Il cervino
il primo a raggiungere la vetta
Il Cervino definito ‘ il più nobile scoglio d’Europa’ è una montagna che evoca una piramide perfetta, una eleganza verso il cielo , un simbolo che si può ritrovare nel simbolo stesso di montagna. Il suo isolamento morfologico la rende visibile rispetto ai massicci circostanti in tutta la sua bellezza.
Il suo primo conquistatore fu un inglese Edward Whymper , autore del libro ‘ Scalate nelle Alpi ‘ ; era stato affascinato da questa montagna al suo primo incontro e il 14 luglio1861 riuscì a realizzare il desiderio di raggiungerne la vetta.
I lettori di quest’opera non ignorano che la sua vetta s’eleva a 4482 metri al di sopra del livello del mare; si erge a tale altezza per mezzo di una serie di scoscendimenti, i quali si possono a ragione chiamare precipizi, con un dislivello di circa 1500 metri dai ghiacciai che fasciano la sua base. E’ noto che era l’ultima delle grandi vette alpine la cui ascensione non era stata nemmeno tentata, meno per le difficoltà terribili dell’impresa che per il religioso terrore ispirato dalla sua apparenza invincibile. Pareva che fosse circondata da una specie di cerchio che forse era possibile raggiungere ma non oltrepassare. Al di là di questa linea invisibile, l’immagina zione sovreccitata faceva esistere gli spiriti del male: avevano là il loro dominio l’ebreo errante e l’ anime dannate. I superstiziosi abitanti delle valli vicine, molti dei quali credevano il Cervino la più alta vetta non solo delle Alpi, ma del mondo, narravano di una città in rovina esistente sulla cima ed abitata da demoni.
…..
Da qualunque parte lo si contempli il Cervino ha sempre un aspetto imponente e fuori del comune; per questo e per le impressioni che produce in quelli che lo vedono, si può dire quasi unico fra le montagne. Senza rivali tra le Alpi, non ne ha che un numero assai esiguo nel mondo intero.
(Traduz. Adolfo Balliano )
Secondo in questa impresa, solo tre giorni, dopo fu Jean Antoine Carrel che percorse una via dal versante italiano, da Breuil lungo la Cresta del Leone, una via più difficile e soprattutto con la fortuna di non essere segnata da perdite di compagni.
Il suo primo conquistatore fu un inglese Edward Whymper , autore del libro ‘ Scalate nelle Alpi ‘ ; era stato affascinato da questa montagna al suo primo incontro e il 14 luglio1861 riuscì a realizzare il desiderio di raggiungerne la vetta.
I lettori di quest’opera non ignorano che la sua vetta s’eleva a 4482 metri al di sopra del livello del mare; si erge a tale altezza per mezzo di una serie di scoscendimenti, i quali si possono a ragione chiamare precipizi, con un dislivello di circa 1500 metri dai ghiacciai che fasciano la sua base. E’ noto che era l’ultima delle grandi vette alpine la cui ascensione non era stata nemmeno tentata, meno per le difficoltà terribili dell’impresa che per il religioso terrore ispirato dalla sua apparenza invincibile. Pareva che fosse circondata da una specie di cerchio che forse era possibile raggiungere ma non oltrepassare. Al di là di questa linea invisibile, l’immagina zione sovreccitata faceva esistere gli spiriti del male: avevano là il loro dominio l’ebreo errante e l’ anime dannate. I superstiziosi abitanti delle valli vicine, molti dei quali credevano il Cervino la più alta vetta non solo delle Alpi, ma del mondo, narravano di una città in rovina esistente sulla cima ed abitata da demoni.
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Da qualunque parte lo si contempli il Cervino ha sempre un aspetto imponente e fuori del comune; per questo e per le impressioni che produce in quelli che lo vedono, si può dire quasi unico fra le montagne. Senza rivali tra le Alpi, non ne ha che un numero assai esiguo nel mondo intero.
(Traduz. Adolfo Balliano )
Secondo in questa impresa, solo tre giorni, dopo fu Jean Antoine Carrel che percorse una via dal versante italiano, da Breuil lungo la Cresta del Leone, una via più difficile e soprattutto con la fortuna di non essere segnata da perdite di compagni.
la conquista italiana
Secondo in questa impresa, solo tre giorni, dopo fu Jean Antoine Carrel che percorse una via dal versante italiano, da Breuil lungo la Cresta del Leone, una via più difficile e soprattutto con la fortuna di non essere segnata da perdite di compagni.