DANTE
Il grande pellegrino
Nella Divina Commedia, nella Vita Nova e nel Convivio Dante ci offre diverse citazioni dove la figura del pellegrino viene usata a volte come metafora,altre come esempio o racconto.
La Divina Commedia è un poema allegorico. È il cammino attraverso i tre regni che può portare l’uomo alla salvezza.
L'Inferno è una profonda e grandissima voragine a forma di cono rovesciato, il cui vertice giunge al centro della terra. Scendendo nella voragine ci si imbatte nel Fiume Acheronte, nel Limbo e poi nei nove cerchi dove si incontrano i dannati che, pur essendo ombre, conservano il loro aspetto fisico e soffrono tormenti secondo la legge del contrappasso. Troviamo gli incontinenti (lussuriosi, golosi, prodighi, avari e iracondi), i violenti (coloro che peccano contro sé stessi, contro il prossimo, contro Dio) i fraudolenti (coloro che fanno del male con premeditazione, gli eretici, e chi nega l'immortalità dell'anima). In fondo all'inferno, si trova Lucifero con tre facce che con le tre bocche sgranocchia Cassio, Bruto, e Giuda, e con le ali, sempre in movimento, ghiaccia il Cocito.
Il purgatorio ha la forma di un cono, con il vertice in alto. La base del monte costituisce l’Antipurgatorio. Il Purgatorio è diviso in sette ripiani, avente dal lato interno la parete a piombo sul monte, e dal lato esterno il vuoto. Le anime dei purganti giungono in una barchetta guidata da un angelo. Nell’Antipurgatorio stanno i negligenti, coloro che si sono pentiti in punto di morte. Nel Purgatorio le colpe sono classificate secondo i sette peccati capitali: male nei confronti del prossimo (superbi, invidiosi, iracondi), scarso amore verso Dio (accidiosi), troppo amore per i beni materiali (avari, golosi, lussuriosi). In cima al Purgatorio è situato il Paradiso.
Il Paradiso è sistemato nei cieli.
Formato da nove fasce concentriche, attorno a questi nove cieli c’è l’Empireo che è creato da pura luce e qui si trova il Paradiso, che ha la forma di un anfiteatro sulle cui scalinate siedono le anime per contemplare le beatitudini di Dio. Intorno a Dio si muovono nove cerchi angelici. Le anime sono distanti da Dio secondo i meriti acquistati nella vita terrena
Dante pellegrino attraverso l’inferno il purgatorio e il paradiso presenta un cammino, il percorso della conoscenza che porta alla salvezza ed alla purificazione.
E cita vari momenti e pone dei riferimenti.
Nell’inferno racconta di essere stato tra i pellegrini giunti a Roma nel primo giubileo proclamato da Bonifacio VIII e paragona i pellegrini che transitavano sul ponte Sant’Angelo con i dannati alla prima bolgia dell’ottavo cerchio.
... Nel fondo erano ignudi i peccatori;
dal mezzo in qua ci venien verso ‘l volto,
di là con noi, ma con passi maggiori,
come i Roman per l’esercito molto,
l’anno del giubileo, su per lo ponte
hanno a passar la gente modo colto,
che da l’un lato tutti hanno la fronte
verso ‘l castello e vanno a Santo Pietro,
da l’altra sponda vanno verso ‘l monte...
Nel canto XXXI del Paradiso il poeta paragona se stesso mentre volge lo sguardo in più punti della candida rosa, di gradino in gradino su per la viva luce, al pellegrino, che, riposandosi nel santuario dopo un lungo viaggio, si guarda attorno e pensa al momento del suo ritorno a casa quando potrà raccontare a tutti la sua esperienza.
... E quasi peregrin che si ricrea
nel tempio del suo voto riguardando,
e spera già ridir com’ello stea,
su per la viva luce passeggiando
menava io li occhi per li gradi,
mo su mo giù, e mo recirculando...
La Divina Commedia è un poema allegorico. È il cammino attraverso i tre regni che può portare l’uomo alla salvezza.
L'Inferno è una profonda e grandissima voragine a forma di cono rovesciato, il cui vertice giunge al centro della terra. Scendendo nella voragine ci si imbatte nel Fiume Acheronte, nel Limbo e poi nei nove cerchi dove si incontrano i dannati che, pur essendo ombre, conservano il loro aspetto fisico e soffrono tormenti secondo la legge del contrappasso. Troviamo gli incontinenti (lussuriosi, golosi, prodighi, avari e iracondi), i violenti (coloro che peccano contro sé stessi, contro il prossimo, contro Dio) i fraudolenti (coloro che fanno del male con premeditazione, gli eretici, e chi nega l'immortalità dell'anima). In fondo all'inferno, si trova Lucifero con tre facce che con le tre bocche sgranocchia Cassio, Bruto, e Giuda, e con le ali, sempre in movimento, ghiaccia il Cocito.
Il purgatorio ha la forma di un cono, con il vertice in alto. La base del monte costituisce l’Antipurgatorio. Il Purgatorio è diviso in sette ripiani, avente dal lato interno la parete a piombo sul monte, e dal lato esterno il vuoto. Le anime dei purganti giungono in una barchetta guidata da un angelo. Nell’Antipurgatorio stanno i negligenti, coloro che si sono pentiti in punto di morte. Nel Purgatorio le colpe sono classificate secondo i sette peccati capitali: male nei confronti del prossimo (superbi, invidiosi, iracondi), scarso amore verso Dio (accidiosi), troppo amore per i beni materiali (avari, golosi, lussuriosi). In cima al Purgatorio è situato il Paradiso.
Il Paradiso è sistemato nei cieli.
Formato da nove fasce concentriche, attorno a questi nove cieli c’è l’Empireo che è creato da pura luce e qui si trova il Paradiso, che ha la forma di un anfiteatro sulle cui scalinate siedono le anime per contemplare le beatitudini di Dio. Intorno a Dio si muovono nove cerchi angelici. Le anime sono distanti da Dio secondo i meriti acquistati nella vita terrena
Dante pellegrino attraverso l’inferno il purgatorio e il paradiso presenta un cammino, il percorso della conoscenza che porta alla salvezza ed alla purificazione.
E cita vari momenti e pone dei riferimenti.
Nell’inferno racconta di essere stato tra i pellegrini giunti a Roma nel primo giubileo proclamato da Bonifacio VIII e paragona i pellegrini che transitavano sul ponte Sant’Angelo con i dannati alla prima bolgia dell’ottavo cerchio.
... Nel fondo erano ignudi i peccatori;
dal mezzo in qua ci venien verso ‘l volto,
di là con noi, ma con passi maggiori,
come i Roman per l’esercito molto,
l’anno del giubileo, su per lo ponte
hanno a passar la gente modo colto,
che da l’un lato tutti hanno la fronte
verso ‘l castello e vanno a Santo Pietro,
da l’altra sponda vanno verso ‘l monte...
Nel canto XXXI del Paradiso il poeta paragona se stesso mentre volge lo sguardo in più punti della candida rosa, di gradino in gradino su per la viva luce, al pellegrino, che, riposandosi nel santuario dopo un lungo viaggio, si guarda attorno e pensa al momento del suo ritorno a casa quando potrà raccontare a tutti la sua esperienza.
... E quasi peregrin che si ricrea
nel tempio del suo voto riguardando,
e spera già ridir com’ello stea,
su per la viva luce passeggiando
menava io li occhi per li gradi,
mo su mo giù, e mo recirculando...
dalla Vita Nova
Dalla Vita Nova, N° 36 descrive dei pellegrini che passavano per Firenze, ignari della morte di Beatrice, e che se avessero saputo di lei sicuramente avrebbe suscitato in loro un lungo pianto
Deh peregrini, che pensosi andate
forse di cosa che non v’è presente,
venite voi da sì lontana gente,
com’a la vista voi ne dimostrate?
Che non piangete, quando voi passate
per lo suo mezzo la città dolente,
come quelle persone che neente
par che ‘ntendesser la sua gravitate.
Se voi restate, per volerla udire,
certo lo cor de’ sospiri mi dice,
che lagrimando n’uscirete pui.
Ell’ha perduta la sua Beatrice;
e le parole, ch’om di lei può dire,
hanno vertù di far piangere altrui.
E nella prosa che precede e presenta la poesia ci viene data la spiegazione di questa figura del pellegrino
E dissi < peregrini> secondo la larga
significazione del vocabolo; chè peregrini si possono intendere in due modi, in
uno largo e in uno stretto: in largo, in quanto è peregrino chiunque è fuori de
la sua patria; in modo stretto non s’intende peregrino se non chi va verso la
casa di sa’ Iacopo o riede.
E però è da
sapere che in tre modi si chiamano propriamente le genti che vanno al servigio
de l’Altissimo: chiamansi palmieri in quanto vanno oltremare, là onde molte
volte recano la palma; chiamansi peregrini in quanto vanno a la casa di Galizia,
però che la sepoltura di sa’ Iacopo fue più lontana de la sua patria che
d’alcuno altro apostolo; chiamansi romei in quanto vanno a Roma, là ove questi
cu’ io chiamo peregrini andavano.
Deh peregrini, che pensosi andate
forse di cosa che non v’è presente,
venite voi da sì lontana gente,
com’a la vista voi ne dimostrate?
Che non piangete, quando voi passate
per lo suo mezzo la città dolente,
come quelle persone che neente
par che ‘ntendesser la sua gravitate.
Se voi restate, per volerla udire,
certo lo cor de’ sospiri mi dice,
che lagrimando n’uscirete pui.
Ell’ha perduta la sua Beatrice;
e le parole, ch’om di lei può dire,
hanno vertù di far piangere altrui.
E nella prosa che precede e presenta la poesia ci viene data la spiegazione di questa figura del pellegrino
E dissi < peregrini> secondo la larga
significazione del vocabolo; chè peregrini si possono intendere in due modi, in
uno largo e in uno stretto: in largo, in quanto è peregrino chiunque è fuori de
la sua patria; in modo stretto non s’intende peregrino se non chi va verso la
casa di sa’ Iacopo o riede.
E però è da
sapere che in tre modi si chiamano propriamente le genti che vanno al servigio
de l’Altissimo: chiamansi palmieri in quanto vanno oltremare, là onde molte
volte recano la palma; chiamansi peregrini in quanto vanno a la casa di Galizia,
però che la sepoltura di sa’ Iacopo fue più lontana de la sua patria che
d’alcuno altro apostolo; chiamansi romei in quanto vanno a Roma, là ove questi
cu’ io chiamo peregrini andavano.
dal sonetto
CAVALCANDO Cavalcando l’altr’ier per un cammino, pensoso de l’andar che mi sgradia, trovai Amore in mezzo de la via in abito leggier di peregrino. |
Ne la sembianza mi parea meschino,
come avesse perduto segnoria; e sospirando pensoso venia, per non veder la gente, a capo chino. Quando mi vide, mi chiamò per nome, e disse: "Io vegno di lontana parte, ov’era lo tuo cor per mio volere; e recolo a servir novo piacere". Allora presi di lui sì gran parte, ch’elli disparve, e non m’accorsi come. |
PETRARCA
Petrarca
ANONIMO MINIATORE
Francesco Petrarca Pellegrino
incoronato da Laura
Da un manoscritto delle "Rime" del secolo XV
Biblioteca Laurenziana
Firenze
Nei primi giorni di ottobre dell’anno 1350 Francesco Petrarca partì per Roma per onorare il giubileo. Era il secondo giubileo, quello promulgato da Clemente VI che assicurava l’indulgenza plenaria a tutti coloro che nel corso dell’anno si fossero recati in pellegrinaggio a Roma e avessero visitato le chiese di S.Pietro, di S. Paolo, e San Giovanni in Laterano.
Il pontefice rimase ad Avignone dove i papi risiedevano già dall’inizio del secolo e si fece rappresentare a Roma dal cardinale di Ceccano e dal vescovo di Orvieto.
Il poeta pochi mesi prima aveva inviato un’epistola metrica all’amico Guglielmo da Pastrengo, per pregarlo di accompagnarlo in quel viaggio.
A Guglielmo da Pastrengo :“ che cosa fai ? Non ti prepari per andare a Roma? Viene gente da tutte le parti…e tu italiano te ne stai a casa? Possiamo aspettare un altro giubileo? Non dar retta a quelli che per la lontananza si dorrebbero…Tutto devi reprimere perché bellissima è la ricompensa che ti è promessa.
Ma tu già ti muovi, già prendi il bastone di Romeo e saluti gli amici partendo.
Mi rifiuterai come compagno? A chi mi vuole ho deciso di essere compagno nel viaggio più buono.
Addio mondo. Addio quel che mi piacque da giovane, ora che a stento ho domato la mia carne.
La notizia di questo viaggio arrivò a Giovanni Boccaccio che scrisse una lettera al poeta che tanto desiderava conoscere e lo invitò a fermarsi a Firenze. Così avvenne che l’otto di ottobre i due poeti si incontrarono, entrarono insieme entro le mura della città e rimasero insieme qualche giorno gettando le basi di una profonda e duratura amicizia.
Ma il Petrarca vuol continuare il suo pellegrinaggio a Roma e per non partire da solo visto che Guglielmo da Pastrengo non aveva aderito al suo invito e che il Boccaccio era interessato a condividere solo l’esperienza letteraria, si unì ad un gruppo di pellegrini guidato da un abate.
Una volta giunto a Roma, il 3 di novembre, scrive al nuovo amico fiorentino
(Peregrinus tuus quem anulo insignisti (Fam.,XI 1 ) Il tuo pellegrino al quale ha fatto l’onore di donare un anello) che era arrivato alla meta malconcio poiché presso Bolsena proprio il cavallo dell’abate lo aveva colpito con uno zoccolo, mettendolo in grande sofferenza fino a Viterbo e costringendolo a letto per due settimane alla fine del pellegrinaggio.
In una lettera al Boccaccio nel 1363 (Fam XXI, 15 ) interessante anche perché racconta che una volta, durante la fanciullezza, aveva visto Dante, ricorderà con gratitudine l’accoglienza ospitale che gli era stata offerta nella sua sosta a Firenze durante il suo pellegrinaggio a Roma
Ad un altro suo amico, Philippe de Vitry, un musicista, poeta e futuro vescovo, che il Petrarca aveva conosciuto alla corte papale di Avignone, racconta l’itinerario classico del pellegrino nella visita ai luoghi santi ed alle reliquie, ma non è certo che lui stesso lo abbia potuto farlo a causa di quell’incidente.
….così arrivi a Roma, signora e capo delle cose, la quale chiunque non vide, è temerario se ammira altre città…Il pellegrino visiterà i sepolcri degli apostoli, calcherà quella terra che è rosseggiante per il sacro sangue dei martiri; vedrà l’effigie del volto santo del Signore o conservata nel velo della donna esistente nelle pareti della chiesa madre di tutte le chiese ( San Giovanni In Laterano ). Entrerà nella sancta santorum, piccolo luogo di grazia celeste; visiterà il vaticano e il cimitero di callisto pieno di ossa di beati; vedrà il presepio del salvatore; contemplerà il capo troncato del Battista; la graticola di Lorenzo, mirerà dove fu crocifisso Pietro e dove, effuso di sangue di Paolo, eruppero sorgenti di acqua; il luogo dove, al segno della neve caduta d’estate si gettarono le fondamenta di un tempio bellissimo ( Santa Maria Maggiore ).
Francesco Petrarca Pellegrino
incoronato da Laura
Da un manoscritto delle "Rime" del secolo XV
Biblioteca Laurenziana
Firenze
Nei primi giorni di ottobre dell’anno 1350 Francesco Petrarca partì per Roma per onorare il giubileo. Era il secondo giubileo, quello promulgato da Clemente VI che assicurava l’indulgenza plenaria a tutti coloro che nel corso dell’anno si fossero recati in pellegrinaggio a Roma e avessero visitato le chiese di S.Pietro, di S. Paolo, e San Giovanni in Laterano.
Il pontefice rimase ad Avignone dove i papi risiedevano già dall’inizio del secolo e si fece rappresentare a Roma dal cardinale di Ceccano e dal vescovo di Orvieto.
Il poeta pochi mesi prima aveva inviato un’epistola metrica all’amico Guglielmo da Pastrengo, per pregarlo di accompagnarlo in quel viaggio.
A Guglielmo da Pastrengo :“ che cosa fai ? Non ti prepari per andare a Roma? Viene gente da tutte le parti…e tu italiano te ne stai a casa? Possiamo aspettare un altro giubileo? Non dar retta a quelli che per la lontananza si dorrebbero…Tutto devi reprimere perché bellissima è la ricompensa che ti è promessa.
Ma tu già ti muovi, già prendi il bastone di Romeo e saluti gli amici partendo.
Mi rifiuterai come compagno? A chi mi vuole ho deciso di essere compagno nel viaggio più buono.
Addio mondo. Addio quel che mi piacque da giovane, ora che a stento ho domato la mia carne.
La notizia di questo viaggio arrivò a Giovanni Boccaccio che scrisse una lettera al poeta che tanto desiderava conoscere e lo invitò a fermarsi a Firenze. Così avvenne che l’otto di ottobre i due poeti si incontrarono, entrarono insieme entro le mura della città e rimasero insieme qualche giorno gettando le basi di una profonda e duratura amicizia.
Ma il Petrarca vuol continuare il suo pellegrinaggio a Roma e per non partire da solo visto che Guglielmo da Pastrengo non aveva aderito al suo invito e che il Boccaccio era interessato a condividere solo l’esperienza letteraria, si unì ad un gruppo di pellegrini guidato da un abate.
Una volta giunto a Roma, il 3 di novembre, scrive al nuovo amico fiorentino
(Peregrinus tuus quem anulo insignisti (Fam.,XI 1 ) Il tuo pellegrino al quale ha fatto l’onore di donare un anello) che era arrivato alla meta malconcio poiché presso Bolsena proprio il cavallo dell’abate lo aveva colpito con uno zoccolo, mettendolo in grande sofferenza fino a Viterbo e costringendolo a letto per due settimane alla fine del pellegrinaggio.
In una lettera al Boccaccio nel 1363 (Fam XXI, 15 ) interessante anche perché racconta che una volta, durante la fanciullezza, aveva visto Dante, ricorderà con gratitudine l’accoglienza ospitale che gli era stata offerta nella sua sosta a Firenze durante il suo pellegrinaggio a Roma
Ad un altro suo amico, Philippe de Vitry, un musicista, poeta e futuro vescovo, che il Petrarca aveva conosciuto alla corte papale di Avignone, racconta l’itinerario classico del pellegrino nella visita ai luoghi santi ed alle reliquie, ma non è certo che lui stesso lo abbia potuto farlo a causa di quell’incidente.
….così arrivi a Roma, signora e capo delle cose, la quale chiunque non vide, è temerario se ammira altre città…Il pellegrino visiterà i sepolcri degli apostoli, calcherà quella terra che è rosseggiante per il sacro sangue dei martiri; vedrà l’effigie del volto santo del Signore o conservata nel velo della donna esistente nelle pareti della chiesa madre di tutte le chiese ( San Giovanni In Laterano ). Entrerà nella sancta santorum, piccolo luogo di grazia celeste; visiterà il vaticano e il cimitero di callisto pieno di ossa di beati; vedrà il presepio del salvatore; contemplerà il capo troncato del Battista; la graticola di Lorenzo, mirerà dove fu crocifisso Pietro e dove, effuso di sangue di Paolo, eruppero sorgenti di acqua; il luogo dove, al segno della neve caduta d’estate si gettarono le fondamenta di un tempio bellissimo ( Santa Maria Maggiore ).
L’itinerarium ad Sepulcrum Domini Nostri Ihesu Cristi.
Di maggior rilievo però sarà un altro invito, che questa volta sarà ricevuto dal Petrarca.
Nella primavera del 1358 Giovandolo Guido da Mandello progettò un viaggio in terrasanta e desiderò che il poeta facesse parte della compagnia.
Il Petrarca invece non aderì a questo viaggio portando come motivazione principale la sua difficoltà a sopportare il mal di mare. Ma di fronte ad un simile progetto non poteva rimanere indifferente e trovò il modo di offrire come una sua presenza e un sostegno dedicando all’amico quest’opera: L’itinerarium ad Sepulcrum Domini Nostri Ihesu Cristi.
E’ questa descrizione dell’ itinerario che l’amico avrebbe dovuto seguire, non una vera e propria guida, ma un racconto teorico, che così giustificò: conosciamo molte cose che non abbiamo mai visto e ignoriamo altre che invece abbiamo visto
Nella primavera del 1358 Giovandolo Guido da Mandello progettò un viaggio in terrasanta e desiderò che il poeta facesse parte della compagnia.
Il Petrarca invece non aderì a questo viaggio portando come motivazione principale la sua difficoltà a sopportare il mal di mare. Ma di fronte ad un simile progetto non poteva rimanere indifferente e trovò il modo di offrire come una sua presenza e un sostegno dedicando all’amico quest’opera: L’itinerarium ad Sepulcrum Domini Nostri Ihesu Cristi.
E’ questa descrizione dell’ itinerario che l’amico avrebbe dovuto seguire, non una vera e propria guida, ma un racconto teorico, che così giustificò: conosciamo molte cose che non abbiamo mai visto e ignoriamo altre che invece abbiamo visto
dal Canzoniere
Il canzoniere è una raccolta di 366 componimenti nei quali il poeta presenta quella dimensione dell’uomo che combatte fra il desiderio di distaccarsi dal mondo e l’attrazione del piacere delle cose che il mondo offre.
Nel sonetto Movesi il vecchierel canuto et biancho Petrarca offreun confronto fra se stesso e un vecchio pellegrino: un pellegrino deciso e capace di lasciare i suoi affetti e affrontare il rischio di un viaggio faticoso mentre lui si sente incapace di sottrarsi al fascino ed al desiderio di una donna.
Movesi il vecchierel canuto e bianco
del dolce loco ov’ha sua età fornita e da la famigliuola sbigottita che vede il caro padre venir manco; indi traendo poi l’antiquo fianco per l’estreme giornate di sua vita, |
quanto piú pò, col buon voler s’aita,
rotto dagli anni, e dal cammino stanco; e viene a Roma, seguendo ‘l desio, per mirar la sembianza di colui ch’ancor lassú nel ciel vedere spera: la desiata forma vostra vera |
BOCCACCIO
Boccaccio
Dal Decamerone
Giornata prima novella prima
…………………..
E appresso questo il domandò se nel peccato della gola aveva a Dio dispiaciuto; al quale, sospirando forte, ser Ciappelletto rispose del sì, e molte volte; perciò che con ciò fosse cosa che egli, oltre a' digiuni delle quaresime che nell'anno si fanno dalle divote persone, ogni settimana almeno tre dì fosse uso di digiunare in pane e in acqua, con quello diletto e con quello appetito l'acqua bevuta avea, e spezialmente quando avesse alcuna fatica durata o adorando o andando in pellegrinaggio, che fanno i gran bevitori il vino; e molte volte aveva disiderato d'avere cotali insalatuzze d'erbucce, come le donne fanno quando vanno in villa; e alcuna volta gli era paruto migliore il mangiare che non pareva a lui che dovesse parere a chi digiuna per divozione, come digiunava egli.
……………………..
novella nona
Una donna di Guascogna, andata in pellegrinaggio al Santo Sepolcro, viene oltraggiata a Cipro, sulla via del ritorno. Ella vuole andare dal re per far punire i suoi oltraggiatori, ma le anticipano che al re non ne sarebbe importato nulla perché egli era un vile che lasciava oltraggiare persino la propria persona. La donna si presentò al re chiedendogli che gli insegnasse a sopportare le ingiurie come lui le sopportava. La domanda ebbe il potere di svegliare il re dalla sua passività
giornata seconda novella sesta
Era sopra quel legno un gentile uomo chiamato Currado de’ marchesi Malespini con una sua donna valorosa e santa; e venivano di pellegrinaggio da tutti i santi luoghi li quali nel regno di Puglia sono, e a casa loro se ne tornavano.
Giornata terza Novella nona
…………….
Disse che sua intenzion non era che per la sua dimora quivi il conte stesse in perpetuo esilio, anzi intendeva di consumare il rimanente della sua vita in peregrinaggi e in servigi misericordiosi per la salute dell’anima sua
………
Giornata sesta Novella decima
…………….
Questa novella porse igualmente a tutta la brigata grandissimo piacere e sollazzo, e molto per tutti fu riso di fra Cipolla e massimamente del suo pellegrinaggio e delle reliquie così da lui vedute come recate.
………………..
Giornata decima Novella seconda
Ghino di Tacco guarisce un abate di Cluny. L’abate riconoscente ottiene che papa Bonifacio si riconcili con Ghino , tanto che il vecchio malfattore diventa un ospitali ero dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme
Giornata prima novella prima
…………………..
E appresso questo il domandò se nel peccato della gola aveva a Dio dispiaciuto; al quale, sospirando forte, ser Ciappelletto rispose del sì, e molte volte; perciò che con ciò fosse cosa che egli, oltre a' digiuni delle quaresime che nell'anno si fanno dalle divote persone, ogni settimana almeno tre dì fosse uso di digiunare in pane e in acqua, con quello diletto e con quello appetito l'acqua bevuta avea, e spezialmente quando avesse alcuna fatica durata o adorando o andando in pellegrinaggio, che fanno i gran bevitori il vino; e molte volte aveva disiderato d'avere cotali insalatuzze d'erbucce, come le donne fanno quando vanno in villa; e alcuna volta gli era paruto migliore il mangiare che non pareva a lui che dovesse parere a chi digiuna per divozione, come digiunava egli.
……………………..
novella nona
Una donna di Guascogna, andata in pellegrinaggio al Santo Sepolcro, viene oltraggiata a Cipro, sulla via del ritorno. Ella vuole andare dal re per far punire i suoi oltraggiatori, ma le anticipano che al re non ne sarebbe importato nulla perché egli era un vile che lasciava oltraggiare persino la propria persona. La donna si presentò al re chiedendogli che gli insegnasse a sopportare le ingiurie come lui le sopportava. La domanda ebbe il potere di svegliare il re dalla sua passività
giornata seconda novella sesta
Era sopra quel legno un gentile uomo chiamato Currado de’ marchesi Malespini con una sua donna valorosa e santa; e venivano di pellegrinaggio da tutti i santi luoghi li quali nel regno di Puglia sono, e a casa loro se ne tornavano.
Giornata terza Novella nona
…………….
Disse che sua intenzion non era che per la sua dimora quivi il conte stesse in perpetuo esilio, anzi intendeva di consumare il rimanente della sua vita in peregrinaggi e in servigi misericordiosi per la salute dell’anima sua
………
Giornata sesta Novella decima
…………….
Questa novella porse igualmente a tutta la brigata grandissimo piacere e sollazzo, e molto per tutti fu riso di fra Cipolla e massimamente del suo pellegrinaggio e delle reliquie così da lui vedute come recate.
………………..
Giornata decima Novella seconda
Ghino di Tacco guarisce un abate di Cluny. L’abate riconoscente ottiene che papa Bonifacio si riconcili con Ghino , tanto che il vecchio malfattore diventa un ospitali ero dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme
ALESSANDRO MANZONI
Da ' I Promessi Sposi
Cap 8 Subito, questo si mise in testa un cappellaccio, sulle spalle un sanrocchino di tela incerata, sparso di conchiglie; prese un bordone da pellegrino, disse: - andiamo da bravi: zitti, e attenti agli ordini -, s'incamminò il primo, gli altri dietro; e, in un momento, arrivarono alla casetta, per una strada opposta a quella per cui se n'era allontanata la nostra brigatella, andando anch'essa alla sua spedizione
Ciò fatto, picchiò pian piano, con intenzione di dirsi un pellegrino smarrito, che chiedeva ricovero, fino a giorno
Come il cane che scorta una mandra di porci, corre or qua or là a quei che si sbandano; ne addenta uno per un orecchio, e lo tira in ischiera; ne spinge un altro col muso; abbaia a un altro che esce di fila in quel momento; cosí il pellegrino acciuffa un di coloro, che già toccava la soglia, e lo strappa indietro; caccia indietro col bordone uno e un altro che s'avviavan da quella parte: grida agli altri che corron qua e là, senza saper dove; tanto che li raccozzò tutti nel mezzo del cortiletto.
Quand'ebbe ripreso fiato, gridò: - che fate qui, figliuoli? non è qui il diavolo; è giú in fondo alla strada, alla casa d'Agnese Mondella: gente armata; son dentro; par che vogliano ammazzare un pellegrino; chi sa che diavolo c'è!
Chi accorre, chi sguizza tra uomo e uomo, e se la batte; il tumulto era grande, quando arriva un altro, che gli aveva veduti partire in fretta, e grida: - correte, figliuoli: ladri, o banditi che scappano con un pellegrino: son già fuori del paese: addosso! addosso! - A quest'avviso, senza aspettar gli ordini del capitano, si movono in massa, e giú alla rinfusa per la strada; di mano in mano che l'esercito s'avanza, qualcheduno di quei della vanguardia rallenta il passo, si lascia sopravanzare, e si ficca nel corpo della battaglia: gli ultimi spingono innanzi: lo sciame confuso giunge finalmente al luogo indicato.
S'entra nel cortile; si va all'uscio del terreno: aperto e sconficcato anche quello: si chiama: - Ohe, pellegrino! - Agnese! Lucia! - Nessuno risponde.
Sopra tutto, confondeva le teste, e disordinava le congetture quel pellegrino veduto da Stefano e da Carlandrea, quel pellegrino che i malandrini volevano ammazzare, e che se n'era andato con loro, o che essi avevan portato via.
Cap 11Cos'era venuto a fare? Era un'anima del purgatorio, comparsa per aiutar le donne; era un'anima dannata d'un pellegrino birbante e impostore, che veniva sempre di notte a unirsi con chi facesse di quelle che lui aveva fatte vivendo; era un pellegrino vivo e vero, che coloro avevan voluto ammazzare, per timor che gridasse, e destasse il paese; era (vedete un po' cosa si va a pensare!) uno di quegli stessi malandrini travestito da pellegrino; era questo, era quello, era tante cose che tutta la sagacità e l'esperienza del Griso non sarebbe bastata a scoprire chi fosse, se il Griso avesse dovuto rilevar questa parte della storia da' discorsi altrui.
Cap 17 Ma dopo qualche tempo, questi pensieri ed altri simili cessarono affatto: le circostanze presenti occupavan tutte le facoltà del povero pellegrino.
Ciò fatto, picchiò pian piano, con intenzione di dirsi un pellegrino smarrito, che chiedeva ricovero, fino a giorno
Come il cane che scorta una mandra di porci, corre or qua or là a quei che si sbandano; ne addenta uno per un orecchio, e lo tira in ischiera; ne spinge un altro col muso; abbaia a un altro che esce di fila in quel momento; cosí il pellegrino acciuffa un di coloro, che già toccava la soglia, e lo strappa indietro; caccia indietro col bordone uno e un altro che s'avviavan da quella parte: grida agli altri che corron qua e là, senza saper dove; tanto che li raccozzò tutti nel mezzo del cortiletto.
Quand'ebbe ripreso fiato, gridò: - che fate qui, figliuoli? non è qui il diavolo; è giú in fondo alla strada, alla casa d'Agnese Mondella: gente armata; son dentro; par che vogliano ammazzare un pellegrino; chi sa che diavolo c'è!
Chi accorre, chi sguizza tra uomo e uomo, e se la batte; il tumulto era grande, quando arriva un altro, che gli aveva veduti partire in fretta, e grida: - correte, figliuoli: ladri, o banditi che scappano con un pellegrino: son già fuori del paese: addosso! addosso! - A quest'avviso, senza aspettar gli ordini del capitano, si movono in massa, e giú alla rinfusa per la strada; di mano in mano che l'esercito s'avanza, qualcheduno di quei della vanguardia rallenta il passo, si lascia sopravanzare, e si ficca nel corpo della battaglia: gli ultimi spingono innanzi: lo sciame confuso giunge finalmente al luogo indicato.
S'entra nel cortile; si va all'uscio del terreno: aperto e sconficcato anche quello: si chiama: - Ohe, pellegrino! - Agnese! Lucia! - Nessuno risponde.
Sopra tutto, confondeva le teste, e disordinava le congetture quel pellegrino veduto da Stefano e da Carlandrea, quel pellegrino che i malandrini volevano ammazzare, e che se n'era andato con loro, o che essi avevan portato via.
Cap 11Cos'era venuto a fare? Era un'anima del purgatorio, comparsa per aiutar le donne; era un'anima dannata d'un pellegrino birbante e impostore, che veniva sempre di notte a unirsi con chi facesse di quelle che lui aveva fatte vivendo; era un pellegrino vivo e vero, che coloro avevan voluto ammazzare, per timor che gridasse, e destasse il paese; era (vedete un po' cosa si va a pensare!) uno di quegli stessi malandrini travestito da pellegrino; era questo, era quello, era tante cose che tutta la sagacità e l'esperienza del Griso non sarebbe bastata a scoprire chi fosse, se il Griso avesse dovuto rilevar questa parte della storia da' discorsi altrui.
Cap 17 Ma dopo qualche tempo, questi pensieri ed altri simili cessarono affatto: le circostanze presenti occupavan tutte le facoltà del povero pellegrino.
Camminava adagio adagio,
portando il bastone come chi n'è portato a vicenda;
e di mano in mano che s'avvicinava,
sempre più si poteva conoscere nel suo volto pallido e smunto,
e in ogni atto, che anche lui doveva aver passata la sua burrasca.
dai Promessi sposi Cap . XXXIII
portando il bastone come chi n'è portato a vicenda;
e di mano in mano che s'avvicinava,
sempre più si poteva conoscere nel suo volto pallido e smunto,
e in ogni atto, che anche lui doveva aver passata la sua burrasca.
dai Promessi sposi Cap . XXXIII