La leggenda del Cristo di Burgos
IL CRISTO DI BURGOS
Da “ LE LEGGENDE DELLA VIA LATTEA” di Daniela Preda e Fabio Cattaneo
Libreria editrice, La memoria del Mondo-Dicembre 2009
Il Cristo della Cattedrale è, indubbiamente, l'immagine più venerata della città e si trova lì da quando è stata traslata dal convento agostiniano.
L'immagine rappresenta un Cristo crocifisso e fu realizzata in modo tale dall'artista che tutto sembri vero: la pelle, la carne e il sangue, Le vene sembrano pulsare, i capelli e le unghie crescere e pare che, in determinate circostanze, sia capace di piangere. Si dice anche che possa muovere la testa e che, se si schiodassero le mani dalla croce, le braccia ricadrebbero lungo il corpo nello stesso modo come sono cadute quando il Cristo è stato disceso dalla croce.
I suoi miracoli non si contano e, anche se in ritardo, ebbe la devozione dei pellegrini che si soffermavano ad ammirare la stupenda cattedrale.
I burgalesi dicono che il corpo fu realizzato da Nicodemo in persona con pelle di bufalo e che, provenendo dal Libano, questo Cristo sia arrivato dalla sua terra seguendo in mare la stessa rotta che aveva percorso la barca che trasportava il corpo dell'Apostolo.
Questa leggenda, come altre riferite ad altri crocifìssi simili, individua il mare come luogo di ritrovamento.
Si afferma che un ricco commerciante della città, molto legato ai canonici agostiniani, prima di intraprendere un lungo viaggio, si fosse rimesso alle loro preghiere affinché la traversata si compisse con buoni auspici promettendo loro in cambio un dono. Tutto andò bene, ma, già sulla via del ritorno, in mezzo al mare, si ricordò improvvisamente di essersi dimenticato della promessa fatta.
Fu in quel momento stesso che avvistò un corpo galleggiante sulle onde. Con la nave si avvicinarono al naufrago che invece risultò essere un crocifìsso cosi reale da essere scambiato per un essere vivente.
Al mercante si aprì il cuore perché vide la possibilità di mantenere la promessa fatta ai monaci.
Lo portò con sé quando andò a Burgos. Si racconta che, al suo ingresso in città, le campane della cattedrale e delle altre chiese incominciassero a suonare da sole.
Negli anni a seguire divenne oggetto di devozione per tutti, burgalesi e pellegrini.
Pare che non ci sia stato personaggio importante che, giunto a Burgos, non gli abbia reso visita.
Si racconta che Gonzalo de Córdoba, il Gran Capitano, allungò la sua mano per toccare un piede, ma che la ritirò immediatamente dicendo di non voler sfidare la volontà divina. Si tramanda anche di Isabella la Cattolica che, cercando di togliere un chiodo dalla croce, cadde svenuta quando vide cadere il braccio di Cristo sul costato come si trattasse di un vivente.
Dopo questo fatto, rinunciò al suo capriccio e rimise il chiodo al suo posto.
Gli autori del libro, Daniela Preda e Fabio Cattaneo, da anni sono impegnati a promuovere iniziative volte alla conoscenza ed alla diffusione del Cammino di Santiago. Nell’anno 2000, grazie a Fabio Cattaneo, nasce l’associazione “Academia Peregrini” che insieme a Daniela Preda e ad altri amici pellegrini, oltre a iniziative di carattere culturale, organizza gite su itinerari immersi nella natura per riscoprire un nuovo modo di stare insieme e di valorizzare i contatti umani.
Nell’anno 2008 l’”Academia Peregrini” insieme alla associazione “Amici della Via Francigena di Vercelli”, ha organizzato il “Grande Camino Magenta – Vercell - Santiago” a staffetta.
Nel 2009 Daniela e Fabio hanno pubblicato il libro “Le leggende della Via Lattea”, una raccolta di leggende che si raccontano lungo il Cammino di Santiago.
Mi piace riportare “Il Cristo di Burgos” la cui storia ha diversi aspetti in comune con la storia del Volto Santo di Lucca. Infatti, la realizzazione di entrambe le statue è attribuita a Nicodemo che, con Giuseppe d’Arimatea, depose Cristo nel sepolcro. Il ritrovamento del Volto Santo di Lucca avviene in mare, su una barca senza equipaggio e anche il Cristo di Burgos viene avvistato in mare, mentre sta galleggiando sulle onde.
Vera Biagioni
Da “ LE LEGGENDE DELLA VIA LATTEA” di Daniela Preda e Fabio Cattaneo
Libreria editrice, La memoria del Mondo-Dicembre 2009
Il Cristo della Cattedrale è, indubbiamente, l'immagine più venerata della città e si trova lì da quando è stata traslata dal convento agostiniano.
L'immagine rappresenta un Cristo crocifisso e fu realizzata in modo tale dall'artista che tutto sembri vero: la pelle, la carne e il sangue, Le vene sembrano pulsare, i capelli e le unghie crescere e pare che, in determinate circostanze, sia capace di piangere. Si dice anche che possa muovere la testa e che, se si schiodassero le mani dalla croce, le braccia ricadrebbero lungo il corpo nello stesso modo come sono cadute quando il Cristo è stato disceso dalla croce.
I suoi miracoli non si contano e, anche se in ritardo, ebbe la devozione dei pellegrini che si soffermavano ad ammirare la stupenda cattedrale.
I burgalesi dicono che il corpo fu realizzato da Nicodemo in persona con pelle di bufalo e che, provenendo dal Libano, questo Cristo sia arrivato dalla sua terra seguendo in mare la stessa rotta che aveva percorso la barca che trasportava il corpo dell'Apostolo.
Questa leggenda, come altre riferite ad altri crocifìssi simili, individua il mare come luogo di ritrovamento.
Si afferma che un ricco commerciante della città, molto legato ai canonici agostiniani, prima di intraprendere un lungo viaggio, si fosse rimesso alle loro preghiere affinché la traversata si compisse con buoni auspici promettendo loro in cambio un dono. Tutto andò bene, ma, già sulla via del ritorno, in mezzo al mare, si ricordò improvvisamente di essersi dimenticato della promessa fatta.
Fu in quel momento stesso che avvistò un corpo galleggiante sulle onde. Con la nave si avvicinarono al naufrago che invece risultò essere un crocifìsso cosi reale da essere scambiato per un essere vivente.
Al mercante si aprì il cuore perché vide la possibilità di mantenere la promessa fatta ai monaci.
Lo portò con sé quando andò a Burgos. Si racconta che, al suo ingresso in città, le campane della cattedrale e delle altre chiese incominciassero a suonare da sole.
Negli anni a seguire divenne oggetto di devozione per tutti, burgalesi e pellegrini.
Pare che non ci sia stato personaggio importante che, giunto a Burgos, non gli abbia reso visita.
Si racconta che Gonzalo de Córdoba, il Gran Capitano, allungò la sua mano per toccare un piede, ma che la ritirò immediatamente dicendo di non voler sfidare la volontà divina. Si tramanda anche di Isabella la Cattolica che, cercando di togliere un chiodo dalla croce, cadde svenuta quando vide cadere il braccio di Cristo sul costato come si trattasse di un vivente.
Dopo questo fatto, rinunciò al suo capriccio e rimise il chiodo al suo posto.
Gli autori del libro, Daniela Preda e Fabio Cattaneo, da anni sono impegnati a promuovere iniziative volte alla conoscenza ed alla diffusione del Cammino di Santiago. Nell’anno 2000, grazie a Fabio Cattaneo, nasce l’associazione “Academia Peregrini” che insieme a Daniela Preda e ad altri amici pellegrini, oltre a iniziative di carattere culturale, organizza gite su itinerari immersi nella natura per riscoprire un nuovo modo di stare insieme e di valorizzare i contatti umani.
Nell’anno 2008 l’”Academia Peregrini” insieme alla associazione “Amici della Via Francigena di Vercelli”, ha organizzato il “Grande Camino Magenta – Vercell - Santiago” a staffetta.
Nel 2009 Daniela e Fabio hanno pubblicato il libro “Le leggende della Via Lattea”, una raccolta di leggende che si raccontano lungo il Cammino di Santiago.
Mi piace riportare “Il Cristo di Burgos” la cui storia ha diversi aspetti in comune con la storia del Volto Santo di Lucca. Infatti, la realizzazione di entrambe le statue è attribuita a Nicodemo che, con Giuseppe d’Arimatea, depose Cristo nel sepolcro. Il ritrovamento del Volto Santo di Lucca avviene in mare, su una barca senza equipaggio e anche il Cristo di Burgos viene avvistato in mare, mentre sta galleggiando sulle onde.
Vera Biagioni