Le streghe

Ponferrada si incontra sul Cammino di Santiago fra Mulisecca e Villafranca del Bierzo. La sua storia è legata fortemenete a quella del pellegrinaggio infatti il suo nome deriva da un ponte sul fiume Sil fatto costruire nel XII secolo dal Vescovo di Astorga Osmundo per rendere più sicuro il cammino dei pellegrini. A Molinasecca invece un ponte romano di sette eleganti arcate sul fiume Meruelo offriva già la sua sicurezza.
Dal XII al XIV secolo il borgo di Ponferrada fu sotto la custodia dell’Ordine dei Templari.
Ma questa strada vanta origine ben più lontane. Infatti essendo stata sede di una mansio romana si trova già citata nel III secolo nell’Itinerario Antonino come Interamnium Flavium.
Il suo grande castello nato nel XI secolo ma ripetutamente trasformato avrebbe meritato una visita. Ma una pellegrina come me, per quanto attratta della esistenza della preziosa raccolta di codici miniati, può solo rimandare ad un viaggio da turista le importanti visite che si potrebbero fare su tutto il percorso del cammino di Santiago.
Ma la città ha voluto offrirmi comunque un incontro singolare. In piccolo negozio fra gli oggetti in mostra si trovano delle piccole statuine con tutte le simbologie delle streghe. Sono piccole statuine di legno o altro materiale raffiguranti streghe nelle più strane combinazioni, alcune anche simpatiche e carine. Mi sorprende che in mezzo ai tanti simboli del ‘camino’ , le frecce gialle , le conchiglie , la croce rossa e le immagini di Santiago si siano inserite queste particolari presenze.
Aspetto di trovare l’occasione buona per informarmi.
Così a O Cebreiro di fronte ad una vasta scelta di questi oggettini faccio di tutto per farmi capire dalla commessa del negozio. C’è molta gente, oltre ai pellegrini tanti turisti e la signorina non ha tempo per darmi la necessaria attenzione. Compro una piccola spilla a forma di freccia, due orecchini come conchiglie ( il peso è poco ) sempre con la speranza che prima o poi avrei potuto capire che rapporto instaurare con quel nuovo simbolo.
Ma devo arrivare a Palas de Rey per ottenere, vocabolarietto alla mano, da due pellegrini spagnoli i primi indizi. Le streghe trovano riferimento e sono una citazione dei boschi della Galizia, dove piove spesso ma soprattutto dove è frequente quella nebbia che diffonde un certo effetto di magia. Poi ancora da un pellegrino spagnolo studente di scienze politiche e buon conoscitore non solo della cultura locale ma anche della lingua italiana vengo a sapere dell’esistenza di tante leggende sulle streghe dei boschi della Galizia.
Nei giorni successivi tutto il percorso si fa proprio in questi boschi. Forse il profumo di eucalipto, e lo sguardo su questi alberi altissimi e sottili con il loro tronco liscio che si sfoglia, crea anche per me il clima dal sapore magico.
Ancor più quando comincia una pioggerellina che porta prima e poi tutti i pellegrini a ricoprirsi con delle mantelle, a ripararsi con sacchi di plastica, e con tutti gli espedienti necessari. I miei compagni di viaggio in quel momento creano una visione strana di tutto l’ambiente. Che forse le streghe con la loro fama nelle leggende locali siano nate dalla presenza dei pellegrini malconci sotto la pioggia ?! Sotto le mantelle lo zaino forma delle gobbe, certi cappucci finiscono a punta, i volti per ripararsi rimangono nascosti, ed è facile vedere qualcuno di questi fagotti camminanti zoppicare e appoggiarsi ad un bastone.
Quanto basta per evocare le streghe!
Sono soddisfatta della mia conclusione e la cosa mi piace.
L’11 agosto alle cinque del mattino parto per l’ultima tappa. Conosco l’inizio del percorso per averlo provato il giorno prima, ma mi devo aiutare con una pila perché siamo ancora nel buio notturno. Non c’è la luna ma la via lattea è ben chiara e individuabile, un grande conforto che sembra proprio la guida verso Santiago, una freccia bianca in cielo.
Dopo qualche chilometro entro nel bosco. Non ho un attimo di paura, anzi provo un certo orgoglio misto a fiducia, anche se sembra proprio di entrare in un buco nero. Potrebbe da un momento all’altro uscire una strega, lo troverei normale, anzi quasi quasi ci spero. Invece il rumore dei miei passi disturba solo gli uccellini che fanno qualche fruscio e poi si rimettono a dormire. Cammina cammina presto si fanno sentire i galli e poi qualche cane e poi la luce avanza e si fa giorno e svanisce la mia ultima possibilità di incontrare le streghe.
Santiago mi ha avvolta con tutte le emozioni. Poca cosa è volerle concretizzare comprando dei ricordi, dei regali, ciò nonostante anche io ho voglio procurarmi i miei testimoni. Fra questi la scelta è caduta anche su statuine di streghe, una scelta difficile perché sono tante e di diverse interpretazioni. Vorrei comprarle tutte i identificarmi in tutte perché, leggende o storie, io sono sicura che in quei due giorni sotto la pioggia sono stata una di loro.
La Galizia
Questa regione porta un nome proveniente dalla mitologia irlandese e scozzese, origina da Cailleach che era il nome di una strega, di una divinità con poteri e abilità creatrici. Infatti Galizia in latino si diceva Callaecia, poi Gallaecia, in spagnolo: Galicia, in galiziano e portoghese: Galeza .
Questo nome potrebbe essere stato portato da mercanti greci che passarono dalla zona ancora prima dei romani.
Il rituale della Queimada
In Galizia è possibile partecipare al un rituale della Queimada in alcuni ristoranti che proteggono questa tradizione. L’ospite potrà gustare questa bevanda che viene preparata su una base di acquavite con zucchero limone bucce d’arancia ,caffè e vino rosso, dopo che avrà liberato con la fiamma il suo fuoco e placato le streghe e gli spiriti con formule e invocazioni in lingua galiziana.
Il rito di provenienza celtica viene ripetuto in feste locali nelle ultime settimane di agosto.
La Ghironda
Nell’anno 1630 Roi Cadaloba voleva andare a sposarsi a Santiago e attraversando la Galizia suonava la sua ghironda per proteggersi da quelle streghe e da quei personaggi misteriosi che si rifugiavano in quei boschi per sfuggire alle persecuzioni della inquisizione. Ma il suono di quello strumento non piacque agli oscuri abitanti del luogo tanto che il giovane si trovò imprigionato e fu costretto a rimanere lì per sempre.
C’è che dice che in certe notti suoni ancora la sua ghironda.
Lugo
Lugo è stata l’antica capitale della Galizia, che ha originato il suo nome dal dio dei Celti Lug. L’Arcobaleno di Lug è il precedente richiamo di pellegrinaggio in epoca precristiana in questa zona, zona ritenuta percorsa per l’iniziazione già dal periodo neolitico.
Nel Medio Evo avviene una fusione fra i riti irlandesi si San Colombano con le tradizioni dei monaci di San Benedetto ed esempi di queste presenze si trovano in alcuni esempi di architettura di ispirazione celtica sia in Galizia che in Navarra.
Dal XII al XIV secolo il borgo di Ponferrada fu sotto la custodia dell’Ordine dei Templari.
Ma questa strada vanta origine ben più lontane. Infatti essendo stata sede di una mansio romana si trova già citata nel III secolo nell’Itinerario Antonino come Interamnium Flavium.
Il suo grande castello nato nel XI secolo ma ripetutamente trasformato avrebbe meritato una visita. Ma una pellegrina come me, per quanto attratta della esistenza della preziosa raccolta di codici miniati, può solo rimandare ad un viaggio da turista le importanti visite che si potrebbero fare su tutto il percorso del cammino di Santiago.
Ma la città ha voluto offrirmi comunque un incontro singolare. In piccolo negozio fra gli oggetti in mostra si trovano delle piccole statuine con tutte le simbologie delle streghe. Sono piccole statuine di legno o altro materiale raffiguranti streghe nelle più strane combinazioni, alcune anche simpatiche e carine. Mi sorprende che in mezzo ai tanti simboli del ‘camino’ , le frecce gialle , le conchiglie , la croce rossa e le immagini di Santiago si siano inserite queste particolari presenze.
Aspetto di trovare l’occasione buona per informarmi.
Così a O Cebreiro di fronte ad una vasta scelta di questi oggettini faccio di tutto per farmi capire dalla commessa del negozio. C’è molta gente, oltre ai pellegrini tanti turisti e la signorina non ha tempo per darmi la necessaria attenzione. Compro una piccola spilla a forma di freccia, due orecchini come conchiglie ( il peso è poco ) sempre con la speranza che prima o poi avrei potuto capire che rapporto instaurare con quel nuovo simbolo.
Ma devo arrivare a Palas de Rey per ottenere, vocabolarietto alla mano, da due pellegrini spagnoli i primi indizi. Le streghe trovano riferimento e sono una citazione dei boschi della Galizia, dove piove spesso ma soprattutto dove è frequente quella nebbia che diffonde un certo effetto di magia. Poi ancora da un pellegrino spagnolo studente di scienze politiche e buon conoscitore non solo della cultura locale ma anche della lingua italiana vengo a sapere dell’esistenza di tante leggende sulle streghe dei boschi della Galizia.
Nei giorni successivi tutto il percorso si fa proprio in questi boschi. Forse il profumo di eucalipto, e lo sguardo su questi alberi altissimi e sottili con il loro tronco liscio che si sfoglia, crea anche per me il clima dal sapore magico.
Ancor più quando comincia una pioggerellina che porta prima e poi tutti i pellegrini a ricoprirsi con delle mantelle, a ripararsi con sacchi di plastica, e con tutti gli espedienti necessari. I miei compagni di viaggio in quel momento creano una visione strana di tutto l’ambiente. Che forse le streghe con la loro fama nelle leggende locali siano nate dalla presenza dei pellegrini malconci sotto la pioggia ?! Sotto le mantelle lo zaino forma delle gobbe, certi cappucci finiscono a punta, i volti per ripararsi rimangono nascosti, ed è facile vedere qualcuno di questi fagotti camminanti zoppicare e appoggiarsi ad un bastone.
Quanto basta per evocare le streghe!
Sono soddisfatta della mia conclusione e la cosa mi piace.
L’11 agosto alle cinque del mattino parto per l’ultima tappa. Conosco l’inizio del percorso per averlo provato il giorno prima, ma mi devo aiutare con una pila perché siamo ancora nel buio notturno. Non c’è la luna ma la via lattea è ben chiara e individuabile, un grande conforto che sembra proprio la guida verso Santiago, una freccia bianca in cielo.
Dopo qualche chilometro entro nel bosco. Non ho un attimo di paura, anzi provo un certo orgoglio misto a fiducia, anche se sembra proprio di entrare in un buco nero. Potrebbe da un momento all’altro uscire una strega, lo troverei normale, anzi quasi quasi ci spero. Invece il rumore dei miei passi disturba solo gli uccellini che fanno qualche fruscio e poi si rimettono a dormire. Cammina cammina presto si fanno sentire i galli e poi qualche cane e poi la luce avanza e si fa giorno e svanisce la mia ultima possibilità di incontrare le streghe.
Santiago mi ha avvolta con tutte le emozioni. Poca cosa è volerle concretizzare comprando dei ricordi, dei regali, ciò nonostante anche io ho voglio procurarmi i miei testimoni. Fra questi la scelta è caduta anche su statuine di streghe, una scelta difficile perché sono tante e di diverse interpretazioni. Vorrei comprarle tutte i identificarmi in tutte perché, leggende o storie, io sono sicura che in quei due giorni sotto la pioggia sono stata una di loro.
La Galizia
Questa regione porta un nome proveniente dalla mitologia irlandese e scozzese, origina da Cailleach che era il nome di una strega, di una divinità con poteri e abilità creatrici. Infatti Galizia in latino si diceva Callaecia, poi Gallaecia, in spagnolo: Galicia, in galiziano e portoghese: Galeza .
Questo nome potrebbe essere stato portato da mercanti greci che passarono dalla zona ancora prima dei romani.
Il rituale della Queimada
In Galizia è possibile partecipare al un rituale della Queimada in alcuni ristoranti che proteggono questa tradizione. L’ospite potrà gustare questa bevanda che viene preparata su una base di acquavite con zucchero limone bucce d’arancia ,caffè e vino rosso, dopo che avrà liberato con la fiamma il suo fuoco e placato le streghe e gli spiriti con formule e invocazioni in lingua galiziana.
Il rito di provenienza celtica viene ripetuto in feste locali nelle ultime settimane di agosto.
La Ghironda
Nell’anno 1630 Roi Cadaloba voleva andare a sposarsi a Santiago e attraversando la Galizia suonava la sua ghironda per proteggersi da quelle streghe e da quei personaggi misteriosi che si rifugiavano in quei boschi per sfuggire alle persecuzioni della inquisizione. Ma il suono di quello strumento non piacque agli oscuri abitanti del luogo tanto che il giovane si trovò imprigionato e fu costretto a rimanere lì per sempre.
C’è che dice che in certe notti suoni ancora la sua ghironda.
Lugo
Lugo è stata l’antica capitale della Galizia, che ha originato il suo nome dal dio dei Celti Lug. L’Arcobaleno di Lug è il precedente richiamo di pellegrinaggio in epoca precristiana in questa zona, zona ritenuta percorsa per l’iniziazione già dal periodo neolitico.
Nel Medio Evo avviene una fusione fra i riti irlandesi si San Colombano con le tradizioni dei monaci di San Benedetto ed esempi di queste presenze si trovano in alcuni esempi di architettura di ispirazione celtica sia in Galizia che in Navarra.