Il cammino di Sant'Agostino

Sant’Agostino, uno dei padri, dei dottori e degli scrittori della Chiesa, il grande testimone e difensore della spiritualità, del dogma e della morale con la sua attività pastorale e con i suoi libri.
La sua storia potrebbe essere definita il pellegrinaggio di un uomo in lotta fra le esigenze della ragione ed il suo temperamento, fra i suoi bisogni e la ricerca della verità.
Le tracce fondamentale della sua vita sono state raccontate in una biografia scritta da un suo discepolo e amico, ma una testimonianza importante è il libro da lui stesso curato ‘Le Confessioni’ dove è possibile leggere il percorso verso le scelte della sua vita.
Agostino nacque a Tagaste, una piccola città della Numidia, nel 354 da un padre pagano di nome Patrizio e dalla madre, Monica, cristiana.
Studiò a Tagaste ,poi a Madaura secondo gli studi classici, nelle lettere profane e nelle discipline dette liberali. La madre lo iscrisse anche alla scuola dei catecumeni, ma ben presto il giovane cominciò a dedicarsi ad una vita che lui stesso poi definirà piena di nequizie. Nel 371 si unisce con una donna e un anno dopo nasce il figlio Adeodato, che Agostino definisce non desiderato ma amato. La legge del tempo non consentiva di sposare una donna di bassa condizione, per cui la madre di suo figlio diventa la sua concubina. Questa scelta lo segnerà moltissimo per tutta la vita, come per tutta la vita sarà sempre tormentato dal problema del male. In un primo momento si vide di dover rinunciare alla carriera e ai piaceri. Più difficile fu rinunciare alle pretese della ragione. A Cartagine dove andò per prepararsi alla carriera forense la lettura dell’Ortensio di Cicerone provocò un cambiamento di direzione della sua vita. La scuola di retorica lasciò il passo all’amore per la filosofia, una filosofia rivolta alla ricerca dell’assoluto e libera dai vincoli della fede. Nel 383 parte per Roma.
La madre, disperata per l’atteggiamento eretico del figlio, lo seguì da casa fino alla nave piangendo per dissuaderlo, ma l’esigenza di conoscenza fu più forte delle preghiere della madre. A Roma fu presto deluso dall’ambiente, lasciò appena possibile la scuola di retorica che aveva aperto non appena si rese libero un posto a Milano. Una volta trasferito nella nuova città chiamò la compagna, chiamò il figlio, non chiamò, ma arrivò anche la madre. E così la madre riuscì ad inserirsi di nuovo nella vita del figlio ed a fargli lasciare la donna che poteva rappresentare un freno per la sua carriera. Quando Agostino le disse: non puoi più stare con me, lei rispose: mi hai dato molto, non cercherò altro, mi ritiro a Cartagine. E gli lasciò anche il figlio.
Ma la nuova e adeguata ragazza che la madre trovato era troppo giovane per il matrimonio, così Agostino, come si accuserà nelle ‘Confessioni’, si trovò di nuovo a vivere con una concubina.
La conoscenza del grande filosofo Plotino, attraverso la lettura delle Enneadi ,un testo che un suo amico Mario Vittorino aveva tradotto dal greco, creò la prima spinta il cambiamento di rotta delle sue convinzioni. E quando nell’anno 396, all’età di 32 anni, conobbe il vescovo Ambrogio la sua ricerca diventò più pressante
"Quell'uomo di Dio mi accolse come un padre e gradì il mio pellegrinaggio proprio come un vescovo.’
Fu in un pomeriggio d’estate in un giardino di Milano che avvenne la fase più importante di questo pellegrinaggio. Fu un momento sconvolgente che racconterà poi 11 anni dopo, ormai vescovo d’Ippona nei capitoli 8-12 dell’ottavo libro delle Confessioni. Il racconto parla di una rissa interiore, di uno stato di angoscia che gli procurava anche un malessere fisico e lo faceva sentire oppresso. Da questo stato in cui trovava chiuso accadde un evento che per quanto semplice fu il risveglio: lo sorprese una cantilena di un bambino che recitava le parole :Tolle e lege, tolle e lege ( prendi e leggi ). Quasi istintivamente Agostino ubbidì a quell’invito, prese un libro che aveva a portata di mano e lo aprì a caso. Era un volume delle lettere di San Paolo e le prime parole che incontrò ebbero la forza di indicargli la strada della fede. ‘Appena terminata infatti la lettura di questa frase, una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono’.
La sua storia potrebbe essere definita il pellegrinaggio di un uomo in lotta fra le esigenze della ragione ed il suo temperamento, fra i suoi bisogni e la ricerca della verità.
Le tracce fondamentale della sua vita sono state raccontate in una biografia scritta da un suo discepolo e amico, ma una testimonianza importante è il libro da lui stesso curato ‘Le Confessioni’ dove è possibile leggere il percorso verso le scelte della sua vita.
Agostino nacque a Tagaste, una piccola città della Numidia, nel 354 da un padre pagano di nome Patrizio e dalla madre, Monica, cristiana.
Studiò a Tagaste ,poi a Madaura secondo gli studi classici, nelle lettere profane e nelle discipline dette liberali. La madre lo iscrisse anche alla scuola dei catecumeni, ma ben presto il giovane cominciò a dedicarsi ad una vita che lui stesso poi definirà piena di nequizie. Nel 371 si unisce con una donna e un anno dopo nasce il figlio Adeodato, che Agostino definisce non desiderato ma amato. La legge del tempo non consentiva di sposare una donna di bassa condizione, per cui la madre di suo figlio diventa la sua concubina. Questa scelta lo segnerà moltissimo per tutta la vita, come per tutta la vita sarà sempre tormentato dal problema del male. In un primo momento si vide di dover rinunciare alla carriera e ai piaceri. Più difficile fu rinunciare alle pretese della ragione. A Cartagine dove andò per prepararsi alla carriera forense la lettura dell’Ortensio di Cicerone provocò un cambiamento di direzione della sua vita. La scuola di retorica lasciò il passo all’amore per la filosofia, una filosofia rivolta alla ricerca dell’assoluto e libera dai vincoli della fede. Nel 383 parte per Roma.
La madre, disperata per l’atteggiamento eretico del figlio, lo seguì da casa fino alla nave piangendo per dissuaderlo, ma l’esigenza di conoscenza fu più forte delle preghiere della madre. A Roma fu presto deluso dall’ambiente, lasciò appena possibile la scuola di retorica che aveva aperto non appena si rese libero un posto a Milano. Una volta trasferito nella nuova città chiamò la compagna, chiamò il figlio, non chiamò, ma arrivò anche la madre. E così la madre riuscì ad inserirsi di nuovo nella vita del figlio ed a fargli lasciare la donna che poteva rappresentare un freno per la sua carriera. Quando Agostino le disse: non puoi più stare con me, lei rispose: mi hai dato molto, non cercherò altro, mi ritiro a Cartagine. E gli lasciò anche il figlio.
Ma la nuova e adeguata ragazza che la madre trovato era troppo giovane per il matrimonio, così Agostino, come si accuserà nelle ‘Confessioni’, si trovò di nuovo a vivere con una concubina.
La conoscenza del grande filosofo Plotino, attraverso la lettura delle Enneadi ,un testo che un suo amico Mario Vittorino aveva tradotto dal greco, creò la prima spinta il cambiamento di rotta delle sue convinzioni. E quando nell’anno 396, all’età di 32 anni, conobbe il vescovo Ambrogio la sua ricerca diventò più pressante
"Quell'uomo di Dio mi accolse come un padre e gradì il mio pellegrinaggio proprio come un vescovo.’
Fu in un pomeriggio d’estate in un giardino di Milano che avvenne la fase più importante di questo pellegrinaggio. Fu un momento sconvolgente che racconterà poi 11 anni dopo, ormai vescovo d’Ippona nei capitoli 8-12 dell’ottavo libro delle Confessioni. Il racconto parla di una rissa interiore, di uno stato di angoscia che gli procurava anche un malessere fisico e lo faceva sentire oppresso. Da questo stato in cui trovava chiuso accadde un evento che per quanto semplice fu il risveglio: lo sorprese una cantilena di un bambino che recitava le parole :Tolle e lege, tolle e lege ( prendi e leggi ). Quasi istintivamente Agostino ubbidì a quell’invito, prese un libro che aveva a portata di mano e lo aprì a caso. Era un volume delle lettere di San Paolo e le prime parole che incontrò ebbero la forza di indicargli la strada della fede. ‘Appena terminata infatti la lettura di questa frase, una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono’.
Tolle e lege

Presa la sua decisione si preparò al battesimo che ricevette nell’aprile del 387 a Cassiciaco dallo stesso vescovo Ambrogio.
Chiarita la scelta della sua vita, pensò di tornare nella sua patria per diffondere la verità cristiana. Nel 391 fu ordinato prete e quattro anni dopo sarà il vescovo di Ippona. Il suo impegno ed il suo apostolato fu volto a difendere l’unità della dottrina e della chiesa cristiana contro le eresie. Nel V secolo Agostino rappresentò un forte nucleo di difesa delle idee ortodosse contro i pelgiani ed i donatisti.
Nel 430 Genserico portò i suoi Vandali nell'Africa settentrionale, attaccò Ippona, e vide la forte resistenza animata dal vecchio Agostino.
Fu quello anche l’anno della sua morte.
Il racconto della conversione di Sant’Agostino, l’episodio del ‘tolle e lege ‘, per la forza del suo racconto e per l’importanza nella vita del santo è stato raccontato e interpretato da molti pittori
Chiarita la scelta della sua vita, pensò di tornare nella sua patria per diffondere la verità cristiana. Nel 391 fu ordinato prete e quattro anni dopo sarà il vescovo di Ippona. Il suo impegno ed il suo apostolato fu volto a difendere l’unità della dottrina e della chiesa cristiana contro le eresie. Nel V secolo Agostino rappresentò un forte nucleo di difesa delle idee ortodosse contro i pelgiani ed i donatisti.
Nel 430 Genserico portò i suoi Vandali nell'Africa settentrionale, attaccò Ippona, e vide la forte resistenza animata dal vecchio Agostino.
Fu quello anche l’anno della sua morte.
Il racconto della conversione di Sant’Agostino, l’episodio del ‘tolle e lege ‘, per la forza del suo racconto e per l’importanza nella vita del santo è stato raccontato e interpretato da molti pittori
Agostino lava i piedi a Cristo Pellegrino

Nelle Spagna del medio evo intorno alla figura di Sant’Agostino si crea una leggenda che sarà poi oggetto di interesse di opere d’arte.
Si tratta di un episodio miracoloso per cui al santo sarebbe apparso Gesù in veste da pellegrino, e al pellegrino si sarebbe inchinato a lavare i piedi.
Il tema dalla Spagna si diffonde nelle Fiandre, e dal 1486 data che vede nascere la prima rappresentazione nel dipinto di Jaime Huguet, molti altri pittori la illustreranno.
Benozzo Gozzoli nel 1463 realizzò un ciclo di affreschi nella chiesa di Sant’Agostino a San Gimignano sotto le indicazioni del Fra’ Domenico Strambi. Fra le scene che raccontano la vita del santo non è presente la lavanda dei piedi a Cristo pellegrino
Si tratta di un episodio miracoloso per cui al santo sarebbe apparso Gesù in veste da pellegrino, e al pellegrino si sarebbe inchinato a lavare i piedi.
Il tema dalla Spagna si diffonde nelle Fiandre, e dal 1486 data che vede nascere la prima rappresentazione nel dipinto di Jaime Huguet, molti altri pittori la illustreranno.
Benozzo Gozzoli nel 1463 realizzò un ciclo di affreschi nella chiesa di Sant’Agostino a San Gimignano sotto le indicazioni del Fra’ Domenico Strambi. Fra le scene che raccontano la vita del santo non è presente la lavanda dei piedi a Cristo pellegrino