagioni, Carlo Barducci , Giovanna Palagi, Guido Mori, Graziano Gigli,Lucia Mazzucco, Paola Cordopatri, Angela Consolandi, Marco Mecacci, Oria Baroncini, Paolo Marini, Gianna Di Biase, Mario Conti, Gianna Papi, Giovanna Tilli.
I pellegrini desiderano ricordare e ringraziare coloro che durante il loro cammino hanno saputo dare loro sostegno e accoglienza.
Luciano Mazzucco Firenze 9 luglio 2012
è un cammino in cinque giorni di 100 chilometri studiato
da Luciano Mazzucco e Niccolò Mazzucco
Abbiamo messo fra le creature che erano per San Francesco
motivo di lode al Signore anche la strada e il cammino
Il nostro cammino per raggiungere il luogo santo de La Verna è partito il 30 giugno 2012, alle ore sette dalla Basilica di Santa Croce a Firenze.
Il percorso di cento chilometri, coperto in cinque giorni è stato studiato, provato e già descritto nelle varie tappe da Luciano Mazzucco nella pubblicazione “Cronache di Cammini” non solo per un interesse personale, ma anche per offrire a chi si trovi o arrivi a Firenze l’opportunità di realizzare un pellegrinaggio al santuario del Patrono d’Italia.
E’ stato inaugurato con un gruppo di quindici persone che, per quanto non nuove ad esperienze di pellegrinaggio anche lunghe e impegnative, hanno riportato il segno di una esperienza che rimane un fondamento.
Partire dalle bellezze di una città come Firenze per andare ad abbracciare il Casentino nei suoi boschi, perdersi nei suoi panorami e arrivare ad accogliere il grande messaggio che può comunicare il Santuario de La Verna è stato quell’impegno che si trasforma nel privilegio di averlo vissuto.
Speriamo che le nostre impronte vengano coperte da molte altre, soprattutto per quei tratti che sono stati appena riattivati e segnalati dal Cai di Arezzo su richiesta di Vera Biagioni che ne conosceva l’esistenza.
Un primo apprezzamento di Sorella Strada - Fratello Cammino è stato da parte di due amiche Loredana Fancinelli e Martina Ripper che arrivate a Firenze già da pellegrine hanno battezzato il percorso e giunte a La Verna hanno proseguito per Assisi seguendo il percorso di pellegrinaggio già noto ‘Di qui passò Francesco’.
La Strada Sorella è aperta, i primi pellegrini augurano a coloro che seguiranno Buon Cammino Fratello.
Luciano Mazzucco, Lucia Gallori, Vera Biagioni, Carlo Barducci , Giovanna Palagi, Guido Mori, Graziano Gigli,Lucia Mazzucco, Paola Cordopatri, Angela Consolandi, Marco Mecacci, Oria Baroncini, Paolo Marini, Gianna Di Biase, Mario Conti, Gianna Papi, Giovanna Tilli.
I pellegrini desiderano ricordare e ringraziare coloro che durante il loro cammino hanno saputo dare loro sostegno e accoglienza.
Luciano Mazzucco Firenze 9 luglio 2012
DI QUI PASSO' FRANCESCO
Di qui passò Francesco
350 chilometri, o forse qualcuno di più, da La Verna, dai boschi delle ultime propaggini della Toscana, alla bella e ampia valle di Rieti in Lazio attraversando i luoghi più significativi della vita di San Francesco, percorrendo valli e monti della splendida Umbria, cuore geografico d’Italia, anima antica di questa minuscola nazione nel centro del mare abbracciata dall’Europa.
Nella prima edizione della guida “di qui passò Francesco” le tappe consigliate erano 15, nella nuova se ne è aggiunta una nuova che spezza in due il percorso Spoleto-Collescipoli, permettendoci di sostare e gustare il sapore vero di un antico eremo francescano alla Romita di Cesi.
Tutte le informazioni si possono trovare sul sito www.diquipassofrancesco.it
Nella prima edizione della guida “di qui passò Francesco” le tappe consigliate erano 15, nella nuova se ne è aggiunta una nuova che spezza in due il percorso Spoleto-Collescipoli, permettendoci di sostare e gustare il sapore vero di un antico eremo francescano alla Romita di Cesi.
Tutte le informazioni si possono trovare sul sito www.diquipassofrancesco.it
Un cammino da continuare
Un cammino da continuare
che ora termina nella significativa Poggio Bustone al Convento di San Giacomo, bello per chi è stato pellegrino di Santiago finire lì un cammino! In un luogo caro a Francesco perché così importante nel suo percorso di Ricerca.
Da continuare perché il sogno è proseguire in futuro individuando un percorso che attraversi l’Abruzzo, di Tommaso da Celano la Maiella di Pietro da Morone, Celestino V, per giungere a Monte Sant’Angelo nelle Puglie, meta di pellegrinaggio per Francesco e per i pellegrini antichi che si muovevano da luogo a luogo segnato dalla presenza, dal culto di San Michele Arcangelo per poi, magari proseguire fino all’imbarco per la Terra Santa.
Un’ideale ponte fra La Verna dove durante la quaresima di San Michele Francesco ricevette le Stimmate, al santuario principe del culto Micaeliano in Italia ... ed ora, anzi da maggio del 2011, questo sogno è una realtà!
Angela Seracchioli Tratto dal suo sito
che ora termina nella significativa Poggio Bustone al Convento di San Giacomo, bello per chi è stato pellegrino di Santiago finire lì un cammino! In un luogo caro a Francesco perché così importante nel suo percorso di Ricerca.
Da continuare perché il sogno è proseguire in futuro individuando un percorso che attraversi l’Abruzzo, di Tommaso da Celano la Maiella di Pietro da Morone, Celestino V, per giungere a Monte Sant’Angelo nelle Puglie, meta di pellegrinaggio per Francesco e per i pellegrini antichi che si muovevano da luogo a luogo segnato dalla presenza, dal culto di San Michele Arcangelo per poi, magari proseguire fino all’imbarco per la Terra Santa.
Un’ideale ponte fra La Verna dove durante la quaresima di San Michele Francesco ricevette le Stimmate, al santuario principe del culto Micaeliano in Italia ... ed ora, anzi da maggio del 2011, questo sogno è una realtà!
Angela Seracchioli Tratto dal suo sito
I biscotti di San Francesco
Giacoma Frangipane de' Settesoli
è stata una devota di San Francesco. Conobbe il santo a Roma nel 1210 e riuscì tramite la sua posizione come moglie di Graziano Frangipane de' Settesoli, un esponente della nobile casata romana dei Frangipane, per ottenere l’udienza dal pontefice Innocenzo III.
Insieme al santo diede vita nel 1221 all'ordine dei "Fratelli e Sorelle della Penitenza" o “terzo Ordine “ dedicato a quelle persone che sceglievano di vivere secondo gli insegnamenti di San Francesco mantenendo il proprio ruolo nella società.
Si racconta che quando il santo si sentì vicino alla morte espresse il desiderio di rivedere Giacoma e le fece scrivere pregandola di venirlo a trovare e di portargli i suoi biscotti. Ma Giacoma ancor prima che arrivasse la lettera si era messa in viaggio verso Assisi portando con sé i biscotti desiderati.
Dopo la morte di San Francesco, Giacoma tornò a Roma, e decise di dedicarsi completamente alle opere di carità. Lasciò il potere al figlio Giovanni e nel 1231 ottenne , con l’aiuto di papa Gregorio IX, dai Benedettini la cessione dell'Ospedale di San Biagio trasformandolo, nella dimora romana dei Francescani, il convento di S. Francesco a Ripa.
Fatto testamento si ritirò come terziaria francescana ad Assisi, dove morì forse nel 1239. Venne sepolta nella cripta della Basilica di San Francesco davanti alla tomba del Santo e ai suoi compagni, di fronte all'altare fra le due scalinate dietro una griglia metallica nera.
“A donna Jacopa, serva dell’Altissimo, frate Francesco, poverello di Cristo, augura salute nel Signore e comunione nello Spirito Santo.Sappi, carissima, che il Signore benedetto mi ha fatto la grazia di rivelarmi che è ormai prossima la fine della mia vita. Perciò, se vuoi trovarmi ancora vivo, appena ricevuta questa lettera, affrettati a venire a santa Maria degli Angeli. Poiché se giungerai più tardi di sabato, non mi potrai vedere vivo. E porta con te un panno di colore cenerino per avvolgere il mio corpo e i ceri per la sepoltura ”... “Ti prego anche di portarmi quei dolci, che tu eri solita darmi quando mi trovavo malato
a Roma”.
I biscotti di San Francesco si chiamavano: “mostaccioli” e si preparano con farina - miele - mandorle tostate – cannella - scorza di arancio. Si preparano impastando la farina con il miele, poi pestare le mandorle con la cannella e la scorza di arancio.
Aggiungere il trito all’impasto, e lavorarlo affinché il tutto sia ben amalgamato.
Stendere il composto per l’altezza di un dito, e ricavarne dei biscottini che dovranno essere passati in forno ben caldo.
è stata una devota di San Francesco. Conobbe il santo a Roma nel 1210 e riuscì tramite la sua posizione come moglie di Graziano Frangipane de' Settesoli, un esponente della nobile casata romana dei Frangipane, per ottenere l’udienza dal pontefice Innocenzo III.
Insieme al santo diede vita nel 1221 all'ordine dei "Fratelli e Sorelle della Penitenza" o “terzo Ordine “ dedicato a quelle persone che sceglievano di vivere secondo gli insegnamenti di San Francesco mantenendo il proprio ruolo nella società.
Si racconta che quando il santo si sentì vicino alla morte espresse il desiderio di rivedere Giacoma e le fece scrivere pregandola di venirlo a trovare e di portargli i suoi biscotti. Ma Giacoma ancor prima che arrivasse la lettera si era messa in viaggio verso Assisi portando con sé i biscotti desiderati.
Dopo la morte di San Francesco, Giacoma tornò a Roma, e decise di dedicarsi completamente alle opere di carità. Lasciò il potere al figlio Giovanni e nel 1231 ottenne , con l’aiuto di papa Gregorio IX, dai Benedettini la cessione dell'Ospedale di San Biagio trasformandolo, nella dimora romana dei Francescani, il convento di S. Francesco a Ripa.
Fatto testamento si ritirò come terziaria francescana ad Assisi, dove morì forse nel 1239. Venne sepolta nella cripta della Basilica di San Francesco davanti alla tomba del Santo e ai suoi compagni, di fronte all'altare fra le due scalinate dietro una griglia metallica nera.
“A donna Jacopa, serva dell’Altissimo, frate Francesco, poverello di Cristo, augura salute nel Signore e comunione nello Spirito Santo.Sappi, carissima, che il Signore benedetto mi ha fatto la grazia di rivelarmi che è ormai prossima la fine della mia vita. Perciò, se vuoi trovarmi ancora vivo, appena ricevuta questa lettera, affrettati a venire a santa Maria degli Angeli. Poiché se giungerai più tardi di sabato, non mi potrai vedere vivo. E porta con te un panno di colore cenerino per avvolgere il mio corpo e i ceri per la sepoltura ”... “Ti prego anche di portarmi quei dolci, che tu eri solita darmi quando mi trovavo malato
a Roma”.
I biscotti di San Francesco si chiamavano: “mostaccioli” e si preparano con farina - miele - mandorle tostate – cannella - scorza di arancio. Si preparano impastando la farina con il miele, poi pestare le mandorle con la cannella e la scorza di arancio.
Aggiungere il trito all’impasto, e lavorarlo affinché il tutto sia ben amalgamato.
Stendere il composto per l’altezza di un dito, e ricavarne dei biscottini che dovranno essere passati in forno ben caldo.