Camminata sull'anello di Monteloro - Sabato 1° ottobre 2011
Alle 9,30 partenza dalla stazione delle Sieci quaranta partecipanti, in una splendida giornata di sole.
Si sale al podere Montevecchio e ci si inerpica nel bosco, nei pressi della Cava, scendendo poi a Molin del Piano per la Fattoria di Voliano (10,50). Foto di gruppo alle botti della fattoria. Attraversato il paese fra lo stupore dei paesani (vanno a cercare i funghi ??) e la circonvallazione si prende il sentiero Cai n° 4 in falso piano fino al bivio (a dx) per la salita del crinale delle Porche. La salita è molto ripida e viene presa con calma, con frequenti soste per aspettare chi si attarda, affaticato ed un po’ affranto (ce la farò ??). Fa caldo e lo sforzo non è da poco, ma le soste per vedere il panorama splendido (l’occhio spazia fino alla Secchieta ed oltre) permettono di riprendere fiato. Alle 13 siamo al castello, per il pranzo ed il meritato riposo al fresco dei cipressi, intorno ai ruderi. Alle 14 si riparte, sereni che solo la discesa ci aspetta e poco dopo siamo a Gricigliano a godere della bellezza del Convento, che ospita i seminaristi francesi, che compaiono indaffarati. I più ansiosi affrettano il passo per recuperare il ritardo accumulato, gli altri si godono piano piano il sentiero nel bosco.
Alle 15,30 la camminata è finita, festeggiando nella gelateria della via della Stazione. Abbracci e saluti, pensando al prossimo incontro per la cena e per la prossima camminata di Novembre.
Per vedere l'album delle foto su Picasa, clicca sull' immagine sotto.
Si sale al podere Montevecchio e ci si inerpica nel bosco, nei pressi della Cava, scendendo poi a Molin del Piano per la Fattoria di Voliano (10,50). Foto di gruppo alle botti della fattoria. Attraversato il paese fra lo stupore dei paesani (vanno a cercare i funghi ??) e la circonvallazione si prende il sentiero Cai n° 4 in falso piano fino al bivio (a dx) per la salita del crinale delle Porche. La salita è molto ripida e viene presa con calma, con frequenti soste per aspettare chi si attarda, affaticato ed un po’ affranto (ce la farò ??). Fa caldo e lo sforzo non è da poco, ma le soste per vedere il panorama splendido (l’occhio spazia fino alla Secchieta ed oltre) permettono di riprendere fiato. Alle 13 siamo al castello, per il pranzo ed il meritato riposo al fresco dei cipressi, intorno ai ruderi. Alle 14 si riparte, sereni che solo la discesa ci aspetta e poco dopo siamo a Gricigliano a godere della bellezza del Convento, che ospita i seminaristi francesi, che compaiono indaffarati. I più ansiosi affrettano il passo per recuperare il ritardo accumulato, gli altri si godono piano piano il sentiero nel bosco.
Alle 15,30 la camminata è finita, festeggiando nella gelateria della via della Stazione. Abbracci e saluti, pensando al prossimo incontro per la cena e per la prossima camminata di Novembre.
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Chiesa di San Giovanni Battista
IL CASTELLO DI MONTELORO
castrum Montis Lauri et plebem Sancti Joamnis sitam in Monte Lauro
Partendo da Le Sieci, passando per Molin del Piano, seguendo il santiero segnalata dal CAI, con una discreta e fortificante salita si arriva a Monteloro. E’ bello rovare la fontana e poi proprio in cima l’antica chiesa di San Giovanni Battista. La pieve è ricordata nelle bolle dei pontefici Pasquale II, Innocenzio II e Anastasio IV ai vescovi di Fiesole. Nata intorno al Castello se ne dispone notizie dal 1102. E’ stata restaurata recentemente con il recupero delle strutture medievali e il portico cinquecentesco.
L’edificio è ad una unica navata chiusa da un abside semicircolare, copertura con capriate a vista e campanile a vela impostato sul perimetro della tribuna.
Il castello, i cui resti sono avvolti da una ricca cornice di alberi, detto anche il Castello dei Vescovi.
Al tempo dell’imperatore longobardo Lotario (823-855) questo luogo assieme alla rocca di Fiesole fu donato come feudo alla diocesi su richiesta del vescovo di Fiesole Alessandro. Le potenti famiglie feudali fiorentine vivevano un periodo di forte competizione con la chiesa, erano i Guidi, i Ricasoli e gli Ubertini che esercitavano con i loro possedimenti nel territorio di Fiesole un forte potere contro la superiorità temporale del vescovo. I loro castelli e le loro fortezze erano inespugnabili ed i signori si sentivano liberi di qualsiasi azione fino a poter sottrarre alla chiesa molti dei suoi beni ed a ridurla quasi in povertà. Il vescovo Alessandro nell’823 viaggio fino a Parma per incontrare l’imperatore Lotario I e chiedere un mandato imperiale che gli consentisse di riguadagnare il controllo sui vassalli disubbidienti. Ma sulla strada di ritorno il vescovo fu attaccato da sicari delle potenti famiglie, e nei pressi di Bologna venne assalito e affogato nel fiume Reno. A Fiesole sulla via di S. Francesco si trova la basilica a lui dedicata che oggi è utilizzata solo in forma espositiva. Si tratta di un edificio di impianto paleocristiano con la navata centrale circa il doppio delle laterali. L'aspetto attuale è del secolo XI ,ma nei restauri successivi si sono evidenziati resti etruschi sotto l'abside.
Il Castello dei vescovi lo troviamo citato negli Atta Sactorum. Per la sua origine le documentazioni sono scarse, ma scavi hanno rilevato che il luogo possa essere stato una torre di vedetta longobarda, che a sua volta era di origine romana. Situato su rocce che creano come una scarpata naturale, il castello aveva la forma di quadrilatero con ai quattro angoli potenti torri coronate da merli guelfi.
La struttura si presenta con la caratteristica di avere muri dello spessore fino ad un metro fatto di sassi e conci squadrati a vista e riempiti all’interno con calce e materiale di fiume. Dai muri perimetrali si vedono le feritoie dalle quali si potevano scagliare le frecce.
Nel castello di Monteloro i Vescovi passavano i mesi estivi,testimoniato da diversi documenti, uno di questi è una bolla del Vescovo Ildebrando dell’8 agosto 1244 in cui si raccomanda ai diocesani di fare l’elemosina al nuovo Ospedale della Misericordia di Prato, il Santa Barnaba, dove si assistevano gli infermi e si allattavano i bambini abbandonati.
Con l’elemosina si assicuravano 40 giorni di indulgenza.
Nel 1123 in una guerra durata tre anni i fiorentini attaccarono e distrussero Fiesole risparmiando però la sede vescovile e la chiesa. >In questa occasione però il Castello di Monteloro ebbe un rovinoso attacco. Nel 1191 il vescovo di trasferì nel castello di Figline, ma quando nel XIII secolo i fiorentini ebbero la totale presa di Fiesole, la diocesi di Fiesole rimane come un’isola libera.
Nella Pieve di Monteloro esistono due importanti stemmi di medesima fattura ed epoca e che rappresentano tre alberelli di alloro sopra il simbolo delle sei colline disposte su tre livelli.
Alla metà del XIV secolo il castello non era più dei Vescovi di Fiesole
castrum Montis Lauri et plebem Sancti Joamnis sitam in Monte Lauro
Partendo da Le Sieci, passando per Molin del Piano, seguendo il santiero segnalata dal CAI, con una discreta e fortificante salita si arriva a Monteloro. E’ bello rovare la fontana e poi proprio in cima l’antica chiesa di San Giovanni Battista. La pieve è ricordata nelle bolle dei pontefici Pasquale II, Innocenzio II e Anastasio IV ai vescovi di Fiesole. Nata intorno al Castello se ne dispone notizie dal 1102. E’ stata restaurata recentemente con il recupero delle strutture medievali e il portico cinquecentesco.
L’edificio è ad una unica navata chiusa da un abside semicircolare, copertura con capriate a vista e campanile a vela impostato sul perimetro della tribuna.
Il castello, i cui resti sono avvolti da una ricca cornice di alberi, detto anche il Castello dei Vescovi.
Al tempo dell’imperatore longobardo Lotario (823-855) questo luogo assieme alla rocca di Fiesole fu donato come feudo alla diocesi su richiesta del vescovo di Fiesole Alessandro. Le potenti famiglie feudali fiorentine vivevano un periodo di forte competizione con la chiesa, erano i Guidi, i Ricasoli e gli Ubertini che esercitavano con i loro possedimenti nel territorio di Fiesole un forte potere contro la superiorità temporale del vescovo. I loro castelli e le loro fortezze erano inespugnabili ed i signori si sentivano liberi di qualsiasi azione fino a poter sottrarre alla chiesa molti dei suoi beni ed a ridurla quasi in povertà. Il vescovo Alessandro nell’823 viaggio fino a Parma per incontrare l’imperatore Lotario I e chiedere un mandato imperiale che gli consentisse di riguadagnare il controllo sui vassalli disubbidienti. Ma sulla strada di ritorno il vescovo fu attaccato da sicari delle potenti famiglie, e nei pressi di Bologna venne assalito e affogato nel fiume Reno. A Fiesole sulla via di S. Francesco si trova la basilica a lui dedicata che oggi è utilizzata solo in forma espositiva. Si tratta di un edificio di impianto paleocristiano con la navata centrale circa il doppio delle laterali. L'aspetto attuale è del secolo XI ,ma nei restauri successivi si sono evidenziati resti etruschi sotto l'abside.
Il Castello dei vescovi lo troviamo citato negli Atta Sactorum. Per la sua origine le documentazioni sono scarse, ma scavi hanno rilevato che il luogo possa essere stato una torre di vedetta longobarda, che a sua volta era di origine romana. Situato su rocce che creano come una scarpata naturale, il castello aveva la forma di quadrilatero con ai quattro angoli potenti torri coronate da merli guelfi.
La struttura si presenta con la caratteristica di avere muri dello spessore fino ad un metro fatto di sassi e conci squadrati a vista e riempiti all’interno con calce e materiale di fiume. Dai muri perimetrali si vedono le feritoie dalle quali si potevano scagliare le frecce.
Nel castello di Monteloro i Vescovi passavano i mesi estivi,testimoniato da diversi documenti, uno di questi è una bolla del Vescovo Ildebrando dell’8 agosto 1244 in cui si raccomanda ai diocesani di fare l’elemosina al nuovo Ospedale della Misericordia di Prato, il Santa Barnaba, dove si assistevano gli infermi e si allattavano i bambini abbandonati.
Con l’elemosina si assicuravano 40 giorni di indulgenza.
Nel 1123 in una guerra durata tre anni i fiorentini attaccarono e distrussero Fiesole risparmiando però la sede vescovile e la chiesa. >In questa occasione però il Castello di Monteloro ebbe un rovinoso attacco. Nel 1191 il vescovo di trasferì nel castello di Figline, ma quando nel XIII secolo i fiorentini ebbero la totale presa di Fiesole, la diocesi di Fiesole rimane come un’isola libera.
Nella Pieve di Monteloro esistono due importanti stemmi di medesima fattura ed epoca e che rappresentano tre alberelli di alloro sopra il simbolo delle sei colline disposte su tre livelli.
Alla metà del XIV secolo il castello non era più dei Vescovi di Fiesole