La strada del miracolo
Nei giorni 17, 18 e 19 luglio dell’anno 929 dal monastero di Bobbio fondato da San Colombano nel VI secolo, gli Abati, guidati dal loro rettore Gerlanno si misero in cammino verso Pavia con le reliquie del loro santo.
Questo viaggio aveva lo scopo di sensibilizzare il re, Ugo di Provenza, e la popolazione sulla situazione in cui si trovava il loro monastero, un tempo famoso per la sua cultura e ricco per i lasciti di tanti devoti, ma a quel momento, vessato da continue privazioni ad opera del vescovo di Piacenza Gandolfo e da altri feudatari.
Il vescovo di Piacenza infatti pretendeva dei diritti sulle proprietà di Bobbio avvalendosi del fatto che il monastero si trovava nel territorio della sua diocesi.
Su questi problemi di giurisdizione e di proprietà si erano alternate posizioni diverse fra i papi e i gli imperatori e anche quando il nuovo abate Gerlanno, uomo che proveniva dalla corte stessa del re Ugo, si rivolse al suo sovrano per ottenere giustizia, il problema non fu risolto. Chiese allora l’abate che il re permettesse di far trasportare il corpo di San Colombano a Pavia, approfittando dell’occasione di una importante assemblea del regno, confidando in un effetto di sensibilizzazione su coloro che si erano appropriati di molti beni del monastero.
Il re diede il permesso e Gerlanno il 17 luglio del 929 fece aprire la tomba del santo nella cripta di Bobbio per porre le reliquie in un’urna di legno e, con questa, i monaci si misero in cammino.
La strada da percorrere era di 40 miglia come tramanda Paolo Diacono, lo storico dei Longobardi.
La prima tappa fu presso Saturnano che essendo un possedimento di Bobbio offrì alla processione una degna accoglienza; la seconda invece fu trascorsa all'addiaccio, e infine all’arrivo a Pavia, il corpo di San Colombano fu posto nella chiesa di S. Michele Maggiore, che fungeva, all'epoca, da cappella palatina.
Durante il passaggio della salma del santo avvennero dei miracoli la cui descrizione è riportata nell’opera di un monaco di Bobbio ‘Miracula sancti Columbani ‘ .
Importante e miracoloso fu anche l’effetto che la presenza del santo operò nella sua permanenza a Pavia su quei feudatari che manifestarono di non volersi ravvedere sulle loro appropriazioni. Infatti accadde una serie di eventi sotto forma di malattie , deliri e disgrazie che portò i principes, a restituire a Bobbio le terre contestate, ponendo i bastoni dell'investitura nella bisaccia del santo. Riconosciuti in tal modo i diritti del monastero, il re fece dare pubblica lettura dei privilegi pontifici e dei diplomi regi e imperiali in favore di Bobbio, che egli stesso confermò con un diploma che è pervenuto fino a noi.
Avendo così ottenuto soddisfazione, Gerlanno e i suoi monaci, con il corpo del santo, rientrarono a Bobbio, dove giunsero il 30 luglio 929. Sulla strada di ritorno fecero tappa , a "Barbada" (presso Pavia) in una curtis che avevano recuperato contro il marchese Radaldo e a Borgoratto Mormorola, la proprietà che era stata loro restituita da Gandolfo poco tempo prima.
DAGLI ANNALI D’ITALIA
di LUDOVICO ANTONIO MURATORI
anno 932
Il Monaco di Bobbio che scrisse i Miracoli operati da Dio per intercessione di San Colombano Abate di quell’insigne monastero, e viveva in questi medesimi giorni, racconta un fatto non indegno di memoria. Avevano alcuni potenti, spezialmente Guido Vescovo di Piacenza, occupata una gran quantità dei beni del Monastero di Bobbio, iniquità che era alla moda in quei sì sconcertati tempi dell’Italia e della Francia. Allorchè il re Ugo fu divenuto padrone di quel Regno, la Regina Ada sua moglie condusse in Italia un nobile e saggio uomo, appellato Gerlanno con pensiero di dargli un vescovato.Fu questi creato Arcicancelliere del regno da Ugo Suum Sigillum ei tribuit, semmunque Cancellarium esse praecepit. Io il truovo solamente Camcelliere nell’Anno 929, ma comparisce poi nei seguenti anni Arcicancelliere. Venuto a morte Silverado, Abate di Bobbio, il Re diede quella Badia in Commenda a Gerlanno, che ne pur era Monaco. E questi trovato il Monastero dianzi sì ricco, allora sì smilzo, più volte si raccomandò al re Ugo, affinchè obbligasse quegli usurpatori alla restituzione dei beni Sed Rex potestative ea non valebat ab eis auferre. Metuebat enim eos ne si aliquid contra eorum voluntatem ageret, Regni damnum incurreret: quia scimus etiam contrarum sapius rebellasse.
Di qui ancora si conosce come fossero corrotti gli animi ei costumi dei Principi sì secolari come di ecclesiastici di allora. Dunque l’accorto Re gli diede per parere di condurre a Pavia il corpo di san Colombano, perché a quella vista si commoverebbero gli usurpatori. Così fu fatto , forse circa l’anno 929 o 930 e quel sacro deposito fu esposto nella chiesa si San Michele. Allora Lotharius bonae indolis puer, filius praedicti Regis, quem Ada Regina sua benuit, magnis febribus urebatur. Qui jubente ptre ad supradictam Ecclesiam in ulnis adductus est. Per intercessione del Santo riacquistò egli la sanità. Recuperarono i Monaci ancora alcuni dei lor beni, ma non già gli occupati dall’indurato Vescovo di Piacenza
Questo viaggio aveva lo scopo di sensibilizzare il re, Ugo di Provenza, e la popolazione sulla situazione in cui si trovava il loro monastero, un tempo famoso per la sua cultura e ricco per i lasciti di tanti devoti, ma a quel momento, vessato da continue privazioni ad opera del vescovo di Piacenza Gandolfo e da altri feudatari.
Il vescovo di Piacenza infatti pretendeva dei diritti sulle proprietà di Bobbio avvalendosi del fatto che il monastero si trovava nel territorio della sua diocesi.
Su questi problemi di giurisdizione e di proprietà si erano alternate posizioni diverse fra i papi e i gli imperatori e anche quando il nuovo abate Gerlanno, uomo che proveniva dalla corte stessa del re Ugo, si rivolse al suo sovrano per ottenere giustizia, il problema non fu risolto. Chiese allora l’abate che il re permettesse di far trasportare il corpo di San Colombano a Pavia, approfittando dell’occasione di una importante assemblea del regno, confidando in un effetto di sensibilizzazione su coloro che si erano appropriati di molti beni del monastero.
Il re diede il permesso e Gerlanno il 17 luglio del 929 fece aprire la tomba del santo nella cripta di Bobbio per porre le reliquie in un’urna di legno e, con questa, i monaci si misero in cammino.
La strada da percorrere era di 40 miglia come tramanda Paolo Diacono, lo storico dei Longobardi.
La prima tappa fu presso Saturnano che essendo un possedimento di Bobbio offrì alla processione una degna accoglienza; la seconda invece fu trascorsa all'addiaccio, e infine all’arrivo a Pavia, il corpo di San Colombano fu posto nella chiesa di S. Michele Maggiore, che fungeva, all'epoca, da cappella palatina.
Durante il passaggio della salma del santo avvennero dei miracoli la cui descrizione è riportata nell’opera di un monaco di Bobbio ‘Miracula sancti Columbani ‘ .
Importante e miracoloso fu anche l’effetto che la presenza del santo operò nella sua permanenza a Pavia su quei feudatari che manifestarono di non volersi ravvedere sulle loro appropriazioni. Infatti accadde una serie di eventi sotto forma di malattie , deliri e disgrazie che portò i principes, a restituire a Bobbio le terre contestate, ponendo i bastoni dell'investitura nella bisaccia del santo. Riconosciuti in tal modo i diritti del monastero, il re fece dare pubblica lettura dei privilegi pontifici e dei diplomi regi e imperiali in favore di Bobbio, che egli stesso confermò con un diploma che è pervenuto fino a noi.
Avendo così ottenuto soddisfazione, Gerlanno e i suoi monaci, con il corpo del santo, rientrarono a Bobbio, dove giunsero il 30 luglio 929. Sulla strada di ritorno fecero tappa , a "Barbada" (presso Pavia) in una curtis che avevano recuperato contro il marchese Radaldo e a Borgoratto Mormorola, la proprietà che era stata loro restituita da Gandolfo poco tempo prima.
DAGLI ANNALI D’ITALIA
di LUDOVICO ANTONIO MURATORI
anno 932
Il Monaco di Bobbio che scrisse i Miracoli operati da Dio per intercessione di San Colombano Abate di quell’insigne monastero, e viveva in questi medesimi giorni, racconta un fatto non indegno di memoria. Avevano alcuni potenti, spezialmente Guido Vescovo di Piacenza, occupata una gran quantità dei beni del Monastero di Bobbio, iniquità che era alla moda in quei sì sconcertati tempi dell’Italia e della Francia. Allorchè il re Ugo fu divenuto padrone di quel Regno, la Regina Ada sua moglie condusse in Italia un nobile e saggio uomo, appellato Gerlanno con pensiero di dargli un vescovato.Fu questi creato Arcicancelliere del regno da Ugo Suum Sigillum ei tribuit, semmunque Cancellarium esse praecepit. Io il truovo solamente Camcelliere nell’Anno 929, ma comparisce poi nei seguenti anni Arcicancelliere. Venuto a morte Silverado, Abate di Bobbio, il Re diede quella Badia in Commenda a Gerlanno, che ne pur era Monaco. E questi trovato il Monastero dianzi sì ricco, allora sì smilzo, più volte si raccomandò al re Ugo, affinchè obbligasse quegli usurpatori alla restituzione dei beni Sed Rex potestative ea non valebat ab eis auferre. Metuebat enim eos ne si aliquid contra eorum voluntatem ageret, Regni damnum incurreret: quia scimus etiam contrarum sapius rebellasse.
Di qui ancora si conosce come fossero corrotti gli animi ei costumi dei Principi sì secolari come di ecclesiastici di allora. Dunque l’accorto Re gli diede per parere di condurre a Pavia il corpo di san Colombano, perché a quella vista si commoverebbero gli usurpatori. Così fu fatto , forse circa l’anno 929 o 930 e quel sacro deposito fu esposto nella chiesa si San Michele. Allora Lotharius bonae indolis puer, filius praedicti Regis, quem Ada Regina sua benuit, magnis febribus urebatur. Qui jubente ptre ad supradictam Ecclesiam in ulnis adductus est. Per intercessione del Santo riacquistò egli la sanità. Recuperarono i Monaci ancora alcuni dei lor beni, ma non già gli occupati dall’indurato Vescovo di Piacenza