dal 23 giugno 2023 è in libreria
la nuova edizione aggiornata della Guida
con aggiornamento del percorso e delle tracce gps
Autori: Niccolò Mazzucco, Luciano Mazzucco, Guido Mori.
La Guida descrive il cammino che da Pavia porta a Pontremoli, passando per Bobbio, ripercorrendo su un tracciato attuale di 192 Km le vie dei monaci dell' abbazia di San Colombano (Via degli Abati).
Si continua poi con la descrizione del percorso che da Pontremoli porta in Lunigiana ed in Garfagnana fino a Lucca (Volto Santo).
350 km per lo più di sentieri e strade sterrate percorribili in 15 tappe.
Con le cartine dettagliate, in scala 1:50.000, la descrizione dei percorsi, le tracce Gps, i luoghi dove dormire e dove mangiare, e la descrizione dei luoghi più significativi da visitare.
acquistabile in libreria o presso il sito delle Terre di Mezzo:
https://www.terre.it/categoria-prodotto/collane/percorsi
Intervista sulla
Guida alla Via degli Abati
andata in onda su
programma Geo - Rai 3 -
il 24 novembre 2017
La Via degli Abati. Da Pavia a Pontremoli, verso Roma
La città di Bobbio, in provincia di Piacenza è situata sulla sponda sinistra del fiume Trebbia. Un singolare ponte la caratterizza, il Ponte Gobbo, di 273 metri detto anche Ponte Vecchio o Ponte del Diavolo, con 11 archi diseguali tra loro e posti a diverse altezze, intorno al quale si raccontano molte leggende.
La nascita di questo importante luogo si deve al monaco irlandese San Colombano, e alla storia dell’abbazia da lui fondata nel VII secolo.
Le notizie di questo santo ci sono pervenute attraverso il racconto di Giona, uno dei suoi discepoli.
Nato intorno all'anno 543 nella provincia di Leinster, nel sud-est dell'Irlanda fu educato da ottimi maestri, fra questi l’abate Sinell con il quale approfondì lo studio delle sacre scritture. Entrò giovane nel monastero di Bangor situato nell'Ulster, fu ordinato sacerdote e visse in modo esemplare la dura disciplina di quella comunità. La sua missione fu di seguire l'ideale della "peregrinatio pro Christo", cioè un cammino per fondare nuovi monasteri e diffondere la fede. Colombano lasciò l'isola con dodici compagni per barcare sulle coste dell'Armorica e poi dirigersi in Francia verso il regno di Austrasia alle corti dei re merovingi.
Fondò qui i monasteri di Luxeuil, Fontaine e Annegray dando loro una regola che si differenziava da quella benedettina ‘ ora et labora’ per includervi l'istruzione e la dedizione alla studio e alla ricerca della conoscenza. L’episcopato francese però non accettò il suo culto celtico-irlandese, e fu la stessa regina Brunechilde ad invitare il monaco a tornare nella sua terra d'origine. San Colombano però riuscì a fuggire direttamente dalla scorta che lo stava per imbarcare e si diresse lungo la valle del Reno. Continuò a fondare monasteri anche in modo clandestino a Remiremont, Jumièges, Noirmoutier e Saint-Omer.
Arrivò in Italia con un discepolo Attala, soltanto in tarda età in Italia passando probabilmente dal colle del Bernina dove trovò una buona accoglienza ed una autentica approvazione presso la corte del re longobardo ariano Agilulfo, a Milano. Si prodigò per un avvicinamento tra il popolo longobardo e la chiesa vaticana ( la questione tricapitolina) e come ricompensa gli venne regalato un suolo con una chiesetta per costituire un centro di vita monastica a Bobbio. La stessa regina Teodolinda salì con lui sul Monte Penice per mostrargli il territorio dove desiderava fosse costruita una chiesa. La piccola chiesa dedicata a san Pietro, su quel luogo ora si trova il castello di Malaspina, venne restaurata e ampliata anche con il sostegno di un nobile franco Clotario di Neustria, formando il nucleo di quella che sarà la futura abbazia. Si racconta che per costruire le prime strutture Colombano prendeva il legname dalla boscaglia sollevando i tronchi da solo facendo il lavoro di trenta uomini.
Dopo un anno, nel 615, il monaco morì, ma la sua opera diffusa dai suoi successori continuò anche fuori della città di Bobbio. Già nel 643 nel convento vivevano centocinquanta monaci ed intono ad esso si era sviluppata una fiorente e attiva comunità civile. Sui monti di Bobbio un ricco allevamento di suini consentiva una produzione propria di quelle pergamene che hanno composto lo Sciptorium. Questa preziosissima raccolta di testi antichi copiati e arricchiti di miniature in stile irlandese ha datoquel prestigio a Bobbio da essere definita la Montecassino dell’Italia settentrionale . Già nel 982 possedeva 700 codici e conservava 25 dei 150 manoscritti , come il De Repubblica di Cicerone, testi di Virgilio, Plauto e Seneca conservati nelle più prestigiose biblioteche italiane.
Quella piccola chiesa dono del re longobardo diventa così un importante nucleo di diffusione della cultura. Il re Agilulfo aveva compreso la grande personalità del monaco e la sua strategia fu di formare con il monastero una base di appoggio, lungo la strada che poteva portare in Toscana in sicurezza.
Infatti a quel tempo e fino all'inizio dell'VIII secolo il monte Bardone, quello che sarà poi il passo della Cisa, era sotto il controllo Bizantino, quindi Bobbio, il Monte Penice, la Val Ceno e Val Taro era l’unica strada da Pavia per raggiungere la Toscana.
Più tardi quando il re longobardo Rotari conquista la fortezza della Cisa, il passo del monte Bardone diventa il percorso più accessibile e più frequentato.
Colombano morì da eremita nelle grotte di San Michele presso Coli.
L'abbazia progredì fino a diventare sempre più importante, anche dal punto di vista politico. Quando nel 774 Il re dei Franche Carlo fa cadere il regno longobardo, il monastero diventa imperiale, si arricchisce di molte altre proprietà ma perde quella autonomia che aveva avuto dai Longobardi.
Intorno al 900 i monaci di Bobbio arrivarono ad avere numerosi possedimenti in tutta l'alta Italia, e dall'862 tengono un ospizio a Piacenza, in Santa Brigida, dedicato in prevalenza ad accogliere i pellegrini irlandesi che si recavano a Bobbio a venerare il loro santo e da lì poi continuavano il pellegrinaggio fino a Roma seguendo il percorso dei primi abati.
L’attuale basilica di San Colombano fu costruita nel 1456, sopra la precedente chiesa dell'anno mille; nella cripta sono conservate le spoglie del Santo; il sarcofago porta scolpite scene della sua vita. San Colombano è stato definito "santo europeo" da Papa Benedetto XVI. Infatti, il santo scrisse in una sua lettera,scritta intorno all’ anno 600 ed indirizzata a Papa Gregorio Magno, che “gli europei devono essere un unico popolo, un "corpo solo" che viene unito da radici cristiane in cui le barriere etniche e culturali vanno superate”;nella lettera, si trova per la prima volta l’espressione “totius Europae” .
La presenza di Colombano in Italia è stata brevissima ma il segno che ha lasciato la sua opera, continuata dai suoi monaci, è documentata dalla presenza di tante chiese che sono state a lui dedicate. A Fanano nel modenese una piccola chiesa sarebbe la prima edificata dai seguaci del santo già nel VII secolo. A Bologna l’Oratorio di San Colombano si trova nel centro della città ed è il nucleo di un complesso di edifici che nei corso dei secoli ha subito molto trasformazioni.
La chiesa che fa parte del sistema museale della città, è stata fondata nel VII secolo dal vescovo di Bologna Pietro I che era un discepolo di Colombano.
A Bologna fu eretta nel 616 una chiesa per volontà del vescovo bolognese Pietro l’anno successivo della morte del Santo. Oggi è un complesso restaurato con funzione di museo.
A Lucca fa parte della cinta muraria il Baluardo di San Colombano . Infatti una chiesa costruita nel’VIII secolo fu la base su cui molti secoli dopo fu costruito il bastione.
Un Miracolo
Dalla Patrologia Latina di Jacques Paul Migne , si racconta un miracolo di San Colombano: Manifesteque datur intelligi diabolum in eo vase fuisse occultatum,
qui per profanum litatorem caperet animas sacrificantium che viene così interpretato :Le cerimonie dei Germani in onore del Dio Votan si svolgevano intorno ad un calderone di cervogia (la birra). Secondo l'etimologia questa parola descrive la forza di cerere ossia dei cereali che veniva usata prima di prendere delle decisioni importanti, perché l'ebbrezza che procurava rendeva sinceri e disponibili agli altri e permetteva di entrare in contatto con gli spiriti e gli dei; questo era stato raccontato anche da Tacito. Anche fra i Germani convertiti al Cristianesimo, che non volevano rinunciare alle loro antiche usante si mantenevano queste tradizionali bevute.
San Colombano un giorno assiste ad una di queste cerimonie, e pur essendo ad una buona distanza soffiò sul tino che immediatamente si sfasciò facendouscire con gran forza tutta la birra. Si poté così dire che nella forza della birra era nascostoil diavolo.
L’UVA
L’UVA di San Colombano si produce nella zona del Lambro , nella Bassa Lodigiana. E’ un vitigno con un millennio di storia , diffuso dai monaci di Bobbio.
L’uva colombana è una coltivazione da mensa dal sapore dolce molto zuccherino e odore fruttato molto intenso. A maturazione si presenta a chicco rotondo di colore ambrato. Per la sua consistenza e per il contenuto zuccherino si presta ad essere conservata fino all’inizio dell’inverno, in locali arieggiati quindi, è molto adatta per la produzione del vinsanto. In passato era molto conosciuta ed apprezzata sul mercato Fiorentino come uva da tavola .
Vitis vinifera Sancti Colombani, racemis parvis cilindricis, acinis rotundis sibi invicem confertis, cortice nigro, succo rubescente, linguam suggente, austero.
La nascita di questo importante luogo si deve al monaco irlandese San Colombano, e alla storia dell’abbazia da lui fondata nel VII secolo.
Le notizie di questo santo ci sono pervenute attraverso il racconto di Giona, uno dei suoi discepoli.
Nato intorno all'anno 543 nella provincia di Leinster, nel sud-est dell'Irlanda fu educato da ottimi maestri, fra questi l’abate Sinell con il quale approfondì lo studio delle sacre scritture. Entrò giovane nel monastero di Bangor situato nell'Ulster, fu ordinato sacerdote e visse in modo esemplare la dura disciplina di quella comunità. La sua missione fu di seguire l'ideale della "peregrinatio pro Christo", cioè un cammino per fondare nuovi monasteri e diffondere la fede. Colombano lasciò l'isola con dodici compagni per barcare sulle coste dell'Armorica e poi dirigersi in Francia verso il regno di Austrasia alle corti dei re merovingi.
Fondò qui i monasteri di Luxeuil, Fontaine e Annegray dando loro una regola che si differenziava da quella benedettina ‘ ora et labora’ per includervi l'istruzione e la dedizione alla studio e alla ricerca della conoscenza. L’episcopato francese però non accettò il suo culto celtico-irlandese, e fu la stessa regina Brunechilde ad invitare il monaco a tornare nella sua terra d'origine. San Colombano però riuscì a fuggire direttamente dalla scorta che lo stava per imbarcare e si diresse lungo la valle del Reno. Continuò a fondare monasteri anche in modo clandestino a Remiremont, Jumièges, Noirmoutier e Saint-Omer.
Arrivò in Italia con un discepolo Attala, soltanto in tarda età in Italia passando probabilmente dal colle del Bernina dove trovò una buona accoglienza ed una autentica approvazione presso la corte del re longobardo ariano Agilulfo, a Milano. Si prodigò per un avvicinamento tra il popolo longobardo e la chiesa vaticana ( la questione tricapitolina) e come ricompensa gli venne regalato un suolo con una chiesetta per costituire un centro di vita monastica a Bobbio. La stessa regina Teodolinda salì con lui sul Monte Penice per mostrargli il territorio dove desiderava fosse costruita una chiesa. La piccola chiesa dedicata a san Pietro, su quel luogo ora si trova il castello di Malaspina, venne restaurata e ampliata anche con il sostegno di un nobile franco Clotario di Neustria, formando il nucleo di quella che sarà la futura abbazia. Si racconta che per costruire le prime strutture Colombano prendeva il legname dalla boscaglia sollevando i tronchi da solo facendo il lavoro di trenta uomini.
Dopo un anno, nel 615, il monaco morì, ma la sua opera diffusa dai suoi successori continuò anche fuori della città di Bobbio. Già nel 643 nel convento vivevano centocinquanta monaci ed intono ad esso si era sviluppata una fiorente e attiva comunità civile. Sui monti di Bobbio un ricco allevamento di suini consentiva una produzione propria di quelle pergamene che hanno composto lo Sciptorium. Questa preziosissima raccolta di testi antichi copiati e arricchiti di miniature in stile irlandese ha datoquel prestigio a Bobbio da essere definita la Montecassino dell’Italia settentrionale . Già nel 982 possedeva 700 codici e conservava 25 dei 150 manoscritti , come il De Repubblica di Cicerone, testi di Virgilio, Plauto e Seneca conservati nelle più prestigiose biblioteche italiane.
Quella piccola chiesa dono del re longobardo diventa così un importante nucleo di diffusione della cultura. Il re Agilulfo aveva compreso la grande personalità del monaco e la sua strategia fu di formare con il monastero una base di appoggio, lungo la strada che poteva portare in Toscana in sicurezza.
Infatti a quel tempo e fino all'inizio dell'VIII secolo il monte Bardone, quello che sarà poi il passo della Cisa, era sotto il controllo Bizantino, quindi Bobbio, il Monte Penice, la Val Ceno e Val Taro era l’unica strada da Pavia per raggiungere la Toscana.
Più tardi quando il re longobardo Rotari conquista la fortezza della Cisa, il passo del monte Bardone diventa il percorso più accessibile e più frequentato.
Colombano morì da eremita nelle grotte di San Michele presso Coli.
L'abbazia progredì fino a diventare sempre più importante, anche dal punto di vista politico. Quando nel 774 Il re dei Franche Carlo fa cadere il regno longobardo, il monastero diventa imperiale, si arricchisce di molte altre proprietà ma perde quella autonomia che aveva avuto dai Longobardi.
Intorno al 900 i monaci di Bobbio arrivarono ad avere numerosi possedimenti in tutta l'alta Italia, e dall'862 tengono un ospizio a Piacenza, in Santa Brigida, dedicato in prevalenza ad accogliere i pellegrini irlandesi che si recavano a Bobbio a venerare il loro santo e da lì poi continuavano il pellegrinaggio fino a Roma seguendo il percorso dei primi abati.
L’attuale basilica di San Colombano fu costruita nel 1456, sopra la precedente chiesa dell'anno mille; nella cripta sono conservate le spoglie del Santo; il sarcofago porta scolpite scene della sua vita. San Colombano è stato definito "santo europeo" da Papa Benedetto XVI. Infatti, il santo scrisse in una sua lettera,scritta intorno all’ anno 600 ed indirizzata a Papa Gregorio Magno, che “gli europei devono essere un unico popolo, un "corpo solo" che viene unito da radici cristiane in cui le barriere etniche e culturali vanno superate”;nella lettera, si trova per la prima volta l’espressione “totius Europae” .
La presenza di Colombano in Italia è stata brevissima ma il segno che ha lasciato la sua opera, continuata dai suoi monaci, è documentata dalla presenza di tante chiese che sono state a lui dedicate. A Fanano nel modenese una piccola chiesa sarebbe la prima edificata dai seguaci del santo già nel VII secolo. A Bologna l’Oratorio di San Colombano si trova nel centro della città ed è il nucleo di un complesso di edifici che nei corso dei secoli ha subito molto trasformazioni.
La chiesa che fa parte del sistema museale della città, è stata fondata nel VII secolo dal vescovo di Bologna Pietro I che era un discepolo di Colombano.
A Bologna fu eretta nel 616 una chiesa per volontà del vescovo bolognese Pietro l’anno successivo della morte del Santo. Oggi è un complesso restaurato con funzione di museo.
A Lucca fa parte della cinta muraria il Baluardo di San Colombano . Infatti una chiesa costruita nel’VIII secolo fu la base su cui molti secoli dopo fu costruito il bastione.
Un Miracolo
Dalla Patrologia Latina di Jacques Paul Migne , si racconta un miracolo di San Colombano: Manifesteque datur intelligi diabolum in eo vase fuisse occultatum,
qui per profanum litatorem caperet animas sacrificantium che viene così interpretato :Le cerimonie dei Germani in onore del Dio Votan si svolgevano intorno ad un calderone di cervogia (la birra). Secondo l'etimologia questa parola descrive la forza di cerere ossia dei cereali che veniva usata prima di prendere delle decisioni importanti, perché l'ebbrezza che procurava rendeva sinceri e disponibili agli altri e permetteva di entrare in contatto con gli spiriti e gli dei; questo era stato raccontato anche da Tacito. Anche fra i Germani convertiti al Cristianesimo, che non volevano rinunciare alle loro antiche usante si mantenevano queste tradizionali bevute.
San Colombano un giorno assiste ad una di queste cerimonie, e pur essendo ad una buona distanza soffiò sul tino che immediatamente si sfasciò facendouscire con gran forza tutta la birra. Si poté così dire che nella forza della birra era nascostoil diavolo.
L’UVA
L’UVA di San Colombano si produce nella zona del Lambro , nella Bassa Lodigiana. E’ un vitigno con un millennio di storia , diffuso dai monaci di Bobbio.
L’uva colombana è una coltivazione da mensa dal sapore dolce molto zuccherino e odore fruttato molto intenso. A maturazione si presenta a chicco rotondo di colore ambrato. Per la sua consistenza e per il contenuto zuccherino si presta ad essere conservata fino all’inizio dell’inverno, in locali arieggiati quindi, è molto adatta per la produzione del vinsanto. In passato era molto conosciuta ed apprezzata sul mercato Fiorentino come uva da tavola .
Vitis vinifera Sancti Colombani, racemis parvis cilindricis, acinis rotundis sibi invicem confertis, cortice nigro, succo rubescente, linguam suggente, austero.