L'antichissima città di Sutri
L’antichissima città di Sutri, questo appellativo è stato dato alla città da Papa Innocenzo III, ha una origine etrusca.
Secondo una leggenda la sua fondazione fu voluta da Saturno (un Saturno a cavallo con in mano tre spighe di grano è raffigurato sullo stemma cittadino ) mentre altre fonti attribuiscono ad un antico popolo di navigatori orientali il primo insediamento.
Nel 381 a. C. dopo la caduta di Veio, la città venne conquistata dai Romani, come racconta Tito Livio, che vollero sfruttare le opportunità che la sua fortunata posizione naturale poteva offrire. La città antica si trovava nello stesso luogo della Sutri odierna, su uno sperone di tufo fra i monti Cimini e Sabatini, circondato da profonde vallate solcate da piccoli corsi d'acqua e su una direttrice di transito da Roma verso il nord. Una collocazione troppo importante che poteva permettere un controllo della zona che fu prezioso per la città di Roma. Sutri diventò molto presto un luogo importante tanto che nel III secolo vantava già una sede vescovile. Sotto il potere della chiesa di Roma rimase coinvolta nelle lotte fra Longobardi e Bizantini, più volte devastata dai Goti, poi conquistata dai Longobardi, e infine ceduta al Pontefice nel 728 d. C.. Questa donazione che viene ricordata proprio come La Donazione di Sutri segnerà l'inizio del potere temporale della Chiesa e la nascita dello Stato Pontificio.
Il suo ruolo è stato molto importante fino al XVI secolo, fino a quando la potente famiglia Farnese operò un grande potenziamento della vicina Ronciglione creando una nuova arteria di traffico che pose definitivamente Sutri su una direttiva minore.
Del suo prestigio e della sua storia rimangono molte testimonianze.
Secondo una leggenda la sua fondazione fu voluta da Saturno (un Saturno a cavallo con in mano tre spighe di grano è raffigurato sullo stemma cittadino ) mentre altre fonti attribuiscono ad un antico popolo di navigatori orientali il primo insediamento.
Nel 381 a. C. dopo la caduta di Veio, la città venne conquistata dai Romani, come racconta Tito Livio, che vollero sfruttare le opportunità che la sua fortunata posizione naturale poteva offrire. La città antica si trovava nello stesso luogo della Sutri odierna, su uno sperone di tufo fra i monti Cimini e Sabatini, circondato da profonde vallate solcate da piccoli corsi d'acqua e su una direttrice di transito da Roma verso il nord. Una collocazione troppo importante che poteva permettere un controllo della zona che fu prezioso per la città di Roma. Sutri diventò molto presto un luogo importante tanto che nel III secolo vantava già una sede vescovile. Sotto il potere della chiesa di Roma rimase coinvolta nelle lotte fra Longobardi e Bizantini, più volte devastata dai Goti, poi conquistata dai Longobardi, e infine ceduta al Pontefice nel 728 d. C.. Questa donazione che viene ricordata proprio come La Donazione di Sutri segnerà l'inizio del potere temporale della Chiesa e la nascita dello Stato Pontificio.
Il suo ruolo è stato molto importante fino al XVI secolo, fino a quando la potente famiglia Farnese operò un grande potenziamento della vicina Ronciglione creando una nuova arteria di traffico che pose definitivamente Sutri su una direttiva minore.
Del suo prestigio e della sua storia rimangono molte testimonianze.
la necropoli
Le più antiche nella zona si trovano lungo l’attuale Via Cassia in direzione di Roma su un costone di tufo di epoca romana che conserva resti di una necropoli rupestre. In 200 metri di lunghezza si estendono 64 sepolture disposte anche su più livelli presentando diverse tipologie. Sono ancora presenti alcune decorazioni architettoniche nonostante nel tempo siano avvenuti saccheggi e l’ utilizzo dei loculi come stalle o rimesse agricole.
anfiteatro
Ma la presenza più importante e spettacolare a Sutri è un anfiteatro situato appena fuori del centro urbano. E’ stato scavato nel tufo intorno al primo secolo a.C..
E’ una arena ad ellisse quasi circolare, con all’estremità dell’asse maggiore due gallerie di accesso ricoperte con volte a botte. Circondata da gradinate suddivise in tre ordini come era nella tradizione di epoca augustea, è servita da quattro corridoi che ne consentivano l’ingresso. Il teatro poteva avere una capienza di 5000 spettatori ed era destinato verosimilmente a battaglie con animali feroci. Lungo il podio che delimita l’arena ci sono ancora le piccole porte d’accesso che portano a un ambulacro che segue l’andamento della cavea. All’esterno l’anfiteatro era praticamente privo di una sagoma architettonica riconoscibile poiché l’aspetto si confaceva con l’andamento della collina di tufo, ma era coronato da statue e colonne. Una vista veramente da ammirare, fortunatamente recuperata nel secolo XIX , mentre per tanti secoli il luogo si presentava solo come terreno coltivato
E’ una arena ad ellisse quasi circolare, con all’estremità dell’asse maggiore due gallerie di accesso ricoperte con volte a botte. Circondata da gradinate suddivise in tre ordini come era nella tradizione di epoca augustea, è servita da quattro corridoi che ne consentivano l’ingresso. Il teatro poteva avere una capienza di 5000 spettatori ed era destinato verosimilmente a battaglie con animali feroci. Lungo il podio che delimita l’arena ci sono ancora le piccole porte d’accesso che portano a un ambulacro che segue l’andamento della cavea. All’esterno l’anfiteatro era praticamente privo di una sagoma architettonica riconoscibile poiché l’aspetto si confaceva con l’andamento della collina di tufo, ma era coronato da statue e colonne. Una vista veramente da ammirare, fortunatamente recuperata nel secolo XIX , mentre per tanti secoli il luogo si presentava solo come terreno coltivato
il Mitreo
Sempre fuori del centro abitato , nella zona archeologica , ai piedi del colle Savorelli si trova un luogo altrettanto stupefacente: il cosiddetto Mitreo.
Il nome deriva dal dio Mitra, una divinità delle religione persiana forse lasciata da quei navigatori orientali della leggenda, per quanto questa figura si può trovare anche nei culti ellenistici e romani. Le navate laterali molto strette, i gradini di fronte all’altare, la nicchia per l’alloggiamento del bassorilievo con Mitra che sacrifica il Toro Cosmico, e la fossa sanguinis, dove versare il sangue sacrificale, sono gli elementi che si possono riconoscere comuni a tutti i luoghi di culto mitraico. Nel pavimento del Mitreo si trova ancora il fonte battesimale dove con un battesimo d'acqua si iniziavano i credenti ai Misteri del Culto. Il Mitreo fu cristianizzato nel IV sec. e la lapide centrale del Taurobolium mitraico fu tolta e oggi è ben visibile sul muro di un casale sulla via Cassia, frazione La Botte a pochi metri sulla strada. Quando la chiesa divento cristiana fu aggiunto un vestibolo d’ingresso. In un primo tempo fu dedicata al culto dell’Arcangelo Michele, successivamente alla Madonna ed oggi porta il nome di Santa Maria del Parto.
Il vestibolo precede tre piccole navate, delle quali quelle laterali sono sopraelevate tanto da dare la formazione di una loggia. Nella parete d’ingresso del vestibolo vi sono gli affreschi che rappresentano, a sinistra è la Madonna con il Bambino fra Santa Dolcissima e San Liberato, patroni di Sutri e a destra San Cristoforo, protettore dei viandanti e dei pellegrini. Ma sono le pitture della parte centrale a rappresentare un ruolo testimoniale molto importante. Databili tra il XIII e XV secolo mostrano i simboli della leggenda che riguarda l’origine della nascita del Santuario di San Michele Arcangelo sul Monte Gargano in Puglia. La storia racconta che un ricco possidente di Siponto dopo aver tanto cercato un toro della sua mandria che si era smarrito lo ritrovò in una strana grotta. Ma nell’avvicinarsi si accorse che qualcosa di particolare non glielo consentiva, tanto che dopo molti tentativi fu preso dalla collera e scagliò contro il toro una freccia con l'intenzione di ucciderlo. Ma accadde il miracolo che la freccia cambiò direzione è tornò indietro colpendo e ferendo l’uomo ad una gamba.
Ovviamente il folklore ha diverse versioni di questo fatto, comunque tutte portano all’ apparizione dell’Arcangelo Michele che rivendicò la grotta come suo luogo sacro dove non si poteva uccidere.
Sulla parete del vestibolo è dipinto l’ uomo che scocca frecce verso il toro, l’uomo è però a sua volta colpito dalle stesse frecce. Sopra l’uomo è la figura dell’Arcangelo Michele, e lungo tutta la cornice inferiore una fila di pellegrini che si dirigono verso il monte. Questa file di pellegrini è ammirato in particolar modo sia per il tema che per l’originalità dell’affresco .
Il nome deriva dal dio Mitra, una divinità delle religione persiana forse lasciata da quei navigatori orientali della leggenda, per quanto questa figura si può trovare anche nei culti ellenistici e romani. Le navate laterali molto strette, i gradini di fronte all’altare, la nicchia per l’alloggiamento del bassorilievo con Mitra che sacrifica il Toro Cosmico, e la fossa sanguinis, dove versare il sangue sacrificale, sono gli elementi che si possono riconoscere comuni a tutti i luoghi di culto mitraico. Nel pavimento del Mitreo si trova ancora il fonte battesimale dove con un battesimo d'acqua si iniziavano i credenti ai Misteri del Culto. Il Mitreo fu cristianizzato nel IV sec. e la lapide centrale del Taurobolium mitraico fu tolta e oggi è ben visibile sul muro di un casale sulla via Cassia, frazione La Botte a pochi metri sulla strada. Quando la chiesa divento cristiana fu aggiunto un vestibolo d’ingresso. In un primo tempo fu dedicata al culto dell’Arcangelo Michele, successivamente alla Madonna ed oggi porta il nome di Santa Maria del Parto.
Il vestibolo precede tre piccole navate, delle quali quelle laterali sono sopraelevate tanto da dare la formazione di una loggia. Nella parete d’ingresso del vestibolo vi sono gli affreschi che rappresentano, a sinistra è la Madonna con il Bambino fra Santa Dolcissima e San Liberato, patroni di Sutri e a destra San Cristoforo, protettore dei viandanti e dei pellegrini. Ma sono le pitture della parte centrale a rappresentare un ruolo testimoniale molto importante. Databili tra il XIII e XV secolo mostrano i simboli della leggenda che riguarda l’origine della nascita del Santuario di San Michele Arcangelo sul Monte Gargano in Puglia. La storia racconta che un ricco possidente di Siponto dopo aver tanto cercato un toro della sua mandria che si era smarrito lo ritrovò in una strana grotta. Ma nell’avvicinarsi si accorse che qualcosa di particolare non glielo consentiva, tanto che dopo molti tentativi fu preso dalla collera e scagliò contro il toro una freccia con l'intenzione di ucciderlo. Ma accadde il miracolo che la freccia cambiò direzione è tornò indietro colpendo e ferendo l’uomo ad una gamba.
Ovviamente il folklore ha diverse versioni di questo fatto, comunque tutte portano all’ apparizione dell’Arcangelo Michele che rivendicò la grotta come suo luogo sacro dove non si poteva uccidere.
Sulla parete del vestibolo è dipinto l’ uomo che scocca frecce verso il toro, l’uomo è però a sua volta colpito dalle stesse frecce. Sopra l’uomo è la figura dell’Arcangelo Michele, e lungo tutta la cornice inferiore una fila di pellegrini che si dirigono verso il monte. Questa file di pellegrini è ammirato in particolar modo sia per il tema che per l’originalità dell’affresco .
Il Duomo
Il paese è parzialmente circondato da mura formate di sovrapposizioni dei grossi blocchi a parallelepipedo dell’età etrusca e delle costruzioni medievali con porte ed altre strutture cinquecentesche con torrioni, La porta Franceta è la porta d'ingresso alla parte della cittadina medievale, un angolo pittoresco della città. Gli elementi che la compongono partono dalle murature etrusche, alle fortificazioni romane fino ai bastioni del XV secolo. Sopra la porta c'è lo stemma cittadino con il saturno a cavallo. L'assetto attuale della porta è stato dato dal Cardinale Altieri che la fece sistemare tra il 1453 ed il 1472.
Le torri attuali raccontano la solida economia dell’antica città che permise alle famiglie aristocratiche di mostrare il loro potere economico nonché di rappresentare una forma di protezione. . Le torri erano anche l’abitazione della famiglia, dove solitamente al piano terreno erano le botteghe, al piano primo le camere e più in alto la cucina.
La cattedrale della città che già aveva avuto importanza sotto papa Sergio che nel 908 aveva ampliato l’edificio risalente al periodo carolingio,diventa imponente e maestosa con innocenzo III che la consacra nel1207. Oggi è preceduta da un portico in stile barocco che un tempo era decorato con mosaici e sculture in marmo. Dedicata a Santa Maria Assunta si presenta con una struttura romanica, una cripta longobarda a tre navate scandite da tre serie di colonne. I capitelli mostrano epoche e provenienze diverse mentre la parete presenta nicchie affrescate di probabile ispirazione renana.
Il campanile medievale, costruito già fra il X e l’XI sec. in tufo, era originariamente separato dalla chiesa; presenta quattro ordini di finestre, che partendo dal basso sono in successione monofore, bifore, trifore e quadrifore.
In un vano ricavato nel primo altare della navata destra e coperta da una tela del pittore inglese Heinrich Schmidt si trova la statua di Santa Dolcissima, la patrona della città. L'iscrizione marmorea in latino murata nella cappella della santa ci dice che Dolcissima era una vergine che per la sua fede in Dio odiò il mondo e venne martirizzata. La raffigurazione di S. Dolcissima, in legno e argento, di chiaro stile barocco, è attribuita alla scuola del Bernini. I resti mortali della santa furono trovati all’inizio del XVII secolo e portati nella cattedrale.
Le torri attuali raccontano la solida economia dell’antica città che permise alle famiglie aristocratiche di mostrare il loro potere economico nonché di rappresentare una forma di protezione. . Le torri erano anche l’abitazione della famiglia, dove solitamente al piano terreno erano le botteghe, al piano primo le camere e più in alto la cucina.
La cattedrale della città che già aveva avuto importanza sotto papa Sergio che nel 908 aveva ampliato l’edificio risalente al periodo carolingio,diventa imponente e maestosa con innocenzo III che la consacra nel1207. Oggi è preceduta da un portico in stile barocco che un tempo era decorato con mosaici e sculture in marmo. Dedicata a Santa Maria Assunta si presenta con una struttura romanica, una cripta longobarda a tre navate scandite da tre serie di colonne. I capitelli mostrano epoche e provenienze diverse mentre la parete presenta nicchie affrescate di probabile ispirazione renana.
Il campanile medievale, costruito già fra il X e l’XI sec. in tufo, era originariamente separato dalla chiesa; presenta quattro ordini di finestre, che partendo dal basso sono in successione monofore, bifore, trifore e quadrifore.
In un vano ricavato nel primo altare della navata destra e coperta da una tela del pittore inglese Heinrich Schmidt si trova la statua di Santa Dolcissima, la patrona della città. L'iscrizione marmorea in latino murata nella cappella della santa ci dice che Dolcissima era una vergine che per la sua fede in Dio odiò il mondo e venne martirizzata. La raffigurazione di S. Dolcissima, in legno e argento, di chiaro stile barocco, è attribuita alla scuola del Bernini. I resti mortali della santa furono trovati all’inizio del XVII secolo e portati nella cattedrale.
un'altra leggenda
Alcune leggende raccontano che il Paladino Orlando sia nato a Sutri da una certa Berta che era la sorella di Carlo Magno. Nato durante una sosta a Sutri mentre Berta andava a Roma per chiedere protezione al papa, il giovane vi crebbe e divento il capo della gioventù sutrina , fino al passaggio di Carlo Magno che lo indusse a trovare uno strattagemma per farsi notare. Riconosciuto il nipote il re dei Franchi lo volle al suo fianco ma Orlando pretese che il suo compagno Oliviero - sutrino autoctono - lo accompagnasse, divenendo poi con lui Paladino di Francia. Entrambi morirono combattendo contro i Saraceni nella battaglia di Roncisvalle nel 778.
Il personaggio di Orlando o Rolando è presente per la prima volta nel XII secolo nel poema del ciclo carolingio’ Chanson de Roland ‘ di Turoldo. Celebre è anche nella letteratura italiana come protagonista dell'Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo e del più celebre Orlando furioso di Ludovico Ariosto.
Il pellegrino che vada o torni da Roma percorrendo la via Francigena trova a Sutri, dopo la tappa di Vetralla dalla quale dista circa 24 chilometri, un bellissimo luogo di sosta.
La tappa successiva sarà a Campagnano dopo 20 chilometri . Difficilmente però il pellegrino ha la possibilità di aggiungere alla sua importante esperienza anche la conoscenza dei luoghi che attraversa, è probabile quindi che una volta passato da Sutri come pellegrino desidererà tornarvi da turista per potere ammirare con l’attenzione necessaria le tante eccezionali particolarità del luogo.
Il personaggio di Orlando o Rolando è presente per la prima volta nel XII secolo nel poema del ciclo carolingio’ Chanson de Roland ‘ di Turoldo. Celebre è anche nella letteratura italiana come protagonista dell'Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo e del più celebre Orlando furioso di Ludovico Ariosto.
Il pellegrino che vada o torni da Roma percorrendo la via Francigena trova a Sutri, dopo la tappa di Vetralla dalla quale dista circa 24 chilometri, un bellissimo luogo di sosta.
La tappa successiva sarà a Campagnano dopo 20 chilometri . Difficilmente però il pellegrino ha la possibilità di aggiungere alla sua importante esperienza anche la conoscenza dei luoghi che attraversa, è probabile quindi che una volta passato da Sutri come pellegrino desidererà tornarvi da turista per potere ammirare con l’attenzione necessaria le tante eccezionali particolarità del luogo.