Caravaggio dipinge otto pellegrini
Cena in Emmaus
Il giubileo del 1600 che aveva portato a Roma un grande numero di pellegrini forse lasciò in Caravaggio una impronta tale che nelle sue opere ne troviamo rappresentati otto.
Due di questi sono in due opere dallo stesso nome, ma di data diversa e che si possono ammirare uno alla Pinacoteca di Brera, l’altro anteriore di dieci anni( 1596 ) alla National Gallery di Londra.
Si tratta dei due quadri dal titolo ‘ Cena in Emmaus ‘che rappresentano un episodio tratto dal vangelo di Luca. Il quadro milanese presenta una azione come successiva a quella dell’altra opera, si può notare che il pane è già stato spezzato; ma ancora più importante è cogliere che l’artista riesce nella sua seconda opera a dare una maggiore intensità nei gesti dei personaggi.Sul quadro londinese il simbolo del pellegrino è sul mantello del prezioso ospite.
Due di questi sono in due opere dallo stesso nome, ma di data diversa e che si possono ammirare uno alla Pinacoteca di Brera, l’altro anteriore di dieci anni( 1596 ) alla National Gallery di Londra.
Si tratta dei due quadri dal titolo ‘ Cena in Emmaus ‘che rappresentano un episodio tratto dal vangelo di Luca. Il quadro milanese presenta una azione come successiva a quella dell’altra opera, si può notare che il pane è già stato spezzato; ma ancora più importante è cogliere che l’artista riesce nella sua seconda opera a dare una maggiore intensità nei gesti dei personaggi.Sul quadro londinese il simbolo del pellegrino è sul mantello del prezioso ospite.
Le sette opere di Misericordia
Un’altra conchiglia molto piccola, che quasi si perde nella grande ricchezza della rappresentazione si trova sul cappello di un uomo, un pellegrino che chiede accoglienza nel grande quadro: “ Le sette opere di Misericordia “ conservato a Napoli al Pio Monte della Misericordia. E’ un dipinto ad olio su tela di cm 390 x 260 realizzato tra la fine del 1606 e l'inizio del 1607.
La scena che esprime tutte le forme di carità enunciate nel Vangelo di Matteo, è dipinta come se si svolgesse in una piazza, e al di sopra la Madonna, con Gesù e due angeli presiede l’azione, mentre in basso un intreccio di personaggi racconta le sette storie.
C’è la storia di Cimmone, un mito precristiano, che condannato a morire di fame in carcere viene visitato e nutrito con il latte del suo seno dalla figlia Pero, gesto che generò la grazia per il condannato e la costruzione di un tempio dedicato alla Dea Pietà.
Poi un cavaliere offre il mantello per vestire un ignudo ricorda san Martino e lo storpio evoca la carità di curare gli infermi. La storia di Sansone che beve nel deserto da una mascella d’asino l’acqua che il signore ha fatto miracolosamente sgorgare è citata per ‘dar da bere agli assetati’.
Sul lato sinistro due uomini, due pellegrini, uno dei quali è identificato dalla piccola conchiglia, indicano il luogo per il quale chiedono accoglienza, e per ultimo, il dovere misericordioso di seppellire i morti è individuato con il trasporto di un cadavere mentre un diacono con una torcia rischiara l’angolo opposto del quadro.
La scena che esprime tutte le forme di carità enunciate nel Vangelo di Matteo, è dipinta come se si svolgesse in una piazza, e al di sopra la Madonna, con Gesù e due angeli presiede l’azione, mentre in basso un intreccio di personaggi racconta le sette storie.
C’è la storia di Cimmone, un mito precristiano, che condannato a morire di fame in carcere viene visitato e nutrito con il latte del suo seno dalla figlia Pero, gesto che generò la grazia per il condannato e la costruzione di un tempio dedicato alla Dea Pietà.
Poi un cavaliere offre il mantello per vestire un ignudo ricorda san Martino e lo storpio evoca la carità di curare gli infermi. La storia di Sansone che beve nel deserto da una mascella d’asino l’acqua che il signore ha fatto miracolosamente sgorgare è citata per ‘dar da bere agli assetati’.
Sul lato sinistro due uomini, due pellegrini, uno dei quali è identificato dalla piccola conchiglia, indicano il luogo per il quale chiedono accoglienza, e per ultimo, il dovere misericordioso di seppellire i morti è individuato con il trasporto di un cadavere mentre un diacono con una torcia rischiara l’angolo opposto del quadro.
La Madonna dei pellegrini
Mentre è difficile staccare lo sguardo da tanta intensità e non rimanere colpiti dalla abilità espressa in questo capolavoro ci occupiamo di altri due pellegrini in un quadro intitolato proprio ‘ la Madonna dei Pellegrini’. Il quadro si trova a Roma nella chiesa di Sant’Agostino in una cappella dedicata ad Ernes Cavalletti. E’ stato commissionato al Caravaggio dalla vedova che voleva ricordare il pellegrinaggio che il marito aveva fatto alla Madonna di Loreto. Si vede rappresentata una giovane Madonna sulla porta di una semplice casa con in braccio il bambino e due pellegrini in ginocchio che mostrano la propria devozione. Un effetto di semplicità e di umiltà, i pellegrini sono molto modesti e la Madonna stessa presenta la sua maternità in modo molto naturale.
Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, nato in un piccolo paese in provincia di Bergamo, aveva visto da bambino il transito di molti pellegrini verso un santuario che si trovava nelle vicinanze. Tutta la sua opera risente di un naturalismo evidenziato nelle figure che rappresenta che emanano grande intensità.
Lui stesso affermava: « Quando non c'è energia non c'è colore, non c'è forma, non c'è vita »
Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, nato in un piccolo paese in provincia di Bergamo, aveva visto da bambino il transito di molti pellegrini verso un santuario che si trovava nelle vicinanze. Tutta la sua opera risente di un naturalismo evidenziato nelle figure che rappresenta che emanano grande intensità.
Lui stesso affermava: « Quando non c'è energia non c'è colore, non c'è forma, non c'è vita »