I Re Magi : I primi pellegrini
Sulla facciata del Duomo di Fidenza, presso una porta laterale, una colonna sorregge la statua a tutto tondo dell’apostolo Simone, che tiene tra le mani una pergamena che indica la via per andare a Roma. Sempre sulla facciata un bassorilievo rappresenta i Re Magi, anche loro pellegrini, anzi potremmo dire i primi pellegrini.
Di loro si parla per la prima volta nella parte del Vangelo di Marco che parla dell’infanzia di Gesù; si parla di Saggi dall’Oriente che arrivarono a Gerusalemme alla ricerca del neonato Re dei Giudei e che lasciarono tre doni: l'oro, l'incenso e la mirra. Ma una leggenda precedente parla di un oracolo espresso da Zoroastro che si riferiva ad un astro che sarebbe spuntato da Giacobbe e uno scettro da Israele.
Altri accenni ai Re Magi si trovano nei Vangeli Apocrifi e in seguito la tradizione cristiana ha arricchito la storia di molti dettagli.
Sui particolari doni portati a Gerusalemme sono stati costruiti dei simboli: potevano rappresentare le tre razze umane, i discendenti di Sem, Cam, e Iafet, i figli di Noè oppure i cicli della vita.
Sul racconto intorno al cammino al seguito di una stella molto luminosa è stato detto che quella stella non poteva essere la cometa che è invece tramanadata dalla tradizione. Il passaggio delle comete è stato studiato sin dai tempi più lontani sia in Cina che in oriente e personaggi come Tacito, Svetonio, Plinio il Vecchio e Flavio Giuseppe hanno sostenuto che al momento della nascita di Gesù non era passata nessuna stella cometa.
Altri studiosi sostengono d’altro canto che il primo a descrivere la stella come una cometa sia stato addirittura Giotto nel dipingerla nel 1303 nella scena dei Re Magi nella Cappella degli Scrovegni; due anni prima c’era stato il passaggio della cometa di Halley che avrebbe potuto esercitare su di lui una certa influenza.
Secondo la tradizione cristiana a partire da Origene nel terzo secolo si comincia a definire meglio queste figure sostenendo che erano in numero di tre, quindi ad ognuno venne attribuito un dono, poi nel IV secolo saranno definiti come Re. I nomi Gasparre, Baldassarre e Melchiorre appaiono nel IX secolo e nel XII si dice che Gasparre fosse un moro.
Parlare del viaggio di questi primi pellegrini verso Gerusalemme può essere solo un lavoro di fantasia, ma una storia si può ricostruire sul percorso da faranno le loro salme quando trecento anni dopo verranno ritrovate.
E’ una delle tante attività di Elena, la madre di Costantino, l’eccezionalità di questo ritrovamento come lo fu quello della ‘ vera croce’. Trovò tre salme mummificate delle quali tralascio la descrizione; furono ritenute le spoglie dei Re Magi e furono portate a Costantinopoli nella basilica di Santa Sofia.
Eustorgio vescovo di Milano fu mandato come legato a Costantinopoli nel 344 ed ebbe in dono da Costante, l’imperatore d’oriente il sarcofago con le spoglie dei Tre Magi. Le reliquie quindi partono per Milano.
Si narra la leggenda che il carro che le trasportava in un bellissimo sarcofago di età romana verso la cattedrale si fermò in un punto ancora fuori delle mura della città in prossimità della attuale Porta Ticinese: i cavalli non riuscivano più a proseguire perché il carico era diventato improvvisamente troppo pesante. Sul quel luogo venne allora costruita la chiesa per accogliere le reliquie, la Basilica Regum, poi chiesa di Sant ‘ Eustorgio. L’area scelta dalle reliquie stesse era stata nell’antichità un luogo già sacro al culto dove c’era una prodigiosa fontana e dalla parte sotterranea della attuale chiesa si trovavano corridoi, celle funerarie, e grotte a labirinto.
Infatti la tradizione riporta che in quel luogo l'apostolo Barnaba abbia battezzato i primi cristiani.
Le reliquie dunque si erano fermate in un luogo adeguato e furono deposte nel Sepulcrum Trium Magorum, un mastodontico avello che si può ancora ammirare .
L'interno della basilica è costituito da tre navate coperte da volte a crociera. All'impianto romanico furono aggiunte, sul solo lato destro, numerose cappelle: la prima, la cappella Brivio, del XV secolo, contiene un sepolcro rinascimentale ed un trittico di Bergognone, mentre le ultime tre, trecentesche, sono ornate da affreschi di scuola giottesca.
Nelle vicinanze della chiesa c’era nel XIII secolo anche l’ospedale dei pellegrini di Sant’Eustorgio, dove si erano insediati i Padri Domenicani che dopo saranno i titolari della chiesa.
Con il passare del tempo però che quello fosse il luogo di una così rilevante sepoltura venne dimenticato, e fu quando i milanesi furono assediati da Federico Barbarossa che le reliquie vennero ritrovate e traslate per proteggerle all’interno della cinta muraria, presso la chiesa di San Giorgio al Palazzo.
Il cancelliere del Barbarossa, l’arcivescovo di Colonia, Rinaldo di Dassel, voleva fare della sua città un nuovo centro di pellegrinaggio, approfittando della vicinanza con Aquisgrana dove era sepolto Carlo Magno e convinse Federico che le reliquie dei Magi dovevano essere traslate in Germania. Così accadde. Il 6 giugno 1164 ci fu a Milano un’eclisse totale di Luna che associato all’anno bisestile in corso, venne interpretato come un segno negativo. Il giorno seguente, Rainaldo chiese ai milanesi pesantissimi tributi e l’ 11 giugno, portò via le reliquie che arrivarono a Colonia il giorno 23.
Questa traslazione attraverso la Lombardia il Piemonte la Borgogna e la Renania sembra che sia stata fatta in gran segreto perché il popolo avrebbe ostacolato il passaggio, però ha lasciato tracce del suo cammino: le tre lettere G M B si trovano incise su architravi delle porte di molte città.
Grande fu lo sconforto dei cittadini alla notizia della perdita delle sue reluquie; Milano tentò più volte anche nei successivi secoli che fosse restituito il loro patrimonio religioso, ci provò anche Ludovico il Moro nel 1434 ma inutilmente.
Tuttavia a Milano il culto dei Magi rimase vivo e continuò per molto tempo ed sono tuttora presenti alcune di quelle manifestazioni religiose e artistiche che si svolgevano nel medio evo, soprattutto nella giornata dell’epifania.
A Colonia intanto nel 1247 il papa Innocenzo IV concede l’indulgenza per i pellegrini che si recavano a visitare le reliquie. Per la loro degna ospitalità nel 1248 si inizia la costruzione della cattedrale, un monumento grandioso in stile gotico ispirato alle cattedrali di Amiens e di Beauvais, che si completerà solo dopo 600 anni. Secondo la stile gotico ha la pianta a croce latina con due navate ad entrambi i lati sulle quali poggiano le volte gotiche che sono le più alte del mondo, mentre all’esterno sono degli archi rampanti che hanno il compito di scaricare la volta.
Quindi il pellegrino o il semplice visitatore delle reliquie dei Re Magi ha la possibilità di ammirare un altro Patrimonio dell’Umanità protetto dall’Unesco. L'Arca dei Re Magi si trova dietro l'altare: è un grande sarcofago in legno e argento degno della grandezza della chiesa. Nel 1904, l’arcivescovo di Colonia ha finalmente restituito a Milano una parte, per quanto piccolissima, delle reliquie.
I Re Magi venian dall’Oriente
e chiedevano in ogni città:
“La sapete la via, buona gente?
Da che parte al presepe si va?”
Ma nessuno la seppe dir loro,
e i Re Magi ripreser la strada,
i Re Magi seguir l’astro d’oro,
che brillava cortese lassù... Heinrich Heine
Giovanni Crisostomo raccontò così la storia dei re Magi
I Magi partirono dalla loro terra in gran fretta quando, in cima al Monte Vittoria apparve loro una stella in forma di bimbo bellissimo con una croce sul capo. Ciò poté avvenire poiché ogni anno, dodici uomini salivano sul Monte Vittoria e vi restavano in abluzioni e preghiera in attesa dell'apparizione della stella annunciata dal profeta Balaam. Partirono con i dromedari, animali velocissimi che in un giorno percorrevano quanto un cavallo in tre. Arrivarono dall'Oriente a Gerusalemme in tredici giorni. Qui chiesero ai Giudei il luogo della nascita di Gesù poiché secondo la profezia "essi conoscevano il tempo ma non il luogo".
Secondo un altro racconto il viaggio dei Magi durò due anni durante i quali però, non ebbero bisogno di viveri, le montagne si spianavano, i fiumi non ponevano ostacoli.
Finalmente giunti a Betlemme offrirono al Salvatore oro, incenso e mirra, doni che Persiani e Caldei usavano portare ad un re e simboli di maestà divina, regale potestà ed umana mortalità.
Giordano da Pisa si recò forse a Colonia: nella predica tenuta in S. Maria Novella il 6 genn. 1305 ricorda di avere visto con i propri occhi le reliquie dei magi conservate nel duomo della città.
Il percorso dei magi che si allontanano da Erode è illustrato come allegoria dell'itinerario di conversione. La stella è la ragione, e basterebbe a indirizzare sulla via giusta se non fosse offuscata dalla corruzione della natura umana: essa va completata con la Scrittura spiegata nelle prediche.
Di loro si parla per la prima volta nella parte del Vangelo di Marco che parla dell’infanzia di Gesù; si parla di Saggi dall’Oriente che arrivarono a Gerusalemme alla ricerca del neonato Re dei Giudei e che lasciarono tre doni: l'oro, l'incenso e la mirra. Ma una leggenda precedente parla di un oracolo espresso da Zoroastro che si riferiva ad un astro che sarebbe spuntato da Giacobbe e uno scettro da Israele.
Altri accenni ai Re Magi si trovano nei Vangeli Apocrifi e in seguito la tradizione cristiana ha arricchito la storia di molti dettagli.
Sui particolari doni portati a Gerusalemme sono stati costruiti dei simboli: potevano rappresentare le tre razze umane, i discendenti di Sem, Cam, e Iafet, i figli di Noè oppure i cicli della vita.
Sul racconto intorno al cammino al seguito di una stella molto luminosa è stato detto che quella stella non poteva essere la cometa che è invece tramanadata dalla tradizione. Il passaggio delle comete è stato studiato sin dai tempi più lontani sia in Cina che in oriente e personaggi come Tacito, Svetonio, Plinio il Vecchio e Flavio Giuseppe hanno sostenuto che al momento della nascita di Gesù non era passata nessuna stella cometa.
Altri studiosi sostengono d’altro canto che il primo a descrivere la stella come una cometa sia stato addirittura Giotto nel dipingerla nel 1303 nella scena dei Re Magi nella Cappella degli Scrovegni; due anni prima c’era stato il passaggio della cometa di Halley che avrebbe potuto esercitare su di lui una certa influenza.
Secondo la tradizione cristiana a partire da Origene nel terzo secolo si comincia a definire meglio queste figure sostenendo che erano in numero di tre, quindi ad ognuno venne attribuito un dono, poi nel IV secolo saranno definiti come Re. I nomi Gasparre, Baldassarre e Melchiorre appaiono nel IX secolo e nel XII si dice che Gasparre fosse un moro.
Parlare del viaggio di questi primi pellegrini verso Gerusalemme può essere solo un lavoro di fantasia, ma una storia si può ricostruire sul percorso da faranno le loro salme quando trecento anni dopo verranno ritrovate.
E’ una delle tante attività di Elena, la madre di Costantino, l’eccezionalità di questo ritrovamento come lo fu quello della ‘ vera croce’. Trovò tre salme mummificate delle quali tralascio la descrizione; furono ritenute le spoglie dei Re Magi e furono portate a Costantinopoli nella basilica di Santa Sofia.
Eustorgio vescovo di Milano fu mandato come legato a Costantinopoli nel 344 ed ebbe in dono da Costante, l’imperatore d’oriente il sarcofago con le spoglie dei Tre Magi. Le reliquie quindi partono per Milano.
Si narra la leggenda che il carro che le trasportava in un bellissimo sarcofago di età romana verso la cattedrale si fermò in un punto ancora fuori delle mura della città in prossimità della attuale Porta Ticinese: i cavalli non riuscivano più a proseguire perché il carico era diventato improvvisamente troppo pesante. Sul quel luogo venne allora costruita la chiesa per accogliere le reliquie, la Basilica Regum, poi chiesa di Sant ‘ Eustorgio. L’area scelta dalle reliquie stesse era stata nell’antichità un luogo già sacro al culto dove c’era una prodigiosa fontana e dalla parte sotterranea della attuale chiesa si trovavano corridoi, celle funerarie, e grotte a labirinto.
Infatti la tradizione riporta che in quel luogo l'apostolo Barnaba abbia battezzato i primi cristiani.
Le reliquie dunque si erano fermate in un luogo adeguato e furono deposte nel Sepulcrum Trium Magorum, un mastodontico avello che si può ancora ammirare .
L'interno della basilica è costituito da tre navate coperte da volte a crociera. All'impianto romanico furono aggiunte, sul solo lato destro, numerose cappelle: la prima, la cappella Brivio, del XV secolo, contiene un sepolcro rinascimentale ed un trittico di Bergognone, mentre le ultime tre, trecentesche, sono ornate da affreschi di scuola giottesca.
Nelle vicinanze della chiesa c’era nel XIII secolo anche l’ospedale dei pellegrini di Sant’Eustorgio, dove si erano insediati i Padri Domenicani che dopo saranno i titolari della chiesa.
Con il passare del tempo però che quello fosse il luogo di una così rilevante sepoltura venne dimenticato, e fu quando i milanesi furono assediati da Federico Barbarossa che le reliquie vennero ritrovate e traslate per proteggerle all’interno della cinta muraria, presso la chiesa di San Giorgio al Palazzo.
Il cancelliere del Barbarossa, l’arcivescovo di Colonia, Rinaldo di Dassel, voleva fare della sua città un nuovo centro di pellegrinaggio, approfittando della vicinanza con Aquisgrana dove era sepolto Carlo Magno e convinse Federico che le reliquie dei Magi dovevano essere traslate in Germania. Così accadde. Il 6 giugno 1164 ci fu a Milano un’eclisse totale di Luna che associato all’anno bisestile in corso, venne interpretato come un segno negativo. Il giorno seguente, Rainaldo chiese ai milanesi pesantissimi tributi e l’ 11 giugno, portò via le reliquie che arrivarono a Colonia il giorno 23.
Questa traslazione attraverso la Lombardia il Piemonte la Borgogna e la Renania sembra che sia stata fatta in gran segreto perché il popolo avrebbe ostacolato il passaggio, però ha lasciato tracce del suo cammino: le tre lettere G M B si trovano incise su architravi delle porte di molte città.
Grande fu lo sconforto dei cittadini alla notizia della perdita delle sue reluquie; Milano tentò più volte anche nei successivi secoli che fosse restituito il loro patrimonio religioso, ci provò anche Ludovico il Moro nel 1434 ma inutilmente.
Tuttavia a Milano il culto dei Magi rimase vivo e continuò per molto tempo ed sono tuttora presenti alcune di quelle manifestazioni religiose e artistiche che si svolgevano nel medio evo, soprattutto nella giornata dell’epifania.
A Colonia intanto nel 1247 il papa Innocenzo IV concede l’indulgenza per i pellegrini che si recavano a visitare le reliquie. Per la loro degna ospitalità nel 1248 si inizia la costruzione della cattedrale, un monumento grandioso in stile gotico ispirato alle cattedrali di Amiens e di Beauvais, che si completerà solo dopo 600 anni. Secondo la stile gotico ha la pianta a croce latina con due navate ad entrambi i lati sulle quali poggiano le volte gotiche che sono le più alte del mondo, mentre all’esterno sono degli archi rampanti che hanno il compito di scaricare la volta.
Quindi il pellegrino o il semplice visitatore delle reliquie dei Re Magi ha la possibilità di ammirare un altro Patrimonio dell’Umanità protetto dall’Unesco. L'Arca dei Re Magi si trova dietro l'altare: è un grande sarcofago in legno e argento degno della grandezza della chiesa. Nel 1904, l’arcivescovo di Colonia ha finalmente restituito a Milano una parte, per quanto piccolissima, delle reliquie.
I Re Magi venian dall’Oriente
e chiedevano in ogni città:
“La sapete la via, buona gente?
Da che parte al presepe si va?”
Ma nessuno la seppe dir loro,
e i Re Magi ripreser la strada,
i Re Magi seguir l’astro d’oro,
che brillava cortese lassù... Heinrich Heine
Giovanni Crisostomo raccontò così la storia dei re Magi
I Magi partirono dalla loro terra in gran fretta quando, in cima al Monte Vittoria apparve loro una stella in forma di bimbo bellissimo con una croce sul capo. Ciò poté avvenire poiché ogni anno, dodici uomini salivano sul Monte Vittoria e vi restavano in abluzioni e preghiera in attesa dell'apparizione della stella annunciata dal profeta Balaam. Partirono con i dromedari, animali velocissimi che in un giorno percorrevano quanto un cavallo in tre. Arrivarono dall'Oriente a Gerusalemme in tredici giorni. Qui chiesero ai Giudei il luogo della nascita di Gesù poiché secondo la profezia "essi conoscevano il tempo ma non il luogo".
Secondo un altro racconto il viaggio dei Magi durò due anni durante i quali però, non ebbero bisogno di viveri, le montagne si spianavano, i fiumi non ponevano ostacoli.
Finalmente giunti a Betlemme offrirono al Salvatore oro, incenso e mirra, doni che Persiani e Caldei usavano portare ad un re e simboli di maestà divina, regale potestà ed umana mortalità.
Giordano da Pisa si recò forse a Colonia: nella predica tenuta in S. Maria Novella il 6 genn. 1305 ricorda di avere visto con i propri occhi le reliquie dei magi conservate nel duomo della città.
Il percorso dei magi che si allontanano da Erode è illustrato come allegoria dell'itinerario di conversione. La stella è la ragione, e basterebbe a indirizzare sulla via giusta se non fosse offuscata dalla corruzione della natura umana: essa va completata con la Scrittura spiegata nelle prediche.