Torrenieri - Pienza
Una bella camminata da Torrenieri a Pienza
immersi nei panorami delle Crete Senesi,
su un tracciato nuovo, alla scoperta di antiche chiese
facenti parte anche del ricco patrimonio
della via francigena
immersi nei panorami delle Crete Senesi,
su un tracciato nuovo, alla scoperta di antiche chiese
facenti parte anche del ricco patrimonio
della via francigena
13 aprile 2013. Camminata in Val d'Orcia
Il primo cammino di primavera è stato fatto nei sentieri delle morbide colline verdi della Val d'Orcia. In quasi 60 partecipanti abbiamo percorso i 20 Km fra Torrenieri e Pienza, passando per San Quirico d'Orcia. Il sole primaverile, una leggera brezza e l'incantevole paesaggio hanno accompagnato i nostri passi, su un percorso in parte sulla Via Francigena, proseguendo su una ippovia ed infine raggiungendo Pienza su un tracciato di crinale che si riporta all'antica Via dei Battisteri, percorso in costa verso Roma alternativo alla via di fondo valle.
Per il link alle foto dell'album su Picasa, clicca sotto
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Torrenieri
Si trova sulla riva destra del fiume Asso ed è uno dei passaggi segnalati dall’itinerario di Sigerico, Turreiner XIII nel 922. Allora il passaggio sul fiume poteva avvenire attraverso un guado.
Nel paese rimangono avanzi di un castello, uno dei tanti castelli feudali nel territorio senese, costruito fra il IX e il X secolo.
Del secolo successivo sono le mura di cinta con le due porte, una rivolta verso Roma e l’ altra verso Siena. Il paese ha avuto una propria autonomia ma ha subito oltre alle forte tassazioni da parte di Siena anche molti attacchi e saccheggi. Nel 1316 furono i soldati di Uguccione della Faggiola che lo incendiarono e, dopo questa rovina, la repubblica di Siena si rese disponibile a proteggerlo. Si costruì una nuova fortezza alla fine del secolo XIV per rendere più sicuro il palazzo de' Ballati, detto anche posta Vecchia, posto fra il ponte sull'Asso e il castello, e rafforzarlo negli angoli di quattro torri.
Ricordato anche in una novella del Boccaccio sulla storia del poeta Cecco Angiolieri che, sul modello del ‘ figliol prodigo ‘ volle dal padre l'ammontare di sei mesi di provvigione per andare a cercar miglior fortuna presso un cardinale. La novella è stata scritta intorno al 1350. ‘prese il camin verso Torrenieri’... G. Boccaccio.
Importante è la testimonianza del 1306 in cui si parla di un ' ponte novo de mactonibus 'che riguarda l'attraversamento del fiume Asso.
Altre testimonianze di questa zona riguardano gli ospitali. Uno, l'ospitale di Terraneiro è citato nelle 'Tavole delle Possessioni' del Comune di Siena nel XIV secolo, mentre si parla dell'ospitale di Sant'Antonio e del suo servizio ai pellegrini datato 1606.
La chiesa ha una documentazione del 1216 che riguarda una bolla del papa Onorio III in cui si stabilisce la proprietà alla Badia di Sant' Antimo di un'opera lignea la ' Madonna col Bambino' di Domenico di Niccolò, scultore senese del 1300.
Nel paese rimangono avanzi di un castello, uno dei tanti castelli feudali nel territorio senese, costruito fra il IX e il X secolo.
Del secolo successivo sono le mura di cinta con le due porte, una rivolta verso Roma e l’ altra verso Siena. Il paese ha avuto una propria autonomia ma ha subito oltre alle forte tassazioni da parte di Siena anche molti attacchi e saccheggi. Nel 1316 furono i soldati di Uguccione della Faggiola che lo incendiarono e, dopo questa rovina, la repubblica di Siena si rese disponibile a proteggerlo. Si costruì una nuova fortezza alla fine del secolo XIV per rendere più sicuro il palazzo de' Ballati, detto anche posta Vecchia, posto fra il ponte sull'Asso e il castello, e rafforzarlo negli angoli di quattro torri.
Ricordato anche in una novella del Boccaccio sulla storia del poeta Cecco Angiolieri che, sul modello del ‘ figliol prodigo ‘ volle dal padre l'ammontare di sei mesi di provvigione per andare a cercar miglior fortuna presso un cardinale. La novella è stata scritta intorno al 1350. ‘prese il camin verso Torrenieri’... G. Boccaccio.
Importante è la testimonianza del 1306 in cui si parla di un ' ponte novo de mactonibus 'che riguarda l'attraversamento del fiume Asso.
Altre testimonianze di questa zona riguardano gli ospitali. Uno, l'ospitale di Terraneiro è citato nelle 'Tavole delle Possessioni' del Comune di Siena nel XIV secolo, mentre si parla dell'ospitale di Sant'Antonio e del suo servizio ai pellegrini datato 1606.
La chiesa ha una documentazione del 1216 che riguarda una bolla del papa Onorio III in cui si stabilisce la proprietà alla Badia di Sant' Antimo di un'opera lignea la ' Madonna col Bambino' di Domenico di Niccolò, scultore senese del 1300.
la Pieve di Corsignano
La città di Pienza, prima della presenza di papa Pio II, che a metà del XV secolo volle creare in un aspetto rinascimentale, si chiamava Corsignano.
Una antica pieve che conserva il suo nome dista un chilometro circa dalla città.
La sua prima struttura risale al VII secolo, ma l’aspetto attuale della chiesa risponde al rifacimento romanico del XIII secolo.
Era dedicata ai santi Vito e Modesto. In toscana sono diverse le pievi dedicate a questi santi, molto venerati soprattutto nel medioevo.
La storia di San Vito e di Modesto, che gli viene abbinato in quanto suo precettore, sembra sia arrivata nelle leggende toscane dall’antico codice di Bobbio ( Vat. lat. 5771, 61v-65r, ). Fa parte anche del gruppo dei santi chiamati ‘ausiliatori ‘ in quanto invocati per ottenere guarigioni da malattie particolari.
E’ detto anche il protettore dei danzatori da cui deriva ‘ il ballo di San Vito ‘ .
Grande effetto crea subito la vista della torre cilindrica che potrebbe essere molto vicina ai tempi d’origine della chiesa e forse anche una costruzione che la precedeva e sede della fonte battesimale. La chiesa ha la facciata a capanna ornata di piccoli archetti in stile lombardo.
Una antica pieve che conserva il suo nome dista un chilometro circa dalla città.
La sua prima struttura risale al VII secolo, ma l’aspetto attuale della chiesa risponde al rifacimento romanico del XIII secolo.
Era dedicata ai santi Vito e Modesto. In toscana sono diverse le pievi dedicate a questi santi, molto venerati soprattutto nel medioevo.
La storia di San Vito e di Modesto, che gli viene abbinato in quanto suo precettore, sembra sia arrivata nelle leggende toscane dall’antico codice di Bobbio ( Vat. lat. 5771, 61v-65r, ). Fa parte anche del gruppo dei santi chiamati ‘ausiliatori ‘ in quanto invocati per ottenere guarigioni da malattie particolari.
E’ detto anche il protettore dei danzatori da cui deriva ‘ il ballo di San Vito ‘ .
Grande effetto crea subito la vista della torre cilindrica che potrebbe essere molto vicina ai tempi d’origine della chiesa e forse anche una costruzione che la precedeva e sede della fonte battesimale. La chiesa ha la facciata a capanna ornata di piccoli archetti in stile lombardo.
simboli antichi
Il portale ha due colonnette con motivi a spirale e un’ interessante bassorilievo dove una sirena bicaudata al centro controlla a sinistra un uomo che è vittima dei suoi istinti animaleschi e a destra l’uomo che assieme ad una donna, tiene la bestia in pugno.
Questa lettura è in chiave di tradizione cristiana, mentre altre interpretazioni danno ai simboli una storia legata al culto di Apollo.
Al di sopra del portale una bifora presenta al centro una figura femminile in forma di cariatide che è stata interpretata come rappresentante della madonna, ma anche come Eva o la Grande Madre. Le due aperture non sono simmetriche forse sempre per rappresentare qualche simbolo. Altri elementi interessanti sono una rosetta, due teste d’ariete, una faccia e il simbolo dell’infinito. Sul portale laterale invece sono i tre magi a cavallo che adornano l’architrave.
L’interno è suddiviso in tre navate da grossi pilastri con arcate asimmetriche al termine delle quali , sulla parete di fondo, c’è un altare. La copertura è a travature scoperte.
Una lapide sopra il fonte battesimale ricorda il luogo dove di battesimo del papa Pio II e successivamente di Pio III , suo nipote.
Su uno dei capitelli della navata sinistra due serpenti ricordano la figura leggendaria del Serpente Regolo, molto diffusa nelle tradizioni popolari toscane e laziali, il serpente dal corpo tozzo con le squame lucenti e due piccole ali sul dorso che ogni secolo si presenta in cerca di cibo e provocando alla solo vista l’ipnosi.
La cripta, quasi nascosta e con difficoltà di accesso ha una struttura a volta e presenta elementi interessanti come una colonna e delle iscrizioni ma soprattutto rivela una serie di rifacimenti che non mostrano chiaramente quale potesse essere la struttura primaria.
Questa lettura è in chiave di tradizione cristiana, mentre altre interpretazioni danno ai simboli una storia legata al culto di Apollo.
Al di sopra del portale una bifora presenta al centro una figura femminile in forma di cariatide che è stata interpretata come rappresentante della madonna, ma anche come Eva o la Grande Madre. Le due aperture non sono simmetriche forse sempre per rappresentare qualche simbolo. Altri elementi interessanti sono una rosetta, due teste d’ariete, una faccia e il simbolo dell’infinito. Sul portale laterale invece sono i tre magi a cavallo che adornano l’architrave.
L’interno è suddiviso in tre navate da grossi pilastri con arcate asimmetriche al termine delle quali , sulla parete di fondo, c’è un altare. La copertura è a travature scoperte.
Una lapide sopra il fonte battesimale ricorda il luogo dove di battesimo del papa Pio II e successivamente di Pio III , suo nipote.
Su uno dei capitelli della navata sinistra due serpenti ricordano la figura leggendaria del Serpente Regolo, molto diffusa nelle tradizioni popolari toscane e laziali, il serpente dal corpo tozzo con le squame lucenti e due piccole ali sul dorso che ogni secolo si presenta in cerca di cibo e provocando alla solo vista l’ipnosi.
La cripta, quasi nascosta e con difficoltà di accesso ha una struttura a volta e presenta elementi interessanti come una colonna e delle iscrizioni ma soprattutto rivela una serie di rifacimenti che non mostrano chiaramente quale potesse essere la struttura primaria.