Il pellegrinaggio della brocca - 2010 -
Nello stato di Uttar Pradesh, nell’India Settentrionale, alla confluenza di tre fiumi sacri, si trova la città di Allahabad.
In questo anno, il 2010, in questa città si tiene il Kumbha Mela, una manifestazione che viene definita come il più grande festival religioso del mondo: un pellegrinaggio, una festa, un ritrovo che ha per meta finale l’immersione nelle acque gelate del Gange nel punto in cui, dopo essere sceso dall’ Himalaya il fiume si apre verso la pianura.
La data di questo avvenimento viene stabilita dal movimento del pianeta Giove, che entrando nella costellazione dell’acquario, unito al momento dell’entrata del sole nella costellazione del Capricorno o dell’Ariete genera una situazione benevola e benefica in quel particolare luogo della terra.
Gli astrologi fanno i loro calcoli e li consegnano ai monaci induisti, i Sadhu, che a loro volta decidono i tempi esatti in cui deve avvenire la celebrazione dell’evento.
Oltre ad Allahabad anche le città di UJJain, Hardwar e Nasik hanno il privilegio di essere le depositarie di questa antichissima tradizione religiosa; essa si celebra ogni tre anni alternandosi in queste quattro città, cosicché ognuna avrà il suo ruolo del Kumbha Mela ogni dodici anni.
La parola Kumbha significa vaso, contenitore, significato da cui nasce il nome del pellegrinaggio. La leggenda appartenente alla religione induista narra che in un vaso veniva conservato il nettare divino dell’immortalità e quando avvenne che fra gli dei ed i demoni si scatenò una lotta per possederlo, alcune gocce caddero dal vaso sulla terra dando ai luoghi dove caddero una particolare proprietà, un dono particolare per la purificazione.
Oggi si dice che l’acqua del Gange durante il periodo della Kumbha Mela sia caricata da positive radiazioni del sole, della luna e del pianeta Giove e pertanto si ritiene dotata di una efficacia capace di guarire qualsiasi malattia.
Questo è il richiamo che porta tanti pellegrini da ogni parte dell’India settentrionale affrontando rischi e fatica per un viaggio a volte molto lungo ma anche per i pericoli generati dal grande affollamento che si crea sul luogo; spesso il desiderio di bagnarsi nelle acque del fiume sacro e di purificare il proprio Karma viene pagato con la vita.
Ma il pellegrinaggio non ha il solo scopo della purificazione. L’atmosfera che si vive in città è fortemente spirituale; i suoni di conchiglie di strombo assieme ai cembali sono un sottofondo alle campane dei templi e ai canti vedici, e ovunque si possono fare incontri importanti, partecipare a dibattiti con maestri della religione e onorare persone ritenute sante.
Si racconta che nell’VIII secolo lo stesso Shiva si incarnasse nella persona di Adi Shankacharya, il filosofo indiano che poi divenne l’unificatore della scuola di pensiero dell' Advaita Vedanta, affinché questa festa potesse dare nuovo vigore all’induismo che in quel momento vedeva troppe influenze del buddismo, del jainismo e dell’islam. Da allora la tradizione vuole che il Kumbha Mela sia un momento in cui e gli esponenti dei vari orientamenti filosofici possano discutere della Verità assoluta e del bene supremo per l’umanità. Fra i personaggi che rivestono ruoli particolari ci sono i Parivajaka, asceti che hanno fatto il voto del silenzio e girano per le strade suonando piccole campanelle al fine di far scostare i viandanti dal loro cammino, i Shirshasin che meditano a testa in giù per numerose ore e i Kalpvasi che sostano per l’intero mese della Kumbha Mela sulle rive del fiume celebrando rituali e cantando mantra. Un evento del genere oggi diventa importante anche dal punto di vista economico. La città si è preparata ad accogliere la moltitudine di pellegrini e naturalmente anche dei turisti creando delle strutture con campi di tende e luoghi di ristoro e unità sanitarie di soccorso, prevedendo di ospitare almeno 120 mila persone al giorno. La cerimonia vede la presenza anche di 40 mila esponenti del Governo. La prima immersione sacra detta ‘ snam’ è iniziata il 14 gennaio 2010; nella mattina più di 250 mila fedeli indù hanno sfidato le acque gelide del fiume sacro, purtroppo subito segnata dalla perdita di sette persone, tanta era la calca che si era formata per raggiungere le rive del fiume.
Il rito si ripete per tre mesi.
In questo anno, il 2010, in questa città si tiene il Kumbha Mela, una manifestazione che viene definita come il più grande festival religioso del mondo: un pellegrinaggio, una festa, un ritrovo che ha per meta finale l’immersione nelle acque gelate del Gange nel punto in cui, dopo essere sceso dall’ Himalaya il fiume si apre verso la pianura.
La data di questo avvenimento viene stabilita dal movimento del pianeta Giove, che entrando nella costellazione dell’acquario, unito al momento dell’entrata del sole nella costellazione del Capricorno o dell’Ariete genera una situazione benevola e benefica in quel particolare luogo della terra.
Gli astrologi fanno i loro calcoli e li consegnano ai monaci induisti, i Sadhu, che a loro volta decidono i tempi esatti in cui deve avvenire la celebrazione dell’evento.
Oltre ad Allahabad anche le città di UJJain, Hardwar e Nasik hanno il privilegio di essere le depositarie di questa antichissima tradizione religiosa; essa si celebra ogni tre anni alternandosi in queste quattro città, cosicché ognuna avrà il suo ruolo del Kumbha Mela ogni dodici anni.
La parola Kumbha significa vaso, contenitore, significato da cui nasce il nome del pellegrinaggio. La leggenda appartenente alla religione induista narra che in un vaso veniva conservato il nettare divino dell’immortalità e quando avvenne che fra gli dei ed i demoni si scatenò una lotta per possederlo, alcune gocce caddero dal vaso sulla terra dando ai luoghi dove caddero una particolare proprietà, un dono particolare per la purificazione.
Oggi si dice che l’acqua del Gange durante il periodo della Kumbha Mela sia caricata da positive radiazioni del sole, della luna e del pianeta Giove e pertanto si ritiene dotata di una efficacia capace di guarire qualsiasi malattia.
Questo è il richiamo che porta tanti pellegrini da ogni parte dell’India settentrionale affrontando rischi e fatica per un viaggio a volte molto lungo ma anche per i pericoli generati dal grande affollamento che si crea sul luogo; spesso il desiderio di bagnarsi nelle acque del fiume sacro e di purificare il proprio Karma viene pagato con la vita.
Ma il pellegrinaggio non ha il solo scopo della purificazione. L’atmosfera che si vive in città è fortemente spirituale; i suoni di conchiglie di strombo assieme ai cembali sono un sottofondo alle campane dei templi e ai canti vedici, e ovunque si possono fare incontri importanti, partecipare a dibattiti con maestri della religione e onorare persone ritenute sante.
Si racconta che nell’VIII secolo lo stesso Shiva si incarnasse nella persona di Adi Shankacharya, il filosofo indiano che poi divenne l’unificatore della scuola di pensiero dell' Advaita Vedanta, affinché questa festa potesse dare nuovo vigore all’induismo che in quel momento vedeva troppe influenze del buddismo, del jainismo e dell’islam. Da allora la tradizione vuole che il Kumbha Mela sia un momento in cui e gli esponenti dei vari orientamenti filosofici possano discutere della Verità assoluta e del bene supremo per l’umanità. Fra i personaggi che rivestono ruoli particolari ci sono i Parivajaka, asceti che hanno fatto il voto del silenzio e girano per le strade suonando piccole campanelle al fine di far scostare i viandanti dal loro cammino, i Shirshasin che meditano a testa in giù per numerose ore e i Kalpvasi che sostano per l’intero mese della Kumbha Mela sulle rive del fiume celebrando rituali e cantando mantra. Un evento del genere oggi diventa importante anche dal punto di vista economico. La città si è preparata ad accogliere la moltitudine di pellegrini e naturalmente anche dei turisti creando delle strutture con campi di tende e luoghi di ristoro e unità sanitarie di soccorso, prevedendo di ospitare almeno 120 mila persone al giorno. La cerimonia vede la presenza anche di 40 mila esponenti del Governo. La prima immersione sacra detta ‘ snam’ è iniziata il 14 gennaio 2010; nella mattina più di 250 mila fedeli indù hanno sfidato le acque gelide del fiume sacro, purtroppo subito segnata dalla perdita di sette persone, tanta era la calca che si era formata per raggiungere le rive del fiume.
Il rito si ripete per tre mesi.