Un pellegrino buddista dalla Cina verso l'India
alla ricerca delle fonti prime del buddismo
Xuanzang

ll più famoso fra i primi pellegrini buddisti cinesi.
La sua testimonianza si trova nella relazione del suo pellegrinaggio scritta nel 646 ‘ Memorie sulle regioni occidentali’ per il suo imperatore Taizong. A completamento della sua storia c’è la biografia che Shaman Huili, che lo affiancò nel lavoro di traduzione dei testi antichi, compose cogliendo le riflessioni personali e notizie più articolareggiate che il pellegrino continuava a raccontare.
Questi due testi hanno avuto traduzioni importanti come quella di
Samuel Beal- London. Londra- 1911- Reprint Munshiram Manoharlal, New Delhi. Ristampa Munshiram Manoharlal- New Delhi- 1973. ‘La vita di Hiuen-Tsiang. Translated from the Chinese of Shaman Hwui Li by Samuel Beal. Traduzione dal cinese di Shaman Hwui Li’.
La storia di questo monaco buddista che dalla Cina volle andare ai luoghi di origine del buddismo alla ricerca dei testi sacri ha affascinato studiosi di diversi campi: gli storici, gli archeologi, gli storici dell’arte, i letterati e naturalmente i religiosi.
Dalla biografia scritta da Sally Hovey Wriggins ‘ Xuanzang’ Claudio Gallone Editore 1998 – traduzione di Max Bruschi si possono seguire le tracce di questo cammino.
Nel 629 il giovane monaco di nome Xuanzang ( il nome si può scrivere in modalità diverse ) riuscì, nonostante il divieto del suo imperatore Taizong, a raggiungere e superare le cinque torri di controllo nel deserto e il Cancello di Giada, ultimo avamposto dell’impero Tang, in pellegrinaggio verso l’India.
Era nato nella provincia di Henan, vicino a Luoyang nel 602 e giovanissimo si appassionò alla studio delle sacre scritture buddiste in quel tempo in cui gli insegnamenti di Confucio avevano perso molta della loro forza lasciando spazio ai nuovi monasteri buddisti.
Ma le nuove scuole di buddismo davano insegnamenti a volte vaghi, quando addirittura si mostravano in contraddizione con le sacre scritture, tanto che molti religiosi dal 260 erano partiti per l’India alla ricerca dei testi originali.
Nessuno in Cina conosceva il testo completo originale in sanscrito del ‘Trattato sulle fasi della pratica Yoga di Asanga ‘ e questo libro fu l’obbiettivo del pellegrinaggio di Xuanxang in un cammino dalla Cina all'India e ritorno in patria che durò quindici anni.
La sua testimonianza si trova nella relazione del suo pellegrinaggio scritta nel 646 ‘ Memorie sulle regioni occidentali’ per il suo imperatore Taizong. A completamento della sua storia c’è la biografia che Shaman Huili, che lo affiancò nel lavoro di traduzione dei testi antichi, compose cogliendo le riflessioni personali e notizie più articolareggiate che il pellegrino continuava a raccontare.
Questi due testi hanno avuto traduzioni importanti come quella di
Samuel Beal- London. Londra- 1911- Reprint Munshiram Manoharlal, New Delhi. Ristampa Munshiram Manoharlal- New Delhi- 1973. ‘La vita di Hiuen-Tsiang. Translated from the Chinese of Shaman Hwui Li by Samuel Beal. Traduzione dal cinese di Shaman Hwui Li’.
La storia di questo monaco buddista che dalla Cina volle andare ai luoghi di origine del buddismo alla ricerca dei testi sacri ha affascinato studiosi di diversi campi: gli storici, gli archeologi, gli storici dell’arte, i letterati e naturalmente i religiosi.
Dalla biografia scritta da Sally Hovey Wriggins ‘ Xuanzang’ Claudio Gallone Editore 1998 – traduzione di Max Bruschi si possono seguire le tracce di questo cammino.
Nel 629 il giovane monaco di nome Xuanzang ( il nome si può scrivere in modalità diverse ) riuscì, nonostante il divieto del suo imperatore Taizong, a raggiungere e superare le cinque torri di controllo nel deserto e il Cancello di Giada, ultimo avamposto dell’impero Tang, in pellegrinaggio verso l’India.
Era nato nella provincia di Henan, vicino a Luoyang nel 602 e giovanissimo si appassionò alla studio delle sacre scritture buddiste in quel tempo in cui gli insegnamenti di Confucio avevano perso molta della loro forza lasciando spazio ai nuovi monasteri buddisti.
Ma le nuove scuole di buddismo davano insegnamenti a volte vaghi, quando addirittura si mostravano in contraddizione con le sacre scritture, tanto che molti religiosi dal 260 erano partiti per l’India alla ricerca dei testi originali.
Nessuno in Cina conosceva il testo completo originale in sanscrito del ‘Trattato sulle fasi della pratica Yoga di Asanga ‘ e questo libro fu l’obbiettivo del pellegrinaggio di Xuanxang in un cammino dalla Cina all'India e ritorno in patria che durò quindici anni.
Inizia il viaggio

Xuanzang aveva ventisette anni, alto cira un metro e ottanta. Era un giovane di eccezionale bellezza, con grandi sopracciglia, occhi vivi, carnagione chiara e una nobile fronte, un bel portamento che guardava avanti a sè conquello sguardo del monaco buddista che deve essere diritto e mai usare la coda dell'occhio. Si preparò al viaggio nella cittadina di Liangzhou ( l'attuale Wuwei ) dove rimase un mese predicando e aspettando il permesso di partire dall'imperatore. E quando arrivò un rinnovato divieto Xuanzang non modificò le sue intenzioni, si nascose di giorno e cominciò il suo cammino di notte aiutato all'inizio da dei compagni che lo condussero a Guachou, vicino all'oasi di Anxi. Rimase un mese in quell' vamposto di frontiera nel pericolo di essere raggiunto dalla punizione dell'imperatore, finchè si presento a lui un uomo che si offri di accompagnarlo oltre il cancello di Giada e oltre le cinque torri di controllo.
Partirono all'alba e a sera arrivarono e vedere la frontiera, il Cancello di Giada. Si riposarono esausti. Al mattino Xuanzang si ritrovò solo e proseguì affrontando un tragitto sconfortante fino a raggiungere la prima delle cinque torri di controllo del deserto. Si nascose alla vista ma mentre si approvigionava di acqua fu arrestato. Il capitano delle guardie era un buddista e cerco di convincere il monaco di non andare oltre il deserto ma di unirsi agli insegnanti nel centro religioso di Dunhuang nel punto di convergenza tra la via della seta del nord e quella del sud.
Xuanzang riuscì a proseguire e a superare anche le altre torri di controllo prendendo un altro percorso verso nord ovest, nel cuore del Gashun Gobi ( Mo-ho-ven). Avrebbe dovuto raggiungere la 'Sorgente dei cavalli selvaggi' ma perse la strada sopratutto a causa derlle raffiche di sabbia calda che offuscavano la vista. Oramai senza acqua stava per tornare indietro, invece con determinazione riusciì ad affrontare quattro giorni e cinque notti, poi assieme al suo cavallo crollò. Al risveglio il suo cavallo prese una direzione diversa e lo portò ad un'oasi che rappresentò la salvezza. I cavalli ed i cammelli sanno ricordare i luoghi importanti dei loro viaggi precedenti.
Dopo un giorno di riposo ripartì per l'oasi hi Hami dall'altra parte del deserto di Taklamakan
Partirono all'alba e a sera arrivarono e vedere la frontiera, il Cancello di Giada. Si riposarono esausti. Al mattino Xuanzang si ritrovò solo e proseguì affrontando un tragitto sconfortante fino a raggiungere la prima delle cinque torri di controllo del deserto. Si nascose alla vista ma mentre si approvigionava di acqua fu arrestato. Il capitano delle guardie era un buddista e cerco di convincere il monaco di non andare oltre il deserto ma di unirsi agli insegnanti nel centro religioso di Dunhuang nel punto di convergenza tra la via della seta del nord e quella del sud.
Xuanzang riuscì a proseguire e a superare anche le altre torri di controllo prendendo un altro percorso verso nord ovest, nel cuore del Gashun Gobi ( Mo-ho-ven). Avrebbe dovuto raggiungere la 'Sorgente dei cavalli selvaggi' ma perse la strada sopratutto a causa derlle raffiche di sabbia calda che offuscavano la vista. Oramai senza acqua stava per tornare indietro, invece con determinazione riusciì ad affrontare quattro giorni e cinque notti, poi assieme al suo cavallo crollò. Al risveglio il suo cavallo prese una direzione diversa e lo portò ad un'oasi che rappresentò la salvezza. I cavalli ed i cammelli sanno ricordare i luoghi importanti dei loro viaggi precedenti.
Dopo un giorno di riposo ripartì per l'oasi hi Hami dall'altra parte del deserto di Taklamakan
Nelle oasi

Hami era un oasi ai piedi dei monti Tian Shan, governato da un re di discendenza cinese, che quando seppe dell'avvicinarsi del pellegrino, gli mandò incontro una scorta. L'oasi era un luogo affascinante per la natura e importante dal punto di vista sociale e commerciale. Il monaco si fermò in un monastero e venne accolto con grande deferenza, ma il re, che era buddista, volle che alloggiasse in un elegante padiglione, sperando che quella diventasse la sua residenza e offrendogli la guida spirituale del suo regno. Xuanzang si trattenne dieci giorni e poi chiese di ripartire. Poichè gli fu negato si chiuse in uno stretto digiuno fino ad indebolirsi. Alla fine con l'impegno di dedicare al popolo il suo insegnamento per un mese e, una volta di ritorno dall'India, per tre anni Xuanzang ebbe il permesso di continuare il suo pellegrinaggio. In questo periodo il monaco visse nella città di Gaochang, visitò Jiaohe, sei miglia a sud ovest della città di Turfan, e probabilmente giunsè fino ai piedi dei monti Tian Shan passando attraverso la famosa montagna fiammeggiante. Presso la gola di Sangim si fermò dai monaci che vivevano in piccole celle, per poi proseguire per le bellisime grotte di Bezeklik. Dopo il suo mese di permanenza il pellegrino partì verso Karashahr, non più solo perchè il reaveva provveduto a che fosse fornito di tutto il necessario possibile: servi, cavalli, abiti, denaro, sete preziose e soprattutto lettere di presentazione. Scalando la catena montuosa di Karashahr (Yanqi ), sui mont iQoltag fu salvato dai suoi servi da una banda di ladri così che potè raggiungere il regno di Karashahr, la regione dei dieci monasteri che ospitavano quasi duemila monaci Hinayana. Dopo la sosta di una sola notte ripartì per Kucha. Kucha era il regno più importante dell'Asia centrale, ricco di beni anche culturali, e fra quelli religiosi il pelegrino visitò dodici monasteri che accoglievano cinquemila monaci. Fu costretto a trattenersi per due mesi in questi luoghi bellissimi a causa delle eccessive nevicate che rendevano impraticabili i passi dei monti Tian Shan. Le grande statue di Buddha fanno parte della descrizione accurata che Xuanzang farà di questi luoghi.
Le Mille Alte Grotte del Buddha, sono 236 grotte a 35 miglia di distanza dopo la scalata de una ripida gola a Yanshui. Un altro brutto incontro con dei banditi fu a due giorni di viaggio da Kucha, ma anche questa volta riuscirono a non essere aggredito e arrivarono all'oasi di Aksu.
Dopo Aksu affrontarono il gigantesco Picco di Tengri Khan e attraversare il passo di Bedal. L'impresa fu così impegnativa che la carovana si ridusse di un terzo degli uomini e animali. Sette giorni per attraversare il passo fra la fame e il freddo e arrivare sul versante settentrionale delle montagne, sul lago Issyk Kul dove trovare riposo e soprattutto il conforto di un lago ' caldo' dove l'acqua non gela mai.
Le Mille Alte Grotte del Buddha, sono 236 grotte a 35 miglia di distanza dopo la scalata de una ripida gola a Yanshui. Un altro brutto incontro con dei banditi fu a due giorni di viaggio da Kucha, ma anche questa volta riuscirono a non essere aggredito e arrivarono all'oasi di Aksu.
Dopo Aksu affrontarono il gigantesco Picco di Tengri Khan e attraversare il passo di Bedal. L'impresa fu così impegnativa che la carovana si ridusse di un terzo degli uomini e animali. Sette giorni per attraversare il passo fra la fame e il freddo e arrivare sul versante settentrionale delle montagne, sul lago Issyk Kul dove trovare riposo e soprattutto il conforto di un lago ' caldo' dove l'acqua non gela mai.
Verso Samarcanda

Quando Xuanzang arrivò a Tokmark, sulla sponda nord occidentale del lago presentò al Gran Khan dei turchi occidentali la lettera di presentazione e i doni del re di Turfan il quale a sua volta , offrii una grande ospitalità. Dopo aver beneficiato e ammirato la qualità di quei luoghi la carovana in nuova forma si diresse verso Samarcanda , attraversando la pianura a nord dei monti alessandrini, terra di fiumi e di sorgenti, passando per la città di Tashkent, e superando il Deserto delle sabbie rosse.
Per un pellegrino l’arrivo in una città crocevia di importanti rapporti commerciali, incontrando volti nuovi e nuove realtà ambientali, fu un impatto forte. La maggioranza del popolo era di religione zoroastra e i monasteri buddisti erano ormai vuoti, ma il re di Samarcanda protesse la carovana dagli attacchi da un gruppo di adoratori del fuoco e fu un ospite prima formale per poi rimanere addirittura ammaliato nell’ascolto delle sue prediche.
Il cammino si rivolse dunque verso sud attraversando Shahr-i-Sabz (Kesh) raggiunse il confine dell’Impero dei Turchi occidentali passando i Cancelli di Ferro. La gola è così descritta da Xuanzang :La strada è stretta cosa che aggiunge pericolo a pericolo. Su entrambi i lati vi è parete rocciosa dal colore del ferro. Qui si trovano doppie porte di legno, con rinforzi in ferro e ornate di molti campanelli.
A Termez trovò molti confratelli buddisti.
Dopo l’attraversamento del fiume Oxus il pellegrino fece una deviazione fino a Kunduz dove fu vide compiersi brutti giochi di corte a scapito del principe Tardu. Al tempo stesso ebbe l’opportunità di confrontarsi, con un po’ di delusione, sulle scritture e sui trattati che il monaco Dharmasimha del luogo aveva studiato in un suo viaggio in India. Una visita agli stupa di Balk lo impegnarono per 100 miglia verso occidente attraverso il Tashkurghan, una zona ricca di storia importante ma a quel momento in grande declino. Viene qui riportata una leggenda sulla storia del buddismo e della sua diffusione e sulla modalità della costruzione degli ‘ Stupa’: una base quadrata, cupola e asta alta, con il simbolismo del paradiso , il mondo e il suo asse. Asoka nel III secolo a. C.aveva introdotto il culto degli stupa per custodire gli ultimi beni ed i resti del Buddha. Il rituale che i pellegrini celebrano è girare attorno allo stupa seguendo il cammino del sole.
In uno di questi monasteri Xuanzang si trattenne un mese, incontrò Prajnakara per studiare alcuni testi Hinayana, e da lui stesso fu accompagnato fino a Bamiyan attraverso le montagne Hindu Kush. Fu un attraversamento fortunato, né i pericoli naturali né gli assalti dei banditi riuscirono a fermare la carovana che raggiunse la città-oasi in quella valle che separa la catena del Hindu-Kush da quella del Kob-i-baba. Un’oasi questa ricca di storia religiosa e di grande benessere naturale : una grande accoglienza del re, una sosta interessante che rese la carovana forte tanto da affrontare la successiva tappa , scalando il passo di Shibar di 9000 piedi ( gli odierni monti Paghman ), dove una tempesta quasi li avrebbe dispersi se non fossero stati soccorsi da dei cacciatori.
La pianura di Kapisa li accolse con splendidi monasteri e stupa imponenti visibili da lunga distanza, ma anche con i segni di una lunga storia, le tracce di Alessandro Magno.
Xuanzang fu il primo cinese a visitare il monastero Shotorak ed a conoscere la sua storia. Ed a partecipare al recupero di un tesoro.
E l’autunno del 630 , Xuanzang era in viaggio da un anno e l’India, la terra dalle molte e profonde religioni era oramai vicina.
Per un pellegrino l’arrivo in una città crocevia di importanti rapporti commerciali, incontrando volti nuovi e nuove realtà ambientali, fu un impatto forte. La maggioranza del popolo era di religione zoroastra e i monasteri buddisti erano ormai vuoti, ma il re di Samarcanda protesse la carovana dagli attacchi da un gruppo di adoratori del fuoco e fu un ospite prima formale per poi rimanere addirittura ammaliato nell’ascolto delle sue prediche.
Il cammino si rivolse dunque verso sud attraversando Shahr-i-Sabz (Kesh) raggiunse il confine dell’Impero dei Turchi occidentali passando i Cancelli di Ferro. La gola è così descritta da Xuanzang :La strada è stretta cosa che aggiunge pericolo a pericolo. Su entrambi i lati vi è parete rocciosa dal colore del ferro. Qui si trovano doppie porte di legno, con rinforzi in ferro e ornate di molti campanelli.
A Termez trovò molti confratelli buddisti.
Dopo l’attraversamento del fiume Oxus il pellegrino fece una deviazione fino a Kunduz dove fu vide compiersi brutti giochi di corte a scapito del principe Tardu. Al tempo stesso ebbe l’opportunità di confrontarsi, con un po’ di delusione, sulle scritture e sui trattati che il monaco Dharmasimha del luogo aveva studiato in un suo viaggio in India. Una visita agli stupa di Balk lo impegnarono per 100 miglia verso occidente attraverso il Tashkurghan, una zona ricca di storia importante ma a quel momento in grande declino. Viene qui riportata una leggenda sulla storia del buddismo e della sua diffusione e sulla modalità della costruzione degli ‘ Stupa’: una base quadrata, cupola e asta alta, con il simbolismo del paradiso , il mondo e il suo asse. Asoka nel III secolo a. C.aveva introdotto il culto degli stupa per custodire gli ultimi beni ed i resti del Buddha. Il rituale che i pellegrini celebrano è girare attorno allo stupa seguendo il cammino del sole.
In uno di questi monasteri Xuanzang si trattenne un mese, incontrò Prajnakara per studiare alcuni testi Hinayana, e da lui stesso fu accompagnato fino a Bamiyan attraverso le montagne Hindu Kush. Fu un attraversamento fortunato, né i pericoli naturali né gli assalti dei banditi riuscirono a fermare la carovana che raggiunse la città-oasi in quella valle che separa la catena del Hindu-Kush da quella del Kob-i-baba. Un’oasi questa ricca di storia religiosa e di grande benessere naturale : una grande accoglienza del re, una sosta interessante che rese la carovana forte tanto da affrontare la successiva tappa , scalando il passo di Shibar di 9000 piedi ( gli odierni monti Paghman ), dove una tempesta quasi li avrebbe dispersi se non fossero stati soccorsi da dei cacciatori.
La pianura di Kapisa li accolse con splendidi monasteri e stupa imponenti visibili da lunga distanza, ma anche con i segni di una lunga storia, le tracce di Alessandro Magno.
Xuanzang fu il primo cinese a visitare il monastero Shotorak ed a conoscere la sua storia. Ed a partecipare al recupero di un tesoro.
E l’autunno del 630 , Xuanzang era in viaggio da un anno e l’India, la terra dalle molte e profonde religioni era oramai vicina.
La terra promessa

Langhan, vicino a Jalalabad, viene descritta dal monaco riportando ricchi particolari sul territorio e sulla popolazione. L’ambiente, la natura del luogo, l’abbigliamento dei diversi ceti sociali, gli aspetti socio-culturali, l’amministrazione e le leggi. Parla dei brahmini con rispetto della loro intelligenza, del loro amore per lo studio, mentre proprio verso i cultori della sua stessa religione lamenta di aver trovate un clima di polemiche con successive suddivisioni che hanno portato la lacerazione in diciotto sette.
A Jalalabad uno stupa di 300 piedi, dedicato a Buddha Sakyamuni e costruito dal re Asoka fu onorato con tutta la devozione da Xuanzang con il rituale rito del cammino attorno.
Ma fu importante anche visitare una grotta che si trovava nelle vicinanze: la grotta del’Ombra, dove si celebrava l’ombra che il Buddha aveva lasciato dopo aver combattuto con il drago Gopala. Il monaco fece prima un brutto incontro con cinque ladri che lo stavano per assalire ma, con la sola forza della parola, ebbe la meglio su di loro e raccontando chi era e quali erano le sue intenzioni li portò con sé alla visita e insieme rimasero in attesa e l’ombra si rivelò loro.
Da Jalalabad il cammino continuò verso Peshawar attraverso il passo Khyber , dove Xuanzang andò alla ricerca dello stupa di Kanishka sul quale si narravano molte leggende.
Dopo Kanishka, andò verso nord alla ricerca dei famosi quattro stupa che commemoravano i racconti di Jataka sulla buone azioni compiute dal Buddha nelle sue vita passate e il luogo dove il principe Visvantara aveva raggiunto la conoscenza della perfetta carità.
Una deviazione da Peshawar verso nord est portava nella valle di Swat. Qui dove un tempo 18.000 monaci alloggiavano in 1400 monasteri, il pellegrino trovò un solo monaco, e buddisti di scelta Mahayana che si impegnavano in esorcismi e pratiche magiche. Nonostante fosse chiara la non condivisione di quelle scelte Xuanzang si interessò della loro attività e scelse alcuni sutra che fecero parte del bagaglio chi riportò in patria.
La strada per raggiungere la sorgente del fiume Swat, attraverso una catena montuosa ed il corso del fiume Indo, era stata percorsa e superata nonostante le gravi difficoltà nel IV secolo da un altro pellegrino cinese, Faxian.
Dopo aver attraversato il fiume Indo, Xuanzang si diresse a Taxila che era stata conquistata da Alessandro Magno nel 326 a. C. Di questa città riportò informazioni importanti, annotazioni topografiche e tante storie buddiste.
Al capoluogo del Kasmir, Srinagar il monaco arrivò dopo aver attraversato la gola Barula e pernottato nel monastero di Hushkara. L’ingresso in città fu un avvenimento nel quale si riconobbe la fama che si era diffusa sul personaggio. Il re gli mandò incontro un elefante con il quale fare il suo ingresso in città e lo coprì di tutti i più grandi onori.
La descrizione del paese è ricca di particolari ma ciò che interessò Xuanzang fu l’atmosfera culturale e i tanti monasteri dove si alternava la pratica del testi buddisri allo studio delle materie laiche quali la grammatica e la logica. La sua permanenza durò due anni nei quali partecipò anche ad un concilio presenziato da ben 500 scuole buddiste voluto e organizzato dal re Kanishka.
A Jalalabad uno stupa di 300 piedi, dedicato a Buddha Sakyamuni e costruito dal re Asoka fu onorato con tutta la devozione da Xuanzang con il rituale rito del cammino attorno.
Ma fu importante anche visitare una grotta che si trovava nelle vicinanze: la grotta del’Ombra, dove si celebrava l’ombra che il Buddha aveva lasciato dopo aver combattuto con il drago Gopala. Il monaco fece prima un brutto incontro con cinque ladri che lo stavano per assalire ma, con la sola forza della parola, ebbe la meglio su di loro e raccontando chi era e quali erano le sue intenzioni li portò con sé alla visita e insieme rimasero in attesa e l’ombra si rivelò loro.
Da Jalalabad il cammino continuò verso Peshawar attraverso il passo Khyber , dove Xuanzang andò alla ricerca dello stupa di Kanishka sul quale si narravano molte leggende.
Dopo Kanishka, andò verso nord alla ricerca dei famosi quattro stupa che commemoravano i racconti di Jataka sulla buone azioni compiute dal Buddha nelle sue vita passate e il luogo dove il principe Visvantara aveva raggiunto la conoscenza della perfetta carità.
Una deviazione da Peshawar verso nord est portava nella valle di Swat. Qui dove un tempo 18.000 monaci alloggiavano in 1400 monasteri, il pellegrino trovò un solo monaco, e buddisti di scelta Mahayana che si impegnavano in esorcismi e pratiche magiche. Nonostante fosse chiara la non condivisione di quelle scelte Xuanzang si interessò della loro attività e scelse alcuni sutra che fecero parte del bagaglio chi riportò in patria.
La strada per raggiungere la sorgente del fiume Swat, attraverso una catena montuosa ed il corso del fiume Indo, era stata percorsa e superata nonostante le gravi difficoltà nel IV secolo da un altro pellegrino cinese, Faxian.
Dopo aver attraversato il fiume Indo, Xuanzang si diresse a Taxila che era stata conquistata da Alessandro Magno nel 326 a. C. Di questa città riportò informazioni importanti, annotazioni topografiche e tante storie buddiste.
Al capoluogo del Kasmir, Srinagar il monaco arrivò dopo aver attraversato la gola Barula e pernottato nel monastero di Hushkara. L’ingresso in città fu un avvenimento nel quale si riconobbe la fama che si era diffusa sul personaggio. Il re gli mandò incontro un elefante con il quale fare il suo ingresso in città e lo coprì di tutti i più grandi onori.
La descrizione del paese è ricca di particolari ma ciò che interessò Xuanzang fu l’atmosfera culturale e i tanti monasteri dove si alternava la pratica del testi buddisri allo studio delle materie laiche quali la grammatica e la logica. La sua permanenza durò due anni nei quali partecipò anche ad un concilio presenziato da ben 500 scuole buddiste voluto e organizzato dal re Kanishka.
Verso il Gange

Raggiungere la valle di Kulu toccando e superando passi della montagna Himalayana fu per Xuanzang una prova non solo di coraggio ma anche di purificazione secondo la dottrina buddista.
Imperturbabile anche di fronte alle aggressioni ed alla perdita di tutta la carovana in una foresta vicino Sakala, il pellegrino riuscì a raggiungere Chinabhukti dove poté trattenersi un anno e studiare la logica assieme al principe del luogo, Vinitaprabha.
Poi, ne l634 raggiunta Jalandhara, dovette fermarsi per aspettare la fine delle piogge e raggiungere l’altopiano fi Fir-clad Kulu dove trovò venti monasteri buddisti e più di mille monaci, principalmente di indirizzo Hinayana.
Un altro centro culturale importante, ma soprattutto un centro sociale fiorente facilitato da un paesaggio pianeggiante, trovò a Mathura, luogo di grande espressione per le arti, dove la sacralità era viva per gli Indù, i Jainisti ed i buddisti. Ma la culla del Buddismo Xuanzang la trovò nei pressi di Benares dove si trattenne fino alla primavera del 635 studiando la filosofia di un’altra setta di buddisti Hinayana.
Sulle rive del Gange Matipura offrì alla carovana tutte le leggende del fiume sacro, e soprattutto importante fu la visita, continuando il cammino verso sud est a Sankasya visitò i luoghi dove accaddero i Grandi Eventi che segnavano la tappe della vita del Buddha.
La successiva regione sempre sulle rive del Gange si chiamava Kanyakubia, la cui capitale mostrava sia nelle costruzioni sia nell’aspetto dei cittadini un grande benessere, ed una buona dedizione alle arti ed allo studio. Il suo re Harsha era un protettore del buddismo, impiegava molto tempo nella attività religiosa e offriva ospitalità ai viaggiatori in tutti i suoi territori. Xuanzang lo soprannominò ‘ il sole delle virtù’.
Era l’anno 636 che un evento straordinario , che si potrebbe definire un miracolo, avvenne sul fiume mentre Xuanzang viaggiava in una barca assieme a ottanta persone. Dei pirati aggredirono la barca costringendola alla riva e catturarono il monaco volendolo sacrificare al loro dio Durga. Non fu possibile convincerli e cercare di convertirli ma nel momento del sacrificio si alzò un tifone che generò terrore e salvò la comitiva.
Prima della confluenza del fiume sacro Gange con l’altro fiume sacro Yamuna, il pellegrino fece tappa a Kausambi dove potè ammirare un’immagine del Buddha in legno di sandalo sulla quale dominava una leggenda della sua costruzione.
Imperturbabile anche di fronte alle aggressioni ed alla perdita di tutta la carovana in una foresta vicino Sakala, il pellegrino riuscì a raggiungere Chinabhukti dove poté trattenersi un anno e studiare la logica assieme al principe del luogo, Vinitaprabha.
Poi, ne l634 raggiunta Jalandhara, dovette fermarsi per aspettare la fine delle piogge e raggiungere l’altopiano fi Fir-clad Kulu dove trovò venti monasteri buddisti e più di mille monaci, principalmente di indirizzo Hinayana.
Un altro centro culturale importante, ma soprattutto un centro sociale fiorente facilitato da un paesaggio pianeggiante, trovò a Mathura, luogo di grande espressione per le arti, dove la sacralità era viva per gli Indù, i Jainisti ed i buddisti. Ma la culla del Buddismo Xuanzang la trovò nei pressi di Benares dove si trattenne fino alla primavera del 635 studiando la filosofia di un’altra setta di buddisti Hinayana.
Sulle rive del Gange Matipura offrì alla carovana tutte le leggende del fiume sacro, e soprattutto importante fu la visita, continuando il cammino verso sud est a Sankasya visitò i luoghi dove accaddero i Grandi Eventi che segnavano la tappe della vita del Buddha.
La successiva regione sempre sulle rive del Gange si chiamava Kanyakubia, la cui capitale mostrava sia nelle costruzioni sia nell’aspetto dei cittadini un grande benessere, ed una buona dedizione alle arti ed allo studio. Il suo re Harsha era un protettore del buddismo, impiegava molto tempo nella attività religiosa e offriva ospitalità ai viaggiatori in tutti i suoi territori. Xuanzang lo soprannominò ‘ il sole delle virtù’.
Era l’anno 636 che un evento straordinario , che si potrebbe definire un miracolo, avvenne sul fiume mentre Xuanzang viaggiava in una barca assieme a ottanta persone. Dei pirati aggredirono la barca costringendola alla riva e catturarono il monaco volendolo sacrificare al loro dio Durga. Non fu possibile convincerli e cercare di convertirli ma nel momento del sacrificio si alzò un tifone che generò terrore e salvò la comitiva.
Prima della confluenza del fiume sacro Gange con l’altro fiume sacro Yamuna, il pellegrino fece tappa a Kausambi dove potè ammirare un’immagine del Buddha in legno di sandalo sulla quale dominava una leggenda della sua costruzione.
La terra santa

Quando Xuanzang arrivò nella terra del Gange il suo viaggio durava già da otto anni e dopo le grandi fatiche e i travagli sopportati finalmente poté camminare dove il Buddha aveva camminato, vissuto, operato, morto e soprattutto dove aveva ricevuto l’illuminazione.
Verso Lumbini, dove il Buddha era nato, visitò le testimonianze a Sravasti, poi lo stupa Angulimala. Il viaggio lo portò in una zona semitropicale del Nepal meridionale sempre alla ricerca di tracce della vita del Buddha raccogliendo numerose storie della sua vita e dei miracoli.
Presso uno stupa trovò il luogo in cui ‘ il principe sedeva all’ombra di un albero per guardare la festa dell’aratura. Qui era impegnato in profonda meditazione e raggiunse la condizione di assenza di desiderio. Il re, vedendo il principe all’ombra dell’albero in una tranquilla meditazione e osservando che, mentre i raggi del sole diffondevano la loro luce radiosa intorno a lui, l’ombra dell’albero non si muoveva, fu profondamente colpito: aveva riconosciuto la sua essenza spirituale.
Il giovane Sakyamuni aveva davanti a sé una vita diversa da quella degli altri uomini.
Agli inizi dell’anno 637 Xuanzang arrivò a Kusinagara luogo dove il Buddha morì. Il pellegrino raccontò che secondo la tradizione era nel 483 a. C. all’età di ottant’anni quando il Buddha nel dare l’addio ai suoi monaci disse: Tutto ciò che è composto è deteriorabile. Lavorate diligentemente per la vostra salvezza.
Il viaggio si diresse poi verso sud est verso Varanasi sul fiume Gange, la città di Luce che incarna l’induismo, in un grande fervore di pellegrini, che lasciò presto il posto al ‘Parco del cervo ‘ di Sarnath dove dominava la solennità dei monasteri e la semplicità degli stupa e dove il Buddha aveva predicato il suo primo sermone e illustrato la dottrina della ‘Via di Mezzo’.
Xuanzang riuscì a procurarsi quella immagine del Buddha che predica; oggi è considerata uno dei capolavori della scultura mondiale.
La predicazione diceva: “ Ci sono due estremi o monaci, che colui che combatte dopo l’illuminazione deve evitare: una vita abbandonata al piacere, che è volgare e senza valore, e una vita dedita alla mortificazione di sé, dolorosa e allo stesso modo priva di profitto “ Poi: Il nobile sentiero, le giuste opinioni, la giusta intenzione, il giusto discorso, la giusta azione, il giusto sostentamento e delle vie della virtù, il giusto sforzo, la giusta consapevolezza e la giusta contemplazione meditativa che conduce alla saggezza. Poi disse che : le quattro nobili verità erano la sofferenza, la sorgente della sofferenza, la distruzione della sofferenza e ciò che conduce alla distruzione della sofferenza.
Nel Bihar meridionale verso la terra di Magahda Xuanzang visitò Vaisali dove aveva vissuto il compagno di Buddha Vimalakirti, di cui tante leggenda hanno ispirato dipinti e sculture nelle grotte di Longmen, Yungang e Dunhuang. Da quel luogo Xuanzang portò una immagine di legno di sandalo, una della sette icone che arrivarono in Cina.
Poi passò a Paliputra e quindi a Bodh Gaya verso l’albero Bo, il luogo dell’illuminazione.
La visita di sette giorni in questi luoghi sacri è descritta in modo preciso e con tanti particolari.
Xuanzang con una schiera di pellegrini onorò il tempio di Mahabodhi e l’albero del Bo secondo il rito buddista girandoci attorno. Il pellegrino commosse i tanti pellegrini intorno a lui per la sua commozione.
Verso Lumbini, dove il Buddha era nato, visitò le testimonianze a Sravasti, poi lo stupa Angulimala. Il viaggio lo portò in una zona semitropicale del Nepal meridionale sempre alla ricerca di tracce della vita del Buddha raccogliendo numerose storie della sua vita e dei miracoli.
Presso uno stupa trovò il luogo in cui ‘ il principe sedeva all’ombra di un albero per guardare la festa dell’aratura. Qui era impegnato in profonda meditazione e raggiunse la condizione di assenza di desiderio. Il re, vedendo il principe all’ombra dell’albero in una tranquilla meditazione e osservando che, mentre i raggi del sole diffondevano la loro luce radiosa intorno a lui, l’ombra dell’albero non si muoveva, fu profondamente colpito: aveva riconosciuto la sua essenza spirituale.
Il giovane Sakyamuni aveva davanti a sé una vita diversa da quella degli altri uomini.
Agli inizi dell’anno 637 Xuanzang arrivò a Kusinagara luogo dove il Buddha morì. Il pellegrino raccontò che secondo la tradizione era nel 483 a. C. all’età di ottant’anni quando il Buddha nel dare l’addio ai suoi monaci disse: Tutto ciò che è composto è deteriorabile. Lavorate diligentemente per la vostra salvezza.
Il viaggio si diresse poi verso sud est verso Varanasi sul fiume Gange, la città di Luce che incarna l’induismo, in un grande fervore di pellegrini, che lasciò presto il posto al ‘Parco del cervo ‘ di Sarnath dove dominava la solennità dei monasteri e la semplicità degli stupa e dove il Buddha aveva predicato il suo primo sermone e illustrato la dottrina della ‘Via di Mezzo’.
Xuanzang riuscì a procurarsi quella immagine del Buddha che predica; oggi è considerata uno dei capolavori della scultura mondiale.
La predicazione diceva: “ Ci sono due estremi o monaci, che colui che combatte dopo l’illuminazione deve evitare: una vita abbandonata al piacere, che è volgare e senza valore, e una vita dedita alla mortificazione di sé, dolorosa e allo stesso modo priva di profitto “ Poi: Il nobile sentiero, le giuste opinioni, la giusta intenzione, il giusto discorso, la giusta azione, il giusto sostentamento e delle vie della virtù, il giusto sforzo, la giusta consapevolezza e la giusta contemplazione meditativa che conduce alla saggezza. Poi disse che : le quattro nobili verità erano la sofferenza, la sorgente della sofferenza, la distruzione della sofferenza e ciò che conduce alla distruzione della sofferenza.
Nel Bihar meridionale verso la terra di Magahda Xuanzang visitò Vaisali dove aveva vissuto il compagno di Buddha Vimalakirti, di cui tante leggenda hanno ispirato dipinti e sculture nelle grotte di Longmen, Yungang e Dunhuang. Da quel luogo Xuanzang portò una immagine di legno di sandalo, una della sette icone che arrivarono in Cina.
Poi passò a Paliputra e quindi a Bodh Gaya verso l’albero Bo, il luogo dell’illuminazione.
La visita di sette giorni in questi luoghi sacri è descritta in modo preciso e con tanti particolari.
Xuanzang con una schiera di pellegrini onorò il tempio di Mahabodhi e l’albero del Bo secondo il rito buddista girandoci attorno. Il pellegrino commosse i tanti pellegrini intorno a lui per la sua commozione.
Il monastero di Nalanda

Il monastero di Nalanda, a 60 miglia da Bodh Gaya, accolse Xuanzang con tutti gli onori.
Fu accolto dal Venerabile Silabhatra e rimase con lui sette giorni nei quali poté imparare i principi della filosofia mistica della Yogacara. Del monastero Sagharama il pellegrino da un’ampia descrizione. Egli rimase colpito dalla sua bellezza e grandezza. Il grande tempio che dominava Nalanda esisteva già da sette secoli e alcuni re dell’India avevano contribuito al suo benessere. Il re di Magdala aveva fatto in modo che gli introiti fiscali di cento villaggi fossero devoluti per il suo mantenimento.
Ogni giorno Xuanzang riceveva 120 venti foglie di betel da mastricare, 20 noci di areca, 20 chiodi di garofano, un’oncia di canfora e circa una libbra e mezzo di riso Mahasali. Ricordò che questo riso, coltivato solo a Magdala, aveva chicchi grandi come fagioli neri, era profumato, aveva un sapore squisito e un colore brillante. Le sue razioni giornaliere includevano burro liquido ed altri alimenti.
Affascinante è la vita del monastero con le sue regole e Huili, il biografo di Xuanzang, parla di 10.000 monaci dei loro canti, dei loro riti.
Gli ultimi versi del popolare sutra Cuore della saggezza che aveva sostenuto Xuanzang nel deserto recitano:
‘ Andati, andati, andati oltre, andati insieme oltre. O che risveglio! Salve a tutti’
e venivano più volte ripetuti nella notte, prima che i monaci si ritirassero nelle loro celle a dormire. Xuanzang ricevette anche due servitori laici e l’uso di un palanchino e di un elefante per i suoi spostamenti. Così visitò i luoghi sacri di Rajagriha, dove il Buddha aveva trascorso lunghi periodi della sua vita.
A nord est poi c’era la collina con la Vetta dell’Avvoltoio, dove il Buddha aveva tenuto il popolare Sutra del Loto. La strada che vi conduceva portava il nome del re Bimbisara che aveva accompagnato il Buddha e aveva fatto spianare la collina e creato con le pietre una scalinata ampia circa 10 passi e lunga 5 o 6 li.
A Nalanda Xuanzang si dedicò ad ascoltare il venerabile Silabhadra che insegnava le scritture fondamentali dello Yogacara, di cui solo una parte era conosciuta in Cina.
Queste conoscenze erano state trasmesse da maestro ad allievo con questa sequenza: da Asanga nel IV secolo, a Vasubandhu nel V secolo, entrambi giunti a Nalanda l’uno da Peshawar e l’altro da Ayodhya, poi da Dignaga nel VI secolo, Dharmapale nel VII secolo ed infine a Silabhadra.
Il pellegrino per parecchi anni visitò altre parti dell’India, ma prima di ripartire per la Cina, tornò a Nalanda nell’anno 642.
Qui scrisse, insegnò e prese congedo con il Venerabile che lo mantenne nel cuore fino alla sua morte. Prima di partire si trattenne con un filosofo Jayasena cercando di risolvere dei passi ambigui del Saggio sulle fasi della pratica yoga.
Così sentì che era arrivato al cuore della dottrina buddista:
” Non fare affermazioni dualistiche come soggetto e oggetto, interno ed esterno ecc., mentre cammini non girarti da alcun lato, destra o sinistra, non pensare ai punti della bussola, davanti e dietro, sopra e sotto, non essere disturbato dalla tua forma ( rupa ), sensazione ( vedana ), pensiero (samjna), conformazione (sankara ) e coscienza (vijana). Perché? Perché colui che viene disturbato in questi percorsi verso il ciclo di nascita e morte, e non verso la vita buddista, non raggiungerà mai Prajnaparamita (la vera saggezza ).
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Fu accolto dal Venerabile Silabhatra e rimase con lui sette giorni nei quali poté imparare i principi della filosofia mistica della Yogacara. Del monastero Sagharama il pellegrino da un’ampia descrizione. Egli rimase colpito dalla sua bellezza e grandezza. Il grande tempio che dominava Nalanda esisteva già da sette secoli e alcuni re dell’India avevano contribuito al suo benessere. Il re di Magdala aveva fatto in modo che gli introiti fiscali di cento villaggi fossero devoluti per il suo mantenimento.
Ogni giorno Xuanzang riceveva 120 venti foglie di betel da mastricare, 20 noci di areca, 20 chiodi di garofano, un’oncia di canfora e circa una libbra e mezzo di riso Mahasali. Ricordò che questo riso, coltivato solo a Magdala, aveva chicchi grandi come fagioli neri, era profumato, aveva un sapore squisito e un colore brillante. Le sue razioni giornaliere includevano burro liquido ed altri alimenti.
Affascinante è la vita del monastero con le sue regole e Huili, il biografo di Xuanzang, parla di 10.000 monaci dei loro canti, dei loro riti.
Gli ultimi versi del popolare sutra Cuore della saggezza che aveva sostenuto Xuanzang nel deserto recitano:
‘ Andati, andati, andati oltre, andati insieme oltre. O che risveglio! Salve a tutti’
e venivano più volte ripetuti nella notte, prima che i monaci si ritirassero nelle loro celle a dormire. Xuanzang ricevette anche due servitori laici e l’uso di un palanchino e di un elefante per i suoi spostamenti. Così visitò i luoghi sacri di Rajagriha, dove il Buddha aveva trascorso lunghi periodi della sua vita.
A nord est poi c’era la collina con la Vetta dell’Avvoltoio, dove il Buddha aveva tenuto il popolare Sutra del Loto. La strada che vi conduceva portava il nome del re Bimbisara che aveva accompagnato il Buddha e aveva fatto spianare la collina e creato con le pietre una scalinata ampia circa 10 passi e lunga 5 o 6 li.
A Nalanda Xuanzang si dedicò ad ascoltare il venerabile Silabhadra che insegnava le scritture fondamentali dello Yogacara, di cui solo una parte era conosciuta in Cina.
Queste conoscenze erano state trasmesse da maestro ad allievo con questa sequenza: da Asanga nel IV secolo, a Vasubandhu nel V secolo, entrambi giunti a Nalanda l’uno da Peshawar e l’altro da Ayodhya, poi da Dignaga nel VI secolo, Dharmapale nel VII secolo ed infine a Silabhadra.
Il pellegrino per parecchi anni visitò altre parti dell’India, ma prima di ripartire per la Cina, tornò a Nalanda nell’anno 642.
Qui scrisse, insegnò e prese congedo con il Venerabile che lo mantenne nel cuore fino alla sua morte. Prima di partire si trattenne con un filosofo Jayasena cercando di risolvere dei passi ambigui del Saggio sulle fasi della pratica yoga.
Così sentì che era arrivato al cuore della dottrina buddista:
” Non fare affermazioni dualistiche come soggetto e oggetto, interno ed esterno ecc., mentre cammini non girarti da alcun lato, destra o sinistra, non pensare ai punti della bussola, davanti e dietro, sopra e sotto, non essere disturbato dalla tua forma ( rupa ), sensazione ( vedana ), pensiero (samjna), conformazione (sankara ) e coscienza (vijana). Perché? Perché colui che viene disturbato in questi percorsi verso il ciclo di nascita e morte, e non verso la vita buddista, non raggiungerà mai Prajnaparamita (la vera saggezza ).
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Il viaggio di ritorno

Come era stato predetto da un indovino Xuanzang fu invitato dal re di Assan a visitare la capitale Gauhati, 400 miglia ad est di Nalanda. Qui il pellegrino rimase due mesi e scrisse per il re un’opera sulle Tre persone del Buddha ( quello terreno, quello sociale e il trascendente). Ma anche il re di Harsha, venendo a conoscenza della presenza di un importante personaggio volle conoscerlo e per porgergli onore.
Questo re era ansioso li leggere ‘La distruzione dell’eresia’ un saggio che Xuanzang aveva scritto a Nalanda dove venivano criticati gli oppositori al buddismo. Il re dopo la lettura disse
:<Lo splendore del sole eclissa la luce delle lucciole, e il suono del tuono celeste sovrasta il rumore del martello e dello scalpello.>
Tutti i discepoli di tutte le scuole religiose furono invitati ad un grande torneo a Kanyakubja.
Era il dodicesimo mese dell’anno 642.
Fu un incontro eccezionale per il numero dei present , per le cerimonie, il banchetto sontuoso e il grande dibattito che eguì dopo che Xuanzang ebbe spiegato con voce chiara e forte il suo saggio sulla superiorità del buddismo Mahayana. La battaglia teologica si risolse con il volere del re che dichiarò Xuanzang vincitore, procurando però ribellione e l’incendio del tempio di Buddha.
Nell’aprile del 643 Harsha consentì al monaco di riprendere il suo viaggio di ritorno.
Con una scorta militare, uno dei migliori elefanti del re, i cavalli per trasportare i libri e le preziose immagini che aveva raccolto, lettere sigillate per i sovrani dei paesi attraverso i quali avrebbe camminato, il pellegrino con la sua carovana si diresse verso nord ovest, escludendo la possibilità di ritorno via mare.
Per la stagione delle piogge si fermarono a nord di Kaanjakubja, poi passarono per Jalandhara e Taxila in direzione opposta a quella presa tredici anni prima.
Nel 644, dopo un viaggio di 900 miglia da Prayaga, arrivarono a Hung per attraversare il fiume Indo. Nell’attraversamento del fiume una tempesta fece perdere cinquanta manoscritti e semi di fiori. Il re Kapisa che era nelle vicinanze seppe dire che da sempre chi aveva attraversato il fiume con i semi di fiori aveva dovuto affrontare la tempesta che finiva per far cadere in acqua i semi.
Il re di Kapisa poi scortò personalmente Xuanzang fino ai Monti Hindu Kush. Nel luglio del 644 affrontarono il passo del Kawak.
Xuanzang raccontò: ‘Quel passo di montagna era molto alto, i precipizi erano selvaggi e pericolosi, il sentiero tortuoso, le caverne, i crepacci, i dirupi numerosissimi. Quando il viaggiatore raggiungeva una valle profonda, doveva scalare un altro passo che anche in piena estate era bloccato dal ghiaccio. Scavando dei gradini nella massa gelata era possibile procedere e, dopo tre giorni, raggiungere il punto più alto del passo. Lassù un vento gelido soffiava con impeto; la neve riempiva le valli. Mentre lo attraversavano i viaggiatori non osavano fermarsi,; in quella zona stupendi uccelli volavano in cerchio e non riuscivano a salire fino in cima. Le montagne circostanti sembravano piccole colline.’
Ad Andarab trovarono tre piccoli monasteri dove si riposarono per cinque giorni, poi a Kunduz, sulle rive del fiume Oxus si fermarono un mese e ricevettero le copie di alcuni manoscritte persi nell’attraversamento dell’Indo.
Nel regno di Badakhashan si fermarono per un mese poiché i passi del Pamir erano bloccati dalla neve.
Puntando ancora verso est , dopo 200 miglia nella valle di Penj, dove trovarono ponti tremolanti della stabilità di ‘ una lacrima su lunghe ciglia’ raggiunsero il Lago del grande Drago.
Una sosta di un mese a Tashkurghan e proseguendo ad un attacco di ladri in una stretta gola Xuanzang perse il suo elefante.
Questo re era ansioso li leggere ‘La distruzione dell’eresia’ un saggio che Xuanzang aveva scritto a Nalanda dove venivano criticati gli oppositori al buddismo. Il re dopo la lettura disse
:<Lo splendore del sole eclissa la luce delle lucciole, e il suono del tuono celeste sovrasta il rumore del martello e dello scalpello.>
Tutti i discepoli di tutte le scuole religiose furono invitati ad un grande torneo a Kanyakubja.
Era il dodicesimo mese dell’anno 642.
Fu un incontro eccezionale per il numero dei present , per le cerimonie, il banchetto sontuoso e il grande dibattito che eguì dopo che Xuanzang ebbe spiegato con voce chiara e forte il suo saggio sulla superiorità del buddismo Mahayana. La battaglia teologica si risolse con il volere del re che dichiarò Xuanzang vincitore, procurando però ribellione e l’incendio del tempio di Buddha.
Nell’aprile del 643 Harsha consentì al monaco di riprendere il suo viaggio di ritorno.
Con una scorta militare, uno dei migliori elefanti del re, i cavalli per trasportare i libri e le preziose immagini che aveva raccolto, lettere sigillate per i sovrani dei paesi attraverso i quali avrebbe camminato, il pellegrino con la sua carovana si diresse verso nord ovest, escludendo la possibilità di ritorno via mare.
Per la stagione delle piogge si fermarono a nord di Kaanjakubja, poi passarono per Jalandhara e Taxila in direzione opposta a quella presa tredici anni prima.
Nel 644, dopo un viaggio di 900 miglia da Prayaga, arrivarono a Hung per attraversare il fiume Indo. Nell’attraversamento del fiume una tempesta fece perdere cinquanta manoscritti e semi di fiori. Il re Kapisa che era nelle vicinanze seppe dire che da sempre chi aveva attraversato il fiume con i semi di fiori aveva dovuto affrontare la tempesta che finiva per far cadere in acqua i semi.
Il re di Kapisa poi scortò personalmente Xuanzang fino ai Monti Hindu Kush. Nel luglio del 644 affrontarono il passo del Kawak.
Xuanzang raccontò: ‘Quel passo di montagna era molto alto, i precipizi erano selvaggi e pericolosi, il sentiero tortuoso, le caverne, i crepacci, i dirupi numerosissimi. Quando il viaggiatore raggiungeva una valle profonda, doveva scalare un altro passo che anche in piena estate era bloccato dal ghiaccio. Scavando dei gradini nella massa gelata era possibile procedere e, dopo tre giorni, raggiungere il punto più alto del passo. Lassù un vento gelido soffiava con impeto; la neve riempiva le valli. Mentre lo attraversavano i viaggiatori non osavano fermarsi,; in quella zona stupendi uccelli volavano in cerchio e non riuscivano a salire fino in cima. Le montagne circostanti sembravano piccole colline.’
Ad Andarab trovarono tre piccoli monasteri dove si riposarono per cinque giorni, poi a Kunduz, sulle rive del fiume Oxus si fermarono un mese e ricevettero le copie di alcuni manoscritte persi nell’attraversamento dell’Indo.
Nel regno di Badakhashan si fermarono per un mese poiché i passi del Pamir erano bloccati dalla neve.
Puntando ancora verso est , dopo 200 miglia nella valle di Penj, dove trovarono ponti tremolanti della stabilità di ‘ una lacrima su lunghe ciglia’ raggiunsero il Lago del grande Drago.
Una sosta di un mese a Tashkurghan e proseguendo ad un attacco di ladri in una stretta gola Xuanzang perse il suo elefante.
In cina

Ad un giovane di Turfan che era in viaggio verso la Cina fu affidato il messaggio per il re Taizong che Xuanzang stava per rientrare in Cina. Il monaco che era partito 16 anni prima di nascosto e contro la volontà dell’imperatore temeva di non essere accolto senza ritorsioni, decise perciò di avvisare Taizong che stava ritornando e con lo spirito del suddito fedele. Fece portare da un giovane questo messaggio :
Cosìho compiuto un viaggio di oltre 50.000 li e ora, nonostante le mille differenze di usi e costumi di cui sono stato testimone e i numerosi pericoli che ho incontrato, grazie al Dio del Cielo, ritorno senza incidenti e porgo i miei omaggi con il corpo indenne ela mente soddisfatta dall’adempimento dei voti. Ho contemplato il monte Ghridrakuta e venerato l’albero Bhodi, ho visto tracce mai viste prima, udito sacre parole mai sentite prima, assistito a prodigi spirituali che andavano oltre tutte le meraviglie della natura. Sono stato il testimone delle alte qualità del nostro augusto imperatore e ho conquistato per lui la più alta stima e la lode della gente.
La risposta arrivò dopo otto mesi accompagnata dal sostegno dell’ultimo trasporto di tutte le sue scritture, che era diventato indispensabile dopo la morte del suo grande elefante.
Prima di affrontare la traversata del deserto fece una sosta all’oasi di Dunhuang, l’indescrivibile luogo con la Grotta dei Mille Buddha, situato sulla Via della Seta e ricco di preziosi voti lasciato dai mercanti.
Il ritorno a Chang’an fu trionfale. Il grande afflusso della folla non consentiva neppure il passaggio del pellegrino.
Da LiYongshi, Life:
Settimo giorno del primo mese del 645 . Il sole sorge lentamente. Un gruppo di alti funzionari sgombera la strada per accompagnare Xuanzang alla capitale. Un’enorme sfilata di monaci stranieri con libri, reliquie, immagini sacre d’oro, argento e legno di sandalo attraversa Chang’an. Il giorno seguente si sarebbe tenuta un’imponente processione, dalla strada dell’uccello rosso al cancello principale del monastero della Grande Felicità. Per l’occasione tutti i monasteri mandano monaci e suore nelle loro vesti cerimoniali. La gente gareggia nel preparare i propri stendardi, gli arazzi, gli ombrelli , i tavoli preziosi e i carri. Quando raggiungono la strada dell’Uccello Rosso, marciano sul selciato cosparso di fiori al suono delle perle e della giada che pendono dalle loro cinture tintinnanti. Studiosi e funzionari locali aprono il sentiero della cerimonia.
le autorità, temendo che la gente possa rimanere schiacciata, ordinano di fare silenzio, di bruciare incenso e di gettare fiori. Una nuvola colorata sembra fluttuare sopra le scritture, le immagini d’oro , argento e legno di sandalo, come a voler dare il benvenuto aglo iggetti sacri.
E’ veramente ‘ l’avvenimento più speldido dalla morte del Buddha .
Cosìho compiuto un viaggio di oltre 50.000 li e ora, nonostante le mille differenze di usi e costumi di cui sono stato testimone e i numerosi pericoli che ho incontrato, grazie al Dio del Cielo, ritorno senza incidenti e porgo i miei omaggi con il corpo indenne ela mente soddisfatta dall’adempimento dei voti. Ho contemplato il monte Ghridrakuta e venerato l’albero Bhodi, ho visto tracce mai viste prima, udito sacre parole mai sentite prima, assistito a prodigi spirituali che andavano oltre tutte le meraviglie della natura. Sono stato il testimone delle alte qualità del nostro augusto imperatore e ho conquistato per lui la più alta stima e la lode della gente.
La risposta arrivò dopo otto mesi accompagnata dal sostegno dell’ultimo trasporto di tutte le sue scritture, che era diventato indispensabile dopo la morte del suo grande elefante.
Prima di affrontare la traversata del deserto fece una sosta all’oasi di Dunhuang, l’indescrivibile luogo con la Grotta dei Mille Buddha, situato sulla Via della Seta e ricco di preziosi voti lasciato dai mercanti.
Il ritorno a Chang’an fu trionfale. Il grande afflusso della folla non consentiva neppure il passaggio del pellegrino.
Da LiYongshi, Life:
Settimo giorno del primo mese del 645 . Il sole sorge lentamente. Un gruppo di alti funzionari sgombera la strada per accompagnare Xuanzang alla capitale. Un’enorme sfilata di monaci stranieri con libri, reliquie, immagini sacre d’oro, argento e legno di sandalo attraversa Chang’an. Il giorno seguente si sarebbe tenuta un’imponente processione, dalla strada dell’uccello rosso al cancello principale del monastero della Grande Felicità. Per l’occasione tutti i monasteri mandano monaci e suore nelle loro vesti cerimoniali. La gente gareggia nel preparare i propri stendardi, gli arazzi, gli ombrelli , i tavoli preziosi e i carri. Quando raggiungono la strada dell’Uccello Rosso, marciano sul selciato cosparso di fiori al suono delle perle e della giada che pendono dalle loro cinture tintinnanti. Studiosi e funzionari locali aprono il sentiero della cerimonia.
le autorità, temendo che la gente possa rimanere schiacciata, ordinano di fare silenzio, di bruciare incenso e di gettare fiori. Una nuvola colorata sembra fluttuare sopra le scritture, le immagini d’oro , argento e legno di sandalo, come a voler dare il benvenuto aglo iggetti sacri.
E’ veramente ‘ l’avvenimento più speldido dalla morte del Buddha .