Raffaello Sanzio - Musei Vaticani
Viaggio di Carlo Magno a Gerusalemme e a Costantinopoli
Un poemetto che tratta del Viaggio di Carlo Magno a Gerusalemme e a Costantinopoli, il giorno 7 giugno 1879 sparisce dalla Sala di Lettura del British Museum. E’un manoscritto pergamenaceo in ottavo del XIII secolo,custodito dal 1542 presso la Old Royal Collection, un volume estremamente interessante anche dal punto di vista codicologico. Si trattava di un componimento di 870 alessandrini che narrano le baldanzose gesta dell’imperatore Carlo e dei suoi paladini, durante un semiserio e bizzarro pellegrinaggio nelle terre cristiane del Vicino Oriente.
Sulla vicenda di Carlomagno a Gerusalemme ci sono codici importanti in varie epoche e scritti da studiosi di diverse nazionalità. Nel loro confronto si possono notare influenze e contraddizioni.
Dalla traduzione in francese della Descriptio sandionisiana, effettuata nel 1212 da Pierre de Beauvais, la vicenda narrata è questa :
Il patriarca di Gerusalemme si reca dall'imperatore di Costantinopoli (Costantino) per chiedere il suo aiuto contro gli Infedeli, che hanno invaso la Città Santa. Costantino ha un sogno: gli appare un giovane che lo chiama dolcemente per nome e gli suggerisce di chiamare in soccorso Carlo Magno, re di Francia, imperatore di Roma (Pren en aide Charle le grant, roy de France, empereor de Rome, combateor por Dieu et por la sainte Eglise). Il giovane mostra a Costantino Carlo vestito da cavaliere armato. Costantino invia al re degli ambasciatori. Carlo, quando viene a sapere che la sua fama è giunta sino a quelle terre lontane prova una grande felicità (Il ot moult grant joie por la renomee de sa proece qui ert portee par les contrees d'Oriant), decide così di andare a liberare
Gerusalemme, confidando nell'aiuto divino (Car qui Diex a en conduit nule chose ne li puit nuire). Carlo parte, con un gran seguito, fatto radunare in tutta la Francia. (Adonc ot li roys plus grant ost qu'il n'avoit onques eu. Quant tuit furant assamblé et prest, li roys s'achemina au congié de sainte eglise, et mist soy en la voie a toute s'ost).
Giunto in un bosco, abitato da bestie feroci, che non può essere percorso in meno di tre giorni, Carlo è costretto a pernottarvi e vi si perde. Il mattino seguente Dio compie un miracolo inviando a Carlo un uccello, che saluta il re dicendogli: Diex te saut, rois nient vaincuz; e gli indica, quindi, la strada per Gerusalemme (Ceste voie tienent li pelerin qui par ceste terre). Nel giro di poche righe Carlo si reca prima a Costantinopoli, dove fu receuz de l'emperere a grant solempnité et de tout l'empire, poi libera Gerusalemme dagli Infedeli e decide di far ritorno a Costantinopoli, dove si trattiene due giorni e al terzo commanda a l'aube aparuissant a sa gent a la beneisson de Dieu apareillier son oirre. Costantino, per ringraziare Carlo fa portare ricchi doni (drappi di seta di diversi colori, gioielli e pietre preziose e animali davanti ad una porta della città da cui sa che Carlo passerà. Ma i baroni del re lo consigliano affinché non prenda nulla del tesoro che Costantino vuole donargli (Car li pueples diront que vos n'ariez fait ceste oevre por pitié de Dieu, mais por desirier d'avarice et de covoitise, que ja Dieux ne le vueille). L'imperatore di Costantinopoli lusinga molto re Carlo, dicendogli, tra l'altro: Sire, poissant de seur toz, qui par droit devez estre apelés Cesar Auguste e lo invita a prendere ciò che desidera, ma Carlo gli chiede solo delle reliquie.
Sulla vicenda di Carlomagno a Gerusalemme ci sono codici importanti in varie epoche e scritti da studiosi di diverse nazionalità. Nel loro confronto si possono notare influenze e contraddizioni.
Dalla traduzione in francese della Descriptio sandionisiana, effettuata nel 1212 da Pierre de Beauvais, la vicenda narrata è questa :
Il patriarca di Gerusalemme si reca dall'imperatore di Costantinopoli (Costantino) per chiedere il suo aiuto contro gli Infedeli, che hanno invaso la Città Santa. Costantino ha un sogno: gli appare un giovane che lo chiama dolcemente per nome e gli suggerisce di chiamare in soccorso Carlo Magno, re di Francia, imperatore di Roma (Pren en aide Charle le grant, roy de France, empereor de Rome, combateor por Dieu et por la sainte Eglise). Il giovane mostra a Costantino Carlo vestito da cavaliere armato. Costantino invia al re degli ambasciatori. Carlo, quando viene a sapere che la sua fama è giunta sino a quelle terre lontane prova una grande felicità (Il ot moult grant joie por la renomee de sa proece qui ert portee par les contrees d'Oriant), decide così di andare a liberare
Gerusalemme, confidando nell'aiuto divino (Car qui Diex a en conduit nule chose ne li puit nuire). Carlo parte, con un gran seguito, fatto radunare in tutta la Francia. (Adonc ot li roys plus grant ost qu'il n'avoit onques eu. Quant tuit furant assamblé et prest, li roys s'achemina au congié de sainte eglise, et mist soy en la voie a toute s'ost).
Giunto in un bosco, abitato da bestie feroci, che non può essere percorso in meno di tre giorni, Carlo è costretto a pernottarvi e vi si perde. Il mattino seguente Dio compie un miracolo inviando a Carlo un uccello, che saluta il re dicendogli: Diex te saut, rois nient vaincuz; e gli indica, quindi, la strada per Gerusalemme (Ceste voie tienent li pelerin qui par ceste terre). Nel giro di poche righe Carlo si reca prima a Costantinopoli, dove fu receuz de l'emperere a grant solempnité et de tout l'empire, poi libera Gerusalemme dagli Infedeli e decide di far ritorno a Costantinopoli, dove si trattiene due giorni e al terzo commanda a l'aube aparuissant a sa gent a la beneisson de Dieu apareillier son oirre. Costantino, per ringraziare Carlo fa portare ricchi doni (drappi di seta di diversi colori, gioielli e pietre preziose e animali davanti ad una porta della città da cui sa che Carlo passerà. Ma i baroni del re lo consigliano affinché non prenda nulla del tesoro che Costantino vuole donargli (Car li pueples diront que vos n'ariez fait ceste oevre por pitié de Dieu, mais por desirier d'avarice et de covoitise, que ja Dieux ne le vueille). L'imperatore di Costantinopoli lusinga molto re Carlo, dicendogli, tra l'altro: Sire, poissant de seur toz, qui par droit devez estre apelés Cesar Auguste e lo invita a prendere ciò che desidera, ma Carlo gli chiede solo delle reliquie.
la vetrata di Carlo Magno a Chartres
Una delle vetrate meglio conservate di Chartres è proprio quella detta “di Carlomagno”, che si trova nella cappella dell’abside, nel deambulatorio della cattedrale. Ben 22 immagini illustrano le gesta di Carlo in Oriente.
Come tutte le vetrate si legge da sinistra a destra, dal basso verso l’alto: la prima scena narra dell’offerta della vetrata alla cattedrale da parte della Confraternita dei Pellai. Carlomagno riceve due vescovi che gli raccontano del sogno dell’Imperatore di Bisanzio, Costantino, il quale ha visto Carlo venire in aiuto della Cristianità e liberare Gerusalemme.
L’Imperatore parte quindi alla volta della Terrasanta, accompagnato dai suoi paladini. Dopo aver liberato Gerusalemme rende visita a Costantino, che gli consegna tre casse ricolme di reliquie. Di ritorno in Francia, Carlo ne deposita una a Aix la Chapelle, la capitale del suo Impero.
Questa famosa opera viene realizzata grazie al contributo di tre fonti: la Storia del viaggio di Carlo Magno in Oriente, la Cronaca dello pseudo Turpino e la Vita di sant’Egidio. La prima è opera di un monaco di Saint-Denis che la scrisse all’inizio del XII secolo, verso il 1124. Ci narra una spedizione di Carlo Magno in Terra Santa: l’imperatore di Costantinopoli, per ricompensare l’imperatore dei Franchi di aver liberato il Santo Sepolcro, gli dona la corona di spine.
La Cronaca dello pseudo Turpino fu composta fra il 1140 e il 1150. Essa narra le lotte di Carlo Magno contro gli infedeli di Spagna e mostra il grande imperatore come il primo fra i pellegrini di Compostela. Accolta con molto favore dalla Chiesa, la Cronaca fu considerata opera autentica dal vecchio arcivescovo di Reims.
La Vita di sant’Egidio ci ha dato solo un elemento della leggenda di Carlo Magno, raccontando la storia di un terribile peccato che l’imperatore non vuole rivelare, e che Dio rende miracolosamente noto al santo eremita.
La vetrata di Chartres è stata composta sulla scorta di queste tre opere originali, ed è logico supporre che le diverse composizioni siano state riunite in un’opera unica in possesso dei monaci di Chartres. Si tratta dell’opera più importante che il Medioevo ha dedicato a Carlo Magno.
Come tutte le vetrate si legge da sinistra a destra, dal basso verso l’alto: la prima scena narra dell’offerta della vetrata alla cattedrale da parte della Confraternita dei Pellai. Carlomagno riceve due vescovi che gli raccontano del sogno dell’Imperatore di Bisanzio, Costantino, il quale ha visto Carlo venire in aiuto della Cristianità e liberare Gerusalemme.
L’Imperatore parte quindi alla volta della Terrasanta, accompagnato dai suoi paladini. Dopo aver liberato Gerusalemme rende visita a Costantino, che gli consegna tre casse ricolme di reliquie. Di ritorno in Francia, Carlo ne deposita una a Aix la Chapelle, la capitale del suo Impero.
Questa famosa opera viene realizzata grazie al contributo di tre fonti: la Storia del viaggio di Carlo Magno in Oriente, la Cronaca dello pseudo Turpino e la Vita di sant’Egidio. La prima è opera di un monaco di Saint-Denis che la scrisse all’inizio del XII secolo, verso il 1124. Ci narra una spedizione di Carlo Magno in Terra Santa: l’imperatore di Costantinopoli, per ricompensare l’imperatore dei Franchi di aver liberato il Santo Sepolcro, gli dona la corona di spine.
La Cronaca dello pseudo Turpino fu composta fra il 1140 e il 1150. Essa narra le lotte di Carlo Magno contro gli infedeli di Spagna e mostra il grande imperatore come il primo fra i pellegrini di Compostela. Accolta con molto favore dalla Chiesa, la Cronaca fu considerata opera autentica dal vecchio arcivescovo di Reims.
La Vita di sant’Egidio ci ha dato solo un elemento della leggenda di Carlo Magno, raccontando la storia di un terribile peccato che l’imperatore non vuole rivelare, e che Dio rende miracolosamente noto al santo eremita.
La vetrata di Chartres è stata composta sulla scorta di queste tre opere originali, ed è logico supporre che le diverse composizioni siano state riunite in un’opera unica in possesso dei monaci di Chartres. Si tratta dell’opera più importante che il Medioevo ha dedicato a Carlo Magno.