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Il Cammino del sale
Ritenuto dall’antichità il ‘ quinto elemento ‘ e poi chiamato ‘ l’oro bianco’ nel corso dell’evoluzione dell’uomo il sale è stato presto riconosciuto nella sua preziosità. Dalle sue miniere a cielo aperto per il suo trasporto sono nati i primi percorsi, quelle vie che hanno aperto il cammino per mete lontane, portando con sé cultura commercio e conoscenza. Questi itinerari nel corso dei secoli sono stati coperti da quelle che sono oggi le strade di grande comunicazione, ma con una ricerca accurata si trovano ancora sentieri immutati in mezzo alla natura bellissimi panorami.
Il sale
la versione stampata sul giornale è in forma ridotta
Premessa
Durante un “cammino” in terra ligure, Lucia Mazzucco, nel ricevere ospitalità da pellegrina, al pane e acqua si è vista offrire anche del sale. Di questo ha serbato un vivo ricordo e ha sempre cercato di scoprirne il suo significato. Da qui è nata l'idea di una ricerca sul tema e il risultato è contenuto in questo articolo. E' sembrato però opportuno fare una conoscenza approfondita di questa sostanza naturale e quello che può raccontare un semplice granello di sale è qualcosa di veramente sorprendente.
Significato etimologico
Il “Sale” in latino “sal” indicava “acqua salsa” (acqua salata), sinonimo di “sole” che nel significato mitologico è energia luminosa o luce solare liquida incorporata in una struttura in grado di creare e conservare la vita. In greco “als”veniva usato per indicare ciò che proveniva o che aveva attinenza con il mare, mentre presso i Celti “hall” (sale) era assonante a “heil” che designava ciò che era sacro (oltre a vibrazione di luce)
La sua presenza in Natura
Il sale è una combinazione di sodio(Na) e cloro(Cl) in un rapporto di 1:1 disposti in modo da formare una struttura cubica e allo stato solido assume una struttura cristallina
Il sale in natura è il risultato di un processo di sedimentazione (sedimentum=deposito). Di solito viene estratto dal mare ma è abbondantemente presente anche nelle rocce della crosta terrestre. Con la disgregazione naturale il sodio e cloro, essendo solubili, vengono disciolti e portati via dalle acque di ruscelli e fiumi per essere trasportato nei laghi, mari ed oceani. Mentre l'acqua evapora, il sale rimane e quando supera il punto di saturazione si deposita sotto forma di crosta dura (sedimentazione chimica). I depositi di sale si formano in bacini chiusi (saline) di solito in zone climatiche calde idonee a determinare una forte evaporazione ma sono anche presenti in depositi terrestri (miniere di salgemma) fin sulle montagna (il sale dell'Himalaya).
Elemento per la vita
Se l'acqua è l'elemento primario per la sopravvivenza, il sale viene subito dopo come importanza in quanto è fondamentale per il metabolismo cellulare. Il principio vitale comune a tutti gli esseri viventi su cui si fonda il metabolismo è l'Osmosi: un processo per cui i liquidi corporei si trasferiscono da una cellula all'altra in relazione alla concentrazione salina nelle cellule. Il sale quindi è necessario per la vita: la soluzione fisiologica (acqua con lo 0,9% di cloruro di sodio) rappresenta la preparazione fondamentale per idratare l'organismo in condizioni di necessità. Gli alchimisti lo definivano il “Quinto elemento”, dopo gli altri quattro elementi fondamentali e cioè l'acqua, la terra, l'aria e il fuoco.
Le proprietà fondamentali del sale sono molteplici e principalmente rappresentate come Protezione, Purificazione, Guarigione e Conservazione che ritroviamo presenti quando si ripercorre la storia del sale nelle diverse epoche della storia umana.
Durante un “cammino” in terra ligure, Lucia Mazzucco, nel ricevere ospitalità da pellegrina, al pane e acqua si è vista offrire anche del sale. Di questo ha serbato un vivo ricordo e ha sempre cercato di scoprirne il suo significato. Da qui è nata l'idea di una ricerca sul tema e il risultato è contenuto in questo articolo. E' sembrato però opportuno fare una conoscenza approfondita di questa sostanza naturale e quello che può raccontare un semplice granello di sale è qualcosa di veramente sorprendente.
Significato etimologico
Il “Sale” in latino “sal” indicava “acqua salsa” (acqua salata), sinonimo di “sole” che nel significato mitologico è energia luminosa o luce solare liquida incorporata in una struttura in grado di creare e conservare la vita. In greco “als”veniva usato per indicare ciò che proveniva o che aveva attinenza con il mare, mentre presso i Celti “hall” (sale) era assonante a “heil” che designava ciò che era sacro (oltre a vibrazione di luce)
La sua presenza in Natura
Il sale è una combinazione di sodio(Na) e cloro(Cl) in un rapporto di 1:1 disposti in modo da formare una struttura cubica e allo stato solido assume una struttura cristallina
Il sale in natura è il risultato di un processo di sedimentazione (sedimentum=deposito). Di solito viene estratto dal mare ma è abbondantemente presente anche nelle rocce della crosta terrestre. Con la disgregazione naturale il sodio e cloro, essendo solubili, vengono disciolti e portati via dalle acque di ruscelli e fiumi per essere trasportato nei laghi, mari ed oceani. Mentre l'acqua evapora, il sale rimane e quando supera il punto di saturazione si deposita sotto forma di crosta dura (sedimentazione chimica). I depositi di sale si formano in bacini chiusi (saline) di solito in zone climatiche calde idonee a determinare una forte evaporazione ma sono anche presenti in depositi terrestri (miniere di salgemma) fin sulle montagna (il sale dell'Himalaya).
Elemento per la vita
Se l'acqua è l'elemento primario per la sopravvivenza, il sale viene subito dopo come importanza in quanto è fondamentale per il metabolismo cellulare. Il principio vitale comune a tutti gli esseri viventi su cui si fonda il metabolismo è l'Osmosi: un processo per cui i liquidi corporei si trasferiscono da una cellula all'altra in relazione alla concentrazione salina nelle cellule. Il sale quindi è necessario per la vita: la soluzione fisiologica (acqua con lo 0,9% di cloruro di sodio) rappresenta la preparazione fondamentale per idratare l'organismo in condizioni di necessità. Gli alchimisti lo definivano il “Quinto elemento”, dopo gli altri quattro elementi fondamentali e cioè l'acqua, la terra, l'aria e il fuoco.
Le proprietà fondamentali del sale sono molteplici e principalmente rappresentate come Protezione, Purificazione, Guarigione e Conservazione che ritroviamo presenti quando si ripercorre la storia del sale nelle diverse epoche della storia umana.
Il sale nel corso della Storia.
Si ritiene che il sale sia stato scoperto fin dall'uomo preistorico nell'osservare il comportamento di alcuni animali che lo ricercavano sulle rocce. Ancora oggi si possono osservare gli stambecchi, definiti “acrobati“, sulla parete della diga del lago Cinchino in Piemonte che per cercare un po' di sale incrostato sulle pietre delle rocce (salnitro) sono costretti ad eseguire delle vere scalate in verticale con il pericolo costante di precipitare nel vuoto: per cibarsi di sale devono mettere a rischio la propria esistenza.La storia della produzione, approvvigionamento e consumo del sale è intrecciata strettamente con la storia dei popoli e nel rapporto tra il singolo cittadino con il proprio stato.
Solo da poco il sale è diventato un bene comune di scontata reperibilità ma prima del XX secolo il suo bisogno universale si scontrava con la difficoltà di averlo. Il sale era principalmente indispensabile per conservare il cibo attraverso la salagione, in particolare del pesce e della carne cosa che era già nota ai fenici e agli egiziani. Presso gli antichi romani invece il sale assume anche una valenza economica, infatti veniva usato come l'equivalente della moneta: il salarium (oggi salario), indicava la paga che i soldati romani ricevevano, mentre nella nostra realtà il salario rappresenta ancora la paga mensile dell'operaio. Sempre nell'antica Roma uno schiavo veniva barattato con un blocco di sale della grandezza del suo piede. Gli antichi romani quindi ne fecero una vera e propria attività economica.
Anche nel medioevo il sale fu usato come moneta di scambio e divenne anche un’imposta, la “Gabella” pretesa da Filippo il Bello.
La storia del sale è anche la storia di commercio universale, di flotte che hanno attraversato i mari, di carovane che hanno attraversato il deserto e le montagne, di mercanti che hanno risalito i fiumi di interi continenti. Essa comincia fin dalla comparsa delle prime civiltà, quella dei Sumeri a Babilonia, quella dell’Egitto, quella dell’Indo, verso il V o VI millennio a.C. ; quella della Cina nel III millennio a.C., quella degli Ittiti e degli Ebrei intorno al Mar Morto nel II millennio a.C. Queste popolazioni, nel passaggio dallo stato di cacciatori allo stato di allevatori, avevano il problema di conservare le derrate alimentari, in particolare la carne degli animali, fino a che si scoprì che la carne ed il pesce potevano essere conservati coprendoli con il sale.
Con l’ascesa dell’Impero romano la produzione ed il commercio del sale divennero importantissimi in tutto l'Impero, si aprirono nuove vie commerciali e incominciavano a sorgere delle proprie vie di comunicazioni a conferma dell 'importanza commerciale che aveva il sale. Anche le popolazioni nomadi erano interessate e svolgevano questo importante commercio. La relazione che esiste in Nord Africa tra le risorse di sale e gli insediamenti umani è sottolineata dallo storico greco Erodoto, nel V secolo a.C.:
I giacimenti a cui Erodoto fa riferimento sono il risultato del prosciugamento di un bacino di acqua salmastra e ancora oggi, come allora, imponenti carovane di cammelli attraversano il deserto trasportando il sale lungo le antiche vie lungo le quali hanno viaggiato un tempo anche oro e schiavi.
Il commercio del sale è quasi sempre stato controllato dal potere costituito; basti pensare che in Italia solo nel 1975 è cessato il monopolio sulla vendita del sale da parte dello stato che imponeva una imposta sul prezzo di vendita.
Quando gli stati europei si consolidano, il legame tra il sale e le loro finanze pubbliche è molto stretto. E più in particolare lo è il rapporto tra sale e imposte.
Il termine gabella significa invece tassa e nei paesi dell’Europa occidentale, la tassa del sale è stata il prototipo delle imposte dirette e indirette come le conosciamo oggi. Sotto il segno del sale sono sorte anche antiche e magnifiche città (per es. Salisburgo)
Si ritiene che il sale sia stato scoperto fin dall'uomo preistorico nell'osservare il comportamento di alcuni animali che lo ricercavano sulle rocce. Ancora oggi si possono osservare gli stambecchi, definiti “acrobati“, sulla parete della diga del lago Cinchino in Piemonte che per cercare un po' di sale incrostato sulle pietre delle rocce (salnitro) sono costretti ad eseguire delle vere scalate in verticale con il pericolo costante di precipitare nel vuoto: per cibarsi di sale devono mettere a rischio la propria esistenza.La storia della produzione, approvvigionamento e consumo del sale è intrecciata strettamente con la storia dei popoli e nel rapporto tra il singolo cittadino con il proprio stato.
Solo da poco il sale è diventato un bene comune di scontata reperibilità ma prima del XX secolo il suo bisogno universale si scontrava con la difficoltà di averlo. Il sale era principalmente indispensabile per conservare il cibo attraverso la salagione, in particolare del pesce e della carne cosa che era già nota ai fenici e agli egiziani. Presso gli antichi romani invece il sale assume anche una valenza economica, infatti veniva usato come l'equivalente della moneta: il salarium (oggi salario), indicava la paga che i soldati romani ricevevano, mentre nella nostra realtà il salario rappresenta ancora la paga mensile dell'operaio. Sempre nell'antica Roma uno schiavo veniva barattato con un blocco di sale della grandezza del suo piede. Gli antichi romani quindi ne fecero una vera e propria attività economica.
Anche nel medioevo il sale fu usato come moneta di scambio e divenne anche un’imposta, la “Gabella” pretesa da Filippo il Bello.
La storia del sale è anche la storia di commercio universale, di flotte che hanno attraversato i mari, di carovane che hanno attraversato il deserto e le montagne, di mercanti che hanno risalito i fiumi di interi continenti. Essa comincia fin dalla comparsa delle prime civiltà, quella dei Sumeri a Babilonia, quella dell’Egitto, quella dell’Indo, verso il V o VI millennio a.C. ; quella della Cina nel III millennio a.C., quella degli Ittiti e degli Ebrei intorno al Mar Morto nel II millennio a.C. Queste popolazioni, nel passaggio dallo stato di cacciatori allo stato di allevatori, avevano il problema di conservare le derrate alimentari, in particolare la carne degli animali, fino a che si scoprì che la carne ed il pesce potevano essere conservati coprendoli con il sale.
Con l’ascesa dell’Impero romano la produzione ed il commercio del sale divennero importantissimi in tutto l'Impero, si aprirono nuove vie commerciali e incominciavano a sorgere delle proprie vie di comunicazioni a conferma dell 'importanza commerciale che aveva il sale. Anche le popolazioni nomadi erano interessate e svolgevano questo importante commercio. La relazione che esiste in Nord Africa tra le risorse di sale e gli insediamenti umani è sottolineata dallo storico greco Erodoto, nel V secolo a.C.:
I giacimenti a cui Erodoto fa riferimento sono il risultato del prosciugamento di un bacino di acqua salmastra e ancora oggi, come allora, imponenti carovane di cammelli attraversano il deserto trasportando il sale lungo le antiche vie lungo le quali hanno viaggiato un tempo anche oro e schiavi.
Il commercio del sale è quasi sempre stato controllato dal potere costituito; basti pensare che in Italia solo nel 1975 è cessato il monopolio sulla vendita del sale da parte dello stato che imponeva una imposta sul prezzo di vendita.
Quando gli stati europei si consolidano, il legame tra il sale e le loro finanze pubbliche è molto stretto. E più in particolare lo è il rapporto tra sale e imposte.
Il termine gabella significa invece tassa e nei paesi dell’Europa occidentale, la tassa del sale è stata il prototipo delle imposte dirette e indirette come le conosciamo oggi. Sotto il segno del sale sono sorte anche antiche e magnifiche città (per es. Salisburgo)
Le vie del sale
La produzione del sale si è di solito sviluppata vicino al mare dove era più facile l'estrazione e per essere trasportata dai centri di produzione sino ai luoghi di consumo sorsero le vie del sale. Presso i Romani la via Salaria era la via che da Roma porta fino alle saline di Ostia. Con la “Via del Sale” si indicano le antiche strade che in passato erano legate al trasporto del sale. Dal Medioevo fino al XV secolo la rete di percorsi e di sentieri divenne fitta ed importante. Un esempio di"Via del sale" nota e a noi per vicinanza è il cammino dei contrabbandieri che dalle saline pontificie di Cervia, eludendo le guardie pontificie e le milizie granducali che vigilavano ai confini tra i due Stati, portavano il sale senza pagar dazio dalle saline fino al di là delle frontiere del Granducato di Toscana, oltre i contrafforti dell'Appennino, fino alla cima del Monte Falco, per discendere poi verso la pianura, verso i borghi e le città della Toscana, verso Firenze. Altro episodio di rilevanza storica è che alla "via del sale" si deve anche la salvezza di Giuseppe Garibaldi: nel 1849, dopo la morte di Anita nel ravennate, furono proprio i contrabbandieri a fargli passare il confine tra i due stati, che allora era posto tra Forlì e Castrocaro. Il tragitto di fuga avvenne da Cervia al passaggio sul crinale dell'Appennino, tra Monte Falterona e Monte Falco, fino a Castagno d'Andrea, sul versante toscano. Anche per Volterra Il commercio del sale rappresentava un’importante fonte di sostegno economico e le vie di trasporto, sulle quali potevano avvenire gli scambi commerciali, si collegavano con la Via Francigena.
Il commercio del Sale è la principale attività su cui si disegnerà, nel corso di quattro secoli, la storia economica dell’Europa. Per centinaia di chilometri l'”oro bianco” veniva trasportato dalle saline del Mediterraneo verso tutto il resto dell'Europa. Oggi invece viaggia su enormi Tir che dalle saline siciliane e pugliesi attraverso le autostrade per raggiungere l'Europa continentale. Successivamente si sono costruite innumerevoli strade di comunicazione (le “Vie del Sale”) e sono state combattute guerre e vinte battaglie. Per esempio quelle tra Venezia e Ferrara per lo sfruttamento delle saline delle valli di Comacchio e il dominio del traffico del sale nel Mediterraneo Orientale.
Sotto il segno del sale sono scoppiate anche rivolte e lotta per la propria indipendenza.
Nel 1930 Gandhi condusse il popolo indiano all’indipendenza dalla Gran Bretagna guidando la famosa “Marcia del sale” contro le imposte che il monopolio britannico imponeva su questo bene di fondamentale importanza, imposte che colpivano specialmente le decine di milioni di indiani che vivevano nella miseria più profonda.
Essa è uno dei grandi eventi del XX secolo. Assesta un primo colpo all’occupazione coloniale inglese, nella lotta che il Partito del Congresso ha intrapreso per l’indipendenza dell’India, che viene definitivamente conquistata anni dopo, al termine della seconda guerra mondiale.
Essa costituisce da modello ad altre proteste contro lo sfruttamento o l’oppressione di tipo coloniale quali la nazionalizzazione del canale di Suez, attuata nel 1956 da Nasser o le marce per i diritti civili dei neri americani, guidate da Martin Luther King, nello spirito pacifista e non violento di Gandhi.
LA MARCIA DEL SALE DEL MAHATMA GANDHI
Il Mahatma(Grande Anima) Ghandi con la marcia del sale ha quindi sintetizzato l'inizio della fine del monopolio del sale imposto dalla Gran Bretagna e di conseguenza della sua dominazione. E si può dire che Ghandi utilizzò proprio un pugno di sale per condurre il popolo indiano all’indipendenza dalla Gran Bretagna.
Ecco come di solito viene riportata questa vicenda:
“Giornata da non dimenticare il 12 marzo di ottanta anni fa (1930), quando iniziò quella che fu definita la “marcia del sale”, la marcia di resistenza non violenta al dominio inglese, che avrebbe portato all’indipendenza. Quel giorno Gandhi si desta come al solito molto presto, congiunge le mani e le porta all’altezza della fronte in una silenziosa preghiera. Poi a un giovane che dorme su una stuoia lì accanto mormora: “Passa la voce agli altri. È l’ora”. Da 79 stuoie si alzano altrettanti studenti: i volontari che accompagneranno il Mahatma nel viaggio verso il mare. Il Governo di Sua Maestà britannica ha imposto da un mese a tutta l’India il monopolio del sale. Agli indiani è proibito raccoglierlo dalle acque del mare. Vendendolo ad un prezzo alto, l’Inghilterra ricava ogni anno milioni di franchi-oro. Gandhi ha scritto sul giornale dell’India libera: «Ho visto il misero pasto dei poveri, insipido poiché nessuno aveva un pizzico di sale da aggiungere al riso bianco. Milioni di contadini non possono permettersi nemmeno questo condimento. Se gli europei sapessero da dove nasce la loro ricchezza!».Gandhi ha deciso di ribellarsi a questa legge ingiusta. Seguito dai 79 studenti marcerà a piedi per 200 miglia, fino al mare (ha 61 anni) partendo da Ahmedabad. Sulla spiaggia raccoglieranno il “sale dell’India”.Ad ogni tappa, ad ogni villaggio centinaia di indiani di ogni condizione si uniscono a Gandhi. I giornali di tutto il mondo seguono la marcia del “ribelle”.Gandhi ...fino al mare alle saline di Dharasana a Dandi presso Bombay.Era il 6 aprile, precisamente dopo 380 km. di marcia (in 24 giorni con una media di circa 15 km. al giorno). Riempie una pentola di acqua marina, accende il fuoco e la pone a bollire. Quando l’acqua è evaporata raccoglie una manciata di sale. Come lui fanno altre migliaia di persone. Per bloccare la rivolta Gandhi e i suoi seguaci vengono messi in carcere, ma altre migliaia di persone accendono i fuochi. Di fronte alla protesta dilagante l’Inghilterra abolisce il monopolio del sale.Gandhi e gli altri prigionieri sono liberati, gli inglesi scendono a trattative lui. “
La produzione del sale si è di solito sviluppata vicino al mare dove era più facile l'estrazione e per essere trasportata dai centri di produzione sino ai luoghi di consumo sorsero le vie del sale. Presso i Romani la via Salaria era la via che da Roma porta fino alle saline di Ostia. Con la “Via del Sale” si indicano le antiche strade che in passato erano legate al trasporto del sale. Dal Medioevo fino al XV secolo la rete di percorsi e di sentieri divenne fitta ed importante. Un esempio di"Via del sale" nota e a noi per vicinanza è il cammino dei contrabbandieri che dalle saline pontificie di Cervia, eludendo le guardie pontificie e le milizie granducali che vigilavano ai confini tra i due Stati, portavano il sale senza pagar dazio dalle saline fino al di là delle frontiere del Granducato di Toscana, oltre i contrafforti dell'Appennino, fino alla cima del Monte Falco, per discendere poi verso la pianura, verso i borghi e le città della Toscana, verso Firenze. Altro episodio di rilevanza storica è che alla "via del sale" si deve anche la salvezza di Giuseppe Garibaldi: nel 1849, dopo la morte di Anita nel ravennate, furono proprio i contrabbandieri a fargli passare il confine tra i due stati, che allora era posto tra Forlì e Castrocaro. Il tragitto di fuga avvenne da Cervia al passaggio sul crinale dell'Appennino, tra Monte Falterona e Monte Falco, fino a Castagno d'Andrea, sul versante toscano. Anche per Volterra Il commercio del sale rappresentava un’importante fonte di sostegno economico e le vie di trasporto, sulle quali potevano avvenire gli scambi commerciali, si collegavano con la Via Francigena.
Il commercio del Sale è la principale attività su cui si disegnerà, nel corso di quattro secoli, la storia economica dell’Europa. Per centinaia di chilometri l'”oro bianco” veniva trasportato dalle saline del Mediterraneo verso tutto il resto dell'Europa. Oggi invece viaggia su enormi Tir che dalle saline siciliane e pugliesi attraverso le autostrade per raggiungere l'Europa continentale. Successivamente si sono costruite innumerevoli strade di comunicazione (le “Vie del Sale”) e sono state combattute guerre e vinte battaglie. Per esempio quelle tra Venezia e Ferrara per lo sfruttamento delle saline delle valli di Comacchio e il dominio del traffico del sale nel Mediterraneo Orientale.
Sotto il segno del sale sono scoppiate anche rivolte e lotta per la propria indipendenza.
Nel 1930 Gandhi condusse il popolo indiano all’indipendenza dalla Gran Bretagna guidando la famosa “Marcia del sale” contro le imposte che il monopolio britannico imponeva su questo bene di fondamentale importanza, imposte che colpivano specialmente le decine di milioni di indiani che vivevano nella miseria più profonda.
Essa è uno dei grandi eventi del XX secolo. Assesta un primo colpo all’occupazione coloniale inglese, nella lotta che il Partito del Congresso ha intrapreso per l’indipendenza dell’India, che viene definitivamente conquistata anni dopo, al termine della seconda guerra mondiale.
Essa costituisce da modello ad altre proteste contro lo sfruttamento o l’oppressione di tipo coloniale quali la nazionalizzazione del canale di Suez, attuata nel 1956 da Nasser o le marce per i diritti civili dei neri americani, guidate da Martin Luther King, nello spirito pacifista e non violento di Gandhi.
LA MARCIA DEL SALE DEL MAHATMA GANDHI
Il Mahatma(Grande Anima) Ghandi con la marcia del sale ha quindi sintetizzato l'inizio della fine del monopolio del sale imposto dalla Gran Bretagna e di conseguenza della sua dominazione. E si può dire che Ghandi utilizzò proprio un pugno di sale per condurre il popolo indiano all’indipendenza dalla Gran Bretagna.
Ecco come di solito viene riportata questa vicenda:
“Giornata da non dimenticare il 12 marzo di ottanta anni fa (1930), quando iniziò quella che fu definita la “marcia del sale”, la marcia di resistenza non violenta al dominio inglese, che avrebbe portato all’indipendenza. Quel giorno Gandhi si desta come al solito molto presto, congiunge le mani e le porta all’altezza della fronte in una silenziosa preghiera. Poi a un giovane che dorme su una stuoia lì accanto mormora: “Passa la voce agli altri. È l’ora”. Da 79 stuoie si alzano altrettanti studenti: i volontari che accompagneranno il Mahatma nel viaggio verso il mare. Il Governo di Sua Maestà britannica ha imposto da un mese a tutta l’India il monopolio del sale. Agli indiani è proibito raccoglierlo dalle acque del mare. Vendendolo ad un prezzo alto, l’Inghilterra ricava ogni anno milioni di franchi-oro. Gandhi ha scritto sul giornale dell’India libera: «Ho visto il misero pasto dei poveri, insipido poiché nessuno aveva un pizzico di sale da aggiungere al riso bianco. Milioni di contadini non possono permettersi nemmeno questo condimento. Se gli europei sapessero da dove nasce la loro ricchezza!».Gandhi ha deciso di ribellarsi a questa legge ingiusta. Seguito dai 79 studenti marcerà a piedi per 200 miglia, fino al mare (ha 61 anni) partendo da Ahmedabad. Sulla spiaggia raccoglieranno il “sale dell’India”.Ad ogni tappa, ad ogni villaggio centinaia di indiani di ogni condizione si uniscono a Gandhi. I giornali di tutto il mondo seguono la marcia del “ribelle”.Gandhi ...fino al mare alle saline di Dharasana a Dandi presso Bombay.Era il 6 aprile, precisamente dopo 380 km. di marcia (in 24 giorni con una media di circa 15 km. al giorno). Riempie una pentola di acqua marina, accende il fuoco e la pone a bollire. Quando l’acqua è evaporata raccoglie una manciata di sale. Come lui fanno altre migliaia di persone. Per bloccare la rivolta Gandhi e i suoi seguaci vengono messi in carcere, ma altre migliaia di persone accendono i fuochi. Di fronte alla protesta dilagante l’Inghilterra abolisce il monopolio del sale.Gandhi e gli altri prigionieri sono liberati, gli inglesi scendono a trattative lui. “
Il
Sale nei testi sacri.
Il sale assume un proprio significato anche in ambito del sacro. Gli antichi greci e gli ebrei impiegavano il sale durante i sacrifici così come all'interno dei templi romani le vestali preparavano una salamoia per salare la "mola" sacrificale, essendo il sale considerato simbolo di incarnazione e di perpetuità per il suo potere purificatore. Nell'Antico Testamento nel Levitico è prescritto che in ogni sacrificio di oblazione si offra il sale, un mezzo simbolico che sancisce il legame tra Dio e il Suo popolo: “Dalla tua offerta non lascerai mancare il sale dell’alleanza del tuo Dio” (Levitico 2,13 e altri).
Eliseo purifica una sorgente gettandovi del sale: “Gli abitanti della città di Gerico dissero a Eliseo: - Come avrai visto anche tu signore, non si starebbe poi tanto male in questa città; solo che l’acqua è cattiva e la nostra terra è senza vita. Allora Eliseo ordinò: - Portatemi una scodella nuova, piena di sale. Gli portarono la scodella. Eliseo andò alla sorgente dell’acqua, vi versò il sale e pronunziò queste parole: “Il Signore dice: Io rendo pura quest’acqua; non procurerà più ne morte ne sterilità”.Come aveva detto Eliseo, quell’acqua divenne pura e lo è ancora oggi” (II Re 2,19-22).
Nel Nuovo Testamento il sale è inserito in numerose metafore o parabole come simbolo di saggezza, incorruttibilità, eternità e alleanza tra Dio e uomo. .Nel Discorso della montagna Gesù si rivolge ai Suoi discepoli chiamandoli il “sale della terra”:“Voi siete il sale della terra; ora, se il sale diviene insipido, con che lo si salerà? Non è più buono a nulla se non ad esser gettato via e calpestato dagli uomini”.(Mt.2, 13).
Nella lettera ai Colossesi S. Paolo scrive: “Il vostro parlare sia condito con sale, per sapere come dovete rispondere a ciascuno” (Col.4,6).
In alcuni eventi storici il sale viene descritto come come mezzo di distruzione : dopo aver annientato i Cartagine, i romani sparsero il sale sul suolo della città al fine di renderlo sterile per sempre, così come nella Bibbia si racconta che abbia fatto Abimelech dopo aver espugnato la città di Sichem (Giudici 9,45).
Nell’alchimia il sale anche assume altre associazioni simboliche, si parla per esempio del sal sapientiae ossia del sale della sapienza.
L’espressione “con un grano di sale” (lat. cum grano salis) significa agire con discernimento, con buon senso. In Plinio il Vecchio gli antidoti potevano essere ingeriti solo insieme ad un grano di sale.
L’espressione “restare di sale” si riferisce invece all’episodio di cui è protagonista la moglie di Lot durante la distruzione di Sodoma e Gomorra: “Ma la moglie di Lot si voltò indietro a guardare e divenne una statua di sale” (Gen.19,26). Intesa probabilmente in senso metaforico, cioè rimase talmentecolpita dalla distruzione della città da rimarne allibita. Anche nel nostro modo di esprimerci esiste la frase “rimanere di sale” come .Il sale è ben rappresentato nel bagaglio delle nostre superstizioni: molti credono nella sua forza apotropaica, facendolo cadere sull'olio versato. Ma c'è anche chi teme disgrazie per se stesso, se malauguratamente il sale cade per terra; mentre scagliarlo porta male agli altri, oppure buttarselo dietro la schiena per allontanare da sé eventi avversi.
A Roma, l'ottavo giorno dopo la nascita di un bimbo, gli si passava un pezzetto di sale per tenere lontani da lui i demoni e i geni del male. Anche nella civiltà cristiana, dei grani di sale veniva posto in bocca al battezzato.
Omero lo chiamava "sostanza divina", mentre per Platone il sale era "particolarmente caro agli dei".
Plinio il Vecchio nella sua “Storia naturale” gli dedica ben sette capitoli
Da sempre molte delle nostre attività sono intrinsecamente connesse all'uso del Sale: come conservare, mangiare, allevare, pagare, raffreddare, medicare, curare, scambiare, commerciare, pregare e molte altre attività hanno avuto bisogno di questo semplice elemento per poter essere realizzate e evolvere nei processi fondamentali dell’esistenza.Il galateo medievale prestava molta attenzione a come si maneggiava il sale a tavola: lo si doveva toccare con la punta di un coltello e mai con le mani. Un costume popolare presente in diverse nazioni europee vuole che si getti un pugno di sale nella bara di un defunto prima della sepoltura.
Nel recente passato, prima dell’arrivo dei moderni prodotti chimici aveva un uso fondamentale a livello domestico nella pulizia della casa. Alcune usanze rimangono validi anche oggi. Ecco alcuni esempi: evitare che le candele colino, togliere la fuliggine, mantenere freschi i fiori recisi, sgelare i marciapiedi e le strade, deodorare le scarpe, testare la freschezza delle uova, pulire il frigorifero, pulire l’argenteria ossidata, rimuovere l’odore di cipolla dalle mani, prevenire la formazione di muffa, ravvivare i colori, togliere le macchie di sudore, sbiancare il cotone o il lino, e molti altri.
l sale come simbolo di ospitalità
Presso gli antichi ebrei il sale, per la sua caratteristica di rendere gradito il cibo, diventava simbolo della gioia di ritrovarsi nella stessa tavola, per cui mangiare assieme significava vivere in unione di sentimenti fraterni. A Praga anticamente il sale era offerto agli ospiti in segno di amicizia , mentre i Germani giuravano con la mano affondata in esso. Nei Paesi Bassi una delle possibili pene capitali messe in pratica in passato consisteva nel nutrire il reo con cibo in cui era totalmente assente il sale: la morte era garantita. Il sale significa anche ospitalità. L'ospitalità, una pratica fra le più sacre, era sancita dal rito della spartizione del sale con l'ospite, in tutto l'Oriente mediterraneo, in Giappone e presso gli antichi greci. Nella nostra realtà considerando i piccoli rituali della vita di tutti i giorni possiamo verificare ancora una volta un tale significato. La tradizione prevede ad esempio che si condivida con un ospite pane e sale;
A proposito di sale..... : espressioni sul sale presenti in frasi, detti, aforismi e canzoni.......
“Il sale è il rimedio più importante per la salute dell'uomo” (Plinio)
"Quale grazia sarà mai se in un corpo molto bello non c'è neppure un granello di sale? (Catullo)
"Tu proverai si come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle scendere 'l salir per l'altrui scale" (Dante Alighieri)
"Ci deve essere qualcosa di straordinariamente sacro nel sale. Lo ritroviamo nelle nostre lacrime e nell'oceano" ( Khalil Gibran)
"Le disgressioni sono il sale della letteratura" (Laurence Sterne)
"Amo il sale della terra, amo il sale della vita, amo il sale dell'amore, amo il sale che c'è in te" (Rino Gaetano)
Luigi Antignani
Il sale assume un proprio significato anche in ambito del sacro. Gli antichi greci e gli ebrei impiegavano il sale durante i sacrifici così come all'interno dei templi romani le vestali preparavano una salamoia per salare la "mola" sacrificale, essendo il sale considerato simbolo di incarnazione e di perpetuità per il suo potere purificatore. Nell'Antico Testamento nel Levitico è prescritto che in ogni sacrificio di oblazione si offra il sale, un mezzo simbolico che sancisce il legame tra Dio e il Suo popolo: “Dalla tua offerta non lascerai mancare il sale dell’alleanza del tuo Dio” (Levitico 2,13 e altri).
Eliseo purifica una sorgente gettandovi del sale: “Gli abitanti della città di Gerico dissero a Eliseo: - Come avrai visto anche tu signore, non si starebbe poi tanto male in questa città; solo che l’acqua è cattiva e la nostra terra è senza vita. Allora Eliseo ordinò: - Portatemi una scodella nuova, piena di sale. Gli portarono la scodella. Eliseo andò alla sorgente dell’acqua, vi versò il sale e pronunziò queste parole: “Il Signore dice: Io rendo pura quest’acqua; non procurerà più ne morte ne sterilità”.Come aveva detto Eliseo, quell’acqua divenne pura e lo è ancora oggi” (II Re 2,19-22).
Nel Nuovo Testamento il sale è inserito in numerose metafore o parabole come simbolo di saggezza, incorruttibilità, eternità e alleanza tra Dio e uomo. .Nel Discorso della montagna Gesù si rivolge ai Suoi discepoli chiamandoli il “sale della terra”:“Voi siete il sale della terra; ora, se il sale diviene insipido, con che lo si salerà? Non è più buono a nulla se non ad esser gettato via e calpestato dagli uomini”.(Mt.2, 13).
Nella lettera ai Colossesi S. Paolo scrive: “Il vostro parlare sia condito con sale, per sapere come dovete rispondere a ciascuno” (Col.4,6).
In alcuni eventi storici il sale viene descritto come come mezzo di distruzione : dopo aver annientato i Cartagine, i romani sparsero il sale sul suolo della città al fine di renderlo sterile per sempre, così come nella Bibbia si racconta che abbia fatto Abimelech dopo aver espugnato la città di Sichem (Giudici 9,45).
Nell’alchimia il sale anche assume altre associazioni simboliche, si parla per esempio del sal sapientiae ossia del sale della sapienza.
L’espressione “con un grano di sale” (lat. cum grano salis) significa agire con discernimento, con buon senso. In Plinio il Vecchio gli antidoti potevano essere ingeriti solo insieme ad un grano di sale.
L’espressione “restare di sale” si riferisce invece all’episodio di cui è protagonista la moglie di Lot durante la distruzione di Sodoma e Gomorra: “Ma la moglie di Lot si voltò indietro a guardare e divenne una statua di sale” (Gen.19,26). Intesa probabilmente in senso metaforico, cioè rimase talmentecolpita dalla distruzione della città da rimarne allibita. Anche nel nostro modo di esprimerci esiste la frase “rimanere di sale” come .Il sale è ben rappresentato nel bagaglio delle nostre superstizioni: molti credono nella sua forza apotropaica, facendolo cadere sull'olio versato. Ma c'è anche chi teme disgrazie per se stesso, se malauguratamente il sale cade per terra; mentre scagliarlo porta male agli altri, oppure buttarselo dietro la schiena per allontanare da sé eventi avversi.
A Roma, l'ottavo giorno dopo la nascita di un bimbo, gli si passava un pezzetto di sale per tenere lontani da lui i demoni e i geni del male. Anche nella civiltà cristiana, dei grani di sale veniva posto in bocca al battezzato.
Omero lo chiamava "sostanza divina", mentre per Platone il sale era "particolarmente caro agli dei".
Plinio il Vecchio nella sua “Storia naturale” gli dedica ben sette capitoli
Da sempre molte delle nostre attività sono intrinsecamente connesse all'uso del Sale: come conservare, mangiare, allevare, pagare, raffreddare, medicare, curare, scambiare, commerciare, pregare e molte altre attività hanno avuto bisogno di questo semplice elemento per poter essere realizzate e evolvere nei processi fondamentali dell’esistenza.Il galateo medievale prestava molta attenzione a come si maneggiava il sale a tavola: lo si doveva toccare con la punta di un coltello e mai con le mani. Un costume popolare presente in diverse nazioni europee vuole che si getti un pugno di sale nella bara di un defunto prima della sepoltura.
Nel recente passato, prima dell’arrivo dei moderni prodotti chimici aveva un uso fondamentale a livello domestico nella pulizia della casa. Alcune usanze rimangono validi anche oggi. Ecco alcuni esempi: evitare che le candele colino, togliere la fuliggine, mantenere freschi i fiori recisi, sgelare i marciapiedi e le strade, deodorare le scarpe, testare la freschezza delle uova, pulire il frigorifero, pulire l’argenteria ossidata, rimuovere l’odore di cipolla dalle mani, prevenire la formazione di muffa, ravvivare i colori, togliere le macchie di sudore, sbiancare il cotone o il lino, e molti altri.
l sale come simbolo di ospitalità
Presso gli antichi ebrei il sale, per la sua caratteristica di rendere gradito il cibo, diventava simbolo della gioia di ritrovarsi nella stessa tavola, per cui mangiare assieme significava vivere in unione di sentimenti fraterni. A Praga anticamente il sale era offerto agli ospiti in segno di amicizia , mentre i Germani giuravano con la mano affondata in esso. Nei Paesi Bassi una delle possibili pene capitali messe in pratica in passato consisteva nel nutrire il reo con cibo in cui era totalmente assente il sale: la morte era garantita. Il sale significa anche ospitalità. L'ospitalità, una pratica fra le più sacre, era sancita dal rito della spartizione del sale con l'ospite, in tutto l'Oriente mediterraneo, in Giappone e presso gli antichi greci. Nella nostra realtà considerando i piccoli rituali della vita di tutti i giorni possiamo verificare ancora una volta un tale significato. La tradizione prevede ad esempio che si condivida con un ospite pane e sale;
A proposito di sale..... : espressioni sul sale presenti in frasi, detti, aforismi e canzoni.......
“Il sale è il rimedio più importante per la salute dell'uomo” (Plinio)
"Quale grazia sarà mai se in un corpo molto bello non c'è neppure un granello di sale? (Catullo)
"Tu proverai si come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle scendere 'l salir per l'altrui scale" (Dante Alighieri)
"Ci deve essere qualcosa di straordinariamente sacro nel sale. Lo ritroviamo nelle nostre lacrime e nell'oceano" ( Khalil Gibran)
"Le disgressioni sono il sale della letteratura" (Laurence Sterne)
"Amo il sale della terra, amo il sale della vita, amo il sale dell'amore, amo il sale che c'è in te" (Rino Gaetano)
Luigi Antignani
La foto di Guido
Il Lago Nero, una perla nella conca della Val di Sestaione. Abetone.
Il Lago Nero, una perla nella conca della Val di Sestaione. Abetone.
L'antico ospitale del Bigallo
Il
toponimo “Bigallo” ha probabilmente origine nella forma latina di Bivius Galli,
indicante il bivio tra l’antica via delGallo e la via Aretina sulla strada che
da Firenze portava verso Arezzo passando per il valico di San Donato. In tal
luogo fu fondato attorno al 1214 da un ricco cittadino fiorentino, Dioticidiede
di Buonaguida del Dado, una struttura assistenziale nota
come “Spedale del Bigallo”.
Dopo un primo periodo sotto la proprietà delle Monache Domenicane di Ripoli, l’ospedale fu donato nel 1245 alla Compagnia Maggiore dei Capitani di Santa Maria delle Fede.
Tale compagnia, era stata fondata appena un anno prima, nel 1244, da un certo Pietro da Verona, inquisitore domenicano, ai posteri noto come San Pier Martire, allo scopo di costituire una vera e proprio milizia delle fede. Al tempo,infatti, a Firenze come in tutta la Penisola, si era diffusa la corrente eretica del catarismo. Senza entrare nei dettagli teologici della questione, basti sapere che l’Eresia Catara rappresentò la principale alternativa religiosa alla Chiesa Cattolica tra XII e XIII secolo, anche per l’appoggio che ricevette dalla fazione dei ghibellini, che agivano in chiave antipapale.
Dopo l’intensa battaglia contro il catarismo operata in Lombardia (e si parla di battaglia vera e propria, fatta di armi e uccisioni, non solo di omelie e conversioni), il domenicano Pietro da Verona fu quindi inviato a Firenze, alla Basilica di Santa Maria Novella. Fu allora, che per garantire e confermare la lotta all’eresia, fondò una compagnia, una Sacra Milizia, conferendo a dodici cittadini il titolo di Capitani contro le Eresie. L’aspetto delle milizie a noi moderni potrebbe evocare le divise del Ku Klux Klan soprattutto per via del cappuccio a punta che questi portavano, e certamente l’aspetto repressivo e bellicoso costituì una parte importante dell’operato della compagnia. Tra i momenti più acuti degli scontri è da ricordare la battaglia di Santa Felicita, dal luogo dove presumibilmente
avvenne lo scontro, proprio dove oggi si trova la Chiesa di Santa Felicita e dove è ancora visibile una colonna in granito in ricordo dell’evento.
Tra i compiti della compagnia, tuttavia, non vi era solo quello di estirpare le eresie, ma anche quello di condurre opere pie e di misericordia verso poveri e bisognosi.
Fu così che gli fu donato il complesso architettonico del Bigallo, che in vero rappresentò la prima grossa donazione ai Capitani di Santa Maria, che proprio in virtù della nuova acquisizione poterono iniziare a costruire l’Oratorio del Bigallo locato in centro a Firenze.
L’Ospedale rimase di proprietà della Compagnia anche dopo il suo accorpamento a quella della Misericordia e solo alla fine del Quattrocento la struttura passò alle Monache di Clausura, che ne fecero il loro nuovo convento, mantenendo aperto lo spedale per poveri e viandanti. Tuttavia, la clausura a cui erano tenute le monache comportò la netta separazione dei due ambienti (spedale e monastero) e la chiusura dell'ortogiardino,trasformato in chiostro. Nel corso del 1600 venne modificata la chiesa e costruita la sagrestia, fino a che nel 175-4 cessò ufficialmente l'attività dello Spedale.
Recentemente l’Ospedale è stato ristrutturato riportandolo all’antica funzione di ospitalità; è infatti attivo un ostello ed un centro di formazione. Per un’ala del complesso (il bigallino) è in progetto una struttura convegnistica e di alta formazione.
Bibliografia
Follini, V. & Rastrelli, M. 1971 - Firenze Antica e Moderna
Illustrata, Volume 4, Firenze, pp. 208-215.
AA.VV. 1999 - Vita e Carità nel Pian di Ripoli, La Misericordia di Badia a Ripoli nel XXX anno dalla fondazione, Misericordia di Badia a Ripoli, Firenze.
Il disegno della ricostruzione ideale dell'Ospedale del Bigallo è di Rolando Gheri
Niccolò Mazzucco
Dopo un primo periodo sotto la proprietà delle Monache Domenicane di Ripoli, l’ospedale fu donato nel 1245 alla Compagnia Maggiore dei Capitani di Santa Maria delle Fede.
Tale compagnia, era stata fondata appena un anno prima, nel 1244, da un certo Pietro da Verona, inquisitore domenicano, ai posteri noto come San Pier Martire, allo scopo di costituire una vera e proprio milizia delle fede. Al tempo,infatti, a Firenze come in tutta la Penisola, si era diffusa la corrente eretica del catarismo. Senza entrare nei dettagli teologici della questione, basti sapere che l’Eresia Catara rappresentò la principale alternativa religiosa alla Chiesa Cattolica tra XII e XIII secolo, anche per l’appoggio che ricevette dalla fazione dei ghibellini, che agivano in chiave antipapale.
Dopo l’intensa battaglia contro il catarismo operata in Lombardia (e si parla di battaglia vera e propria, fatta di armi e uccisioni, non solo di omelie e conversioni), il domenicano Pietro da Verona fu quindi inviato a Firenze, alla Basilica di Santa Maria Novella. Fu allora, che per garantire e confermare la lotta all’eresia, fondò una compagnia, una Sacra Milizia, conferendo a dodici cittadini il titolo di Capitani contro le Eresie. L’aspetto delle milizie a noi moderni potrebbe evocare le divise del Ku Klux Klan soprattutto per via del cappuccio a punta che questi portavano, e certamente l’aspetto repressivo e bellicoso costituì una parte importante dell’operato della compagnia. Tra i momenti più acuti degli scontri è da ricordare la battaglia di Santa Felicita, dal luogo dove presumibilmente
avvenne lo scontro, proprio dove oggi si trova la Chiesa di Santa Felicita e dove è ancora visibile una colonna in granito in ricordo dell’evento.
Tra i compiti della compagnia, tuttavia, non vi era solo quello di estirpare le eresie, ma anche quello di condurre opere pie e di misericordia verso poveri e bisognosi.
Fu così che gli fu donato il complesso architettonico del Bigallo, che in vero rappresentò la prima grossa donazione ai Capitani di Santa Maria, che proprio in virtù della nuova acquisizione poterono iniziare a costruire l’Oratorio del Bigallo locato in centro a Firenze.
L’Ospedale rimase di proprietà della Compagnia anche dopo il suo accorpamento a quella della Misericordia e solo alla fine del Quattrocento la struttura passò alle Monache di Clausura, che ne fecero il loro nuovo convento, mantenendo aperto lo spedale per poveri e viandanti. Tuttavia, la clausura a cui erano tenute le monache comportò la netta separazione dei due ambienti (spedale e monastero) e la chiusura dell'ortogiardino,trasformato in chiostro. Nel corso del 1600 venne modificata la chiesa e costruita la sagrestia, fino a che nel 175-4 cessò ufficialmente l'attività dello Spedale.
Recentemente l’Ospedale è stato ristrutturato riportandolo all’antica funzione di ospitalità; è infatti attivo un ostello ed un centro di formazione. Per un’ala del complesso (il bigallino) è in progetto una struttura convegnistica e di alta formazione.
Bibliografia
Follini, V. & Rastrelli, M. 1971 - Firenze Antica e Moderna
Illustrata, Volume 4, Firenze, pp. 208-215.
AA.VV. 1999 - Vita e Carità nel Pian di Ripoli, La Misericordia di Badia a Ripoli nel XXX anno dalla fondazione, Misericordia di Badia a Ripoli, Firenze.
Il disegno della ricostruzione ideale dell'Ospedale del Bigallo è di Rolando Gheri
Niccolò Mazzucco
ALOE , una pianta meravigliosa
Se vi capita di essere pellegrini in Terra Santa non perdete l’occasione di salire al Mont Tabor, quello della Trasfigurazione : c’è un bel sentiero che a zig zag sale su dal parcheggio degli autobus.In cima, vicino alla chiesa, c’è il Convento dei francescani con delle belle aiuole piene di aloe , l’aloe arborescens. E’ stato proprio un francescano , padre Zago, brasiliano, che ha divulgato l’uso del frullato di aloe come preventivo e coadiuvante nella cura dei tumori.Questa pianta nella forma Aloe Vera era usata come emolliente e curativa della pelle , fin dai tempi antichissimi fin dal popolo ebreo, usata anche nell’ imbalsamazione dei corpi.Nei Vangeli si narra che le pie donne andarono al sepolcro per prendersi cura del corpo martoriato di Gesù con aromi e balsami contenenti aloe e mirra. Quell’aloe era quella “ vera “ originaria dell’Arabia e diffusamente coltivata nel bacino del mediterraneo.Nelle varie farmacopee europee veniva citata come purgante; essendo molto amara la polvere veniva usata anche nelle manine di bambini piccoli per togliere loro il vizio di succhiarsi il dito.Oggi è diffusa soprattutto l’aloe arborescens, una variante brasiliana che ha proprietà cosmetiche e curative superiore a quelle dell’aloe “ vera “. E’ coltivata in serre che ricreano il clima subtropicale del Brasile.
Proprietà : E’ un eccellente integratore vitaminico, ottimo disintossicante naturale, utile per la depurazione del sangue e regolazione dell’intestino.Rigenera le abrasioni della pelle, i danni delle ustioni prevenendo la formazione della vescica. E’ un valido supporto per lenire patologie dolorose come artrite reumatoide, dolori muscolari, allergie dell’apparato respiratorio. L’applicazione più importante resta comunque quella di coadiuvante nelle cure antitumorali.Una esperienza personale la propone anche quando arriva l’Herpes labiale in quanto asciuga la pelle e fa sì che non si formi la ferita.
Fa un fiore bellissimo.Oggi è diffuso in molte aiuole delle città di mare o del sud , nelle varie specie. Dal punto di vista del suo aspetto decorativo, si può trovare facilmente nei vivai o mercati, negli scaffali delle piante grasse. Se invece l’interesse è per l’aspetto curativo è meglio cercare la pinta nei vivai specializzati.Il frullato si trova in farmacia, ma si può facilmente preparare in casa. Il metodo è semplice e gli ingredienti sono aloe , miele e grappa.
Laura Mazzucco
Se vi capita di essere pellegrini in Terra Santa non perdete l’occasione di salire al Mont Tabor, quello della Trasfigurazione : c’è un bel sentiero che a zig zag sale su dal parcheggio degli autobus.In cima, vicino alla chiesa, c’è il Convento dei francescani con delle belle aiuole piene di aloe , l’aloe arborescens. E’ stato proprio un francescano , padre Zago, brasiliano, che ha divulgato l’uso del frullato di aloe come preventivo e coadiuvante nella cura dei tumori.Questa pianta nella forma Aloe Vera era usata come emolliente e curativa della pelle , fin dai tempi antichissimi fin dal popolo ebreo, usata anche nell’ imbalsamazione dei corpi.Nei Vangeli si narra che le pie donne andarono al sepolcro per prendersi cura del corpo martoriato di Gesù con aromi e balsami contenenti aloe e mirra. Quell’aloe era quella “ vera “ originaria dell’Arabia e diffusamente coltivata nel bacino del mediterraneo.Nelle varie farmacopee europee veniva citata come purgante; essendo molto amara la polvere veniva usata anche nelle manine di bambini piccoli per togliere loro il vizio di succhiarsi il dito.Oggi è diffusa soprattutto l’aloe arborescens, una variante brasiliana che ha proprietà cosmetiche e curative superiore a quelle dell’aloe “ vera “. E’ coltivata in serre che ricreano il clima subtropicale del Brasile.
Proprietà : E’ un eccellente integratore vitaminico, ottimo disintossicante naturale, utile per la depurazione del sangue e regolazione dell’intestino.Rigenera le abrasioni della pelle, i danni delle ustioni prevenendo la formazione della vescica. E’ un valido supporto per lenire patologie dolorose come artrite reumatoide, dolori muscolari, allergie dell’apparato respiratorio. L’applicazione più importante resta comunque quella di coadiuvante nelle cure antitumorali.Una esperienza personale la propone anche quando arriva l’Herpes labiale in quanto asciuga la pelle e fa sì che non si formi la ferita.
Fa un fiore bellissimo.Oggi è diffuso in molte aiuole delle città di mare o del sud , nelle varie specie. Dal punto di vista del suo aspetto decorativo, si può trovare facilmente nei vivai o mercati, negli scaffali delle piante grasse. Se invece l’interesse è per l’aspetto curativo è meglio cercare la pinta nei vivai specializzati.Il frullato si trova in farmacia, ma si può facilmente preparare in casa. Il metodo è semplice e gli ingredienti sono aloe , miele e grappa.
Laura Mazzucco
Cammino e terza età: muoversi per
non rompersi
di Luciano Mazzucco* e Alessandra
Matucci**
La struttura dello
scheletro umano è composta da ossa connesse fra loro tramite articolazioni,
permettendo così il movimento tramite l’azione muscolare. L’osso è composto
principalmente di una parte cellulare, (quindi tessuto vivo) e di una parte
minerale con sali di calcio, fosforo, ecc. Le cellule producono proteine che
organizzano e legano la parte minerale con quella cellulare per costituire una
struttura ossea compatta ed omogenea, adatta a sopportare il peso del corpo ed
il suo movimento nello spazio.
Tuttavia, nell’ arco della vita, la struttura delle ossa non è sempre uguale ed è sottoposta ad alcuni naturali cambiamenti. Con l’accrescimento infantile ed adolescenziale, lo scheletro arriva progressivamente a raggiungere il massimo della sua crescita intorno ai venti anni. Poi inizia una fase di stabilizzazione per alcuni decenni in cui l’osso non cresce più, per cui il lavoro delle cellule ossee è quello di rimaneggiare in maniera continua la struttura in relazione al tipo di stimolo meccanico sopportato: alcune parti ossee non utili vengono riassorbite a vantaggio di altre parti ossee che vengono rinforzate, in un equilibrio continuo di distruzione e crescita ossea.
Nell’età adulta avanzata, iniziano a prevalere i fenomeni di riassorbimento e riduzione della massa ossea. Nel maschio il riassorbimento (e quindi l’indebolimento dell’osso) è costante e molto lento; nella femmina invece, dopo la menopausa, il processo procede in modo più importante e veloce. Va detto infatti che nella donna, gli ormoni sessuali (soprattutto gli estrogeni), durante il periodo di fertilità, svolgono un importante ruolo di protezione dell’osso, visto come riserva di tessuto per un eventuale figlio e per l’allattamento. Con la menopausa, dai 50 anni circa, la protezione degli estrogeni viene a mancare in modo repentino e quindi la donna raggiunge molto prima dell’ uomo lo stato di fragilità ossea con aumento del rischio di fratture. Si parla prima di osteopenia ( cioè carenza di osso) e poi di osteoporosi (indebolimento importante della struttura ossea.
Le ossa fragili sono meno efficienti e più facilmente soggette a fratture anche per traumi modesti soprattutto al collo del femore, alle vertebre dorsali o lombari e al polso. Talvolta sono sufficienti piccole “incrinature” dell’osso senza arrivare alla frattura vera e propria (micro-fratture) per avere dolori continui. Come dimostrato dalle statistiche oltre i 60-70 anni la donna è sottoposta molto più facilmente a fratture del collo del femore e dei corpi vertebrali, in rapporto di 4 a 1 rispetto al maschio.
Per la diagnosi di osteoporosi abbiamo a disposizione l’esame MOC (mineralometria ossea computerizzata) che, in modo non invasivo, permette un’ analisi della quantità della massa ossea presente nel nostro scheletro. Si consiglia alle donne, dopo la menopausa, eseguire tale esame ogni 2 o 3 anni.
L’osteoporosi può essere efficacemente prevenuta e per tale motivo l’OMS ( Organizzazione Mondiale Sanità) l’ha introdotta nel programma di intervento per le malattie legate agli stili di vita. Come pensiamo ad evitare i chili di troppo o le prime rughe occorre pensare in tempo alla salute del nostro osso.
Essendo un tessuto vivo, l’osso risente notevolmente dell’ambiente in cui viviamo e del tipo di vita che conduciamo. Il primo stimolo che induce le cellule ossee (chiamate “osteociti”) a lavorare e produrre la sostanza proteica (detta “matrice”) è soprattutto il carico. Un osso sottoposto a carico si adatta al carico stesso e organizza la sua struttura in relazione a quel tipo di stimolo. Il nostro principale stimolo meccanico è la postura, cioè la stazione eretta ed il cammino. Un esempio di questo aspetto è dato dagli astronauti che nello spazio, in assenza della forza di gravità, hanno notevolmente ridotti gli stimoli meccanici e vanno incontro ad indebolimento delle loro ossa. Anche in caso di una frattura ossea trattata in gesso si manifestano segni di demineralizzazione per la forzata immobilizzazione.
Da qui l’importanza di una vita attiva: muoversi per non rompersi. Una attività fisica costante e mirata stimola il deposito di calcio rafforzando le strutture dell’osso, dei muscoli e delle articolazioni, mantiene i riflessi pronti riducendo il rischio di cadute, migliora l’aspetto fisico e la fiducia in se stessi, migliora nel complesso la persona.
Praticare attività fisica è semplice e accessibile a tutti: qualche breve periodo quotidiano di esercizi di ginnastica, un quarto d’ora di cyclette, salire e scendere gradini, ballare e camminare mezz’ora quotidiana fino alla passeggiata del fine settimana, magari più impegnativa. E’ consigliabile camminare il più rapidamente possibile ma ognuno con il suo ritmo; è sempre preferibile l’attività quotidiana, magari breve, ad una più impegnativa ma saltuaria
E’ importante evitare grandi sollecitazioni sulla colonna vertebrale per cui la corsa o altre attività più impegnative e potenzialmente traumatiche dovrebbero essere evitate, a meno che non si tratti di soggetti allenati che sempre hanno praticato queste attività.
Se abbiamo già la osteoporosi è bene avere una attività con ginnastica adattata seguita da personale dedicato. Diamo al nostro osso tutto ciò che serve per stare sano. L’esposizione al sole aiuta la nostra pelle a produrre vitamina D che insieme ad un adeguato apporto alimentare di calcio con gli alimenti rappresentano fattori importanti di prevenzione. Mantenere una corretta alimentazione con l’assunzione di latticini parzialmente o totalmente scremati ( non cambia la dose di calcio rispetto a quelli interi), con l’apporto di cereali, verdure e pesce fresco (acciughe polpi calamari, sarde, ecc. ). Non eccedere con le proteine (carne), controllare l’uso di caffè e sale da cucina (aumentano l’escrezione di calcio con le urine), limitare l’uso di spinaci asparagi e pomodori ( gli ossalati riducono l’assorbimento del calcio). L’acqua minerale ha più contenuto di calcio della oligominerale ma ... quella del rubinetto ancora di più. Il fumo è un fattore predisponente all’osteoporosi, quindi sarebbe da evitare o limitare il più possibile.
Non sempre purtroppo , i soli provvedimenti igienico sanitari riescono a prevenire l’eccesiva perdita di massa ossea e quando siamo di fronte alla vera malattia le cose sono molto diverse e deve necessariamente entrare in campo la competenza tecnica specifica del medico che è il solo in grado di “mettere insieme le cose “ e decidere una terapia.
Il medico ha a disposizione tutta una serie di trattamenti farmacologici sia per la prevenzione che per il trattamento dell’osteoporosi ormai conclamata. In base all’ esame clinico e alla valutazione di esami ematici per metabolismo fosfocalcico potranno essere utilizzate varie sostanze come il Calcio, la vitamina D per via orale o intramuscolare in vari dosaggi , la vitamina K2 (che regolarizza la mineralizzazione dell'osso), il silicio, i sali di fluoro, i bisfosfonati per via orale intramuscolare e endovenosa ( ostacolano il riassorbimento osseo), la terapia ormonale sostitutiva.
*Luciano Mazzucco: Specialista in Ortopedia e Traumatologia. ASL di Firenze. Osp.S.M.Annunziata. Bagno a Ripoli (Fi)
** Alessandra Matucci: Specialista in Reumatologia. ASL di Firenze. Nuovo Osp. S.Giovanni di Dio. Firenze
Tuttavia, nell’ arco della vita, la struttura delle ossa non è sempre uguale ed è sottoposta ad alcuni naturali cambiamenti. Con l’accrescimento infantile ed adolescenziale, lo scheletro arriva progressivamente a raggiungere il massimo della sua crescita intorno ai venti anni. Poi inizia una fase di stabilizzazione per alcuni decenni in cui l’osso non cresce più, per cui il lavoro delle cellule ossee è quello di rimaneggiare in maniera continua la struttura in relazione al tipo di stimolo meccanico sopportato: alcune parti ossee non utili vengono riassorbite a vantaggio di altre parti ossee che vengono rinforzate, in un equilibrio continuo di distruzione e crescita ossea.
Nell’età adulta avanzata, iniziano a prevalere i fenomeni di riassorbimento e riduzione della massa ossea. Nel maschio il riassorbimento (e quindi l’indebolimento dell’osso) è costante e molto lento; nella femmina invece, dopo la menopausa, il processo procede in modo più importante e veloce. Va detto infatti che nella donna, gli ormoni sessuali (soprattutto gli estrogeni), durante il periodo di fertilità, svolgono un importante ruolo di protezione dell’osso, visto come riserva di tessuto per un eventuale figlio e per l’allattamento. Con la menopausa, dai 50 anni circa, la protezione degli estrogeni viene a mancare in modo repentino e quindi la donna raggiunge molto prima dell’ uomo lo stato di fragilità ossea con aumento del rischio di fratture. Si parla prima di osteopenia ( cioè carenza di osso) e poi di osteoporosi (indebolimento importante della struttura ossea.
Le ossa fragili sono meno efficienti e più facilmente soggette a fratture anche per traumi modesti soprattutto al collo del femore, alle vertebre dorsali o lombari e al polso. Talvolta sono sufficienti piccole “incrinature” dell’osso senza arrivare alla frattura vera e propria (micro-fratture) per avere dolori continui. Come dimostrato dalle statistiche oltre i 60-70 anni la donna è sottoposta molto più facilmente a fratture del collo del femore e dei corpi vertebrali, in rapporto di 4 a 1 rispetto al maschio.
Per la diagnosi di osteoporosi abbiamo a disposizione l’esame MOC (mineralometria ossea computerizzata) che, in modo non invasivo, permette un’ analisi della quantità della massa ossea presente nel nostro scheletro. Si consiglia alle donne, dopo la menopausa, eseguire tale esame ogni 2 o 3 anni.
L’osteoporosi può essere efficacemente prevenuta e per tale motivo l’OMS ( Organizzazione Mondiale Sanità) l’ha introdotta nel programma di intervento per le malattie legate agli stili di vita. Come pensiamo ad evitare i chili di troppo o le prime rughe occorre pensare in tempo alla salute del nostro osso.
Essendo un tessuto vivo, l’osso risente notevolmente dell’ambiente in cui viviamo e del tipo di vita che conduciamo. Il primo stimolo che induce le cellule ossee (chiamate “osteociti”) a lavorare e produrre la sostanza proteica (detta “matrice”) è soprattutto il carico. Un osso sottoposto a carico si adatta al carico stesso e organizza la sua struttura in relazione a quel tipo di stimolo. Il nostro principale stimolo meccanico è la postura, cioè la stazione eretta ed il cammino. Un esempio di questo aspetto è dato dagli astronauti che nello spazio, in assenza della forza di gravità, hanno notevolmente ridotti gli stimoli meccanici e vanno incontro ad indebolimento delle loro ossa. Anche in caso di una frattura ossea trattata in gesso si manifestano segni di demineralizzazione per la forzata immobilizzazione.
Da qui l’importanza di una vita attiva: muoversi per non rompersi. Una attività fisica costante e mirata stimola il deposito di calcio rafforzando le strutture dell’osso, dei muscoli e delle articolazioni, mantiene i riflessi pronti riducendo il rischio di cadute, migliora l’aspetto fisico e la fiducia in se stessi, migliora nel complesso la persona.
Praticare attività fisica è semplice e accessibile a tutti: qualche breve periodo quotidiano di esercizi di ginnastica, un quarto d’ora di cyclette, salire e scendere gradini, ballare e camminare mezz’ora quotidiana fino alla passeggiata del fine settimana, magari più impegnativa. E’ consigliabile camminare il più rapidamente possibile ma ognuno con il suo ritmo; è sempre preferibile l’attività quotidiana, magari breve, ad una più impegnativa ma saltuaria
E’ importante evitare grandi sollecitazioni sulla colonna vertebrale per cui la corsa o altre attività più impegnative e potenzialmente traumatiche dovrebbero essere evitate, a meno che non si tratti di soggetti allenati che sempre hanno praticato queste attività.
Se abbiamo già la osteoporosi è bene avere una attività con ginnastica adattata seguita da personale dedicato. Diamo al nostro osso tutto ciò che serve per stare sano. L’esposizione al sole aiuta la nostra pelle a produrre vitamina D che insieme ad un adeguato apporto alimentare di calcio con gli alimenti rappresentano fattori importanti di prevenzione. Mantenere una corretta alimentazione con l’assunzione di latticini parzialmente o totalmente scremati ( non cambia la dose di calcio rispetto a quelli interi), con l’apporto di cereali, verdure e pesce fresco (acciughe polpi calamari, sarde, ecc. ). Non eccedere con le proteine (carne), controllare l’uso di caffè e sale da cucina (aumentano l’escrezione di calcio con le urine), limitare l’uso di spinaci asparagi e pomodori ( gli ossalati riducono l’assorbimento del calcio). L’acqua minerale ha più contenuto di calcio della oligominerale ma ... quella del rubinetto ancora di più. Il fumo è un fattore predisponente all’osteoporosi, quindi sarebbe da evitare o limitare il più possibile.
Non sempre purtroppo , i soli provvedimenti igienico sanitari riescono a prevenire l’eccesiva perdita di massa ossea e quando siamo di fronte alla vera malattia le cose sono molto diverse e deve necessariamente entrare in campo la competenza tecnica specifica del medico che è il solo in grado di “mettere insieme le cose “ e decidere una terapia.
Il medico ha a disposizione tutta una serie di trattamenti farmacologici sia per la prevenzione che per il trattamento dell’osteoporosi ormai conclamata. In base all’ esame clinico e alla valutazione di esami ematici per metabolismo fosfocalcico potranno essere utilizzate varie sostanze come il Calcio, la vitamina D per via orale o intramuscolare in vari dosaggi , la vitamina K2 (che regolarizza la mineralizzazione dell'osso), il silicio, i sali di fluoro, i bisfosfonati per via orale intramuscolare e endovenosa ( ostacolano il riassorbimento osseo), la terapia ormonale sostitutiva.
*Luciano Mazzucco: Specialista in Ortopedia e Traumatologia. ASL di Firenze. Osp.S.M.Annunziata. Bagno a Ripoli (Fi)
** Alessandra Matucci: Specialista in Reumatologia. ASL di Firenze. Nuovo Osp. S.Giovanni di Dio. Firenze
IL PONTE DEI PELLEGRINI Il monastero che si trova ad Aubrac è stato costruito nel XII secolo da un fiammingo, il visconte Adalhard. Egli volle dare al cammino che passa per quel paese una protezione per i pellegrini, dopo che lui stesso era stato assalito dai briganti. Dal monastero nei giorni di maltempo e soprattutto con la neve vengono suonate le campane come guida e punto di riferimento. Il suo ponte a Saint – Chely d’Aubrac che attraversa la Boralde è classificato nei beni culturali per il Patrimonio dell’Umanità. Si trova in fondo ad una strada che si chiamava la strada dei tessitori, la via romana degli Infruts, e diventò il Ponte dei Pellegrini. Il ponte è a doppio arco e sul parapetto c’è un croce in pietra del XIV secolo. Nello zoccolo rivolto verso la strada una scultura rappresenta un pellegrino, infatti si nota il mantello e un bastone, ma questo pellegrino sulla strada di Aubrac ha una devozione in più: un grosso rosario.
Alcina Masetti
Alcina Masetti
LE BEGHINE
Quello delle beghine è un movimento di donne sorto nei paesi del Nord d’Europa alla fine del XII secolo. Le beghine erano donne che scelsero di vivere la loro vita umana e spirituale in totale indipendenza dal controllo maschile, familiare ed ecclesiastico, dedicandosi all’assistenza ai bisognosi, alla preghiera, alla ricerca dell’unione con Dio. Nel XII secolo si verifica un impulso religioso molto intenso che porta ad una esaltazione spirituali uomini e donne di tutti gli strati sociali. In questo fervore religioso si espande un sentimento di ribellione contro il potere costituito, contro una parte del clero corrotto e contro la Chiesa che viene accusata di avere troppo potere temporale in contrasto con gli ideali dettati dal vangelo. Il clima creatosi favorisce la nascita di nuovi movimenti che vogliono vivere la loro fede e i valori evangelici senza prendere i voti e assoggettarsi agli obblighi conventuali. Fra questi movimenti uno dei più originali è senz’altro il movimento beghinale. Agli inizi le beghine si dedicano alle opere di carità e alla preghiera rimanendo ciascuna nella propria casa ma in seguito, aumentando di numero, si raggruppano in case vicine, allineate, a forma di quadrilatero, circondate da mura, con una chiesetta al centro e prendono il nome di beghinaggi. I beghinaggi nascono in molte città dell’Europa del Nord ed in minor numero anche nel Sud. L’epicentro di questi raggruppamenti lo troviamo nella diocesi di Liegi. Il numero delle beghine aumenta rapidamente, e ciò anche a causa dello squilibrio demografico causato dalle crociate alle quali parteciparono un gran numero di giovani molti dei quali non fecero più ritorno. Al momento di maggiore espansione nel secolo XIII si parla di un milione di beghine. Il movimento delle beghine non ha una precisa origine, né un unico regolamento, né una fondatrice e un ordine gerarchico. Pur ispirandosi tutte ai valori del vangelo ogni beghinaggio ha un proprio regolamento, una propria responsabile che chiamano “Grande Dama” secondo lo stile e le metafore dell’amor cortese che vede nella Dama non più un demone, ma una creatura sublime che innalza l’uomo a Dio. Del nome beghine non si conosce l’esatta origine né il significato, sappiamo però che fu anche considerato un termine dispregiativo. Le beghine si conquistarono una loro indipendenza istituzionale resa possibile dall’autonomia economica derivata dal loro lavoro, del quale conservavano i proventi. Vari erano i mestieri che esercitarono: la sbiancatura della lana, filatura e tessitura, manutenzione di abiti liturgici, fabbricazione di candele, cucito, ricamo merletto, agricoltura. Le beghine si consacrano al servizio di Dio senza tuttavia rompere i legami con il mondo e prestando sempre il loro aiuto ai bisognosi. Un ruolo importante delle beghine è l’assistenza ai malati e ai poveri ed accorrono in luoghi colpiti da epidemie prestando il loro prezioso servizio. Nel 1832 il beghinaggio di Gand riceve una medaglia d’oro per la sua dedizione contro il colera. Nei beghinaggi viene altresì data assistenza alimentare agli indigenti mediante le Tavole del Santo Spirito, preludio alle mense per i poveri. Le beghine ricoprono un ruolo importante anche in campo educativo e culturale aprendo scuole gratuite per i poveri. Isabella de Wit con la sua scuola ad Anderlecht, vicino a Bruxelles, è considerata l’iniziatrice dell’insegnamento pubblico gratuito in quella regione. Per le beghine è molto importante la preghiera e nella loro spiritualità vi è una notevole componente di misticismo. Al tempo delle prime beghine la Chiesa riconosceva solo simbolicamente la trasformazione del pane e del vino nel corpo e nel sangue di Cristo, che solo nel 1215 fu riconosciuta come il miracolo della transustanziazione. Tuttavia, fin dagli inizi del movimento, alcune beghine furono pervase da un grande desiderio di accostarsi spesso all’Eucarestia alla quale riservarono sempre un’intensa devozione. La storia ci racconta di beghine che ebbero un grande ruolo nella vita umana e contemplativa. Donne generose, intellettuali, brillanti, di grande cultura sia profana e sia teologica. Godettero di una grande fama tanto da influenzare celebri teologi del loro tempo. Julienne Cornillon (1193-1258) della comunità beghinale che cura i lebbrosi nel lazzaretto di Mont Cornillon. Sarà lei a promuovere l’istituzione della festa del Corpus Domini nella diocesi di Liegi, poi estesa a tutta la Chiesa da papa Urbano IV con Bolla Transiturus nel 1264. Marguerite Porete, (+1310. Conosce la Bibbia che secondo la notizia di un cronista tradusse in vernacolare. Di lei ci resta una versione in francese del suo libro capolavoro mistico Lo specchio delle anime semplici. Machtild di Magdebourg- (+1282). Al monastero di ragazze di alto rango preferisce una comunità di Beghine. Scrive il trattato La luce fluente delle Divinità. Molti critici pensano ch la sua opera abbia ispirato Dante Alighieri per il personaggio di Matelda presentato nel Purgatorio. E l’elenco delle grandi beghine potrebbe continuare. Nei suoi ottocento anni di storia il movimento beghinale è stato apprezzato ma anche molto osteggiato. La borghesia e il clero vedono di malocchio queste donne che rifiutano il matrimonio e il convento e si organizzano in gruppi femminili indipendenti. Le beghine hanno idee affini ai begardi, un movimento maschile sorto sulle orme di quello beghinale. Nel 1312 il concilio di Vienna presieduto da papa Clemente V dichiara eretico il movimento beghinale e dei begardi. L’Inquisizione condanna al rogo alcune beghine, e fra queste la stessa Marguerite Porete arsa sul rogo a Parigi nel 1310 insieme al suo libro Lo Specchio. In seguito altri papi intervengono per mitigare le condanne: Giovanni XXII per le beghine del Brabante (Belgio) e Clemente VI per quelle olandesi. Nel secolo XIII erano sorti beghinaggi in quasi tutti i paesi d’Europa e il Belgio ne contava il maggior numero con ben 94, dei quali però ne sono rimasti solo una trentina. Dopo il secolo XVI solo in Belgio rimase una presenza beghinale considerevole. Nel 1960 in Belgio erano ancora attivi 11 beghinaggi con 600 beghine e nel 2002 le beghine rimaste erano solo 6. L’ultima beghina è morta a Gand nel 2008. Ai nostri giorni, i beghinaggi sopravvissuti alle varie distruzioni rimangono imperniati nel tessuto cittadino ospitando residenze universitarie, istituzioni civiche, ordini religiosi. L’Unesco ne ha riconosciuti 13 come Patrimonio dell’Umanità.
Barbara Barducci
Quello delle beghine è un movimento di donne sorto nei paesi del Nord d’Europa alla fine del XII secolo. Le beghine erano donne che scelsero di vivere la loro vita umana e spirituale in totale indipendenza dal controllo maschile, familiare ed ecclesiastico, dedicandosi all’assistenza ai bisognosi, alla preghiera, alla ricerca dell’unione con Dio. Nel XII secolo si verifica un impulso religioso molto intenso che porta ad una esaltazione spirituali uomini e donne di tutti gli strati sociali. In questo fervore religioso si espande un sentimento di ribellione contro il potere costituito, contro una parte del clero corrotto e contro la Chiesa che viene accusata di avere troppo potere temporale in contrasto con gli ideali dettati dal vangelo. Il clima creatosi favorisce la nascita di nuovi movimenti che vogliono vivere la loro fede e i valori evangelici senza prendere i voti e assoggettarsi agli obblighi conventuali. Fra questi movimenti uno dei più originali è senz’altro il movimento beghinale. Agli inizi le beghine si dedicano alle opere di carità e alla preghiera rimanendo ciascuna nella propria casa ma in seguito, aumentando di numero, si raggruppano in case vicine, allineate, a forma di quadrilatero, circondate da mura, con una chiesetta al centro e prendono il nome di beghinaggi. I beghinaggi nascono in molte città dell’Europa del Nord ed in minor numero anche nel Sud. L’epicentro di questi raggruppamenti lo troviamo nella diocesi di Liegi. Il numero delle beghine aumenta rapidamente, e ciò anche a causa dello squilibrio demografico causato dalle crociate alle quali parteciparono un gran numero di giovani molti dei quali non fecero più ritorno. Al momento di maggiore espansione nel secolo XIII si parla di un milione di beghine. Il movimento delle beghine non ha una precisa origine, né un unico regolamento, né una fondatrice e un ordine gerarchico. Pur ispirandosi tutte ai valori del vangelo ogni beghinaggio ha un proprio regolamento, una propria responsabile che chiamano “Grande Dama” secondo lo stile e le metafore dell’amor cortese che vede nella Dama non più un demone, ma una creatura sublime che innalza l’uomo a Dio. Del nome beghine non si conosce l’esatta origine né il significato, sappiamo però che fu anche considerato un termine dispregiativo. Le beghine si conquistarono una loro indipendenza istituzionale resa possibile dall’autonomia economica derivata dal loro lavoro, del quale conservavano i proventi. Vari erano i mestieri che esercitarono: la sbiancatura della lana, filatura e tessitura, manutenzione di abiti liturgici, fabbricazione di candele, cucito, ricamo merletto, agricoltura. Le beghine si consacrano al servizio di Dio senza tuttavia rompere i legami con il mondo e prestando sempre il loro aiuto ai bisognosi. Un ruolo importante delle beghine è l’assistenza ai malati e ai poveri ed accorrono in luoghi colpiti da epidemie prestando il loro prezioso servizio. Nel 1832 il beghinaggio di Gand riceve una medaglia d’oro per la sua dedizione contro il colera. Nei beghinaggi viene altresì data assistenza alimentare agli indigenti mediante le Tavole del Santo Spirito, preludio alle mense per i poveri. Le beghine ricoprono un ruolo importante anche in campo educativo e culturale aprendo scuole gratuite per i poveri. Isabella de Wit con la sua scuola ad Anderlecht, vicino a Bruxelles, è considerata l’iniziatrice dell’insegnamento pubblico gratuito in quella regione. Per le beghine è molto importante la preghiera e nella loro spiritualità vi è una notevole componente di misticismo. Al tempo delle prime beghine la Chiesa riconosceva solo simbolicamente la trasformazione del pane e del vino nel corpo e nel sangue di Cristo, che solo nel 1215 fu riconosciuta come il miracolo della transustanziazione. Tuttavia, fin dagli inizi del movimento, alcune beghine furono pervase da un grande desiderio di accostarsi spesso all’Eucarestia alla quale riservarono sempre un’intensa devozione. La storia ci racconta di beghine che ebbero un grande ruolo nella vita umana e contemplativa. Donne generose, intellettuali, brillanti, di grande cultura sia profana e sia teologica. Godettero di una grande fama tanto da influenzare celebri teologi del loro tempo. Julienne Cornillon (1193-1258) della comunità beghinale che cura i lebbrosi nel lazzaretto di Mont Cornillon. Sarà lei a promuovere l’istituzione della festa del Corpus Domini nella diocesi di Liegi, poi estesa a tutta la Chiesa da papa Urbano IV con Bolla Transiturus nel 1264. Marguerite Porete, (+1310. Conosce la Bibbia che secondo la notizia di un cronista tradusse in vernacolare. Di lei ci resta una versione in francese del suo libro capolavoro mistico Lo specchio delle anime semplici. Machtild di Magdebourg- (+1282). Al monastero di ragazze di alto rango preferisce una comunità di Beghine. Scrive il trattato La luce fluente delle Divinità. Molti critici pensano ch la sua opera abbia ispirato Dante Alighieri per il personaggio di Matelda presentato nel Purgatorio. E l’elenco delle grandi beghine potrebbe continuare. Nei suoi ottocento anni di storia il movimento beghinale è stato apprezzato ma anche molto osteggiato. La borghesia e il clero vedono di malocchio queste donne che rifiutano il matrimonio e il convento e si organizzano in gruppi femminili indipendenti. Le beghine hanno idee affini ai begardi, un movimento maschile sorto sulle orme di quello beghinale. Nel 1312 il concilio di Vienna presieduto da papa Clemente V dichiara eretico il movimento beghinale e dei begardi. L’Inquisizione condanna al rogo alcune beghine, e fra queste la stessa Marguerite Porete arsa sul rogo a Parigi nel 1310 insieme al suo libro Lo Specchio. In seguito altri papi intervengono per mitigare le condanne: Giovanni XXII per le beghine del Brabante (Belgio) e Clemente VI per quelle olandesi. Nel secolo XIII erano sorti beghinaggi in quasi tutti i paesi d’Europa e il Belgio ne contava il maggior numero con ben 94, dei quali però ne sono rimasti solo una trentina. Dopo il secolo XVI solo in Belgio rimase una presenza beghinale considerevole. Nel 1960 in Belgio erano ancora attivi 11 beghinaggi con 600 beghine e nel 2002 le beghine rimaste erano solo 6. L’ultima beghina è morta a Gand nel 2008. Ai nostri giorni, i beghinaggi sopravvissuti alle varie distruzioni rimangono imperniati nel tessuto cittadino ospitando residenze universitarie, istituzioni civiche, ordini religiosi. L’Unesco ne ha riconosciuti 13 come Patrimonio dell’Umanità.
Barbara Barducci