A Camaiore una ricorrenza importante
Nel Venerdì Santo di quest’anno, 2 Aprile 2010, nella ricorrenza dei trecento anni della Triennale Rappresentazione di Gesù Morto che si tiene ogni tre anni nella deliziosa città di Camaiore, siamo stati invitati da Marco Dal Torrione della Compagnia Confraternita della SS. Trinità di Maria SS. dei Dolori e di San Vincenzo Confessore, a partecipare al suggestivo evento celebrativo. Si tratta della processione religiosa di un gruppo statuario che rappresenta la Deposizione di Gesù morto e deposto dalla Croce. Tale gruppo è posto su di un palco in cui è presente il simulacro del Cristo Morto che giace su di un lenzuolo bianco arricchito di drappi rossi, della Madonna Addolorata con il cuore trafitto da 7 spade (i sette dolori), di Maria Maddalena e dell’apostolo Giovanni. E’ una processione penitenziale che risale fin dalla fine del XV secolo in cui gli aderenti alla Confraternita della SS. Trinità e S. Vincenzo Confessore, con la loro caratteristica cappa di colore rosso rimasta invariata nel tempo, portavano in processione una grande croce lignea detta Crocione. A partire dal 1676 venne portato in processione il simulacro ligneo di Gesù morto a cui venne aggiunto, nel 1737, la statua della Madonna Addolorata e infine nel 1869 le ultime due restanti statue di Maria Maddalena e S. Giovanni (statue vestite).
Per “allumare” (illuminare) il percorso della processione vennero predisposti dei “candeloni” (rappresentati attualmente da due grossi candelabri di 10 ceri ciascuno adiacenti le statue): man mano che questi candeloni (ceri) aumentavano di numero, il Magnifico Consiglio del Comune della Città decise di accendere anche lumini usando olio di oliva e nella seduta consiliare del 7 aprile 1737 stabilì che “ si iniziasse l’illuminazione con lampade ad olio degli edifici pubblici e delle abitazioni private” diventando così , dalla triennale del 1737, una manifestazione votiva estesa a tutta la partecipazione popolare: la luminaria. L’allestimento della luminaria comporta una complessa e articolata preparazione: occorre preparare i telai (supporti di legno imbiancati di bianco) con le “armature” di filo di ferro circolari che dovranno sostenere i bicchieri di vetro riempiti per metà prima con acqua a cui verrà aggiunto una terza parte di olio e infine collocati i caratteristici lucignoli definiti “cincindellori”.
Il cincidelloro o cincindello è formato da un filo di ferro circolare tenuto in galleggiamento da quattro piccoli sugheri, il filo di ferro viene infine ritorto nel centro per creare un piccolo alloggio circolare che dovrà contenere lo stoppino di canapa che acceso darà luogo al lumino.
Dal punto di vista etimologico la tesi più accreditata è che l’origine del termine cinciddelloro derivi dal latino “cincindelae” riferibile al lume o alla luce di una lucciola: ma è ancora più suggestivo che cincindello viene tradotto nel dialetto veneto ”zezendello”, in antico cesendello, che trasformato in “cindidello” trova sempre origine dal latino cicindela, termine che descrive una lampada votiva sospesa: “piccola lampada, quello che tiensi appena con lumicino dinanzi a qualche sacra immagine per devozione…” in definitiva è la descrizione etimologica di una lampada votiva appesa (Riferimento bibliografico: Triennale di Gesù morto. Autori vari, Pacini Editore, Pisa, 2009).
I telai a loro volta vengono preparate in varie forme per decorare il profilo delle chiese e dei palazzi, delle porte della città e i portoni e le finestre delle case: nelle finestre in particolare i lumini di solito vengono allestiti all’interno delle persiane che aperte si portano all’esterno. Alcune strutture lignee disegnano simboli tipici della passione (croci, lance, calici,etc.).
All’imbrunire inizia la magica e sublime rappresentazione: la luce del giorno che si attenua incomincia a lasciare il posto alle tenebre rischiarate soltanto dall’accensione simultanea degli innumerevoli lumini: il gruppo statuario posto sul palco inizia così a percorrere, portato a spalla dai fratelli della Confraternita, le vie del paese illuminate da tante fiammelle e l’atmosfera che si osserva è di un suggestivo spettacolo di luci mentre si svolge una rievocazione popolare religiosa immutata nel tempo.
Luigi Fernando Antignani
Per “allumare” (illuminare) il percorso della processione vennero predisposti dei “candeloni” (rappresentati attualmente da due grossi candelabri di 10 ceri ciascuno adiacenti le statue): man mano che questi candeloni (ceri) aumentavano di numero, il Magnifico Consiglio del Comune della Città decise di accendere anche lumini usando olio di oliva e nella seduta consiliare del 7 aprile 1737 stabilì che “ si iniziasse l’illuminazione con lampade ad olio degli edifici pubblici e delle abitazioni private” diventando così , dalla triennale del 1737, una manifestazione votiva estesa a tutta la partecipazione popolare: la luminaria. L’allestimento della luminaria comporta una complessa e articolata preparazione: occorre preparare i telai (supporti di legno imbiancati di bianco) con le “armature” di filo di ferro circolari che dovranno sostenere i bicchieri di vetro riempiti per metà prima con acqua a cui verrà aggiunto una terza parte di olio e infine collocati i caratteristici lucignoli definiti “cincindellori”.
Il cincidelloro o cincindello è formato da un filo di ferro circolare tenuto in galleggiamento da quattro piccoli sugheri, il filo di ferro viene infine ritorto nel centro per creare un piccolo alloggio circolare che dovrà contenere lo stoppino di canapa che acceso darà luogo al lumino.
Dal punto di vista etimologico la tesi più accreditata è che l’origine del termine cinciddelloro derivi dal latino “cincindelae” riferibile al lume o alla luce di una lucciola: ma è ancora più suggestivo che cincindello viene tradotto nel dialetto veneto ”zezendello”, in antico cesendello, che trasformato in “cindidello” trova sempre origine dal latino cicindela, termine che descrive una lampada votiva sospesa: “piccola lampada, quello che tiensi appena con lumicino dinanzi a qualche sacra immagine per devozione…” in definitiva è la descrizione etimologica di una lampada votiva appesa (Riferimento bibliografico: Triennale di Gesù morto. Autori vari, Pacini Editore, Pisa, 2009).
I telai a loro volta vengono preparate in varie forme per decorare il profilo delle chiese e dei palazzi, delle porte della città e i portoni e le finestre delle case: nelle finestre in particolare i lumini di solito vengono allestiti all’interno delle persiane che aperte si portano all’esterno. Alcune strutture lignee disegnano simboli tipici della passione (croci, lance, calici,etc.).
All’imbrunire inizia la magica e sublime rappresentazione: la luce del giorno che si attenua incomincia a lasciare il posto alle tenebre rischiarate soltanto dall’accensione simultanea degli innumerevoli lumini: il gruppo statuario posto sul palco inizia così a percorrere, portato a spalla dai fratelli della Confraternita, le vie del paese illuminate da tante fiammelle e l’atmosfera che si osserva è di un suggestivo spettacolo di luci mentre si svolge una rievocazione popolare religiosa immutata nel tempo.
Luigi Fernando Antignani
Camaiore sulla Via Francigena
Camaiore
Situata alla base meridionale dell'Alpe Apuane questa terra nel 760 fu un dono al Monastero di S.Pietro in Campo Maiore dal Vescovo di Lucca e da un altro nobile longobardo che ne valorizzarono la zona in forma agricola.La struttura dell'abitato a maglie ortogonali, con i quartieri riscontrabili in un rettangolo allungato fa però supporre che il luogo sia identificabile in una matrice romana di un insediamento in prossimità della Via Aurelia.
Come Pietrasanta fu un borgo fondato e voluto da Lucca che lottava in rivalità con Pisa per il controllo della zona, e nel 1255 si rese più protetta costruendo con la prima cinta muraria. Una cinta muraria merlata di 9 metri completa di 13 torri fu fatta costruire da Lucca nel 1374, struttura che rimase in piedi per cinque secoli. Nella piazza S.Bernardino da Siena si trova la chiesa della Collegiata eretta nel 1278,che con la sua facciata ci riconduce alle forme romaniche, pregevole è il piccolo rosone a dieci braccia. L'annessa Torre campanaria costruita nel 1365, si affianca alla navata di sinistra ed è sormontata da una piccola cupola. L'interno è diviso in tre navate con altari laterali, da notare un organo del Cinquecento, uno dei più antichi della Toscana purtroppo non più funzionante e non ancora restaurato. L'altare maggiore è decorato con formelle opera di Giovan Battista Stagi nel 1659, un crocifisso ligneo del Trecento situato nel terzo altare sinistro, una Madonna del Carmine dipinta dal Marracci su tela situata nella navata destra e in quella di sinistra una pala del Dandini (XVII secolo) rappresentante l'Ultima Cena. In una navata è ricavato il Battistero dove si conserva un sarcofago romano adattato a fonte battesimale.
Un esempio di arte romanica del XII secolo è la chiesa di San Michele ricostruita come nell'originale dopo essere stata distrutta nel 1944. Accanto si trova la Confraternita del Santissimo Sacramento, con il Museo d'Arte Sacra, dove si conservano innumerevoli reperti fiamminghi e toscani dal Quattrocento in poi. E’ questa l’antica ubicazione del primitivo villaggio Campus Mayor, luogo di tappa per la strada verso Roma, strada ricordata anche come ‘via publica’ riferendosi alla strada. Recenti lavori hanno riportato alla luce resti dell'antico ospitale per i pellegrini.
Di grande interesse per i reperti preistorici è il Museo Archeologico Comunale con una importante raccolta di materiali della città e delle zone circostanti.
La Pieve di Camaiore: o Pieve dei Santi Giovanni e Stefano, si trova a due km dal paese sulla strada provinciale per la località di Pieve. Si tratta di un edificio romanico citato in una pergamena vescovile dell’anno 817. Oggi dopo un restauro ha ritrovato la veste che aveva nel XII secolo, con campanile a bifore su tre piani. L'interno è a tre navate, suddivise da pilastri rettangolari con archi a tutto sesto e monofore. Il tetto è a cavalletti, mentre il pavimento in marmo è decorato con disegni a mosaico. Il presbiterio rialzato ha tre monofore, mentre le piccole absidi nelle cappelle laterali sono da far risalire al periodo barocco. Notevole il fonte battesimale ricavato da un sarcofago romano del III secolo. Importante è il suo ruolo di chiesa madre che ha avuto su tutto il territorio.
ABBAZIA BENEDETTINA Di SAN PIETRO
Immediatamente fuori dal centro della città verso i monti oggi si incontra una chiesa fondata dai monaci benedettini intorno all'VIII secolo, la Badia di San Pietro.Già potente in epoca longobarda ( sec VIII ) l'attuale costruzione risale al dodicesimo secolo quando la primitiva chiesa forse a navata unica fu incorporata dal nuovo edificio in tre navate culminate in una unica abside semicircolare. I pilastri delle navate in origine erano affrescati come dimostrano alcuni frammenti, uno sul primo pilastro a sinistra raffigurante Santa Maria Egiziaca, l'altro sul pilastro successivo con l'immagine di una Pietà incorporato in un altare del 1732. La semplice facciata rivolta a ponente, secondo l'uso romanico , è delimitata lateralmente da lesene. Il portale unico è sormontato da una bifora e da una croce greca a traforo. Il grande arco che sorge sul piazzale antistante alla chiesa, dove un tempo si trovava il cimitero della Badia, è testimonianza delle ampie mura che circondavano il complesso abbaziale del XIII secolo. La badia svolgeva funzioni di assistenza ai pellegrini e nel secolo X dovette ospitare anche il vescovo di Canterbury, Sigeric, Campmaior XXVII,di ritorno da Roma
Situata alla base meridionale dell'Alpe Apuane questa terra nel 760 fu un dono al Monastero di S.Pietro in Campo Maiore dal Vescovo di Lucca e da un altro nobile longobardo che ne valorizzarono la zona in forma agricola.La struttura dell'abitato a maglie ortogonali, con i quartieri riscontrabili in un rettangolo allungato fa però supporre che il luogo sia identificabile in una matrice romana di un insediamento in prossimità della Via Aurelia.
Come Pietrasanta fu un borgo fondato e voluto da Lucca che lottava in rivalità con Pisa per il controllo della zona, e nel 1255 si rese più protetta costruendo con la prima cinta muraria. Una cinta muraria merlata di 9 metri completa di 13 torri fu fatta costruire da Lucca nel 1374, struttura che rimase in piedi per cinque secoli. Nella piazza S.Bernardino da Siena si trova la chiesa della Collegiata eretta nel 1278,che con la sua facciata ci riconduce alle forme romaniche, pregevole è il piccolo rosone a dieci braccia. L'annessa Torre campanaria costruita nel 1365, si affianca alla navata di sinistra ed è sormontata da una piccola cupola. L'interno è diviso in tre navate con altari laterali, da notare un organo del Cinquecento, uno dei più antichi della Toscana purtroppo non più funzionante e non ancora restaurato. L'altare maggiore è decorato con formelle opera di Giovan Battista Stagi nel 1659, un crocifisso ligneo del Trecento situato nel terzo altare sinistro, una Madonna del Carmine dipinta dal Marracci su tela situata nella navata destra e in quella di sinistra una pala del Dandini (XVII secolo) rappresentante l'Ultima Cena. In una navata è ricavato il Battistero dove si conserva un sarcofago romano adattato a fonte battesimale.
Un esempio di arte romanica del XII secolo è la chiesa di San Michele ricostruita come nell'originale dopo essere stata distrutta nel 1944. Accanto si trova la Confraternita del Santissimo Sacramento, con il Museo d'Arte Sacra, dove si conservano innumerevoli reperti fiamminghi e toscani dal Quattrocento in poi. E’ questa l’antica ubicazione del primitivo villaggio Campus Mayor, luogo di tappa per la strada verso Roma, strada ricordata anche come ‘via publica’ riferendosi alla strada. Recenti lavori hanno riportato alla luce resti dell'antico ospitale per i pellegrini.
Di grande interesse per i reperti preistorici è il Museo Archeologico Comunale con una importante raccolta di materiali della città e delle zone circostanti.
La Pieve di Camaiore: o Pieve dei Santi Giovanni e Stefano, si trova a due km dal paese sulla strada provinciale per la località di Pieve. Si tratta di un edificio romanico citato in una pergamena vescovile dell’anno 817. Oggi dopo un restauro ha ritrovato la veste che aveva nel XII secolo, con campanile a bifore su tre piani. L'interno è a tre navate, suddivise da pilastri rettangolari con archi a tutto sesto e monofore. Il tetto è a cavalletti, mentre il pavimento in marmo è decorato con disegni a mosaico. Il presbiterio rialzato ha tre monofore, mentre le piccole absidi nelle cappelle laterali sono da far risalire al periodo barocco. Notevole il fonte battesimale ricavato da un sarcofago romano del III secolo. Importante è il suo ruolo di chiesa madre che ha avuto su tutto il territorio.
ABBAZIA BENEDETTINA Di SAN PIETRO
Immediatamente fuori dal centro della città verso i monti oggi si incontra una chiesa fondata dai monaci benedettini intorno all'VIII secolo, la Badia di San Pietro.Già potente in epoca longobarda ( sec VIII ) l'attuale costruzione risale al dodicesimo secolo quando la primitiva chiesa forse a navata unica fu incorporata dal nuovo edificio in tre navate culminate in una unica abside semicircolare. I pilastri delle navate in origine erano affrescati come dimostrano alcuni frammenti, uno sul primo pilastro a sinistra raffigurante Santa Maria Egiziaca, l'altro sul pilastro successivo con l'immagine di una Pietà incorporato in un altare del 1732. La semplice facciata rivolta a ponente, secondo l'uso romanico , è delimitata lateralmente da lesene. Il portale unico è sormontato da una bifora e da una croce greca a traforo. Il grande arco che sorge sul piazzale antistante alla chiesa, dove un tempo si trovava il cimitero della Badia, è testimonianza delle ampie mura che circondavano il complesso abbaziale del XIII secolo. La badia svolgeva funzioni di assistenza ai pellegrini e nel secolo X dovette ospitare anche il vescovo di Canterbury, Sigeric, Campmaior XXVII,di ritorno da Roma