La bellissima camminata di oltre 20 km
del 14 settembre 2013
da Rufina a Sieci
per sentieri sterrati, saliscendi nel bosco anche impegnativi,
con un tempo splendido
gratificati anche questa volta da un pane speciale creato dell'amico Paolo
che ha reso più interessante il nostro pranzo a sacco
Camminata da Rufina a Le Sieci per Galiga ( 20 Km )
14 settembre 2013 sabato
Il percorso ricalca in sostanza la “Via dei Castelli e dei Molini” ideata dal Gruppo Geo di Sieci, questa volta descritto in direzione inversa, con alcune varianti e scorciatoie, per un lunghezza di circa 20 Km. Attualmente la segnaletica bianco rossa è molto precaria, evidentemente non mantenuta, perché in numerose occasioni critiche (bivi, ecc) non si sa dove andare. Inoltre ci sono tratti che sono a comune con l’Anello del Rinascimento e con l’anello SO.F.T.3, per cui possono esserci difficoltà di orientamento. Tuttavia dopo numerose esplorazioni siamo riusciti ad individuare e rilevare il percorso giusto.
Chi lo desidera ci può richiedere il tracciato GPS, che volentieri forniremo gratuitamente purchè sia utilizzato a puro scopo escursionistico e non di lucro.
Il percorso ricalca in sostanza la “Via dei Castelli e dei Molini” ideata dal Gruppo Geo di Sieci, questa volta descritto in direzione inversa, con alcune varianti e scorciatoie, per un lunghezza di circa 20 Km. Attualmente la segnaletica bianco rossa è molto precaria, evidentemente non mantenuta, perché in numerose occasioni critiche (bivi, ecc) non si sa dove andare. Inoltre ci sono tratti che sono a comune con l’Anello del Rinascimento e con l’anello SO.F.T.3, per cui possono esserci difficoltà di orientamento. Tuttavia dopo numerose esplorazioni siamo riusciti ad individuare e rilevare il percorso giusto.
Chi lo desidera ci può richiedere il tracciato GPS, che volentieri forniremo gratuitamente purchè sia utilizzato a puro scopo escursionistico e non di lucro.
Descrizione del percorso
Rufina - Mulino di Petroio
[Vista in 3D della valle dell'Argomenna]
E’ conveniente utilizzare il treno per raggiungere l’inizio del cammino. Quindi partenza dalla Stazione FS della Rufina.(km 0, alt.133) Usciti dalla stazione, si prende a sinistra la provinciale in direzione Londa, prendendo poco dopo (all’altezza della stazione dei Carabinieri) a sinistra per Montebonello, con attraversamento della ferrovia e della Sieve. Si imbocca a sinistra Via Cesare Battisti e al termine, ad uno slargo e dopo il ponte sul torrente Argomenna si prende a destra la strada asfaltata con indicazione S.Maria ad Acone e la si percorre per 1,8 Km fino ad un ponte (Ponte di Pescetti), sul torrente Argomenna. (Km 3, alt. 149) Prima del ponte, ad una sbarra, si prende a sinistra un sentierino che costeggia il torrente. Si procede, trovando poco dopo sulla sinistra una grande radura, poi qualche albero caduto, infine anche una frana, che viene aggirata risalendo più in alto per un breve tratto, due guadi. Incrociando un sentiero, si mantiene la destra, tenendoci vicino al fiume. Troviamo poi il riferimento per il sentiero SOFT 3 che per un tratto è a comune e che devia a destra, guadando il torrente, e risalendo verso la Villa Castello di Acone. Proseguiamo invece diritto: un cartello ci avverte che siamo in una proprietà privata, con cane (alla catena);¸siamo al Mulino di Montalto, attualmente un casolare ristrutturato ed abitato (Km 5, alt 188). Si prosegue per altri 300 mt e ad un bivio si prosegue diritti (invece il SOFT3 va a sinistra in salita). Altri 200 mt e ci si inserisce su una sterrata che proviene in discesa da sinistra, proseguendo diritto. Dopo una curva secca a destra si giunge al ponte in pietra sull’Argomenna. Lo si attraversa (attenzione perché non ci sono parapetti) (Km 5,8, alt. 214) e si prosegue per circa 200 mt in lieve salita fino ad una abitazione con una grande radura davanti, con un grande canneto. E’ quello che resta dell’antico Mulino di Petroio (o della Pigna), su un affluente di sinistra dell’Argomenna. (Km 6, alt. 230)
[Vista in 3D della valle dell'Argomenna]
E’ conveniente utilizzare il treno per raggiungere l’inizio del cammino. Quindi partenza dalla Stazione FS della Rufina.(km 0, alt.133) Usciti dalla stazione, si prende a sinistra la provinciale in direzione Londa, prendendo poco dopo (all’altezza della stazione dei Carabinieri) a sinistra per Montebonello, con attraversamento della ferrovia e della Sieve. Si imbocca a sinistra Via Cesare Battisti e al termine, ad uno slargo e dopo il ponte sul torrente Argomenna si prende a destra la strada asfaltata con indicazione S.Maria ad Acone e la si percorre per 1,8 Km fino ad un ponte (Ponte di Pescetti), sul torrente Argomenna. (Km 3, alt. 149) Prima del ponte, ad una sbarra, si prende a sinistra un sentierino che costeggia il torrente. Si procede, trovando poco dopo sulla sinistra una grande radura, poi qualche albero caduto, infine anche una frana, che viene aggirata risalendo più in alto per un breve tratto, due guadi. Incrociando un sentiero, si mantiene la destra, tenendoci vicino al fiume. Troviamo poi il riferimento per il sentiero SOFT 3 che per un tratto è a comune e che devia a destra, guadando il torrente, e risalendo verso la Villa Castello di Acone. Proseguiamo invece diritto: un cartello ci avverte che siamo in una proprietà privata, con cane (alla catena);¸siamo al Mulino di Montalto, attualmente un casolare ristrutturato ed abitato (Km 5, alt 188). Si prosegue per altri 300 mt e ad un bivio si prosegue diritti (invece il SOFT3 va a sinistra in salita). Altri 200 mt e ci si inserisce su una sterrata che proviene in discesa da sinistra, proseguendo diritto. Dopo una curva secca a destra si giunge al ponte in pietra sull’Argomenna. Lo si attraversa (attenzione perché non ci sono parapetti) (Km 5,8, alt. 214) e si prosegue per circa 200 mt in lieve salita fino ad una abitazione con una grande radura davanti, con un grande canneto. E’ quello che resta dell’antico Mulino di Petroio (o della Pigna), su un affluente di sinistra dell’Argomenna. (Km 6, alt. 230)
Intreccio di Galiga
Intreccio di percorsi presso il lago di Galiga
In verde il tracciato dell'Anello del Rinsciamento (Santa Brigida - Pontassieve)
in rosso il tracciato SO.F.T 3 (Sorgenti Firenze Trekking) da Monte Giovi a Acone, ecc
in blu il tracciato GEO A con variante dal lago a Casa Pagnalla
In verde il tracciato dell'Anello del Rinsciamento (Santa Brigida - Pontassieve)
in rosso il tracciato SO.F.T 3 (Sorgenti Firenze Trekking) da Monte Giovi a Acone, ecc
in blu il tracciato GEO A con variante dal lago a Casa Pagnalla
Mulino di Petroio a Galiga
Dal Mulino di Petroio a Galiga
[Vista in 3D della valle di Molin del Piano]
Si guada il fosso davanti al Mulino e si prende il sentierino segnalato in salita. Dopo alcuni stretti tornanti, 300 mt dopo ci si apre su una grande radura, con alcuni capanni da caccia; la si attraversa mantenendosi sul lato sinistro, vicino agli alberi. Il sentiero si è trasformato in una strada sterrata più ampia che corre al lato della radura, per 500 mt in salita. Proseguire sempre diritto in occasione di vari incroci con strade laterali. Si continua in lieve salita su un tratto scoperto fino ad un casolare abbandonato (Km 7,4, alt. 354) cui passiamo davanti con una curva stretta a sinistra: da qui si gode di una ampia vista sulla valle. Ancora pochi passi in salita e ci si affaccia su una ampia sterrata che prendiamo a sinistra in salita. Avanziamo per circa 400 mt., in salita, tenendoci sulla sinistra e arrivando ad un'altra sterrata, in uno slargo su cui danno quattro strade, in prossimità di un casolare sulla nostra sinistra, su un cucuzzolo. A destra in salita vi è una strada sterrata in forte salita che porta a Galiga. Continuiamo invece diritto e dopo pochi mt, al bivio prendiamo, la sterrata a destra in lieve salita che ci porterà al lago di Galiga. 500 mt dopo questo bivio incontriamo un casolare abitato (cani chiusi); continuiamo sulla sterrata, sulla sinistra, e dopo altri 200 mt arriviamo alla strada asfaltata, proprio davanti al lago di Galiga. (Km 8,5, alt. 521) Prendiamo a sinistra in pianura/discesa per questa asfaltata (Via di Galiga) per 700 mt e quindi giriamo a destra su una sterrata (i segnali bianco rossi che qui invitano a proseguire diritto invece appartengono all’Anello del Rinascimento e portano a Pontassieve per via asfaltata).
[Vista in 3D della valle di Molin del Piano]
Si guada il fosso davanti al Mulino e si prende il sentierino segnalato in salita. Dopo alcuni stretti tornanti, 300 mt dopo ci si apre su una grande radura, con alcuni capanni da caccia; la si attraversa mantenendosi sul lato sinistro, vicino agli alberi. Il sentiero si è trasformato in una strada sterrata più ampia che corre al lato della radura, per 500 mt in salita. Proseguire sempre diritto in occasione di vari incroci con strade laterali. Si continua in lieve salita su un tratto scoperto fino ad un casolare abbandonato (Km 7,4, alt. 354) cui passiamo davanti con una curva stretta a sinistra: da qui si gode di una ampia vista sulla valle. Ancora pochi passi in salita e ci si affaccia su una ampia sterrata che prendiamo a sinistra in salita. Avanziamo per circa 400 mt., in salita, tenendoci sulla sinistra e arrivando ad un'altra sterrata, in uno slargo su cui danno quattro strade, in prossimità di un casolare sulla nostra sinistra, su un cucuzzolo. A destra in salita vi è una strada sterrata in forte salita che porta a Galiga. Continuiamo invece diritto e dopo pochi mt, al bivio prendiamo, la sterrata a destra in lieve salita che ci porterà al lago di Galiga. 500 mt dopo questo bivio incontriamo un casolare abitato (cani chiusi); continuiamo sulla sterrata, sulla sinistra, e dopo altri 200 mt arriviamo alla strada asfaltata, proprio davanti al lago di Galiga. (Km 8,5, alt. 521) Prendiamo a sinistra in pianura/discesa per questa asfaltata (Via di Galiga) per 700 mt e quindi giriamo a destra su una sterrata (i segnali bianco rossi che qui invitano a proseguire diritto invece appartengono all’Anello del Rinascimento e portano a Pontassieve per via asfaltata).
Da Galiga a Le Sieci
Proseguiamo sull’ampia sterrata per 400 mt e quindi prendiamo a sinistra il sentiero, segnalato, ora stretto ed impervio, in forte discesa, un po’ infrascato a tratti, ma comunque riconoscibile, che ci porta al Fornello in 1,6 Km. Incontriamo tre bivi, il primo si va diritto, ai successivi tenere la sinistra. Al Fornello, vi è un piccolo abitato, una chiesa, una fonte d’acqua. (Km 11,5, alt. 399) Attraversata la strada asfaltata si prende una sterrata che porta al cimitero e poi prosegue al coperto nel bosco, nei pressi dei resti dell’antico Castello dei Conti Guidi di Monte di Croce, in lieve discesa, sempre abbastanza ampia, con qualche tratto fangoso, per circa 1 Km. Al termine del bosco, inizia una ampia sterrata, a tratti asfaltata, in forte discesa, con vari tornanti, che scende verso Molin del Piano. Scendendo si apprezza tutta la vallata e sulla sinistra si scorge, in lontananza maestoso, il castello di Torre a Decima, verso il quale si può fare una breve deviazione (ma è privato e non aperto al pubblico). Continuando la discesa troviamo sulla destra il cimitero e quindi, poco prima di immettersi nella Piazza Matteotti di Molino del Piano (Km 15. alt.119), la Chiesa di San Martino, sulla destra, a pianta ottagonale.
Alla Piazza di prende a destra la strada che porta sulla circonvallazione esterna, che si raggiunge dopo 400 mt., e qui si gira a sinistra, in direzione di Sieci, attraversandola e ponendosi sulla destra, perché dopo 200 mt si prende a destra il sentiero CAI 4 (in salita solo per un breve tratto) che porta a Monteloro. Al bivio, dopo 500 mt circa, però non si prende a dx in salita per Monteloro, ma si prosegue diritto in piano per il sentiero, ora chiamato CAI 4a, con indicazione Sieci. Proseguiamo su questo sentiero che passa al limitare dei campi di proprietà del Convento di Gricigliano e ci porta alla Via della Fonte, e per questa, fino alla Statale Aretina 67. Attraversatala sulle strisce pedonali si prende a sinistra in direzione Pontassieve, sul marciapiede e in circa 600 mt si giunge alla stazione ferroviaria di Sieci, dove si conclude il cammino (Km 19.8, alt. 95).
Alla Piazza di prende a destra la strada che porta sulla circonvallazione esterna, che si raggiunge dopo 400 mt., e qui si gira a sinistra, in direzione di Sieci, attraversandola e ponendosi sulla destra, perché dopo 200 mt si prende a destra il sentiero CAI 4 (in salita solo per un breve tratto) che porta a Monteloro. Al bivio, dopo 500 mt circa, però non si prende a dx in salita per Monteloro, ma si prosegue diritto in piano per il sentiero, ora chiamato CAI 4a, con indicazione Sieci. Proseguiamo su questo sentiero che passa al limitare dei campi di proprietà del Convento di Gricigliano e ci porta alla Via della Fonte, e per questa, fino alla Statale Aretina 67. Attraversatala sulle strisce pedonali si prende a sinistra in direzione Pontassieve, sul marciapiede e in circa 600 mt si giunge alla stazione ferroviaria di Sieci, dove si conclude il cammino (Km 19.8, alt. 95).
Castello di Acone
Castello di Acone (XIII sec)
Sorgeva nell’area dove ora c’è la Villa Castello di Acone, su un spicco di roccia nella valle dell’Argomenna. Trasformato in villa dai Cerchi, la cui presenza ad Acone è ricordata anche da Dante, è oggi scomparsa la torre del fortilizio dove la tradizione vuole essere stata rinchiusa la Beata Umiliata. La villa appartenne in seguito alle famiglie fiorentine dei Fontebuoni e dei Gondi. Notevoli arredi architettonici rinascimentali rimangono in case coloniche dei dintorni. La constatazione che un medesimo toponimo sia servito, ed in parte serva tuttora, a designare più comunità situate entro un perimetro relativamente ristretto, quali il popolo di una pieve e quelli di quattro parrocchie suffraganee della stessa, lascia supporre che il nome Acone dovesse riferirsi originariamente ad una ambito territoriale di una certa estensione piuttosto che ad uno specifico centro rurale; si sarebbe trattato, in sostanza, della parte inferiore destra della Val di Sieve, dal versante sud-orientale del Monte Giovi fino al corso del torrente Argomenna, corrispondente all’antica circoscrizione plebana, la quale potrebbe aver ricalcato, almeno in questo caso, un precedente distretto pagense. Se l’origine etrusca del toponimo appare preferibile a quella latina l’esistenza di insediamenti pre-romani nella zona appare confermata, fra l’altro, dal rinvenimento di un cippo funerario a Montebonello (VII sec. a. C.).
Sorgeva nell’area dove ora c’è la Villa Castello di Acone, su un spicco di roccia nella valle dell’Argomenna. Trasformato in villa dai Cerchi, la cui presenza ad Acone è ricordata anche da Dante, è oggi scomparsa la torre del fortilizio dove la tradizione vuole essere stata rinchiusa la Beata Umiliata. La villa appartenne in seguito alle famiglie fiorentine dei Fontebuoni e dei Gondi. Notevoli arredi architettonici rinascimentali rimangono in case coloniche dei dintorni. La constatazione che un medesimo toponimo sia servito, ed in parte serva tuttora, a designare più comunità situate entro un perimetro relativamente ristretto, quali il popolo di una pieve e quelli di quattro parrocchie suffraganee della stessa, lascia supporre che il nome Acone dovesse riferirsi originariamente ad una ambito territoriale di una certa estensione piuttosto che ad uno specifico centro rurale; si sarebbe trattato, in sostanza, della parte inferiore destra della Val di Sieve, dal versante sud-orientale del Monte Giovi fino al corso del torrente Argomenna, corrispondente all’antica circoscrizione plebana, la quale potrebbe aver ricalcato, almeno in questo caso, un precedente distretto pagense. Se l’origine etrusca del toponimo appare preferibile a quella latina l’esistenza di insediamenti pre-romani nella zona appare confermata, fra l’altro, dal rinvenimento di un cippo funerario a Montebonello (VII sec. a. C.).
Mulino di Montalto
Le prime notizie relativo a questo edificio risalgono al 1697 quando risulta che Simone Rampini possiede un mulino a un palmento lungo il fosso dell'Argomenna, nel popolo di S. Bartolomeo a Montalto; la stessa famiglia ne è ancora proprietaria alla fine del secolo successivo: il mulino in quegli anni è affidato a Domenico M. Bellesi che nel 1772 chiede la riduzione di metà della tassa di testatico, in quanto come mugnaio a Montalto non lavora che per brevi periodi ed il mulino è piccolo. Poiché la gora attraversava le proprietà dei Monaci di Monteoliveto, i Rampini dovevano pagare loro un canone in cera.
Nel 1828 mugnaio a Montalto è ancora un Bellesi (Giuseppe: suo figlio Antonio successivamente andrà a condurre il mulino del Porcile), mentre nel 1871 vi lavora (sempre alle dipendenze di un Rampini) Pietro Vivoli: a questa data il mulino funziona a due palmenti, attivi al massimo in marzo e al minimo in agosto.
Oggi è sede di una abitazione privata.
Nel 1828 mugnaio a Montalto è ancora un Bellesi (Giuseppe: suo figlio Antonio successivamente andrà a condurre il mulino del Porcile), mentre nel 1871 vi lavora (sempre alle dipendenze di un Rampini) Pietro Vivoli: a questa data il mulino funziona a due palmenti, attivi al massimo in marzo e al minimo in agosto.
Oggi è sede di una abitazione privata.
Mulino di Petroio
Mulino di Petroio ( o della Pigna)
Le prime notizie attribuibili a questo edificio, posto lungo il fosso dell'Argomenna sotto la villa di Petroio, dovrebbero risalire al 1323, quando Giovanni di Corso Donati dette in affitto per quattro anni a Guido di Chetto da S. Martino a Petroio un mulino situato in località "al Gabietto", nel popolo di S. Martino a Petroio.
Nel 1536 è Francesco di Domenico che denuncia di possedere la metà d'un mulino a un palmento posto sull'Argomenna.
Tra XVIII e XVIII il mulino risulta di proprietà dei monaci di Monte Oliveto di Firenze.
Nell'800 il mulino (identificato dal toponimo "alla Pigna", e detto anche "Argomenna II") è condotto da Pietro Trentanove, ed è a due palmenti.
Da un'analisi della muratura, ben leggibile sul lato settentrionale, si evince senza ombra di dubbio che sul mulino originario, di modeste dimensioni, sia stato poi costruito l'edificio per abitazione, inglobando la vecchia costruzione
Le prime notizie attribuibili a questo edificio, posto lungo il fosso dell'Argomenna sotto la villa di Petroio, dovrebbero risalire al 1323, quando Giovanni di Corso Donati dette in affitto per quattro anni a Guido di Chetto da S. Martino a Petroio un mulino situato in località "al Gabietto", nel popolo di S. Martino a Petroio.
Nel 1536 è Francesco di Domenico che denuncia di possedere la metà d'un mulino a un palmento posto sull'Argomenna.
Tra XVIII e XVIII il mulino risulta di proprietà dei monaci di Monte Oliveto di Firenze.
Nell'800 il mulino (identificato dal toponimo "alla Pigna", e detto anche "Argomenna II") è condotto da Pietro Trentanove, ed è a due palmenti.
Da un'analisi della muratura, ben leggibile sul lato settentrionale, si evince senza ombra di dubbio che sul mulino originario, di modeste dimensioni, sia stato poi costruito l'edificio per abitazione, inglobando la vecchia costruzione